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5 posti per grigliate attrezzate

5 posti per grigliate attrezzate

Organizzare una grigliata con gli amici è possibile, anche senza giardino e senza griglia!

A Milano e dintorni, tra parchi, oasi e cascine, si possono noleggiare spazi attrezzati per grigliate in compagnia. La scelta è varia: dal solo affitto delle piazzole alla possibilità di avere in uso anche tutta l’attrezzatura, fino all’acquisto di ottime carni. Una grigliata all’aperto è l’idea perfetta per affrontare un fine settimana in città, immersi nel verde, come una piccola vacanza!

L’Agrigriglia con spaccio di Cascina Reina

Foto: sito Cascina Reina.

In provincia di Bergamo, ma a ¾ d’ora da Milano, Cascina Reina mette a disposizione per i propri clienti veri e propri gazebo attrezzati per organizzare grigliate coi fiocchi. Oltre ai nomi dei sette nani (per i pochi che riescono a ricordarli tutti!) i gazebi portano nomi che ricordano la favola di Biancaneve e hanno un costo che varia da 8€ a 12€ a persona.

Sempre a disposizione una degustazione libera dove assaggiare salumi, sorseggiare del buon vino e bere un caffè.

Nel prezzo è compreso anche il noleggio (su cauzione) di alcuni strumenti come pinze, teglia, box carne e legna illimitata. L’utilizzo dei gazebo è vincolato all’acquisto delle carni in loco; Cascina Reina è infatti uno spaccio agricolo con vendita di carni bianche, suino, bovino e formaggi.

Via Bariano, Caravaggio, su prenotazione

La griglia di quartiere di Cascina Martesana

In piena città, ma nella tranquilla zona del naviglio Martesana, Cascina Martesana propone la “griglia di quartiere”, con spazi e attrezzi dedicati ai soci ETC (la tessera ha un costo di €5 e può essere fatta in loco).

La prenotazione del tavolo con griglia ha un costo che varia da 1€ a 2,50€ a persona a seconda del numero di persone, a contributo dei costi per la legna, condimenti, strumenti per la griglia e pulizia finale. Il cibo si porta da casa, mentre le bevande vanno acquistate in loco al Chiosco Ristoro.

Via Luigi Bertelli 44, Milano

Grigliate in autonomia al Parco del Centenario

Foto: pagina Facebook Parco del Centenario.

Sei piazzole con una griglia in muratura con griglia di ferro in cui fare il fuoco. Al Parco del Centenario è possibile riservare il proprio spazio con tavolo in legno adatto a ospitare 6-8 persone. Attenzione però, bisogna essere ben attrezzati perché non vengono forniti attrezzi per la grigliata, ne è possibile acquistare cibo o bevande. Soluzione ideale per chi è ben attrezzato a casa e cerchi un luogo con ampi spazi all’aperto.

Il costo del noleggio è di 20€ per l’intera giornata e la gestione è dell’associazione Salvambiente. Servizio su prenotazione.

Oasi lago dei cigni

Un’oasi incontaminata immersa in un parco lussureggiante alla periferia della città. È possibile scegliere la propria piazzola direttamente sul sito, grazie alla mappa interattiva che segnala le disponibilità e la posizione rispetto al laghetto. Ogni piazzola ha un costo di circa 40€ per un massimo di 8 persone, oltre alle quali viene chiesto un contributo di 8€ a persona.

Via Guascona, Milano

Oasi Alpina a Capovalle, lungo il torrente Valsecca

Foto: sito roncobello.com.

Nell’Alta Valle Brembana, per chi desidera fare una full immersion nel verde e nella natura, l’Oasi Alpina di Capovalle mette a disposizione di tutti (senza prenotazione) un’area attrezzata per picnic e grigliate con tavoli, panche e griglie in mezzo alle pinete. L’area si presta per abbinare al pranzo anche semplici escursioni adatte a tutta la famiglia su sentieri segnalati.

Roncobello (BG)

Agricoltura biologica alle porte di Milano

Agricoltura biologica alle porte di Milano

Cascina Fraschina Bio di Abbiategrasso: una giornata di lavoro in una giovane azienda biologica appena fuori Milano, dove tre ragazzi coltivano di tutto per favorire la biodiversità

«Diamo lavoro ai giovani». È iniziata  così la storia di Tommaso Montorfano, Claudio Vaccari e Marcello Requiliani, che con neanche novant’anni in tre si sono ritrovati a gestire la Cascina Fraschina Bio, tredici ettari ad Abbiategrasso, nel Parco del Ticino. «Non ci manca niente: abbiamo studiato, abbiamo Internet e tanta passione».

La scelta è stata chiara da subito: regime biologico con filiera chiusa, e poi non solo ortaggi tradizionali, ma anche esotici, sempre più richiesti, come okra, shiso, kang kong (spinacio d’acqua). «Coltivare più specie possibili per favorire la biodiversità: questo per noi è l’unico modo sostenibile di fare l’agricoltura, perché è anche il solo modo che abbiamo per influenzare il nostro corpo e il nostro ambiente. Eppure c’è ancora troppa disinformazione sul tema, si tende ad associare il biologico solo al prodotto finale e non a tutto quell’universo che c’è prima e dietro», continua Marcello, che oltre al lavoro in azienda è anche insegnante di Piani di produzione orticola biologica. Qui la giornata si sa quando comincia (presto), ma non quando finisce (tardi); d’estate già verso le sette del mattino, ma l’orario ovviamente cambia a seconda delle stagioni, anche se si lavora sempre almeno dieci ore. «Non abbiamo ruoli precisi, tutti facciamo tutto, e c’è sempre qualcosa da fare». Con loro lavorano alcuni ragazzi, tra stagisti e dipendenti, come Dembo, Giorgio, Suma, Tania.

Inizio con la guida di Marcello a raccogliere il famoso kale, il cavolo riccio, un concentrato di proprietà salutistiche e nutrizionali, chiamato anche «medico dei poveri»; in cucina ha mille applicazioni, dalle chips al pesto, all’estratto.
«Siamo abituati a pensare ai cavoli solo come ortaggi invernali, ma non è affatto così, è un altro di quei miti che vanno sfatati», si infervora Marcello. Il kale, come tante altre piante della cascina, cresce in serre costruite con materiali di riciclo. «Abbiamo investito tantissimo in queste strutture, prima ancora che nei macchinari». Continuiamo con la raccolta dei fiori di zucchina, poi passiamo a togliere le erbe infestanti dai campi:«Devi estirparle dalla radice, Giulia!», mi rimprovera Marcello. «Alla fine le piante sono come tutti gli altri esseri viventi, il loro scopo è sopravvivere, riprodursi e diffondersi. Per questo tutti dovrebbero  leggere Armi, acciaio e malattie (saggio dell’antropologo americano Jared Diamond uscito nel 1997 e pubblicato in Italia da Einaudi, ndr), perché è un libro che ti fa capire le cose; a me ha cambiato la vita, forse portandomi qui». Nel frattempo Claudio è in giro a consegnare quelle che hanno chiamato «Eticassette – Il gusto del rispetto» per dare un’idea dello spirito del loro lavoro.«Forniamo una parte di prodotti “obbligatori” scelti da noi e, a seconda della disponibilità, una parte “libera” che ognuno può assortire a piacere in base alla nostra lista stagionale. Quando consegniamo la nuova cassetta, ritiriamo quella vecchia. Vogliamo ridurre gli sprechi, sia dei materiali sia delle verdure». Per tutte queste ragioni, gli ortaggi bio di Cascina Fraschina Bio sono sempre più richiesti, da Abbiategrasso fino a Milano, dove sono moltissimi i privati e i ristoranti che li scelgono, come Marco Ambrosino dei 28 Posti o la Trattoria Ciciarà. Oltre alla vendita diretta, li trovate al Mercato Contadino di Cascina Linterno, a Milano.

Carote nere.

Intanto si  avvicina l’ora di pranzo e nelle serre inizia a fare veramente caldo. Siamo solo a metà giornata e c’è ancora molto lavoro da fare. «Ci sarà un motivo se l’agricoltura è chiamata il settore primario, no?». Andiamo a raccogliere ancora qualche erba aromatica, borragine e il profumato levistico, finché non sentiamo urlare: è pronto, la pasta con i fiori di zucchina appena sbocciati è in tavola!

Ricetta della focaccia messinese – La Cucina Italiana

Ricetta della focaccia messinese - La Cucina Italiana

La focaccia messinese è un classico street food di Messina. Per farla a casa, ecco la ricetta della Cannata Sicilian Bakery a base di farina evolutiva che difende la biodiversità siciliana

Chiunque sia andato a Messina almeno una volta l’ha vista nei banchi delle panetterie: è la focaccia messinese, una focaccia alta, soffice, condita con pomodoro fresco, scarola, formaggio di capra (la Tuma siciliana) e acciughe. E’ uno street food tipico della città e di tutta la Sicilia orientale, amatissima, e arrivata anche a Milano grazie alla ricetta della Cannata Sicilian Bakery. Da Messina con furore, la passione della famiglia Cannata per il pane si tramanda da quattro generazioni, le stesse che hanno usato e reso così speciale il loro lievito madre, di nome “Turi”.

La loro tradizionale focaccia messinese è a base di farina biologica Evolutiva, quella nata dall’incontro degli agricoltori dell’Associazione siciliana Simenza con Molino Quaglia. Questo grano tenero viene coltivato biologicamente in Sicilia da contadini che aderiscono all’associazione all’interno di un progetto che accomuna agricoltori e mugnai in difesa della agrobiodiversità. “La ricerca sull’uso dei grani antichi nasce dalla nostra voglia di tornare a produrre pani di una volta. Noi siamo per la farina integrale da macinazione a chicco intero e siamo contro le farine raffinate” – spiega Tommaso Cannata. La sua ricetta eccola qui.

Focaccia messinese, la ricetta

Ingredienti per una focaccia di 3 kg

1 kg di farina di grano tenero bio Petra Evolutiva (Molino Quaglia)
20 g di sale
300 g lievito madre
10 g di malto d’orzo
400 g di Tuma (formaggio di pecora)
500 g di scarola
800 g di pomodori San Marzano
40 gr olio extravergine d’oliva Sicilia Igp
10 filetti di acciughe

Procedimento:

Raccogliete la farina in una ciotola, versate 500 g di acqua, aggiungete il lievito, il malto, l’olio e infine il sale. Impastate gli ingredienti e amalgamateli, trasferite il composto sul piano di lavoro leggermente infarinato e continuate a impastare versando 150 g di acqua poca alla volta (5-10 minuti).

Formate una palla, avvolgetela nella pellicola e fate riposare in luogo tiepido per 20 minuti circa.

Riprendete l’impasto, prelevatene 1,3 kg e stendetelo in una teglia oliata di 60×40 cm.

Distribuite sull’impasto le acciughe ridotte a tocchetti, la tuma a striscioline, la scarola tagliata finemente e i pomodori a cubetti.

Fate lievitare la focaccia per circa 40 minuti in luogo tiepido. Trascorso il tempo di lievitazione, cuocetela in forno a 230° per 25 minuti e servitela calda.

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