Categoria: Ricette veloci

Quando ravioli e tagliatelle sono di pizza (e si sposano con lo Champagne)

Quando ravioli e tagliatelle sono di pizza (e si sposano con lo Champagne)

Alla pizzeria La Piedigrotta Varese il maestro pizzaiolo Antonello Cioffi presenta le sue originalissime creazioni, da gustare in abbinamento con le bollicine della Maison Krug

Tra le ventidue Krug Ambassade italiane – la selezione di prestigiosi ristoranti tricolori scelti come portavoce della celebre Maison di Champagne – figura anche una pizzeria. Strano? No, assolutamente. Un po’ perché l’abbinamento tra pizza e bollicine è stato ormai ampiamente sdoganato, con la regina della tavola italiana che nel corso degli ultimi anni ha saputo spesso e volentieri reinventarsi in chiave gourmet, andando ben oltre le tradizionali combinazioni con birra o Coca-Cola. E un po’ perché la pizzeria in questione è in realtà La Piedigrotta di Varese, guidata da un maestro assoluto della creatività ai fornelli – e al forno – come Antonello Cioffi.

Quando le bollicine incontrano la pizza

A tavola non c’è niente di più affascinante di un incontro riuscito fra una tradizione popolare e un prodotto solitamente considerato di lusso. Lo si intuisce assaggiando le sempre più diffuse pizze gourmet al tartufo, certo, ma lo si comprende benissimo anche quando si trova il coraggio di rompere gli schemi della consuetudine e stappare una buona bottiglia di spumante per accompagnare la propria Margherita. O una Quattro Formaggi, o una Capricciosa che dir si voglia. Come d’altronde ben spiegano Tania Mauri e Luciana Squadrilli nel loro libro «Pizza e bolle», realizzato in collaborazione con Alfonso Isinelli, ordinare uno Champagne in pizzeria può essere assolutamente azzeccato. Ma soprattutto molto, molto divertente. «Le bollicine aiutano a sgrassare il palato, e dunque sono potenzialmente ideali anche con la cara vecchia pizza», sottolinea Tania Mauri. «Che sia un Prosecco, un Lambrusco o un Metodo Classico, l’importante è non avere pregiudizi. Uno Champagne, per esempio, è sublime con una pizza rossa con le acciughe».

La Piedigrotta, le mille facce della pizza

Succede poi che la pizza svesta momentaneamente i panni di cibo popolare e indossi quelli di musa, di golosissima fonte di ispirazione. Dietro la tela, in questo caso, troviamo un artista del calibro di Antonello Cioffi, patron della pizzeria La Piedigrotta di Varese. Dal suo amore per farina & co, ma anche dalla sua effervescente follia creativa e dalla minuziosa attenzione per le lievitazioni, nascono così proposte come le pizze scomposte, con bicchiere di stracciatella di Andria a parte; ma anche le tagliatelle di pizza alla puttanesca, dove la tradizionale pasta viene sostituita da listarelle di impasto; o ancora il raviolo mantovano di pizza (ovviamente con ripieno di zucca e amaretti), l’hot dog di cornicione di pizza, il finto uovo all’occhio di bue con lamelle di trartufo e un simil-fungo sempre di pizza, con copertura al gusto Negroni. Un vero e proprio parco di divertimenti fatto menu, a cui si associa una ricca carta dei vini con oltre 20 proposte di spumanti. Tra cui, ovviamente, svettano le bottiglie della Maison Krug. «Mi piace considerare la pizza come un piatto a tutto tondo, talvolta addirittura come un ingrediente, senza porre limiti alle sue possibili declinazioni», ci racconta. «Per questo l’abbinamento con uno Champagne dal carattere unico come Krug può davvero essere perfetto».

Un brindisi con Krug Vintage 2006

Così le proposte di Antonello Cioffi diventano una meravigliosa occasione per addentrarsi nel vivace mondo dello Champagne. E in quello della Maison Krug, in particolare, che in vista delle feste propone il suo Krug 2006. Un Metodo Classico composto per il 45% di Pinot Noir, per il 35% di Chardonnay e per il restante 20% di Meuniers, figlio di un’annata particolarmente calda, ma con un clima un tantino capriccioso all’avvicinarsi della vendemmia: il risultato, dopo 12 anni di riposo nelle cantine della Maison, è uno Champagne generoso, dall’intenso colore dorato, con aromi di frutta gialla, mandorle tostate, nocciole, sciroppo d’acero, meringa e liquore al mandarino. Al palato, invece, risulta generoso e gradevolmente fresco, con note di torrone e un finale di scorza di pompelmo rosa. Un prodotto prestigioso, particolarmente consigliato per una cena davvero speciale. Come quella a tutta pizza targata La Piedigrotta, per esempio.

» Baita di savoiardi – Ricetta Baita di savoiardi di Misya

Misya.info

Innanzitutto preparate la ghiaccia reale: versate gli albumi in una ciotola, unite qualche goccia di limone e iniziate a montare con le fruste.
Quando gli albumi inizieranno a montare, iniziate ad aggiungere lo zucchero poco per volta, continuando a lavorare fino ad ottenere una glassa liscia e compatta.

Trasferite la ghiaccia in una sac-à-poche.
Create le parti anteriore e posteriore della casa, unendo tra loro 8 savoiardi mettendo la ghiaccia sul lato largo e impilandoli.

Analogamente, preparate le due pareti laterali, impilando però solo 5 savoiardi invece di 8.
Passate poi al tetto: in questo caso, dovete unire 6 savoiardi, ma unendoli con la ghiaccia dal lato più stretto, in verticale (guardando la foto risulta più chiaro).

Quando tutti i pezzi saranno pronti, lasciate asciugare per una notte.

Sagomate la parte anteriore della casa: con un coltello a seghetto, tagliate in diagonale i 3 savoiardi in cima, in modo da creare la forma per il tetto.
Ricavate quindi un’apertura centrale, che sarà la porticina della baita, ritagliando i 4 savoiardi in basso.

Così come avete fatto per la facciata anteriore, ritagliate in diagonale anche la parte posteriore (in questo caso ovviamente non serve la porta).
Conservate le parti tagliate: dopo ne userete un po’ per creare il comignolo della baita.

Quando avrete pronti tutti i pezzi procedete all’assemblaggio.

Poggiate la parte posteriore della casa sul piano di lavoro, mettete un po’ di ghiaccia alle estremità laterali, fermandovi al tetto.
Fate lo stesso con la facciata anteriore.
Unite quindi le due facciate aggiungendo i 2 pezzi più piccoli (da 5 savoiardi) che avete costruito come pareti laterali.

La vostra baita inizia a prendere forma, ma per ora sembra ancora una casetta diroccata: è il momento di aggiungere il tetto.
Mettete un po’ di ghiaccia sui lati tagliati in diagonale delle facciate anteriore e posteriore e poggiateci su i due lati del tetto (quelli con i 6 savoiardi messi in verticale invece che di piatto).
Usate altra ghiaccia per unire i due lati del tetto, in cima alla casa.
Infine recuperate un pezzetto dei savoiardi tagliati in diagonale e usatelo per creare il comignolo, attaccandolo al tetto sempre con la ghiaccia.

Non vi manca che il tocco finale: decorate la facciata anteriore con l’anice stellato (attaccatelo in cima al tetto con un po’ di ghiaccia reale) e spolverizzate il tutto con un po’ di zucchero a velo.
Fate riposare per altre 2 ore, in modo che la ghiaccia solidifichi, quindi portate la baita di savoiardi in tavola e stupite tutti i vostri ospiti!

Ferrero usa nocciole (anche) turche. Ma…

Ferrero usa nocciole (anche) turche. Ma...

Ma il colosso di Alba lo fa perché il suo fabbisogno industriale supera l’intera produzione nazionale e perché se acquistasse tutte le nocciole italiane violerebbe le norme antitrust (e nessuna altra azienda ne avrebbe per fare dolci o altri prodotti a base di nocciole)

Niente più Nutella in casa Salvini. A un comizio a Ravenna, rispondendo a una fan che gli suggeriva di mangiare la crema firmata Ferrero, per vincere il freddo, il segretario della Lega ha replicato: «La Nutella no, sa che ho cambiato?». E ha aggiunto. «Perché ho scoperto che la Nutella usa nocciole turche e io preferisco aiutare le aziende che usano prodotti italiani, aiutare gli agricoltori italiani, perché ce n’è bisogno». Molto meglio, secondo Matteo Salvini, «mangiare pane, salame e due sardine».

Abbiamo chiesto una replica al gruppo di Alba, ma la Ferrero ha deciso di non commentare. Proprio come non lo aveva fatto quando ancora Salvini era innamorato della sua crema, e scriveva su Twitter di mangiare «Brioche alla #Nutella», perché «per rimediare agli errori del PD e aiutare gli Italiani c’è bisogno di tanta energia» (9 agosto 2018). O quando (1 dicembre 2018) si chiedeva: «A chi non piace la crêpe alla Nutella?». O, ancora, il 26 dicembre 2018, quando annunciava: «Il mio Santo Stefano comincia con pane e Nutella».

La Ferrero non ha commentato nemmeno pochi giorni fa, dopo che il segretario della Lega, sul suo nuovo profilo Tik Tok, ha pubblicato un video a tema Nutella Biscuits.

Come stanno le cose

Ha ragione Salvini, quando dice che il gruppo di Alba usa nocciole provenienti dalla Turchia. Ma non è un segreto: è scritto anche sul sito dell’azienda.

Una nocciola su tre, fra tutte quelle coltivate nel mondo, viene acquistata da Ferrero: il suo fabbisogno industriale eccede l’intera produzione italiana. Se si considerano le dimensioni del colosso dolciario (10,7 miliardi di fatturato e stabilimenti in tutto il mondo), risulta chiaro che neppure la totalità delle nocciole italiane basterebbe per preparare tutti i prodotti Ferrero che sono sul mercato. Il gruppo, in ogni caso, non potrebbe farlo perché violerebbe la legge antitrust (il complesso delle norme che regolamentano e limitano la concentrazione del potere economico per salvaguardare la libera concorrenza delle imprese nel mercato), oltre al fatto che nessun’altra azienda italiana potrebbe più preparare alcun prodotto a base di nocciole.

Cinque anni fa, il gruppo piemontese ha acquisito la Oltan, azienda leader nella coltivazione e nella commercializzazione di nocciole in Turchia (il principale produttore al mondo): è stata una scelta fatta per rafforzare la filiera e poter controllare direttamente la qualità.

Questo significa che Ferrero volta le spalle all’Italia? Sembra di no: il gruppo sta lavorando al Progetto Nocciola Italia per sviluppare il settore corilicolo italiano di qualità e creare maggiore redditività per il comparto agricolo. Intanto, visto che su questo emisfero la nocciola si raccoglie solo una volta all’anno (tra agosto e la fine di settembre), Ferrero sta avviando la coltivazione con aziende agricole del gruppo anche in zone nuove e potenzialmente produttive come il Cile, il Sudafrica e l’Australia: nell’emisfero meridionale le nocciole potranno essere raccolte tra febbraio e marzo e, in questo modo, lo stabilimento si garantirebbe l’approvvigionamento di frutti più freschi. Con buona pace di Salvini.

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