Tag: cucina italiana ricette dolci

Anna in Casa: ricette e non solo: Biscotti di Sara

Anna in Casa: ricette e non solo: Biscotti di Sara

 

Chi mi conosce sa benissimo che non amo che ci sia una particolare giornata dedicata alla donna: lo trovo riduttivo, dovremmo essere riconosciute e rispettate sempre, tutti i giorni. 

Oggi voglio condividere con voi l’emozione di essere una donna fortunata, con tante amiche virtuali e non con cui poter parlare, ridere, piangere e sostenerci a vicenda.

I meravigliosi biscotti che vedete in questo scatto sono un affettuoso regalo di Sara, una di queste amiche, che ringrazio davvero di cuore. Quello con il mio nome verrà conservato come dono prezioso e guai a chi lo tocca.  

Pinsa romana a Milano: Ai Balestrari dal 1862

Pinsa romana a Milano: Ai Balestrari dal 1862

Dal 1862 la trattoria romana per eccellenza, oggi anche a Milano con pinsa e cucina romana

Iniziamo subito col chiarire una cosa. La pinsa richiama e ricorda la pizza tanto nel nome quanto nella preparazione. Ma si tratta di due cose diverse, che non costituiscono affatto un’alternativa tra cui dover scegliere, anzi; possiamo tranquillamente mangiarne una un giorno e l’altra il giorno dopo, come suggerisce Andrea Liso, il mastro pinsaiolo dei Balestrari, la storica trattoria romana grazie al quale oggi possiamo degustare questa prelibatezza (e non solo) anche a Milano.

Che cos’è la pinsa romana

La pinsa deriva dal latino pinsere, che significa stendere, allungare. Per questo si ipotizza che sia una delle focacce più antiche, quella che i contadini in Lazio si portavano al pascolo, “la madre di tutte le pizze”. In passato veniva preparata con un insieme di farine, mentre oggi invece si utilizza un mix di 1 e 2 e un 30% circa di farina di soia e di riso, anche se sono in corso vari esperimenti perché come dice Andrea, «la pinsa è un mondo ancora tutto da scoprire e devo ringraziare il maestro Marcello Costanzo che mi ha fatto appassionare di questo prodotto, che prevede davvero una lunga lavorazione».

L’impasto avviene con la tecnica della biga, cioè non in modo diretto ma indiretto, con un preimpasto di acqua, farina e lievito e un’idratazione alta, circa dell’80%. In seguito si passa l’impasto nella semola e a tal proposito ci sono due scuole di pensiero: c’è chi preferisce la farina di riso; e chi invece, come Andre, la semola «perché quella che non serve va via e quella resta non diventa amara in cottura, ma anzi, crea un effetto sfizioso molto piacevole al palato».
Successivamente si fa lievitare e maturare per 72 ore a temperatura controllata di 3 gradi, per poi passare alla stesura, un momento fondamentale che richiede arte, metodo e soprattutto delicatezza, poiché l’impasto va maneggiato poco e nel modo giusto, allungandolo secondo la tipica forma ovale o rettangolare della pinsa e facendo pressione con le tre dita centrali.

Foto di Carlo Manzo

A questo punto si può procedere con la precottura (quindi senza nessun altro ingrediente sopra come nel caso della pizza), che avviene per meno di un minuto, circa 55 secondi, a 300 gradi, fase indispensabile che caratterizza fortemente la struttura della pinsa, dandole quell’alveolatura unica. «L’alveolatura è la cosa che più mi emoziona, perché è il risultato visibile di tutto il lavoro che c’è dietro, perché è una cosa naturale che viene esattamente come l’hai immaginata», racconta Andrea. Da questo momento in poi, la pinsa può durare da 24 ore a una settimana in frigo, pronta per essere poi cotta al momento del consumo. «Questa è un’altra grande differenza con la pizza», continua Andrea, «cioè che nelle pizzerie hai molto più lavoro sul momento, mentre con la pinsa romana la maggior parte del lavoro avviene prima». Infatti, come avrete notato, si tratta di un processo estremamente lungo; ma è questo che alla fine determina le sue caratteristiche principali, ovvero croccantezza, fragranza, leggerezza e, soprattutto, digeribilità.

Foto di Carlo Manzo

Ai Balestrari dal 1862

Molto probabilmente è proprio per questo che la pinsa romana ha fatto un gran successo, tra tutti target ed età, in particolare negli ultimi dieci anni, da quando è stata rilanciata da un produttore che a Roma ha fondato la Pinsa School. Da questo momento in poi si è diffusa prima nella capitale, poi anche a Milano, dove ormai ci sono tantissime pinserie. «Ma il problema», ci spiega Andrea, «è che moltissimi la prendono già pronta e congelata, eludendo così tutto quel lungo processo di artigianalità prima». Ai Balestrari, invece, no: sono stati loro, infatti, a portare la pinsa romana in città, quella buona, artigianale, fatta bene, a regole d’arte.

Ma si sa, sono abituati a essere i primi: aperti dal 1862 a Campo De’ Fiori (ora anche in altre due sedi a Prati e Porta Pia) in via dei Balestrari dal nome dei fabbricanti e venditori di balestre, sono approdati a Milano con l’attuale proprietario Fabrizio Verdolin, che ha lavorato per anni nel marketing finché non si è innamorato perdutamente della cacio e pepe e ha deciso di lasciare tutto e tornare nella sua città d’origine. Per anni ha viaggiato (e mangiato) in giro per il mondo, trascorrendo un lungo periodo a Roma, dove ha respirato pienamente l’atmosfera delle sue osterie. «Devi viverla questa città, per questo mando ogni pinsaiolo o cuoco per qualche settimana in una trattoria romana prima che inizi a lavorare da noi, in modo che possa assorbire e capire che cosa significhi veramente». Per questo a chi lo accusa di fare locali turistici o commerciali, Fabrizio risponde: «noi qui portiamo avanti la tradizione romana, quella vera», tant’è che a Roma sono da sempre la trattoria numero uno da visitare, presente nelle guide al primo posto come “Una questione di fede”. Ma anche a Milano il successo è stato immediato: oltre ai Balestrari sui Navigli, hanno aperto A Qua se Magna a Cusago e Piazza Roma nello storico ristorante Pace di Via Washington. A tal proposito, lo sapevate che Milano è l’unica città d’Italia a non avere vie o piazze dedicata alla capitale? Così oggi tutti quelli che la cercano, si ritrovano nel suo locale; insomma, una mossa geniale.

Foto di Carlo Manzo

In ogni caso, da una sede all’altra, che sia a Roma o a Milano, non cambia assolutamente nulla: ci sono sempre locandine di cinema, attori e registi appese alle pareti arancioni (colore non della squadra di calcio ma della città), con grandi film che scorrono di sottofondo, proprio come aveva voluto il grande attore Aldo Fabrizi, che era un habituè ai Balestrari; per questo in ogni sala è presente una sua foto al centro, che guarda i commensali mentre mangiano. La cucina è quella classica romana, con i piatti della tradizione preparati dallo chef Davide Melloni: in primis la loro carbonara, vincitrice “solo” della Miglior Carbonara Social; ma anche tutto il resto non è da meno, da gricia, amatriciana e cacio e pepe, a carciofi alla giudia e coratelle, prese al mercato. Questo perché non c’è alcun risparmio sulle materie prime: solo il meglio, scelto con cura e attenzione da Fabrizio, dal guanciale al pecorino, fino alla pasta. Di fianco alla proposta della cucina, prima c’era solo la pizza romana, fino all’incontro con Andrea Liso, che ha voluto fortemente portare la pinsa ai Balestrari. «Ha solo un difetto, è interista», scherza Fabrizio, «Ma è troppo bravo e il suo contributo è stato un gran successo». Qui la trovate in tutti gusti: da classiche margherite e marinate, a vegane e vegetariane fino a quella con la porchetta di Ariccia o alla preferita di Andrea, con stracciatella di Noci (lui è pugliese, di Bitonto), prosciutto crudo e pomodoro pachino, perfetta; in più sono in corso esperimenti su integrali e senza glutine. Insomma, fate attenzione, perché la pinsa è tornata.

Foto di Carlo Manzo

La riscoperta degli sport all’aperto durante la pandemia

La riscoperta degli sport all'aperto durante la pandemia

La riscoperta degli spazi all’aperto durante la pandemia ha coinciso con un crescente interesse per gli sport outdoor, una tendenza in costante crescita

Nell’ultimo anno, a causa dell’emergenza coronavirus, le nostre abitudini quotidiane hanno subito notevoli cambiamenti, anche sul fronte delle attività sportive e del tempo libero. In Italia come all’estero abbiamo assistito a due scenari diametralmente opposti: da una parte gli sportivi che, soprattutto durante i periodi di lockdown, hanno prediletto gli allenamenti casalinghi usufruendo di app e video lezioni, dall’altra coloro che hanno invece preferito esercizi e attività da svolgere all’aria aperta. A predominare in questo inizio 2021 è proprio questa seconda tendenza, di cui si prevede una crescita costante andando incontro alla bella stagione.

Il successo degli sport outdoor tra numeri e novità

A confermarlo è ad esempio l’aumento delle vendite di attrezzature e mezzi di trasporto per sport fuori casa, che va di pari passi con la crescente e sempre più ampia offerta di lezioni di fitness, personal training ed escursionismo. I recenti dati Istat (febbraio 2021) che riguardano i prodotti più acquistati dagli italiani includono ad esempio scarpe da trekking e monopattini elettrici. Notevoli anche le vendite delle bici, ben due milioni solo nel 2020, che coincidono con un aumento di oltre il 27% di spostamenti in bici in Italia a partire dal lockdown di marzo 2020. L’altra conferma arriva dal successo delle nuove politiche sostenibili e i progetti europei che investono sempre più nelle aree urbane all’aperto, inaugurando nuove piste ciclabili e spazi verdi.

Nuove piste ciclabili e palestre a cielo aperto

La riprogettazione delle città sta appunto agevolando lo svolgersi degli sport all’aperto, in primis quelli che riguardano la mobilità sostenibile e la ciclabilità. Il primo cambiamento sostanziale dell’ultimo anno riguarda le piste ciclabili. Oltre a essere stati connessi tra loro e prolungati tratti già esistenti, in molte città d’Italia sono stati realizzati chilometri e chilometri (quasi 200 km solo nel 2020) di nuovi percorsi ciclabili che spesso passano attraverso grandi aree verdi arrivando a congiungere non solo diversi quartieri, ma anche il centro con la periferia.
L’altra novità importante riguarda i parchi cittadini. In questi mesi di pandemia sono infatti state istituite numerose aree adibite all’allenamento all’aperto, pensate per gli appassionati di fitness e non solo. Questi centri fitness all’aperto spesso includono veri e propri circuiti di allenamento e un’ampia varietà di attrezzi moderni e innovativi o costruiti con materiali naturali di riciclo. Oltre al body building e alla ginnastica a corpo libero, in molti parchi vengono anche organizzati corsi di yoga, pilates o ginnastica posturale, il tutto sempre a numero limitato, con iscrizione obbligatoria e distanziamento anti Covid. Non mancano, infine, anche le originali iniziative dei personal trainer ai tempi del Covid, che oltre a organizzare allenamenti nel verde propongono percorsi in luoghi alternativi quali aree pedonali urbane o addirittura su tetti e terrazze.

La riscoperta degli spazi all’aperto durante la pandemia ha coinciso con un crescente interesse per gli sport outdoor, una tendenza in costante crescita

Il successo del trekking e delle microescursioni

Un altro effetto della pandemia è stata la riscoperta della natura incontaminata e selvaggia che a livello sportivo si sta traducendo nella riscoperta del trekking fuori città. Il sempre più frequente limite di tempo e di spostamenti, sta portando sempre più appassionati di escursionismo a prediligere sentieri e itinerari immersi nella natura, ma facilmente raggiungibili dalla città o, addirittura, a pochi passi da casa. Cresce, infatti, la tendenza della micro avventura, ovvero viaggi in località e spazi verdi che permettono di fare sport all’aperto e di vivere l’avventura in natura, ma senza grandi spostamenti e difficoltà organizzative.

Insomma, il 2021 si prospetta l’anno perfetto per riscoprire il piacere dell’esercizio fisico all’aperto e a portata di mano e per approfittare di questo periodo storico per esplorare e scoprire le bellezze del proprio territorio.

Foto: sport outdoor pandemia hiking_Pixabay.jpg.
Foto: sport all’aperto covid_trekking rinjani flikr.jpg.

Proudly powered by WordPress