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Asparagi: mai provati fritti? La ricetta

Asparagi: mai provati fritti? La ricetta

Se vi piacciono anche solo semplicemente bolliti, figuriamoci fritti! Ecco i nostri consigli per prepararli e gustarli (anche con una finta maionese!)

Siamo ufficialmente nella stagione degli asparagi e questo vuol dire che siamo anche alla ricerca di tanti modi per cucinarli. Se sono in tanti ad apprezzare gli asparagi anche soltanto bolliti o passati in padella, gli asparagi sono perfetti anche per accompagnare tantissimi piatti. Si possono usare per condire una pasta veloce, per arricchire un sugo, per creare degli sfiziosi aperitivi con la pasta sfoglia. 

Ma se è vero che “fritto è più buono tutto” perché non provare anche con gli asparagi?

Asparagi fritti, la ricetta

Oggi vi proponiamo gli asparagi fritti, un modo ancora più goloso per gustarli. Ecco come prepararli.

Ingredienti

Per preparare gli asparagi fritti vi serviranno: 500 di asparagi grandi, 1 uovo, farina 00, pangrattato, parmigiano grattugiato, sale, olio di semi per friggere o olio extravergine di oliva (per chi ama una frittura più leggera).

Procedimento

Per preparare gli asparagi fritti si inizia pulendo la verdura ed eliminando la parte filamentosa esterna. Se avete dubbi su quali asparagi scegliere per preparare il vostro piatto potete seguire i nostri consigli.

Una volta puliti, vanno cotti in abbondante acqua calda e salata e dopo averli legati con del filo da cucina per farli stare in piedi durante la cottura. In alternativa potete usare una asparagera, la pentola stretta e lunga ideale per cuocere gli asparagi. Bastano 3/4 minuti. Scolateli e lasciateli raffreddare.

Passate gli asparagi prima nella farina, poi nell’uovo e quindi nel pangrattato, arricchito (per chi vuole) con qualche cucchiaio di parmigiano grattugiato.

In una padella abbastanza capiente mettete l’olio per friggere (coprendo totalmente il fondo) e fatelo scaldare bene.

Cuocete gli asparagi girandoli di tanto in tanto fino a quando non saranno completamente dorati in superficie. Scolateli dalla padella e metteteli ad asciugare su un piatto con della carta assorbente. Lasciateli raffreddare per almeno 5 minuti (anche se la voglia di mangiarli subito è tantissima) e poi portateli in tavola.

Sfogliate il tutorial per trovare altri consigli per la preparazione degli asparagi fritti!

Mangiare (e bere) lungo il Naviglio Pavese

Mangiare (e bere) lungo il Naviglio Pavese

L’altro naviglio sta tornando a nuova vita. Ecco i nostri locali del cuore, in un viaggio seguendo la corrente dalla Darsena ai confini della città. Bar, ristoranti, pizzerie (street food e cantine urbane) e tutti gli indirizzi lungo il Naviglio Pavese

Il Naviglio a Milano lo si chiama al singolare perché quasi tutti si riversano lungo il Naviglio Grande, gremito di locali e ristoranti (alcuni ottimi, la maggior parte a uso e consumo dei turisti). Ma anche sull’altro Naviglio, quello Pavese, gli indirizzi non mancano. Ecco la nostra lista, dal fast food cinese alla pizzeria, passando per il ristorante stellato e le nuove aperture. Dalla Darsena, seguendo la corrente, verso la periferia e i confini della città.

Mini Maoji
Fratello minore di Maoji, in piazza Aspromonte, questo fast food cinese è specializzato in street food dallo Hunan. Ottimi bao, ravioli, melanzane, scodelle di lamian e poche altre specialità per sfamarsi a meno di 4€. Self service e con pochi fronzoli, si può mangiare ai tavolini interni o fuori. In estate con una Tsingao ghiacciata è perfetto. Per chi ama i sapori decisi.
Alzaia Naviglio Pavese 6

Nebbia
Appena dietro l’angolo, questo ristorante è stata una delle aperture più chiacchierate del 2019 (in bene). È tutto molto minimale, freddino e la nebbia la si respira dalle foto alle pareti e in una milanesità che sta tutta nell’approccio nordico alla ristorazione: menu breve, vini naturali, materie prime stagionali e scelte con attenzione, abbinamenti inconsueti su ingredienti della tradizione. Da provare il pan brioche con pâté d’anatra e cipolle caramellate, e i dessert. Sul resto si cade sempre in piedi con primi e quinto quarto (sui 50€). Per chi vuole dire: «Ci sono stato».
Via Evangelista Torricelli, 15

Osteria Grand Hotel
Se non ci vai da dieci anni, è ancora tutto uguale, per fortuna. L’Osteria Grand Hotel di Milano ha infatti una storia che parte da lontano, dai primi del 900, quando si chiamava El Gandin ed era conosciuta per i suoi campi di bocce e il terrazzo dove la sera si ballava. Nel 1981 diventa Grand Hotel Pub e inizia nel dopo cena una programmazione di spettacoli del nuovo cabaret milanese dove muovono i primi passi Lella Costa, Angela Finocchiaro, Aldo e Giovanni (allora senza Giacomo), Raul Cremona, Paolo Rossi e Claudio Bisio. C’è ancora un pianoforte e per anni si è suonato jazz e blues, con qualche apparizione di Enzo Jannacci. La cucina è quella lombarda, contemporanea, quindi non manca la testina, il brasato, la polenta e i piatti della tradizione, la carta dei vini sostanziosa. La sala interna è elegantemente decadente, ma nella bella stagione ci si siede ai tavoli all’aperto, bucolici. Per nostalgici.
Via Ascanio Sforza, 75

Chic’n Quick
La trattoria moderna firmata da Claudio Sadler, padre della ristorazione milanese. Più informale rispetto al ristorante stellato non si transige né sulle tecniche né sulla materia prima , il menu cambia ogni giorno e si spendono circa 30€ (per un’esperienza gastronomica che mette tutti d’accordo). Si va dalla Scaloppina di foie gras in padella con gel di zibibbo, cipolla rossa in agrodolce e mostarda di zucca ai classici della tradizione milanese magistralmente eseguiti: Riso giallo alla milanese al salto con Grana Padano 27 mesi Riserva (11€) e Costoletta di vitello alla milanese (alta o bassa), spinaci e patate ratte (23€). E, per chi vuole, Menu tandem, composto da un antipasto, un primo, un secondo e un dessert, per due persone a 100€. Per chi crede nel lusso democratico.
Via Ascanio Sforza, 77

Sadler
Il padre della cucina milanese contemporanea (con tanto di Ambrogino d’Oro), stanziale sui Navigli dal 1986 quanto prese la stella Michelin all’Osteria di Porta Cicca. A questo indirizzo c’è dal 2007 e grazie a lui il Naviglio Pavese è rimasto sulla mappa della ristorazione meneghina. Qui il Menu degustazione è ampiamente consigliato, ne ha diversi e con formule anche per i più giovani, proprio per avvicinare tutti all’alta cucina. Da provare almeno una volta uno dei suoi fois gras, come il Salamino di foie gras, uvetta, noci e frutta di stagione (in carta dal 1998) e i piatti nuovi, come il Cevice di “Porta Ticinese” con astice e nervetti. Per veri gourmet.
Via Ascanio Sforza, 77

Distreat
Il ristorante più milanese che ci sia: sul Naviglio, spazio ex industriale, aperto da tre giovani che facevano altro, in un’agenzia di comunicazione. Milanese, quindi dove si mangia, ma soprattutto si sta bene, dalle colazioni del mattino al cocktail del dopocena. Informale ma stiloso, la location fa la sua parte, ma il menu stupisce per offrire «piatti della cucina all’italiana arricchiti da un tocco di novità», e senza eccessi di prezzo. Esempio, Maccheroncino con ragù di rigaglie di pollo, zenzero e nepetella a15€ (o mezza porzione a 11). Non mancano mai il baccalà mantecato, risotto alla milanese con o senza ragù di ossobuco, trippa e tartare. E per chi non sa scegliere, il menu degustazione sta a 45€. Per milanesi di oggi.
Alzaia Naviglio Pavese, 78 / Via Imperia 3

Cantina Urbana
La prima cantina che produce vino a Milano, pigia e affina in botte uve provenienti dai dintorni e dal resto d’Italia, imbottiglia vino dai nomi divertenti come Naviglio Rosso. Ambiente ampio, ex industriale e luminoso, è il primo wine bar di nuova generazione: ossia un locale specializzato in vino che piace anche a chi non è appassionato di vino. Perché loro ne sanno, ma non se la menano, hanno un vino sfuso che spillano dai tank in acciaio a un ottimo rapporto qualità/prezzo (4€ al calice) e bottiglie per intenditori come il loro  Vulk ‘ Kaniko dell’Etna. L’aperitivo lo si fa con (ottimi) salumi e formaggi, organizzano concerti, degustazioni e persino la vendemmia. Per chi ama il vino o vuole capirci semplicemente qualcosa di più.
Via Ascanio Sforza, 87

Motelombroso
Un luogo ameno, nascosto alla vista, che come vuole Milano oggi riunisce tante cose in sé: ristorante, locale, libreria o “motel” per affittare a ore una sala-enoteca. Di super design, ma senza essere per questo freddo e bucolico pur essendo a Milano, questa ex casa cantoniera è diventata il luogo perfetto per il brunch della domenica, un aperitivo al tramonto, un maritozzo salato da sbocconcellare o una cena degustazione fatta e finita. Per i maniaci del dettaglio.
Alzaia Naviglio Pavese, 256

Erba Brusca
Il primo ristorante con orto di Milano è la meta giusta per una gita fuori porta in bicicletta (a 10 minuti dalla circonvallazione). È un luogo incantato, milanese per location ma internazionale per vocazione. La chef Alice Delcourt è per metà francese, metà inglese, cresciuta negli Stati Uniti e italiana di fatto e ha creato questo luogo a sua immagine e somiglianza. Lo definiscono anello di congiunzione fra campagna e città, e lo è nell’approccio alla materia prima, alla ricerca dei prodotti delle cascine che circondano Milano e di presidi Slow Food e nel rispetto (quasi nordico) con cui vengono lavorati. Influenze internazionali attraversano i piatti; nella bella stagione si mangia sotto il portico con vista sull’orto, ma bisogna temere le zanzare. Si può ordinare anche un degustazione di 4 portate a 34€, 6 per 45€. Sunday Roast a 38€ (altro che brunch!). Per sentirsi in vacanza.
Alzaia Naviglio Pavese, 286

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Panini all’olio croccanti fuori e morbidi dentro

Panini all’olio croccanti fuori e morbidi dentro

Qui c’è ancora un profumo che sembra di entrare in una forneria, credetemi.

E’ la ricetta di panini che più mi piace, facile, veloce e il giorno dopo a colazione questi bocconcini sono ancora buonissimi. 

Se il pane mi serve per il pranzo, preparo l’impasto alle 8 e alle 12 al massimo inforno.

Ingredienti per 8 panini

300 g di farina 0 

140-150 ml di acqua a temperatura ambiente

20 ml di olio extravergine d’oliva

10 g di lievito di birra

7 g di zucchero

7 g di sale

Procedimento

Versare in un recipiente metà bicchiere dell’acqua prevista in ricetta, unire il lievito e lo zucchero e mescolare.

Sempre dalla dose di acqua prevista in ricetta (che sarà ovviamente meno dato che abbiamo già tolto il mezzo bicchiere per il lievito), togliere 2 cucchiai di acqua e utilizzarla per sciogliere il sale.

Nella ciotola della planetaria inserire la farina, versare l’acqua, iniziare ad impastare con l’inserto a gancio, unire l’acqua con il lievito e , dopo qualche secondo, il sale sciolto. 

Infine, con la planetaria in azione, a filo aggiungere l’olio.

Continuare ad impastare fino ad ottenere un impasto omogeneo, liscio e ben incordato.

Trasferire l’impasto sul piano di lavoro leggermente infarinato e formare un panetto da mettere in una ciotola capiente e coperta; lasciare lievitare fino al raddoppio del volume.

Trascorso il tempo di lievitazione, rovesciare il panetto sulla spianatoia infarinata e, prima con le dita, poi con il matterello, formare un rettangolo.

Con un coltello ben affilato tagliare a metà il rettangolo di pasta; ogni metà tagliarla a metà e poi ogni pezzo ancora a metà, fino ad ottenere 8 piccole strisce..

Arrotolare ogni strisce a formare dei salsicciotti da adagiare distanziati in una teglia foderata con carta forno.

Lasciare lievitare i panini per un’ora.

Una volta lievitati, scaldare il forno a 230°C e inserire nel forno (se non avete la funzione vapore) una scodellina con un pochino di acqua.

Delicatamente infarinare la superficie di ogni panino e poi con una lametta o un coltello dalla lama molto affilata, incidere delicatamente la superficie.

Infornare e dopo 5 minuti abbassare la temperatura a 180°C e cuocere per circa 20 minuti o fino a doratura.

Una volta pronti, sfornare e mettere i panini a raffreddare su una gratella.

                                       


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