Tag: lavete

l’avete provato nella pasta frolla? Ecco la ricetta | La Cucina Italiana

l'avete provato nella pasta frolla? Ecco la ricetta
| La Cucina Italiana

Evviva il pesto! Diciamolo: è una salvezza. Risolve il pranzo e la cena: sembra nato apposta per sposarsi con la pasta. Ma la verità è che non si sposa bene solo con quella. Il re dei condimenti mediterranei è un asso nella manica per tante altre preparazioni, da usare come ingrediente inaspettato per ricette che lasciano gli ospiti a bocca aperta. Per esempio, avete mai provato la frolla al pesto?

Pesto per dessert

Noi sì, ed è favolosa: una frolla ancora più profumata, che si sposa persino con il dolce. L’abbiamo assaggiata con il gelato al cioccolato bianco e le fragole: un dessert elegante e primaverile. Nello stile di Cesare Battisti, del resto, che lo hai ideato. Chef del Ratanà (ristorante all’interno della Fondazione Riccardo Catella, in zona Isola a Milano), patron del vicinissimo Pastificio Ratanà, nonché del Remulass bistot (in Porta Venezia), Battisti è tra i precursori dell’importanza della sostenibilità in cucina.

La ricetta della frolla al pesto

«È una frolla bretone, per la precisione, e si prepara molto semplicemente: basta aggiungere un paio di cucchiaini di pesto al solito impasto che danno una nota balsamica. Unica accortezza: prendete quello senza aglio», ci ha spiegato lo chef, dandoci la ricetta dettagliata (la trovate alla fine di questo articolo) e tante altre idee diverse dal solito per assaggiare il pesto. «Resta una delle grandi salse italiane: basilico, pinoli, olio extravergine, che creano un mix estremamente versatile», ha proseguito Battisti.

Il pesto Tigullio con basilico 100% sostenibile

Ce ne ha dato prova con le le ricette di un intero menu con protagonista il pesto Tigullio, fatto con basilico italiano ora proveniente al 100% da agricoltura sostenibile seguendo i principi della ISCC PLUS (International Sustainability and Carbon Certification). Si tratta di una certificazione volontaria in base alla quale ogni step della lavorazione del prodotto deve rispettare criteri di sostenibilità e tracciabilità, per garantire la tutela della biodiversità – di suolo, aria e acqua – e dei lavoratori. Per esempio adottando la rotazione dei campi, dedicandone una parte a piante fuori per favorire la popolazione di insetti benefici – su tutti le preziosissime api – irrigando solo localmente, limitando al minimo l’uso di agrofarmaci, stabilendo rapporti equi e duratori con i produttori (la maggior parte dei quali del resto lavora con l’azienda praticamente da sempre).

Come si produce il pesto

Così nasce un basilico profumato e genuino che, nel giro di due ore dalla raccolta, nel pieno della freschezza, dai campi arriva negli stabilmenti di Tigullio per essere lavorato con un mulino che simula l’effetto di un mortaio, mescolato con il Grana, pinoli e olio, e messo nei vasetti per arrivare sulle nostre tavole. Francesca Sansò, Marketing Director STAR Italia (che detiene Tigullio), ha commentato: «I consumatori vogliono essere rassicurati sulla bontà delle loro scelte alimentari e sul fatto che queste abbiano un impatto positivo sul Pianeta, il cui benessere è una priorità per tutti. Ecco perché sempre più spesso ricercano esperienze e sapori autentici e legati al territorio italiano. Oggi possiamo affermare con orgoglio che scegliamo per il nostro pesto soltanto il basilico proveniente da filiera italiana certificata e da agricoltura sostenibile e che ci stiamo muovendo come gruppo in una direzione green».

Le ricette con il pesto

Volete provarlo? Ecco la ricetta della frolla con il pesto, e tante altre idee per assaggiarlo suggerite dallo chef Cesare Battisti:

Grillo Cheeseburger: l’avete già assaggiato?

La Cucina Italiana

Mai pensato di assaggiare un “Grillo Cheeseburger”? Non è un’idea tanto balzana. Anzi. Per l’Unione Europea è un sì deciso a grilli e vermi nel piatto, tanto che ha appena dato il via anche alla commercializzazione dell’Acheta domesticus (grillo domestico), che sarà venduto sotto forma di polvere parzialmente sgrassata. Tradotto: farina. 

Si potrà utilizzare per pane, pasta, pizza, ma anche come additivo in prodotti come i minestroni liofilizzati o i surrogati della carne. Ed è l’ultima novità, appunto, dopo altre specie di insetti – larve del verme della farina minore (Alphitobius diaperinus), larva gialla della farina (Tenebrio molitor) e locusta migratoria – alle quali Bruxelles ha dato l’ok in seguito al parere positivo dell’Efsa, l’Agenzia per la Sicurezza Alimentare.

Dove assaggiare il “Grillo Cheeseburger”?

Per tentare subito l’esperienza c’è il primo hamburger con farina di grillo, che sta destando parecchia curiosità tra Milano e dintorni. È una nuova specialità di Pane & Trita, catena di hamburgerie e steakhouse con varie sedi in Lombardia, che ha appena messo in menù questo “Grillo Cheeseburger”. Un po’ per cogliere il momento – e un po’ – è l’ammissione ufficiale – «per divertirsi». 

È il frutto della collaborazione con Soul-K, food-tech company che produce alimenti per la ristorazione con proteine alternative. È fatto con fagioli cannellini, patate al vapore, pane grattugiato, acqua, olio di girasole, lievito, sale, estratto di malto d’orzo, farina di grillo domestico (1,6 %) e sale. Il tutto avvolto in due fette di pane verde e farcito anche con scamorza fusa, cavolo viola, patata americana crispy e salsa.

«Abbiamo dedicato attenzione non solo al gusto e alla qualità, ma anche all’estetica del panino, a come renderlo instagrammabile, puntando sul colore verde. Il nome è inequivocabile: come di consueto abbiamo voluto essere un po’ provocatori e irriverenti, l’ironia è nel nostro DNA», ha detto Pabel Ruggiero, CEO e co-founder di Pane & Trita, che propone altri piatti divertenti come il sushi di carne o il panino “Uniporco” con il pane rosa glitterato. Con gli insetti ha pensato di sperimentare: il Grillo Cheeseburger è infatti in edizione limitata. Ne faranno solo cento al giorno in tutti i locali Pane & Trita.

Farino di grillo: sì o no?

Ci piacerà? Un’indagine Coldiretti dice che il 54% degli italiani è contrario agli insetti nel piatto. Insomma, quasi uno su due. Se i presupposti non sono ottimistici, però, può darsi che l’arrivo della farina di grilli cambi le carte in tavola: è un modo per mangiarli senza rendersene conto e sorpassare il possibile “effetto disgusto”. Inoltre è un ingrediente versatile, da usare per ricette molto diverse. Tanto che, oltre a questo cheeseburger, c’è anche chi ha annunciato che proverà con il pane, chi con la pizza, mentre tra i banchi del supermercato stanno per arrivare tanti nuovi prodotti che la includono come materia prima.

Senza contare che un’alimentazione che preveda larve, vermi & Co potrebbe diventare sempre più diffusa perché necessaria: sul tavolo dell’Efsa ci sono altre nove specie pronte a passare al vaglio prima di essere messe in commercio. Gli insetti, d’altronde, hanno diversi vantaggi: sono proteici e quindi molto nutrienti, si possono produrre con facilità e impattano molto meno sull’ambiente rispetto alla carne. Potrebbero perciò essere una via praticabile per risolvere il problema della fame del mondo e ridurre le emissioni determinate dall’industria alimentare. Insomma, teniamoci pronti.

Proudly powered by WordPress