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Mela e longevità: come usare in cucina il frutto della salute

La Cucina Italiana

Proprio come i vini, nel ricettario di Mela Val Venosta, ogni varietà di mela è abbinata ad altri ingredienti sia per potenziarne gli effetti nutrizionali, sia per esaltarne il sapore. Tanto per cominciare, come aperitivo, troverete la ricetta di un infuso di tè verde e mela Pinova, che si caratterizza per note floreali e un equilibrio di dolcezza e acidità. Perché sono stati messi insieme? «La mela consente di assorbire il 100% di epigallocatechina del tè verde, un importante polifenolo, il cuo assorbimento invece si riduce sensibilmente se il tè si abbina, come spesso si fa, al latte» spiega la dottoressa Manzi.

Come usare le mele per ridurre gli zuccheri

Come antipasto, poi, c’è una caponata con carciofi, sedano, pomodoro e mele Red Delicious, usate in questo mix perché con la propria tipica dolcezza bilanciano perfettamente gli ingredienti della ricetta che altrimenti in genere richiede l’utilizzo dello zucchero. Altra idea? Tra i piatti del menù, provato per voi a Bologna nel ristorante della dottoressa Manzi, abbiamo apprezzato particolarmente il riso nero nero con mela Granny Smith e nocciole, in un abbinamento amico del cuore che unisce la protezione antiossidante della vitamina E delle nocciole al potassio della mela.

A cosa abbinare le mele nei piatti salati

«La mela è il cibo della salute, un superfood, e con i giusti abbinamenti se ne possono potenziare gli effetti» spiega la dottoressa Manzi. «In generale suggerisco di accompagnarla ad altri cibi amici del cuore come il pesce e la frutta secca. Sono ricchi di grassi buoni e combinati al potassio e alla pectina della mela sono un mix decisamente vincente». La glicemia? «La mela, come tutti i frutti, contiene zucchero, ma in quantità ben miscelata con fibre e acqua. Mangiata fresca, in piccole quantità, non provoca picchi. Inoltre, con i giusti abbinamenti, aiuta anche a ridurre l’assorbimento».

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Longevità, grassi e carboidrati: cosa cambia tra uomini e donne

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Gli eccessi non fanno mai bene alla salute e, anche quando si parla di longevità, l’equilibrio è sempre la scelta più opportuna. Lo conferma un nuovo studio giapponese, pubblicato sul Journal of Nutrition, della Nagoya University Graduate School of Medicine, secondo cui privarsi dei carboidrati e dei grassi aumenterebbe significativamente il rischio di morte precoce. Ma gli effetti sugli uomini e sulle donne sono diversi: per i maschi è più rischioso un apporto troppo ridotto di carboidrati, mentre le femmine che consumano una quantità insufficiente di grassi hanno un rischio più elevato di mortalità per cancro e altre patologie.

Ne abbiamo parlato con la nutrizionista Evelina Flachi: «Ciò che può farci vivere più a lungo è proprio l’equilibrio fra i nutrienti», spiega l’autrice del libro Le 10 mosse antietà. «Dal punto di vista biochimico, una dieta molto carente di grassi saturi, per la donna, può influenzare negativamente la produzione di ormoni. Una giusta quantità di grassi, circa 300 mg di colesterolo al giorno da assumere con gli alimenti, è utile proprio perché possano svilupparsi e mantenersi gli equilibri ormonali». Per quanto riguarda gli uomini, «la carenza di carboidrati, specie quelli complessi, potrebbe condizionare in modo negativo l’attività energetica muscolare. L’uomo ha una muscolatura maggiore della donna, in percentuale, e gli è necessaria una buona quota di carboidrati per mantenerla efficiente».

I grassi «buoni»

I grassi «buoni» sono quelli essenziali, come gli omega 3, che l’organismo non riesce a sintetizzare e che, quindi, deve assumere con alimenti: sono necessari per sistema nervoso, l’apparato cardio vascolare, e le membrane tissutali. Ottime fonti sono, ad esempio, l’avocado (che contiene sia una quota di colesterolo che di omega 3 e omega 6 che, combinati insieme, mantengono un buon equilibrio nella percentuale di grassi benefici per l’organismo), ma anche il pesce azzurro e il salmone (fonti di proteine e grassi buoni, ma anche di minerali che lavorano sull’equilibrio generale dell’organismo e favoriscono la funzionalità tiroidea).

I carboidrati

Fra i carboidrati complessi, i ricercatori giapponesi non hanno trovato alcuna differenza apprezzabile tra l’effetto di quelli minimamente trasformati rispetto a quelli raffinati. «Sono comunque carboidrati complessi: se ci focalizziamo sulla funzione energetica, una quota sufficiente di carboidrati di qualunque origine è utile a mantenere l’efficienza muscolare. Inoltre, i carboidrati danno un’energia di lunga durata, a lento rilascio, che aiuta a limitare l’assunzione di altri alimenti», spiega la nutrizionista. «Un piatto di pasta a pranzo fa stare bene fino alla sera, e può ridurre l’impulso a mangiare snack grassi (e, quindi, dannosi per il fegato) o zuccherini (che fanno aumentare il peso)».

Le giuste quantità

Ma quali sono, esattamente, le giuste quantità di nutrienti da assumere quotidianamente per assicurarci salute e longevità? «Di base, per l’uomo e la donna, il 45-60% di carboidrati, preferibilmente integrali per il 50%, il 5 o 10% di zuccheri semplici, il 25-30% di grassi preferibilmente vegetali (in cui è prevista anche una dose di grassi saturi che servono per determinate funzioni metaboliche), il 12-15% (quantità che può aumentare in relazione all’età e alle necessità individuali) di proteine», spiega la nutrizionista.

Inoltre, oltre alle quantità, contano anche la provenienza degli alimenti, il modo di cucinarli e conservarli, ma anche il modo di abbinarli nel pasto. «L’alimentazione sana di base deve essere varia nelle scelte, equilibrata nei macronutrienti (deve contenere proteine, carboidrati, grassi, fibre, minerali e vitamine) e porzionata in base alle nostre individuali necessità caloriche e al rapporto fra entrate e uscite», aggiunge Flachi. «La dieta mediterranea è riconosciuta come patrimonio Unesco per i benefici che può fornire, ma ricordiamo sempre che è la dose fa la medicina: la distribuzione dei pasti nella giornata si deve basare sullo stile di vita e qualunque scelta alimentare non può prescindere da un’adeguata attività motoria, che è benefica per la mente e il corpo».

Longevità: ecco cosa mangia la donna più anziana del mondo

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La via per la longevità passa anzitutto dal piatto. Ce lo ricorda Amantina dos Santos Duvirgem: nonnina di Tibagi, in Brasile, di ben 123 anni. È la più anziana del mondo, anche se non ufficialmente dato che non compare negli elenchi del Guinness World Record: non si trova più il suo certificato di nascita, ma dovrebbe essere nata il 22 giugno 1900. La sua storia, infatti, sta facendo il giro del mondo proprio perché, in occasione del suo compleanno che cade in questi giorni, il piccolo paese in cui vive ha pensato bene di organizzarle una grande festa.

Longevità: i segreti di Amantina dos Santos Duvirgem

Doveva essere una festa per la gente del posto, ma si è trasformata in un evento di portata globale con fotografi e giornalisti. Erano tutti lì per chiedere ad Amantina come si fa a vivere 100 anni e oltre come ha fatto lei, che non ha nemmeno i capelli bianchi e non soffre di alcuna patologia cronica: non ha il diabete né soffre di ipertensione come spesso succede agli anziani, e non prende alcuna medicina. Insomma, a parte le rughe, qualche difficoltà a muoversi e esprimersi, la signora Amantina sta bene.

Cosa mangia la donna più anziana del mondo

Come fa? Come si fa a vivere oltre 100 anni come lei? La risposta in fondo sempre la stessa: il segreto della longevità sta anzitutto in un’alimentazione corretta. La signora Amantina, a modo suo dato che non riesce a parlare benissimo, ha raccontato che non esagera mai a tavola, mangia tanti cibi sani e sempre diversi, con alcune costanti che non possono mancare. Quali sono? Ogni giorno uova sode e una fetta di Bolo de Polvilho, che è una tipica torta brasiliana che si fa con uova, latte, formaggio, farina di manioca, e si cuoce in forno o in padella. E poi, quando c’è l’occasione giusta, Amantina non si fa mancare una fetta di dolce. Per la sua festa, per esempio, che è stata organizzata nella sala della Cappella di São Sebastião, ha anche assaggiato un pezzetto della torta di compleanno che è le stata dedicata.

Longevità: l’importanza dello stile di vita (e dell’amore)

Non solo: in occasione del suo compleanno la nonnina, per tutti Dona Júlia, ha accolto tutti con entusiasmo e si è persino lasciata andare sulla pista da ballo per qualche passo di danza. Sorride, prende tutto ciò di bello che la vita ha da offrirle: altro ingrediente fondamentale per vivere a lungo come lei. Amantina del resto è molto coccolata: vive in una comunità per anziani, a Serra Gaias, ed è accompagnata da una persona amorevole che non la lascia mai. 

Maria Branyas Morera: la donna (ufficialmente) più anziana del mondo

Così come Maria Branyas Morera, nata il 4 marzo del 1907 a San Francisco, in California e poi cresciuta in Spagna, in Catalogna, dove è tuttora: è lei, ufficialmente, la persona più anziana del mondo. Probabilmente anche la più tenace: a 116 anni è persino riuscita a sconfiggere il Covid. Appena guarita, i giornali di tutto il mondo hanno raccontato la sua storia e a chi l’ha intervistata non le ha mandate a dire: all’Observer, settimanale del quotidiano britannico Guardian, ha raccontato di essere stata circondata da personale attento della casa di riposo in cui vive, che ha ringraziato, ma ha anche denunciato la carenza generale di cure nei riguardi degli anziani. Ecco, se davvero vogliamo che gli anziani vivano più a lungo, forse dovremmo anche stargli più vicino. E se vogliamo vivere noi, più a lungo, fare in modo da circondarci di persone che sanno volerci bene, e amarle.

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