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Pizza: dall’antichità a oggi | La Cucina Italiana

La Cucina Italiana

La pizza ha una storia tipicamente mediterranea, anche se gli americani sono convinti di averla inventata loro (e bisogna ammettere che è americana la pubblicazione più esaustiva su questo oggetto gastronomico: Modernist Pizza di Nathan Myhrvold e Francisco Migoya, 2021). Variante sottile del pane, nasce per sostenere e trasportare il companatico. Sono le antiche «mense», quelle di cui parla Virgilio quando racconta che i compagni di Enea, giunti alla foce del Tevere, si ritrovarono così affamati da divorare perfino quelle; e per questo, secondo la profezia, in quel luogo fu fondata Roma.

PICIACCIA CON BACCALA' ALLA LIVORNESE
Piciaccia, mai assaggiato la pizza toscana? 

I puristi della pizza sostengono che l’unica vera pizza sia quella napoletana. Ma dopo quella romana e quella gourmet, arriva la pizza toscana chiamata piciaccia

Cibo antichissimo, diffuso in tanti Paesi, la pizza incontra particolare fortuna in Italia. Il nome si trova in documenti medievali: nel 997 certi contadini di Gaeta si impegnano a consegnare, come donativo per i loro signori, delle pizze a Natale e a Pasqua. Forse, all’epoca sono ancora dischi di pane da usare come supporti. Nei ricettari rinascimentali il senso della parola è cambiato: pizza è quasi sinonimo di torta, una preparazione che non «sostiene» bensì «contiene» gli ingredienti. Così è nell’Opera di Bartolomeo Scappi (1570), capolavoro della cucina italiana del Cinquecento. Molto spazio egli dedica alle torte, ai modi con cui si fanno nelle varie località. Una attrae la nostra attenzione: la torta «con diverse materie, da Napoletani detta pizza». Nel momento in cui rappresenta le tradizioni gastronomiche dell’intero Paese, Scappi assimila la pizza napoletana alle torte; ma con una caratteristica distintiva, quella di non essere chiusa bensì aperta: «Senza essere coperta facciasi cuocere al forno».

Pizza di pane raffermo: la ricetta veloce antispreco

Questa pizza napoletana non è quella che conosciamo: il suo sapore è dolce, gli ingredienti sono mandorle, pinoli, datteri, fichi secchi, zibibbo, il tutto pestato e arricchito con rossi d’uovo, zucchero, cannella, mostaccioli, acqua di rosa. È un genere di preparazione che troviamo ancora a fine Ottocento: la «pizza alla napoletana» di Pellegrino Artusi è una crema di ricotta, mandorle, zucchero, uova, scorza di limone, con cui si riempie una pasta frolla «disposta a guisa di torta». Nel frattempo però era nata l’altra pizza. Che non è più una «torta aperta», ma recupera il senso antico della «mensa». Il luogo di attenzione è lo stesso: Napoli, dove, fra Sette e Ottocento, è già documentato lo specifico «mestiere» di pizzaiolo. Questa variante popolare della pizza, che troverà i suoi compagni privilegiati nella salsa di pomodoro, nella mozzarella, nelle acciughe e in poco altro, ancora agli inizi del Novecento sarà guardata con distacco e con dispregio dalla gente del Nord. Ma il modello non tarderà a imporsi, in Italia e nel mondo. In questo come in altri casi, saranno i sapori «poveri» ad avere la meglio.

Festivaletteratura a Mantova: si parla (anche) di cibo

Festivaletteratura a Mantova: si parla (anche) di cibo

Bentornato Festivaletteratura, il festival della letteratura che si svolge a Mantova dal 7 al 11 settembre, oggi alla 26esima edizione. 

Dopo due edizioni in cui ha risposto all’emergenza sanitaria con creatività, Festivaletteratura si riprende le strade e le piazze di Mantova – scrittrici e scrittori da tutto il mondo tornano a raccontare il presente nei luoghi storici della città. 

Quest’anno, anche il cibo avrà il suo spazio al festival della letteratura attraverso laboratori e talk dedicati molto interessanti. Vediamoli insieme, mentre trovate sul sito ufficiale il programma completo.

Gli incontri dedicati al cibo al Festival della Letteratura di Mantova 2022:

Giovedì 08.09 ore 14.30 / Venerdì 09.09 ore 9:30
GLI INGREDIENTI DELLA SOSTENIBILITÀ – Laboratorio di metamorfosi alimentari
Adulti e bambini dagli 8 anni
Palazzo del Mago Cappella, euro 7

Dalle madeleine di Proust al pane di Silone, il cibo non è mai stato solo un insieme di ingredienti di cui alimentarsi. La questione della sicurezza alimentare, del resto, è una preoccupazione sempre più impellente dati i cambiamenti climatici che stanno interessando il nostro pianeta. Quali sono le trasformazioni a cui va incontro il cibo che mangiamo? E perché? Cerchiamo di indagarlo in questo laboratorio, che ben si abbina all’evento-dibattito con Fabio Ciconte e Alberto Grandi.

Giovedì 08.09 ore 18
GRANO – Stefano Liberti
Piazza Mantegna, ingresso libero

Il grano è base fondante della dieta di gran parte della popolazione mondiale. Da dove viene, come viene coltivato, chi ne decide il prezzo? Dalle prime produzioni nella Mezzaluna fertile alle attuali quotazioni alla Borsa di Chicago, come è successo che questa materia prima imprescindibile per i destini dell’umanità sia diventata un prodotto finanziario? Stefano Liberti (I signori del cibo) ricostruisce storie e geografie fino alla recente crisi generata dalla guerra in Ucraina.

Venerdì 09.09 ore 12
COME ALIMENTARE UNA FILIERA, UNA DISCUSSIONE SU CIBO E SOSTENIBILITA’ – Fabio Ciconte e Alberto Grandi
Palazzo del Mago Cappella, ingresso libero

Il settore alimentare è centrale per il nostro Paese, ma è anche tra le principali vittime del cambiamento climatico. Dalle filiere corte al vertical farming, quale modello avrebbe senso implementare per garantire una sostenibilità di questo sistema?

Venerdì 09.09 ore 14.30
UN RICETTARIO PLANETARIO – Gian Piero Piretto con Francesca Mastrovito
Auditorium del Conservatorio Campiani, euro 7

Pesce e vino rosso: 10 abbinamenti per sfatare il tabù

Pesce e vino rosso: 10 abbinamenti per sfatare il tabù

Sono ormai lontani i tempi in cui abbinare il pesce e il vino rosso era considerato un tabù, un insulto alla gastronomia. Il trend è cambiato – assieme ai gusti e alle abitudini – anche grazie a una maggiore conoscenza del vino e delle sue sfaccettature nel corso degli anni. Se una volta esisteva solamente il vino rosso e il vino bianco, oggi sappiamo che ci sono migliaia di altre sfumature, varietà di uva e stili di produzione. 

Perché con il pesce si beve (tradizionalmente) il vino bianco?

Il pesce viene spesso considerato come un alimento delicato, dal sapore leggero, che se abbinato con un vino rosso – tradizionalmente associato a caratteristiche “pesanti” – perderebbe tutta la sua raffinatezza. Ci sono alcuni pesci e crostacei che effettivamente verrebbero coperti se serviti crudi in abbinamento con un vino rosso, come ad esempio un carpaccio di ricciola, ma ce ne sono molti altri che invece ne possono godere favorevolmente.  

Secondo alcune fonti, storicamente si è sempre preferito abbinare un vino bianco al pesce perché la maggior quantità di ferro presente nei vini rossi causa un gusto spiacevole a formarsi sul palato, mentre la leggerezza e freschezza di un bianco non lo causerebbe. 

Quale vino rosso bere con il pesce?

Come in ogni abbinamento – non solo di pesce e vino rosso – è importante iniziare interpretando i vari componenti di sapore di ogni piatto e vino, per capire quale connubio scegliere. È imperativo tenere sempre in mente che, come esistono centinaia di preparazioni e varietà di carne, lo stesso vale per il pesce. Non si abbinerebbe mai lo stesso vino per un piatto di scaloppine al Marsala e una bistecca alla fiorentina, quindi serve adoperare il concetto che una zuppa di vongole non possa essere abbinata allo stesso vino che si sceglie per un piatto di sushi. 

Con una buona frittura mista o di calamari, il vino ideale da abbinare è uno che abbia la capacità di sgrassare e pulire il palato, prediligendo quindi vini acidi e alcolici, come uno spumante o un bianco secco. Mentre se si parla di pesce magro come il pesce spada, l’orata e in generale i pesci azzurri, si abbinano alla perfezione con vini rossi secchi come un Sangiovese. 

Il Pinot Nero è un’ottimo vitigno da abbinare al pesce, dalle ostriche alla zuppa di pesce – come il cacciucco livornese o la bouillabaisse Francese – soprattutto se prodotto in Alto Adige o altre zone montuose, poiché le sue caratteristiche di freschezza, tannini poco forti e profumo di piccoli frutti si abbina benissimo con i sapori speziati delle zuppe

In Piemonte abbinare il pesce al vino rosso è una tradizione antica, in particolare il merluzzo (al vapore, al forno, mantecato, a tartare) con un Barbera giovane affinato in acciaio, che ha quindi mantenuto le caratteristiche di fiori e frutti rossi. 

Un vino rosso corposo e ben strutturato, come il Chianti Classico o il Cannonau sardo, si abbinano meravigliosamente con pietanze di pesce condite con aglio, pomodori, peperoncino, capperi e altri ingredienti dagli aromi importanti, ad esempio i gamberoni in crosta di arachidi con melanzane.

10 ricette per abbinare il pesce al vino rosso

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