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Green Food Week: a Milano arriva (anche) il risotto rosa

La Cucina Italiana

A mangiare sano si comincia da piccolissimi: parte anche da qui la Green Food Week, la settimana dedicata alla sostenibilità in cucina ideata dall’associazione Foodinsider e dedicata alla refezione scolastica, universitaria e aziendale. Appena cominciata, e sempre molto attesa, è un’occasione per riflettere sull’impatto del cibo che mangiamo, alla quale il Comune di Milano e Milano Ristorazione partecipano puntualmente con grande entusiasmo. Quest’anno – nell’ambito del progetto Horizon 2020 School Food 4 Change – hanno pensato (anche) a un modo particolarmente invitante per coinvolgere i piccolissimi il prossimo 8 febbraio.

La Green Food Week nelle scuole di Milano

L’8 febbraio sarà infatti il giorno dedicato alle scuole della Green Food Week, con menù inediti nelle nelle primarie in tutte le città che hanno aderito. Il piatto simbolo ideato dal Comune di Milano e Milano Ristorazione è un “barbarisotto”. Un nome divertente e intrigante per il risotto alla barbabietola: un piatto sano e a basso impatto fatto con ingredienti locali e di stagione per dimostrare ai più piccoli quanto possa essere gustoso e divertente mangiare cibi che fanno bene a noi all’ambiente, e anche quanto sia importante conoscere ciò che si mangia.

L’iniziativa infatti non si limiterà al pranzo: educatori e insegnanti, con tanti spunti utili forniti da Foodinsider, il Comune e Milano Ristorazione, mostreranno agli alunni come nasce il cibo, da dove arriva, perché è importante scegliere ingredienti che provengono da posti il più vicino possibile e che siano il più vegetale possibile. Il riso usato per il risotto, per esempio, è coltivato nella Cascina Battivacco, nel quartiere Barona, a un passo dal centro città, mentre lo yogurt arriva dalla Cascina Campazzo, nel parco del Ticinello. Tutto questo i bambini potranno riportarlo a casa e rivivere l’esperienza con i propri genitori anche grazie ad altri consigli utili e pratici messi a disposizione per gli adulti su foodpolicymilano.org. Ci sono anche le ricette, facilissime. Per provare, in calce a questo articolo, trovate la ricetta del barbarisotto.

L’impegno del Comune di Milano per un’alimentazione sostenibile

«Anche quest’anno aderiamo alla Green Food Week con una attenzione speciale a raccontare la cura per il cibo e l’ambiente che caratterizza le scelte nelle nostre mense: lo facciamo in modo sano e divertente, colorando di rosa il menù più verde dell’anno» spiega Anna Scavuzzo, vicesindaco con delega alla Food Policy e all’Istruzione del Comune di Milano. «Ognuna delle pietanze proposte» prosegue, «racconta l’impegno nel progettare, cucinare, distribuire, somministrare e valutare i pasti per i bambine e le bambine della città. A partire dalla scelta di materie prime attente all’ambiente e alla salute: prodotti biologici, a filiera corta e km0 sono ormai una presenza fissa nel menù e questo ha consentito di ridurre le emissioni di CO2e di oltre il 34% in pochi anni, tra il 2015 e il 2022. Tutte queste azioni possono diventare ancora più efficaci se diventano patrimonio comune, partendo da chi vive le scuole ogni giorno».

Il menù dell’8 febbraio, per la Green Food Week

Il menù dell’8 febbraio è esemplare: i bambini mangeranno mele biologiche per la merenda di metà mattina, per pranzo – dopo il risotto alla barbabietola – polpette con soia biologica e carote bio di contorno, altra frutta fresca e pane a km 0 con farina bio. Infine, per merenda, yogurt naturale a filiera corta e Km 0 in barattolino di carta. Un menù buono, sano, amico dell’ambiente: l’impatto complessivo del menù scolastico nella giornata Green Food Week è 140 TonCO2e contro una media di 222 TonCO2e del menù ordinario.

Un trend, bene sottolinearlo: Milano Ristorazione ha sviluppato un cambiamento negli acquisiti delle materie prime che ha portato, nel periodo 2015 – 2022, a una diminuzione del 34% delle emissioni di CO2 equivalente. Un tema su cui il Comune di Milano lavora da tempo: aderisce all’iniziativa Cool Food Pledge, promossa dal centro di ricerca internazionale World Resources Institute, che coinvolge il settore pubblico e privato nel monitoraggio dell’impatto ambientale dei menù della ristorazione collettiva. Per questo, insieme ad altre città come Copenhagen, New York e Toronto, il Comune valuta i risultati dei graduali cambiamenti apportati ai menù dal 2015 a oggi, in particolare riguardanti la promozione di proteine di origine vegetale, attraverso l’introduzione di maggiori verdure e legumi.

La ricetta del “barbarisotto”

Ingredienti per 4 persone

Procedimento

  1. Sciacquate il riso in una ciotola di acqua fresca, scolate e lasciate riposare.
  2. Lavate il sedano fresco, sbucciate le carote e le cipolle per la preparazione del brodo, unite il dado vegetale.
  3. Tagliate a pezzi le barbabietole, frullatele aggiungendo il liquido se presente e una parte del brodo.
  4. Con il quarto di cipolla tritata preparate il soffritto e aggiungete il riso, tostatelo per poi bagnare con il brodo aggiungendolo quando necessario durante la cottura.
  5. A metà cottura aggiungete il frullato di barbabietola e continuate a cuocere, mescolando di tanto in tanto.
  6. Lasciate il riso al dente e mantecate con parmigiano reggiano.

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Cioccolatini di san Valentino: 5 ricette

Cioccolatini di san Valentino: 5 ricette

I cioccolatini di San Valentino sono sempre il regalo giusto per la festa degli innamorati, che si celebra il 14 febbraio. E visto che sono preparati con le vostre mani e tutto il vostro amore siamo certi che saranno i più buoni cioccolatini mai creati. Inoltre quando si è in due la condivisione fa parte dei giochi, quindi divertitevi a realizzare una ricca scatola di cioccolatini con la consapevolezza che poi, molto probabilmente, li gusterete insieme!

Quando è nata la prima scatola di cioccolatini?

La prima scatola di cioccolatini per san Valentino è stata lanciata nel 1868 dal cioccolatiere inglese John Cadbury, anche inventore delle moderne barrette. Da allora ne sono passati di 14 febbraio e chissà quanti cioccolatini sono stati assaporati. Perché quando arriva il giorno fatidico la domanda sorge puntuale: che cosa le/gli regalo per san Valentino? E se una scatola di cioccolatini può sembrare banale, così non è se a realizzare le piccole prelibatezze siete stati proprio voi con tanto impegno e amore, scegliendo tra ricette nuove e stuzzicanti. In questo modo il pensierino per l’innamorato si sintonizza su un’ondata di tenerezza: diventa passionale e gioca con dolcezza prendendo per la gola il partner, perché, si sa, il cioccolato piace a tutti e potete scegliere tra fondente, al latte, bianco oppure rosa.

Temperaggio del cioccolato

Temperaggio per innesco

Temperare il cioccolato è fondamentale per realizzare cioccolatini belli, lucidi e splendenti. Qui di seguito vi spieghiamo la procedura base per 500 g di cioccolato. Fondete quindi a bagnomaria 350 g di cioccolato misurando la temperatura con un termometro, non superate i 45 °C. Togliete la bastardella dal bagnomaria prima che il cioccolato sia del tutto fuso: controllerete meglio la temperatura. Continuate a mescolare finché non si sarà sciolto del tutto, quindi aggiungete il restante cioccolato, poco per volta, abbassando la temperatura fino a 31-32 °C per il cioccolato fondente. Se raggiungete la temperatura giusta prima che il cioccolato aggiunto si sia fuso del tutto, potete toglierlo e terminare la lavorazione. Se al contrario doveste andare sotto i 31-32 °C tornate 2 secondi sul bagnomaria. Per il cioccolato al latte la temperatura da raggiungere è di 30 °C, per quello bianco 28 °C. Il cioccolato, una volta fuso, non deve scaldarsi oltre. Appena si è sciolto uniformemente va tolto dalla fonte di calore, sia questa un fornello, un bagnomaria o il forno a microonde e va colato subito negli stampi.

Croissant cubo: perché ne andiamo pazzi e dove assaggiarlo

La Cucina Italiana

L’ultima dolce novità è il «cube croissant»: sì, il croissant cubo. Non più a forma di cornetto, come lo pensarono gli austriaci nel 1683 per commemorare la vittoria contro l’Impero Ottomano (ricordando la forma di mezzaluna della bandiera turca), e come lo rifecero i francesi in occasione del matrimonio tra Luigi XVI e Maria Antonietta d’Austria, aggiungendo più burro e ribattezzandolo «croissant» (da «crescent», cioè crescente). Ora la brioche ha proprio la forma accattivante e stilosa di un parallelepipedo, e questo l’ha resa il dolce perfetto anche per i social. Se è così famosa è proprio perché è diventata virale: su TikTok ci sono quasi 80 milioni di video con l’hashtag #cubecroissant, tra post di assaggiatori e pasticcieri per passione che provano a cimentarsi con il nuovo tormentone.

Chi ha inventato il croissant cubo

Tutto è cominciato sui social, del resto. Nel 2018, con un post dello svedese Bedros Kabranian, campione mondiale di bakery. L’idea è stata sua, e l’ha chiamata Le crube (crasi di «croissant» e «cube»). Ci è arrivato dopo diverse prove. Dato che l’impasto di un cube croissant cresce molto meno rispetto alla forma tradizionale, Bedros Kabranian ha dovuto fare una serie di calcoli per capire quanto andasse riempito lo stampo. Dopo esserci riuscito nessuno lo ha fermato, e lo ha proposto in tante versioni diverse: vuoto, ripieno di creme, glassato, zuccherato. Perché, a parte la forma, il resto del croissant cubo è uguale all’originale.

Dove assaggiare il croissant cubo in Italia

In Italia lo conosciamo grazie alla celebre Farmacia del Cambio di Torino che, nel 2019, ha lanciato il suo Crubik, «contraddistinto da un involucro croccante e un cuore sofficissimo» (così scrive sul suo sito). Una brioche ripiena di crema pasticcera o al cioccolato che è subito diventata una mania, e lo è tuttora: non è raro, a quattro anni dall’«invenzione», imbattersi in articoli di cronaca locale che raccontano della fila di clienti in piazza Carignano per assaggiare la specialità di Matteo Baronetto e Maicol Vitellozzi. Torinesi e turisti, tutti lì. Magari anche per farsi una foto e postarla.

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