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Tiramisù Kinder Bueno – Ricetta di Misya

Tiramisù Kinder Bueno - Ricetta di Misya

Innanzitutto separate tuorli e albumi, poi iniziate a preparare lo sciroppo per pastorizzare i tuorli: mettete 25 gr di acqua e 50 gr di zucchero in un pentolino e portate a piena ebollizione (se avete un termometro per dolci, deve arrivare a 121°C).
Nel frattempo iniziate a montare i tuorli i tuorli, quindi versate lo sciroppo bollente a filo e montate fino a far raffreddare il composto.

Fate la stessa cosa con gli albumi: mettete a fare lo sciroppo (25 gr di acqua e 25 gr di zucchero), poi iniziate a montare e, quando saranno mezzi montati, iniziate a versarvi lo sciroppo bollente a filo, continuando a montare finché il composto non si sarà raffreddato.

Preparate la crema: amalgamate il mascarpone con la Nutkao, poi incorporate prima i tuorli e poi, delicatamente, gli albumi (con un movimento dal basso verso l’alto, in modo da non farli smontare).

Sciogliete il cacao nel latte, quindi assemblate il dolce: mettete un leggero strato sul fondo della pirofila, poi, uno per volta, bagnate i savoiardi nel latte e cacao e disponeteli ordinatamente nella pirofila, uno affianco all’altro, senza sovrapporli.

Una volta ottenuto uno strato uniforme di savoiardi, aggiungete uno strato uniforme di crema, un po’ di cacao amaro e ripetete.

Concludete con uno strato di crema, aggiungete sopra un leggero strato di nutella, create delle striscioline sottili di Nutkao sopra al cioccolato e poi con uno stuzzicadenti create un motivo decorativo (semplicemente trascinandolo una volta in un senso e una volta nell’altro).
Lasciate riposare in frigo per almeno 2-3 ore (meglio ancora tutta la notte).

Il tiramisù Kinder Bueno è pronto, non vi resta che gustarvelo.

Filippo Polidori, ecco chi è il food guru di Jovanotti

La Cucina Italiana

Filippo Polidori non ha scelto il mondo del food, ma come dice lui “c’è caduto dentro!”. Food guru di Jovanotti tra le altre mille attività, conosciamolo meglio.

Un affare di famiglia

Filippo Polidori è cresciuto a Sasso Corvaro, paesino nell’entroterra marchigiano, dove i genitori Giuliano ed Eva hanno aperto a fine anni ’60 la prima balera delle Marche: il mitico Dancing 2000, oggi diventato il Ristorante 2000

Filippo cresce in braccio alla mamma alla cassa del bar, poi da ragazzino aiuta a servire ai tavoli e a 16 anni inizia a fare il dj e mettere musica in balera e in giro. 

La lettera fortunata

Un giorno a 18 anni Filippo stava leggendo la Gazzetta dello Sport, dove il giornalista e gastronomo Luigi Veronelli scriveva dei territori in cui stava passando in quei giorni il Giro d’Italia, raccontando dei vini e dei piatti locali.

Il modo di Veronelli di parlare di cibo, così contaminato da arte, storia e ricordi, colpì Filippo in modo profondo. Fu catturato da quelle parole così diverse dal mondo che fino ad allora aveva conosciuto: dove il vino era solo di due tipi (bianco o rosso) e si mangiava per lo più per sfamarsi.

Con la sana ingenuità di un adolescente e spinto da un moto di estrema ammirazione, scrisse di getto una lettera a Veronelli.

In quella lettera ringraziava il giornalista per aver dato dignità a ciò che faceva la sua famiglia, e a tutti quelli che facevano della ristorazione la loro vita. Firmò la lettera, lasciando anche il nome e numero di telefono del Ristorante 2000.

Dopo qualche giorno suonò il telefono: era Veronelli, che invitò Filippo a Bergamo per conoscerlo. Il giovane, intuendo la grande occasione, non si fece attendere e l’indomani partì subito per il nord, lui, ragazzo che fino a quel giorno “conosceva l’Italia solo fino a Bologna”.

Fu l’inizio della sua amicizia e collaborazione lavorativa con il giornalista, e da quel giorno lo seguì sempre, accompagnandolo nei suoi viaggi in giro per l’Italia e il mondo, fino alla sua scomparsa, nel 2004.

In quegli anni, accanto all’illlustre gastronomo, Filippo impara ad assaggiare, scrivere, e registra con la sua telecamera le lunghe chiacchierate che facevano durante i loro spostamenti. Inizia poi a pubblicarli su uno dei primi social… My Space. Sente l’urgenza di raccontare quello che vede e le storie delle persone che incontra. 

Ricerche frequenti:

Mangiare vicino alle stazioni FS: 15 indirizzi buonissimi

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Un risottino giallo o una costoletta seria prima di partire da Milano. Oppure una carbonara o una gricia appena arrivati a Roma, proprio all’ora di pranzo. O ancora una pizza fritta per entrare nello spirito di Napoli o salutare il golfo prima di salire su un Frecciarossa. Ma anche in provincia ci sono posti sopra la media dove ha persino senso andare e tornare in treno, senza ingorghi autostradali. 

La maggioranza delle persone che prende il treno preferisce uno spuntino veloce o ancora più facilmente portarsi qualcosa a bordo. Ma per uno che ama il buon cibo e il buon vino (a proposito, è un’occasione valida per non dovere stare attenti a quanto si beve: guida un signore nella locomotiva…) è piacevole sedersi, senza fretta, in un locale raggiungibile a piedi dalla stazione. 

In definitiva, un locale vicino ai binari permette di rifocillarsi senza andare troppo in giro, soprattutto se si è stanchi dal viaggio e non si vuole perder tempo a cercare dove rifocillarsi. O al contrario, si insegue l’obiettivo di salire in carrozza, felici e contenti, magari facendosi subito un bel sonnellino.

Il Mercato Centrale

Va detto che nelle due maggiori città italiane – Milano e Roma – rispettivamente in Stazione Centrale e Stazione Termini esiste il Mercato Centrale che raggruppa decine di ‘situazioni gastronomiche’ di buon livello. 

A Milano per esempio, si possono gustare i lievitati di Davide Longoni come l’american barbecue di Joe Bastianich, i piatti di Filippo la Mantia come i ravioli di Angie Zhou e i dolci di Vincenzo Santoro, anima di Martesana Milano. Mentre a Roma, si va dal trapizzino di Stefano Callegari alle carni di Fausto Savigni e al posto della famiglia Alferini. Fanno tutti un buon lavoro, in spazi ridotti e spartani ovviamente. 

La nostra (personalissima) selezione guarda a chi ha tempo e voglia di prendersi una buona pausa. Mai dimenticare che la storia della ristorazione italiana è segnata dalla trasformazione della locanda che faceva parte delle stazioni di posta (dove si cambiavano i cavalli, con la funzione di dare vitto e alloggio ai viaggiatori in diligenza) in quella che accoglieva i viaggiatori in treno. 

15 indirizzi vicini alle stazioni ferroviarie dove fermarsi per mangiare (e bere) bene:

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