Tag: ricette di carnevale

Come si fanno gli strascinati, i cugini delle orecchiette

Come si fanno gli strascinati, i cugini delle orecchiette

Attenzione: non sono la stessa cosa, in Puglia ci tengono alla differenza. Ecco di cosa si tratta e come prepararli in casa

Cosa c’è di meglio della pasta fresca fatta in casa? Intanto è buona: solo ingredienti di prima qualità, che tutti abbiamo sempre in casa. Poi è divertente: mettere le mani in pasta è un’attività rilassante e soddisfacente, creare qualcosa con le proprie mani entusiasma sempre sia grandi che piccini. D’accordo, ci vuole del tempo, ma il risultato ripaga di ogni fatica.

Oggi per esempio vi proponiamo gli strascinati: ne avete mai sentito parlare? Tipo di pasta originario della Puglia e della Basilicata, è simile alle orecchiette, ma dal formato più grande. Si chiamano così proprio perché le dita “trascinano” il pezzetto di pasta, fino a dargli la tipica forma oblunga e concava.

Se volete cimentarvi nel prepararli, leggete i passaggi della ricetta qui sotto; nella gallery, invece, troverete qualche consiglio su quali condimenti abbinare per gustarli al meglio.

Come fare gli strascinati

Ingredienti

Per fare in casa gli strascinati, vi occorrono: 400 gr di farina di grano duro, acqua tiepida e sale qb.

Procedimento

Sulla spianatoia formate la fontana di farina, nel cratere versate pian piano l’acqua tiepida, impastando per circa un quarto d’ora, ottenendo un composto liscio e omogeneo. Mettete a riposo il panetto coperto da un panno di cotone per circa mezz’ora. Poi, staccate dall’impasto dei blocchi, dai quali con l’aiuto delle mani, creerete dei lunghi serpentelli, che taglierete a tocchetti di 3 cm ciascuno. Ora arriva la parte divertente: prendete un tocchetto e con indice, medio e anulare, trascinatelo fino a stenderlo del tutto. Non premete troppo per non creare buchi nella pasta. Prima di lessarli, gli strascinati vanno fatti riposare per un quarto d’ora. Poi tuffateli nell’acqua bollente: quando salgono in superficie, sono pronti per essere scolati e serviti.

Ora vanno conditi: per scoprire quale sugo si sposa meglio con gli strascinati, dai un’occhiata alla nostra gallery!

Galette al pomodoro: la torta salata dell’estate

Galette al pomodoro: la torta salata dell'estate

La torta salata perfetta per l’estate è la galette al pomodoro.
Potete prepararla con un solo tipo di pomodoro oppure con più varianti per un tripudio di gusto e colori.
Potete anche scegliere di farla grande oppure in mini size.
Le mini size, lo sapete, sono le nostre preferite perché sono troppo belle da portare a tavola.

Non solo cuore di bue

Il pomodoro più saporito in questa stagione è il cuore di bue ed è perfetto per la preparazione della galette.
Le fette sono carnose e succose e basta un pomodoro per un’intera galette, una sola fetta per una mini galette.
Per rendere la vostra torta salata ancora più bella e scenografica, oltre che più ricca di gusto, vi suggeriamo di aggiungere anche dei pomodori verdi e dei pomodorini gialli e rossi.

Ricotta e pesto

La galette nasce come torta di sola pasta brisée con verdura o frutta nel ripieno.
Alla base non va nulla se non un velo di confettura nella galette in versione dolce o formaggio o creme spalmabili nella versione salata.
Secondo noi con il pomodoro stanno benissimo la ricotta e il pesto di basilico.
Ricordate però di bucherellare il fondo della pasta brisée in modo da ottenere una bella cottura uniforme e una base croccante e non molle.
Se preferite una versione molto delicata e leggera potete anche non aggiungere nulla se non i pomodori.

Come fare la galette al pomodoro

Ingredienti

Per la pasta brisée:
240 g farina 00
160 g burro
Sale
6 cucchiai acqua freddissima

Per il ripieno:
6 pomodori maturi
100 g ricotta fresca
2 cucchiai
2 cucchiai pesto
1 tuorlo

Procedimento

Versate la farina e il sale in una ciotola e aggiungete il burro freddo tagliato a cubetti piccoli.
Lavorate il burro con la punta delle dita senza scioglierlo completamente. Devono rimanere dei pezzettini nell’impasto così la crosta dopo la cottura, sarà più friabile.
Aggiungete poco alla volta l’acqua freddissima e mescolate velocemente con un cucchiaio. Formate una palla, avvolgetela nella pellicola trasparente e lasciatela riposare in frigorifero per almeno un paio di ore.
Riprendete l’impasto e stendetelo realizzando un cerchio non troppo sottile.
 Mescolate la ricotta con il pesto e spalmate il composto al centro del cerchio lasciando 5 cm liberi nel bordo. 
Affettate i pomodori e disponete le fettine sopra la ricotta. 
Ripiegate i bordi della galette sopra il ripieno e spennellate i bordi con un tuorlo sbattuto.
Infornate a 210° per 15 minuti, poi abbassate la temperatura a 180° e lasciate cuocere per altri 30/40 minuti.

Mini galette

Ovviamente per preparare le mini galette il procedimento è lo stesso, ma l’impasto deve essere diviso in più parti, a seconda delle dimensioni che volete ottenere.
Indicativamente possiamo dire che con queste dosi otterrete circa 4 mini galette perché non devono essere eccessivamente piccole. Regolatevi con una fetta di pomodoro per capire quale deve essere la circonferenza giusta.
Per quanto riguarda la cottura dimezzate i tempi.

Perché Unesco, perché Bottura – La Cucina Italiana

Perché Unesco, perché Bottura - La Cucina Italiana

Una nuova avventura aspetta tutti i lettori de La Cucina Italiana. Scopritela insieme a un ospite molto speciale.

Mercoledì 27 maggio, 9:41. «Luglio, luglio, luglio». È il WhatsApp con cui cerco di far colpo su Massimo Bottura. Abbiamo pensato che sia tempo di candidare la cucina italiana come Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco – non il magazine, proprio la tradizione culinaria italiana, e stavolta tutta intera senza campanilismi, in quella che due nostri amici a pag. 10 chiamano «la sua straordinaria biodiversità».

Abbiamo scelto di lanciare la candidatura con una serie di numeri guest edited dai più grandi chef del Paese. E abbiamo deciso che il primo, luglio, deve essere firmato da lui. Che però prima non reagisce: vedo solo la spunta blu. Poi chiama per dirmi che è una follia. E lo capisco: siamo alla vigilia del 2 giugno, la Festa della Repubblica che Bottura ha scelto come data simbolica per riaprire l’Osteria Francescana, tre stelle Michelin, uno dei ristoranti più famosi al mondo, e altre sue svariate attività, come Casa Maria Luigia, stanno per ripartire dopo la pandemia. Ma insisto. E il 28 maggio, mattina presto, mi richiama. «Certo che tu non molli, ragazza». Pausa (lunghissima). «Va bene, facciamolo». Così siamo partiti per questa meravigliosa avventura, con un giornale diverso ma fedele a se stesso.

Questo numero è immaginato, cucinato, fotografato e scritto a tempo di record seguendo la filosofia di Bottura, che è poi così vicina alla nostra. Ma soprattutto è il fischio d’inizio di una nuova impresa: candidare come Patrimonio dell’Umanità – e sembra incredibile che non sia già stato fatto – la cultura culinaria più amata del mondo (l’artista di fama mondiale che ha firmato la copertina, JR, è francese, per dire). Il motore è acceso. Posto a bordo ce n’è. Venite con noi?

P.S. Ringrazio Fedele Usai perché alza sempre l’asticella un po’ più su, verso il cielo d’Italia.

 

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