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Rosticceria a Palermo, i 10 migliori indirizzi

La Cucina Italiana

«Mal che vada, ci mangiamo un pezzo di rosticceria». È una frase che con molta probabilità vi capiterà di ascoltare in Sicilia durante un tour alla scoperta delle bellezze di Palermo in compagnia di un amico nativo del posto. I pezzi in questione sono pizzette, calzoni, ravazzate, rollò e altri mitici prodotti da forno figli della gastronomia locale, vero oggetto di culto e adorazione da parte di intere generazioni di palermitani Doc.

Una questione identitaria

«A Palermo, la rosticceria ha incarnato da sempre il concetto di comfort food, prima ancora che esistesse una definizione del genere per indicare l’universo di sensazioni, affetti e appetiti che una pietanza fosse in grado di generare», afferma Gaetano Lombardo, autore del libro Crocchè, il cibo di strada di Palermo nel mondo. « È una questione identitaria: ogni palermitano ha almeno un ricordo felice legato ai “pezzi” della sua vita: dalle colazioni ipercaloriche, rigorosamente salate, prima della scuola o a ricreazione, fino allo spuntino nel cuore della notte con le comitive adolescenziali. Ma anche la pausa pranzo veloce, lo sfizio fuori dai pasti o la cena “al volo” consumata di fretta per strada. Insomma, la garanzia di avere in ogni momento della giornata un’alternativa valida, golosa ed economica. E il bello è che c’è solo l’imbarazzo della scelta, perché in fondo cedere alla tentazione del pezzo di rosticceria non è mai veramente un’alternativa, bensì una scelta convinta, un atto d’amore e di gola, da rinnovare giorno dopo giorno, per sempre».

L’ingrediente principe: la brioche

Una vera storia d’amore dunque quella che lega i palermitani agli iconici pezzi di rosticceria. Comune denominatore è senza dubbio la “brioche”, un pane soffice e profumato ottenuto mescolando farina, strutto e lievito, capace di sposarsi alla perfezione con gli ingredienti del condimento ed esaltare ogni singolo sapore. A rendere unica la pasta brioche è lo zucchero: «L’impasto della rosticceria palermitana», prosegue Gaetano Lombardo, «è sempre vagamente dolciastro e incontrando il pomodoro, i formaggi e i salumi genera un’esperienza di gusto sempre diversa. Questo è il motivo per cui anche la pizzetta, il più semplice dei pezzi, è tutt’altro che una piccola pizza, ma una pietanza originale con una personalità forte e inconfondibile. A partire dai classici della tradizione, il calzone con prosciutto e mozzarella, il rollò con il wurstel, la ravazzata o la rizzuola con il ragù, il crostino con la besciamella, negli ultimi anni anche la rosticceria palermitana, nata povera come tutti i cibi da strada, è stata al centro di un processo di rivisitazione grazie all’uso di condimenti prelibati e di un rinnovato gusto estetico nella composizione, sdoganando abbinamenti inediti e forme creative. Intramontabili poi i fritti, con sua maestà l’arancina in testa alla classifica e alcuni must come lo spitino, che unisce ragù e besciamella in una composizione a strati interamente impanata e cotta nell’olio bollente».

Le 10 migliori rosticcerie palermitane

La Romanella – Via Giacomo Leopardi 12 

Ricerche frequenti:

Sicilia, 5 prodotti tipici che forse non avete mai provato

Sicilia, 5 prodotti tipici che forse non avete mai provato

Un viaggio non è mai completo senza l’acquisto di souvenir e prodotti che richiamano il luogo della propria visita. Per gli amanti dell’enogastronomia, il più delle volte i souvenir coincidono con chicche gastronomiche scovate e degustate durante il viaggio, dal vino locale prodotto da uve autoctone all’insaccato confezionato ancora come una volta

La Sicilia è un’isola colma di prodotti enogastronomici unici che originano da ogni valle, cittadina, montagna e cala, come attestano i 51 Presidi Slow Food. La grande diversità di prodotti è merito sia della biodiversità del paesaggio e della prosperità del terreno – pieno di minerali di origine vulcanica – sia delle tradizioni e della ricchissima cultura gastronomica che l’isola vanta da secoli. 

Alcuni prodotti, come i pistacchi di Bronte, caciocavallo di Ragusa e pomodoro di Pachino hanno ormai raggiunto fama globale, mentre molti altri rimangono delle chicche da scoprire

Frutta e verdura di stagione: la spesa di giugno

La Cucina Italiana

L’estate ormai è alle porte, e giugno è il periodo giusto per iniziare ad acquistare la frutta tipica dell’estate: meloni e pesche, soprattutto. Anche se gli indiscussi protagonisti del mese sono loro: le fragole e le ciliegie. Ecco allora quali sono i frutti e le verdure di stagione del mese di giugno.

Addio arance, benvenuti duroni

Prima di addentrarci tra i frutti dell’estate, vale però la pena nominare quei prodotti che, a giugno, sparano le loro ultime cartucce. Le arance di produzione italiana sono ormai sono sempre di meno, rimane solo l’ultimo raccolto di maggio delle Valencia e delle ovali, oltre a quelle conservate in cella frigorifera. Giugno, come maggio, è il periodo delle fragole, che arrivano sui banchi di negozi e supermercati principalmente dalle regioni del Sud Italia. A maggio abbiamo assaggiato le prime ciliegie, ma è a giugno che possiamo trovare quelle migliori: i duroni di Vignola, ma anche quelli di Verona e le varietà pugliesi.

Che siano maturi

Via libera ai primi meloni, anche se occorre fare attenzione perché si possono trovare frutti ancora poco maturi e privi della loro tipica dolcezza. Per scegliere quello giusto occorre premere le due estremità: il melone non deve essere né troppo duro, né troppo molle. Se è ancora troppo acerbo, si può conservare ancora per qualche giorno fuori dal frigo per farlo maturare. Per il cocomero è ancora un po’ presto, ma con un po’ di attenzione si possono già trovare angurie dolcissime. Per riconoscere quelle migliori occorre controllare che la buccia sia di colore verde intenso, senza ammaccature, mentre il punto in cui toccava terra deve essere color giallo crema. Se invece è verde, allora è ancora acerba. Vale anche il metodo dei “colpetti”: un rumore “sordo” indica un frutto maturo. Inizia anche il periodo delle pesche a pasta bianca: dopo quelle a pasta gialla, che già si potevano trovare a maggio, in supermercati e negozi si potranno trovare quindi anche le deliziose pesche tabacchiera. Alla fine del mese sarà anche il turno delle albicocche. Tra i frutti di bosco, a giugno inizia anche il periodo di raccolta dei lamponi, del ribes e delle fragoline di bosco.

Basket of fresh fruits and vegetables — Image by © Angela Drury/Corbis© Angela Drury/Corbis

Fagioli e piselli ok

E la verdura? Ultime cartucce da sparare per gli asparagi coltivati, così come per quelli selvatici. E lo stesso vale per gli agretti (o barbe di frate o barbe di negus). Per quanto riguarda i carciofi, dite addio alle mammole (o romaneschi), visto che gli ultimi raccolti avvengono nel mese di maggio. Giugno è invece il periodo giusto per le fave, che abbiamo visto già debuttare a maggio. Sempre più spesso si potranno trovare pomodori di qualità, e di tutte le varietà. E, con l’arrivo dei peperoni nostrani, finalmente si avrà a disposizione il classico “tridente” dell’estate: zucchine, melanzane e appunto peperoni. Con la possibilità di assaporare anche gli ottimi fiori di zucca. Aumenta la frequenza con la quale, sui banchi di negozi, mercati e supermercati, si possono trovare i nostri fagiolini, anche se il periodo migliore rimane il mese di luglio. Lo stesso vale per i piattoni (o taccole). Giugno è il periodo giusto anche per i primi cetrioli, per i fagioli e per i piselli. Per quanto riguarda le insalate, questo è il periodo delle lattughe (romana, cappuccio, lollo, trocadero), della scarola e della cicoria.

Frutta e verdura di stagione la spesa di giugno
Cuori di lattuga e cipollotti rossi con maionese alla senape e pistacchi

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