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Nutellotti, i biscotti con 3 ingredienti. La ricetta

La Cucina Italiana

I nutellotti sono la merenda perfetta da preparare in onore del 5 febbraio, giorno del Nutella Day, ma anche tutti gli altri giorni dell’anno! La ricetta è semplicissima, e per realizzarli non servono che 3 ingredienti: sono dolcetti davvero magici. Ciò che otterrete sono dolcetti simili a biscotti con una soffice base di Nutella (si possono preparare anche con creme alla nocciola simili fatte in casa, anche con crema alla nocciola vegana), e un cuore cremoso: irresistibili.

Vi abbiamo convinti, vero? Fruste alla mano e lasciatevi trasportare dalla bontà assoluta di questi biscottini.

Nutellotti, la ricetta

Ingredienti per 12 pezzi

  • 1 uovo
  • 150 g farina
  • 200 g di crema alle nocciole tipo Nutella o simili

Per la farcitura

  • 150 g di crema alle nocciole tipo Nutella o simili
  • granella di nocciole q.b. a piacere

Procedimento:

  1. Iniziamo la preparazione dei nutellotti, montando l’uovo con le fruste a mano o a motore per qualche minuto.
  2. Raggiunta una consistenza spumosa, unite pian piano la crema alle nocciole tipo Nutella o simili, rigorosamente a temperatura ambiente (non dal frigo, altrimenti sarebbe troppo solida e diventerebbe difficoltoso riuscire a lavorarla bene) e la farina setacciata.
  3. Amalgamante fino ad avere un composto omogeneo senza grumi.
  4. Avvolgete l’impasto con un velo di pellicola trasparente e lasciate riposare in frigorifero per circa 10 minuti.
  5. Passati i 10 minuti, riprendete il panetto e andate ad eliminare la pellicola come prima cosa. Formate delle piccole palline di circa 30 g ognuna.

Teresa Mannino: «A Milano fate il brunch, noi mangiamo i cazzilli»

Teresa Mannino: «A Milano fate il brunch, noi mangiamo i cazzilli»

A Sanremo 2024 tra i co-conduttori ci sarà anche Teresa Mannino che, al 74° Festival di Sanremo 2024, al via il prossimo 6 febbraio, affiancherà il conduttore e direttore artistico Amadeus la sera di giovedì 8. Autrice e attrice comica siciliana, classe 1970, la Mannino “con uno sguardo unico e originale osserva e racconta ciò che accade nel mondo piccolo delle relaziono private e in quello grande dello scenario pubblico”, si legge nella sua bio.

Amadeus, la Mannino e lo chef Andrea Berton. “Abbiamo scelto gli ingredienti, adesso li dobbiamo solo mescolare”. (@teresamannino_official)

Differenze a tavola tra Nord e Sud

«Sono prontissima, perché è da una vita che mi preparo», aveva dichiarato qualche tempo fa al Tg1. «Ma non a Sanremo, bensì a dire quello che penso, che è quello che farò anche su quel palco». E sul palco dell’Ariston la Mannino non deluderà. Le sue gag raccontano di sé, una siciliana trapiantata al nord, a Milano, ma anche del rapporto tra uomo e donna, genitori e figli, spezzo puntando sulle differenze tra nord e sud, che ruotano perlopiù attorno al rapporto con il cibo e il rapporto con il tempo. «Il cibo per noi meridionali è legato alla sfera emotiva, a Milano qui regalate i fiori, noi vassoi di dolci. Il weekend per noi non esiste, perché abbiamo il pranzo della domenica con i parenti, che sono due alla fine, uno per mangiare l’altro per digerire. Il nostro non è il vostro il brunch, abbiamo pasta con le sarde, melanzane imbuttunate e cazzilli fritti». E proprio i cazzilli fritti sono tra le bontà della cucina tradizionale siciliana, golosi crocché di patate tipici del cibo di strada palermitano. A Palermo infatti si trovano in tutte le friggitorie, ma si servono con le panelle, la variante fritta della farinata di ceci. Ecco la ricetta e cinque consigli per non sbagliare.

Renon: dove mangiare e bere vista Dolomiti

La Cucina Italiana

Arriva a Bolzano, dirigiti alla funivia del Renon. Un dondolio tenue darà leggerezza al tuo salire veloce. Valli, prati, castelli, sentieri lontani e… le Dolomiti. Arrivato, avrai alla tua destra il Park Hotel Holzner 1908. Con la sua elegante architettura liberty, come nell’aria di quella operetta*, «tra i monti azzurri ed il ciel, è dolce asilo che invita a farci godere la vita». Accadrà cenando al 1908 Restaurant. Stephan Zippl, lo chef, ti condurrà in un «mercato» di sapori. Il piatto che svela uno dei segreti di questa impareggiabile cucina è il «100% Aspinger» e capirai presto perché.

Di fronte al ristorante, la stazione del treno del Renon, realizzata nel 1907. Il piccolo treno rosso attraversa boschi di abeti e pascoli. Fermandosi a richiesta, collega villaggi e fattorie arrivando puntuale alla stazione di Collalbo. Un consiglio: il caffè Lintner a pochi metri dallo storico hotel Bemelmans Post. Ti suggerisco un bicchiere di latte con una fetta delle loro torte: quella di ricotta, la Sacher, la torta di grano saraceno con marmellata di ribes rosso, la Linzer con il lekvar* di lamponi, il loro confortevole strudel. Da Collalbo, la SP73 ti porterà a Barbiano. Chiedi del maso Aspinger. Harald Gasser e la sua famiglia vivono in questo podere che fu del padre, del nonno, comperato dal bisnonno. Erbe e piante ovunque: nei vasi grandi e piccoli del garage, negli orti lungo la collina, nelle cassette di legno accanto al fienile, sotto le finestre del soggiorno, lungo la strada che sale al paese. Osserva: nel maso Aspinger, le piante, gli ortaggi, le erbe, sono coltivate e vivono come in un’unica, grande, composita, «dinamica» comunità che sembra in costante movimento. Presta attenzione se Harald parlerà del diritto di migrare delle piante. Comprenderai quante cose restano ancora da svelare, capire. Petra, la moglie, è maestra d’ospitalità. Sa convincere un’amica della suocera a cucinare per te la «zuppa di trippe» come nessuno più fa: farina bruciata, aglio, burro (se c’è), alloro e un po’ di aceto di vino prima di servirla calda. La sua insalata, servita nella terrina smaltata, è un giardino che va raccontato, stagione per stagione. Harald e il padre Gebhard panificano il loro pane con farina di grano duro, segale, cumino selvatico, anice e un po’ di «trifoglio del pane»; qui lo chiamano anche «erba zingara». Sentirai friggere nella padella le polpette servite poi con un purè fatto con la varietà di patate Sieglinde, la migliore. Sappi che la polpetta è di sola carne di zebù nano: niente farina, niente pangrattato, niente uova, niente di niente. Croccanti, succose, saporite. Harald ha scelto di allevare lo zebù nano srilankese perché è razza rustica, sana, mansueta. Bevi con attenzione il loro vino rosso servito nel coccio grigio. Il sapore è pieno, soddisfacente e consolatorio. La vigna la impiantò il bisnonno, il vitigno è antico, in giro se ne è persa la memoria. Sarà una giornata perfetta se Petra avrà preparato anche la torta di papavero, servita con la panna della latteria di Lagundo montata a mano. Farina di nocciole, burro, uova, zucchero, le piccole mele Gravensteiner e farina di semi di papavero. Le piante sono coltivate vicino alla stalla, solo due metri quadrati di coltura, come vuole la legge. I sapori indimenticabili che l’ospitalità di Petra e dei figli Aron e Noah offrono sono saperi se li saprai cogliere. «L’ascolto» e l’attenzione che Harald dedica alle sue essenze vegetali ridonano al verbo coltivare il senso, l’intenzione del gesto primigenio: colere = coltivare, incolere = abitare, coltura = cultura. Mettiti in viaggio…

*Al Cavallino Bianco, operetta in tre atti di Ralph Benatzky, su libretto di Hans Müller-Einigen e Erik Charell e testi di Robert Gilbert rappresentata la prima volta l’8 novembre 1930, Großes Schauspielhaus.
*Una confettura densa o burro di frutta di origine ungherese.

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