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Festival Franciacorta: arriva la nuova Digital Edition

Festival Franciacorta: arriva la nuova Digital Edition

A Giugno 2021 arriva la prima edizione digitale e internazionale dei Festival Itineranti

Il Festival Franciacorta, dopo aver viaggiato per tutta Italia ed aver toccato le più importanti città internazionali, da Londra a New York, da Monaco di Baviera a Tokyo, da Zurigo a Edimburgo, per la prima volta diventa anche digitale e globale. Nel mese di giugno si terranno, su diverse piattaforme digital e social, una serie di eventi che raggiungeranno esperti e appassionati del vino in tutto il mondo, per scoprire di più sul mondo Franciacorta.

Si partirà il 7 giugno con un seminario di approfondimento in lingua inglese su Franciacorta Satèn, Rosé e Dosaggio Zero dedicato ai professionisti del vino; a partire dal 9 giugno, ogni lunedì e mercoledì May Matta-Aliah, ambassador di Franciacorta in USA, intervisterà in diretta Facebook diversi produttori franciacortini parlando di storia, di biodiversità e delle diverse tipologie di Franciacorta.

Per quanto riguarda i wine lover italiani, ogni martedì del mese ci saranno delle dirette Instagram con Nicola Bonera, sommelier già insignito del titolo di Migliore Sommelier d’Italia, che dialogherà con importanti esperti del food – Chiara Maci, Gnambox e Lorenzo Biagiarelli – per trovare i migliori abbinamenti, mentre il 17 giugno si parlerà di storia con la presentazione in diretta Instagram del libroLe origini del Franciacorta nel Rinascimento italiano”.

Un palinsesto internazionale per la prima edizione digitale del Festival Franciacorta. Il programma completo si può consultare online su www.franciacorta.net

È in edicola il numero di maggio!

È in edicola il numero di maggio!

#LaCucinaItalianaGoesToUnesco: con il numero di maggio prosegue l’ambizioso progetto de La Cucina Italiana per candidare all’Unesco la “cucina italiana” quale patrimonio immateriale dell’umanità

Esce in edicola il 27 aprile il nuovo numero de La Cucina Italiana che prosegue il suo ambizioso progetto di comunicazione volto a sostenere il valore universale della cultura gastronomica italiana: una grande iniziativa corale per candidare all’Unesco la “cucina italiana” quale patrimonio immateriale dell’umanità.

La copertina del numero di maggio

Proprio con il numero di maggio esordisce la rubrica di Massimo Montanari, storico dell’alimentazione e professore dell’Università di Bologna, nonché presidente del comitato scientifico per sostenere la candidatura della cucina di casa italiana in sede Unesco (nel marzo 2022) formato grazie all’impegno del mensile di Condé Nast Italia. Una riflessione quella del Professore che sottolinea l’importanza della nostra diversità ma ancora di più della nostra capacità di condivisione: il concetto di fare sistema, idea che La Cucina Italiana porta avanti dal numero di debutto del progetto nel luglio del 2020 quando esordì con un’intervista doppia tra Giuseppe Lavazza e Andrea Illy per poi proseguire con Parmigiano Reggiano e Grana Padano, Amedei e Domori, Maurizio Zanella e Matteo Lunelli rispettivamente Ca’ del Bosco e Cantine Ferrari (Franciacorta versus Trento Doc), per citarne alcuni.

Oggi i protagonisti sono lo chef tre stelle Michelin Mauro Uliassi e il bistellato Moreno Cedroni, vicini di ristorante nella loro regione, le Marche, e per niente in difficoltà ad allearsi sotto la bandiera del tricolore. Anzi. Cucina regionale con un focus su Parma capitale della cultura Unesco 2021, la biodiversità e la filiera sono i valori raccontati anche in questo nuovo fascicolo della testata amata da Filippo Tommaso Marinetti, protagonista del futurismo, che saranno poi il centro nevralgico della candidatura. Sarà poi uno dei più importanti esperti del Paese a parlare di formaggi e della loro diversità, di tutta la cultura del territorio che c’è dietro ogni preparazione. Vino sostenibile, l’eccellenza enologica rappresentano un altro capitolo importante verso Parigi così come il racconto di Laura Zegna, della celebre famiglia di industriali, che apre le porte dell’oasi di famiglia, emblema di sviluppo ambientale. E poi, Massimo Bottura. Il cuoco modenese già numero 1 al mondo e detentore di tre stelle Michelin con la sua Osteria Francescana, sarà ancora una volta protagonista e fervido sostenitore del progetto, partecipando a una diretta Instagram, il 7 maggio alle ore 12, che vuole raccontare all’audience del magazine l’importanza della candidatura all’Unesco.

La Cucina Italiana il 19 Maggio dà inoltre appuntamento per il primo webinar Il futuro che ci aspetta”. Nuovi modi di stare a tavola all’insegna della sostenibilità e della biodiversità” volto alla valorizzazione delle eccellenze del nostro Paese che si caratterizzano per un approccio virtuoso. Un evento digitale aperto al pubblico che si inserisce in un calendario che prevede 3 appuntamenti durante l’anno, nei quali il tema della sostenibilità e della biodiversità saranno centrali. Verranno coinvolti gli attori della Filiera Enogastronomica italiana in una conversazione mirata sui grandi temi al centro dei settori del food&beverage, con uno sguardo al futuro del consumo. Partner dell’iniziativa Alce Nero, Guido Berlucchi, Mielizia, Consorzio dell’Asti D.O.C.G., Consorzio Franciacorta, Parma City of Gastronomy, Santa Margherita Gruppo Vinicolo, esempi eccellenti di un approccio volto a valorizzare la biodiversità del territorio con un approccio etico e sostenibile.

Master of Wine Gabriele Gorelli: i suoi consigli vino

Master of Wine Gabriele Gorelli: i suoi consigli vino

Nessun connazionale aveva mai conquistato il titolo di Master of Wine. Ora è di Gabriele Gorelli: sarà il fiero ambasciatore dei nostri vini nel mondo

Abbiamo incontrato il Master of Wine Gabriele Gorelli, primo in assoluto a conseguire il titolo in Italia. Ci ha raccontato il suo percorso e alcuni consigli imperdibili sul vino.

Chi è Gabriele Gorelli?

Nato nel 1984 a Montalcino, Gabriele Gorelli si è accostato al vino anche grazie al nonno, che è stato il più piccolo produttore della zona. Nel 2004 ha fondato la Brookshaw&Gorelli, agenzia di design per la comunicazione del vino e, nel 2015, la KH Wines, società di consulenza per il marketing di vino all’estero. Avido viaggiatore, ricarica le batterie con il trail running e lo yoga.

Un’impresa per pochi

Il The Institute of Masters of Wine è la più autorevole organizzazione dedicata alla conoscenza e al commercio del vino. Solo 418 persone nel mondo si possono fregiare del titolo e prima di Gabriele Gorelli nessun italiano era riuscito nell’impresa. «Ho cominciato per incoscienza, con l’illusione di avere risorse illimitate e di poter riuscire, col dovuto impegno. Quando l’Istituto, nel 2014, ha tenuto il suo primo Simposio in Italia, ho superato la selezione con altri quattro italiani. Il percorso è stato molto duro, ti condiziona l’esistenza per anni, non importa se è domenica o Natale: ci si sveglia prestissimo e si studia. La prima volta che ho sostenuto l’esame dello stage 2 (4 giorni, 36 vini alla cieca e 13 saggi multidisciplinari) ho fallito la maggior parte delle prove, ma ho superato la delusione scoprendo la mattina stessa che era in arrivo il mio primo figlio! L’ultima volata verso il titolo, il progetto di ricerca, è stata particolarmente difficile. Mi è mancata quella sensazione di “essere nella stessa barca” che si condivide tra studenti prima di un esame. È stata una fase solitaria, a tratti logorante. Durante quei mesi, i più stressanti, anche la mia pasta madre si rifiutava di lievitare! Ma le emozioni che ho provato quando è arrivata da Londra la telefonata che confermava il titolo hanno cancellato le cicatrici di anni di sacrifici».

Da assaggiare almeno una volta

«Il Brunello di Montalcino 1985 di Mastrojanni, vino di altri tempi, ma al contempo di una modernità indescrivibile (50 euro l’annata corrente, mastrojanni.com); il Barolo Sorì Ginestra 2001 di Conterno Fantino, un monumento all’enologia italiana, che esprime maturità e potenza con innata delicatezza e grande equilibrio (82 euro l’annata corrente, conternofantino.it). Chiude la carrellata il Vecchio Samperi Quarantennale di Marco De Bartoli, un vino iconico, senza tempo, capace di stupire per complessità e raffinatezza (510 euro, marcodebartoli.com)».

Saranno Famosi (ma voi scopriteli ora)

«In Trentino c’è il Vin de la Neu 2018 di Nicola Biasi, un bianco dalla varietà Piwi johanniter (le uve resistenti alle malattie fungine) della Val di Non, che fermenta in barrique: ha l’ambizione di diventare un’icona (100 euro, vindelaneu.it). Arriva dalle Marche l’MG 60 di Marco Gozzi, un Metodo Classico frutto di una poliedrica cuvée di verdicchio e chardonnay (60 euro, mg09.it). In Puglia, consiglio i vini vivaci di L’Archetipo, un’azienda familiare che persegue un modello di sostenibilità sincera (larchetipo.it)».

Buon bere quotidiano

«In Veneto, dico il Valpolicella 2020 di Bertani, un’espressione energetica di un territorio che dà vini delicati con una caratterizzante nota salina (12 euro, bertani.net). Dall’Emilia-Romagna, il Lambrusco di Sorbara Leclisse 2019 di Paltrinieri è frizzante e vivo, di insospettabile profondità e purezza (11 euro, cantinapaltrinieri.it). In Toscana, il Flower Power 2019 di Podere 414, da uve sangiovese, è un approccio identitario e gastronomico al rosato (9 euro, podere414.it). Dall’Abruzzo, il Pecorino Castello di Semivicoli 2019 di Masciarelli è un bianco mediterraneo, brillante compromesso tra austerità e aromaticità (12 euro, masciarelli.it). In Sicilia, consiglio il Vittoria Frappato Bell’Assai 2019 di Donnafugata, un rosso agile e succoso, vibrante come la primavera (14 euro, donnafugata.it)».

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