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L’abbacchio di Natale: la ricetta della Sora Lella

La Cucina Italiana

Che voglia d’abbacchio di Natale… Pensate che divertimento doveva essere il pranzo di Natale a casa Trabalza-Fabrizi e che bontà con i piatti della tradizione romana cucinati dalla Sora Lella, al secolo Elena Fabrizi. Abbiamo chiesto di raccontarcelo a Renato Trabalza, uno dei nipoti che oggi è alla guida della storica Trattoria Sora Lella all’Isola Tiberina, insieme a Mauro, Simone ed Elena.

I nipoti Trabalza davanti alla trattoria Sora Lella.

La suggestione di un Natale in cui ci si riuniva in famiglia, «non eravamo mai meno di dieci», ricorda Renato, con la nonna che cucinava per tutti. Per loro la nonna vera, per tutti la mitologica nonna dei film di Carlo Verdone, da Acqua e sapone a Bianco, rosso e Verdone.

Le sue ricette, che raccontano di una verace romanità, le troviamo raccolte nel libro pubblicato da Giunti dal titolo Annamo bene, espressione ricorrente nei film, che alla fine è diventato un meme. «La nonna cucinava a occhio e non c’era un suo ricettario da cui poter attingere, però sia mio padre che io siamo sempre stati con lei in cucina e grazie ai ricordi e all’esperienza ho messo nero su bianco le ricette di famiglia tramandate negli anni e che tuttora si preparano sia in casa sia al ristorante» racconta Renato.

Torta Babbo Natale – Ricetta di Misya

Torta Babbo Natale

Innanzitutto iniziate a montare il burro con zucchero e sale, quindi incorporate uovo e vaniglia.
Nel frattempo che il burro monta mescolate in una ciotola a parte latte yogurt e colorante alimentare.

Incorporate nell’impasto, in 3 riprese, la farina setacciata e poi anche il composto colorato.

Unite in una ciotolina bicarbonato e aceto, mescolate e aggiungeteli subito all’impasto.

Versate tutto nello stampo rivestito di carta forno e cuocete per circa 35 minuti in forno ventilato preriscaldato a 180°C (mi raccomando, fate sempre la prova stecchino, se dovesse uscire umido abbassate la temperatura a 170°C e cuocete per altri 10 minuti), quindi sfornate e lasciate raffreddare completamente.

Preparate la crema: montate in una ciotola mascarpone e Philadelphia con lo zucchero a velo; a parte, montate la panna ben fredda di frigo, quindi unite la panna ai formaggi, mescolando delicatamente con un movimento dal basso verso l’alto, per non farla smontare, poi versate la crema in una sac-à-poche con il beccuccio a stella non troppo piccolo.

Tagliate la base a metà in senso orizzontale, ricavando 2 dischi.
Mettete un disco sul piatto da portata che avete scelto, farcitelo con la crema e coprite con il secondo disco.

Mettete un pochino della crema in una ciotolina e aggiungete il colorante rosa.

Decorate la torta: usate la crema rosa per il viso, spalmandola con una spatola per renderla liscia e uniforme.
Con la crema bianca create barba e capelli, usando la sac-à-poche, in modo da renderli boccolosi.

Colorate la crema restante di rosso e create vestito e cappuccio di Babbo Natale, completando con occhi e naso di Smarties.

La torta Babbo Natale è pronta, non vi resta che portarla in tavola e stupire tutti i vostri ospiti.


Il miglior pandoro artigianale: la selezione per Natale 2023

Il miglior pandoro artigianale: la selezione per Natale 2023

Qual è il miglior pandoro artigianale del 2023? Ecco – finalmente – la nostra selezione!

Il mondo, almeno a Natale, si divide in due categorie: gli oltranzisti del panettone e i fan del pandoro. Quest’ultimo è stato per lungo tempo sottovalutato, ma oggi non è più così. Il pandoro, come lo conosciamo, ha una tradizione relativamente recente: il dolce ha un anno di nascita, il 1894, e un “padre”, il pasticciere Domenico Melegatti, che “brevettò” la ricetta di un dolce fatto di farina, lievito, uova e tanto, tantissimo burro.

Quello del pandoro artigianale era ed è tuttora un impasto ricchissimo, per nulla facile da lavorare. Per questo non tutti i pasticcieri che producono panettone si cimentano nella lavorazione del dolce tipico di Verona, e per questo è considerato una sorta di banco di prova per i migliori.

Non solo: se l’impasto, così ricco, deve essere perfettamente lavorato per crescere in altezza ad assumere la forma che tutti conosciamo, le fasi successive non sono meno impegnative – dalla lievitazione lunghissima alla cottura, che deve avvenire in un apposito stampo, fino al riposo dopo la cottura. E sono i dettagli a fare la differenza: l’influenza delle temperature, la capacità manuale dell’artigiano pasticcere, la scelta delle materie prime che devono essere di primissima qualità.

E se realizzare un buon pandoro artigianale è una faccenda complicata, anche sceglierlo non è facilissimo. Se decidiamo di uscire dagli schemi e dagli scaffali del supermercato, dobbiamo farci guidare non più dalle pubblicità, ma dalle etichette e dai nostri sensi: all’assaggio il pandoro deve essere soffice, non stopposo o elastico, e deve avere un profumo di burro che avvolge e conquista. Questo è l’ingrediente chiave, che deve essere freschissimo, e possibilmente di centrifuga. Non ci sono orpelli nel pandoro, niente canditi, uva passa o frutta secca: la sua caratteristica è la semplicità, e per questo, come tutte le cose semplici, deve essere perfetto.

Differenze tra pandoro artigianale e pandoro della grande distribuzione

Come dicevamo, le differenze tra un pandoro artigianale e uno della grande distribuzione possono riguardare diversi aspetti – a partire dagli ingredienti fino al processo di produzione, passando per qualità e tradizione. Ecco alcune differenze che solitamente si riscontrano:

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