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Spaghetti alla carbonara, consigli per chi è a dieta

La Cucina Italiana

Gli spaghetti alla carbonara sono uno dei piatti della cucina laziale maggiormente apprezzati all’estero. Lo rivela Uber Eats. La piattaforma di food delivery, in occasione del Carbonara Day del 6 aprile, ha stilato una vera e propria classifica dei Paesi del mondo che lo ordinano maggiormente. Se all’estero, soprattutto in Portogallo, in Francia e nel Regno Unito, gli spaghetti alla carbonara sono tra i piatti italiani più richiesti a domicilio, nel nostro Paese invece si preferisce prepararli in casa. Ma quali sono gli accorgimenti da seguire per fare un piatto di spaghetti alla carbonara gustoso e allo stesso tempo leggero e consumarlo senza problemi per la linea e la salute? Del resto, un piatto di spaghetti alla carbonara porta all’incirca 650 calorie… Ecco le dritte da seguire per poterli mangiarli anche a dieta.

Abbinamenti e porzioni ok

«Essere a dieta non significa dover rinunciare a tavola al piacere delle cose buone, come gli spaghetti alla carbonara, ma riuscire a migliorarne l’impatto sulla linea e sulla salute», spiega Valentina Schirò, biologa nutrizionista specializzata in scienze dell’alimentazione. «Questo però non significa che gli spaghetti alla carbonara possono essere consumati tutti i giorni, ma in generale anche una volta a settimana, a patto di seguire alcune indicazioni. Il primo accorgimento è di evitare nello stesso pasto altri zuccheri, già presenti nella pasta. Quindi no a riso, patate, pane, dolci e frutta. Occorre poi evitare il consumo di altre proteine (pesce, legumi, carne e derivati) che sono contenute nella maggior parte degli ingredienti di questo piatto, specialmente nel tuorlo delle uova, nel guanciale e nel formaggio (pecorino o parmigiano). Quindi sì agli spaghetti alla carbonara preparati secondo la tradizione, ma come primo e secondo piatto. Poi occorre non superare i 60 grammi a porzione e aggiungere al pasto delle verdure, ricche di acqua e minerali che facilitano i processi digestivi», suggerisce l’esperta. 

Dal punto di vista nutrizionale gli spaghetti alla carbonara forniscono un elevato apporto di grassi saturi, lipidi di cui è meglio non abusare per evitare problemi di peso e di salute, tra cui le malattie cardiovascolari.

Un altro accorgimento riguarda la cottura della pasta e la rosolatura del condimento. «L’ideale è cuocere gli spaghetti al dente per ridurne l’impatto sulla glicemia, i livelli di zuccheri nel sangue, e scegliere l’olio extravergine di oliva anziché lo strutto, che contiene colesterolo e altri grassi, potenzialmente dannosi».

Sostituzioni intelligenti per renderli più leggeri

Per rendere gli spaghetti alla carbonara più leggeri e aggiungere al piatto salute si possono fare alcune piccole sostituzioni nella classica ricetta. La prima riguarda la scelta del tipo di pasta. «Quella a base di farina integrale è da preferire perché ha un indice glicemico più basso di quella “bianca” ed è fonte anche di fibre che aumentano il potere saziante del piatto e rendono più lenta l’assimilazione dei carboidrati e dei grassi», suggerisce la nutrizionista Valentina Schirò. 

il personaggio di cui Milano aveva bisogno | La Cucina Italiana

il personaggio di cui Milano aveva bisogno
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Marcel Boum è tante cose: è casa, è cucina, è cultura, è persone, è incontro, è multiculturalità, è inizio. Potrei elencare molte altre parole perché Marcel Boum è una commistione di storie, colori e sapori, che saltano all’occhio, che toccano per la loro potenza, ma più di tutto per la loro propensione alla vita. Marcel Boum è, nel luogo comune africano, un personaggio inventato, l’equivalente del Mario Rossi italiano: un volto percorso da simboli ed elementi, un autoritratto in cui tutti possono riconoscersi. È lo stesso volto che si trova rappresentato nel ristorante che sorge in via Savona 13 a Milano, che prende appunto il nome di Marcel Boum.

Aperto nel giugno 2022, si tratta di un luogo per provare la cucina africana in maniera nuova, divertente, colorata e semplice. L’offerta è infatti presentata a mo’ di street food, con una piccola sala calda e accogliente dove aspettare il proprio ordine o mangiarlo in maniera semplice e conviviale una volta preso. Si tratta infatti principalmente di take away, proprio per riproporre il concetto di street food. Qui si vuole far conoscere una cucina un po’ diversa da quella tradizionale africana, è una cucina di integrazione in tutti i sensi, fatta con gusti più gentili, per accomodare tutti, perché conviviale. Il ristorante, infatti, proprio attraverso il concetto di convivialità ha creato la propria identità.

Un progetto che promuove inclusività e multiculturalità attraverso la cucina

Ma facciamo un passo indietro. Marcel Boum è una start-up che nasce con un sogno più grande di una semplice cucina: nasce come idea di integrazione che, attraverso il cibo, chiude il cerchio e il proprio scopo. Ideato da Gaia Trussardi e Cesare Battisti, per la parte food, con l’idea di far conoscere a Milano un nuovo concept di cucina africana, ma non solo. Proprio a Milano, una città che accoglie senza riserve e dove tutti possono trovare il proprio posto, nasce un punto d’incontro tra una cultura africana contemporanea e di nuova generazione e un’Italia che ancora la percepisce lontana. Un progetto nato con con l’idea che siano proprio la conoscenza e il sapere i mezzi che portano all’inclusione. Non solo street food, infatti, da Marcel Boum è la cucina stessa a essere veicolo di integrazione sociale e culturale, grazie alla collaborazione con il centro accoglienza della Croce Rossa di Bresso: un modello imprenditoriale replicabile che possa accogliere e coinvolgere i richiedenti asilo, accompagnandoli in un percorso di integrazione e dando loro strumenti concreti per la professionalizzazione e l’indipendenza economica. Durante l’anno vengono organizzate giornate di vero e proprio Open Day per i ragazzi di Bresso, accompagnati da Marcel Boum per conoscere il progetto e sperimentare in prima persona una giornata in cucina o nel servizio, a contatto con il team e anche con i clienti. Un vero e proprio esempio di sistema a tutto tondo volto a integrare le persone, affinché possa funzionare non solo per uno, ma per tanti.

In cucina: un viaggio tra i sapori e i gusti dell’Africa

In cucina troviamo Prince, chef bresciano di 29 anni originario del Ghana a rappresentare gli africani di seconda generazione, esponenti di una nuova cultura e di nuove tradizioni. Al suo fianco il sous chef Riyan Khani, richiedente asilo proveniente dal centro di accoglienza che fin dall’apertura lavora con e per Marcel.
La proposta è quella di una cucina stagionale, con prodotti italiani, ma ricette provenienti da tutta l’Africa. La materia prima si sceglie in base alla reperibilità stagionale, creando una proposta prevalentemente vegetale. Ma la sostenibilità è a tutto tondo, perché Marcel Boum è quasi tutto plastic free: dai materiali Materbi all’acqua. Da Marcel Boum si esplora: la cucina è colorata e le proposte vanno dai cartocci ai piatti caldi. Per iniziare tre tipologie di fritti sfiziosi e croccantissimi: dal Mozambico i Fofos de Arroz, “arancino” di riso al cocco e gamberetti secchi con una piacevole salsa rosa alla zenzero; dallo Zambia Shima, polenta di mais bianco fritta accompagnata da salsa shito, piatto piccante e particolare, è amatissimo in Ghana, a base di gamberi e sardine essiccati, curry, paprika e olio extravergine d’oliva. Infine, Mihogo dalla Tanzania: manioca fritta con maionese al lime e pepe nero che rinfresca. Si passa poi dal Ghana con Fufu, gli gnocchi di platano alla piastra con una deliziosa salsa di cavolfiore, cocco, paprika e curry, battuto di limone verde e anacardi fino all’unico piatto – per il momento – a base di proteine animali: Yassa, dal Senegal, bocconcini di pollo con spezie, curcuma, curry e menta accompagnati da riso al cocco e olive nere. Ci sono anche Ugali della Tanzania, stufato di verdure alla curcuma e zenzero; o il Mpotompoto, il purè di patate dolci con coste ripassate e battuta di lime, peperoncino dolce e arachidi dalla tradizione originario del Ghana. Dalle ricette della Nigeria imperdibile il Riso Jollof cotto con salsa di pomodoro e con verdure speziate arrosto, un piatto molto semplice, ma gustosissimo grazie al metodo di cottura che rende il riso quasi croccante.

Il cuore di Marcel Boum: Gaia Trussardi e Cesare Battisti

Marcel Boum, come detto, nasce da un’idea di Gaia Trussardi, da sempre attiva sul tema dell’inclusività sociale e da anni collaboratrice della Croce Rossa Italiana di Bresso.

Donne chef: il talento non ha genere

Donne chef: il talento non ha genere

Alzano pentoloni pesanti le donne chef e, all’occorrenza, anche grossi sacchi di farina, esattamente come gli uomini – «Che poi, ma quando mai uno chef ha sollevato un sacco da 25 kg? E comunque, io quei kg li sollevo», dice Cristina Bowerman. Eppure ancora oggi le donne in cucina sono vittime di discriminazione e stereotipi. È quanto emerso al congresso Identità Golose 2023, dove tanti volti dell’alta ristorazione italiana sono venuti al nostro stand per parlare, tra le altre cose, anche di parità di genere in cucina.

Secondo un’indagine del 2020 le donne chef sono solamente il 4% circa su oltre 3300 chef in 28 nazioni. Non un caso, forse, a giudicare da quanto raccontato dalla viva voce di Caterina Ceraudo – chef del ristorante Dattilo di Strongoli (Kr), 1 stella Michelin, Cristina Bowerman, chef del Glass Hostaria di Roma, 1 stella Michelin, Franco Pepe, chef pizzaiolo di Pepe in Grani, a Caiazzo (Na) e Jessica Rosval, chef del ristorante Modenese di Massimo Bottura Casa Maria Luigia. Colpa di un modello di lavoro sbagliato e di un ambiente che guarda al genere e non al talento, dicono le protagoniste.

4 testimonianze sul tema delle donne chef

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