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15 cheesecake irresistibili: le prepariamo per la mamma?

La Cucina Italiana

Il sapore del formaggio ma dolce, che si appoggia su una base di biscotto: impossibile resistere alla cheesecake. Domenica 14 maggio è la Festa della Mamma e noi vi proponiamo ben 15 ricette tra le quali scegliere. Perché in fondo cosa c’è di meglio di un dolce preparato da noi per lei?

Nessun mazzo da mettere nel vaso ma un dono da assaggiare, gustare lentamente e perché no, da copiare. Dopo tanti anni di telefonate in cui le chiedevate consigli su questa e quella ricetta, ecco un piatto che saprà come stupirla. Scommettiamo che finalmente sarà lei a chiedervi la ricetta?

Come nasce la cheesecake?

La versione moderna della cheesecake, quella che amiamo tanto oggi, che viene consumata in tutto il mondo, con base croccante e crema al formaggio, nasce a Philadelphia nel 1872, ad opera del produttore lattiero-caseario James L. Kraft. Il dolce, quindi, è di origine americana ma anche noi italiani negli anni abbiamo imparato ad apprezzarlo moltissimo, così tanto che è doventato uno dei dolci stranieri più diffusi.

Come confezionare una torta

Se una torta non vi sembra abbastanza, è perché non la state guardando dalla giusta prospettiva. Una torta infatti può essere un dono preziosissimo, ma ha bisogno di essere presentata con un po’ di attenzione. Un’idea carina ad esempio, potrebbe essere quella di accompagnarla a un biglietto d’auguri delicato ed emozionante. Cosa ne dite di una vecchia foto di voi e la mamma? Scriverete dietro una piccola dedica, trasformandolo nel suo segnalibro preferito. Per trasformarla in un dono completo potreste portarle la cheesecake in una bella alzatina, scelta apposta per lei. Bella anche l’idea di accompagnarla a un set di piattini e forchettine da dessert, magari in tinta con la salsa della cheesecake.

Cheesecake: le nostre migliori ricette

Fredde, cotte, mini o maxi, ma anche tonde o rettangolari. Non avete che l’imbarazzo della scelta. Il consiglio è semplice ma mai scontato: scegliete il gusto che più può piacerle e che sicuramente la farà felice. Dalla frutta al cioccolato, ce n’è per tutti i palati. E poi, ricordatevi di pensare alla praticità e a una soluzione che non si guasti nel tragitto: se abitate lontani, niente cheesecake fredde, a meno che non riusciate a tenere la torta ad una temperatura molto bassa per tutto il tragitto. Se arrivasse sciolta o inacidita, sarebbe un vero peccato.

Store granny: nonna del Sud cercasi per lavoro al ristorante

La Cucina Italiana

Dolci, amorevoli e – non da ultimo – impareggiabili cuoche: chi, se non le nonne? Ora c’è chi ne cerca una particolarmente speciale: una «store granny», cioè una nonna che con la sua sola presenza porti calore e gioia. La cerca un ristorante di Milano, SlowSud, specializzato in cucina siciliana e pugliese, che ha pensato evidentemente mancasse un dettaglio decisivo per portare al nord l’accoglienza che ci fa tanto amare il sud. Una nonna, appunto, come quelle che tra le strade e i vicoli dei paesi e delle città del Meridione si mettono fuori dalla porta di casa con la loro sediolina e trascorrono giornate intere a chiacchierare tra loro e a passare il tempo guardando la strada e salutando i passanti.

Store granny: la novità

Può anche darsi sia una (bella) trovata di marketing dato che la «store granny» sarà la grande novità del secondo locale della catena (in via Luigi Sacco 3), ma l’annuncio è serio: sarà regolarmente assunta. SlowSud lo ha annunciato con un post su Facebook pubblicando peraltro proprio una foto dell’ingresso con un sediolina vuota: «Quella che vedete nell’angolo vuota, non è una sedia come le altre. È la sedia delle nonne del Sud, di quelle che tutto il giorno regalano un saluto ai passanti», ha scritto il locale nel post, spiegando nel dettaglio i requisiti della persona che cerca.

L’annuncio di lavoro

«Per ristorante di cucina meridionale in Milano, stiamo cercando una nonna abilissima a raccontare le nostre ricette “diversamente settentrionali”, in quanto solo una vera nonna meridionale è in grado di trasmettere lo spirito della cucina e l’atmosfera conviviale e genuina delle case del Sud Italia, quando ci si raccoglie tutti con le gambe sotto a un tavolo», recita l’annuncio. E poi elenca i requisiti nel dettaglio: la nonna meridionale deve avere esperienza ultradecennale tra i fornelli domestici, capacità di narrazione del menu e delle tradizioni culinarie del Sud, propensione ad accogliere e sfamare più di 200 nipoti al giorno. Il requisito preferenziale? Buona conoscenza del dialetto. 

Le mansione della store granny

Le mansioni non saranno troppe, complesse o pesanti. D’altronde non sarebbero adatte a una nonna. L’annuncio specifica infatti che la «store granny» non dovrà servire ai tavoli, né lavorare in cucina. Dovrà accogliere i clienti, magari accompagnarli ai tavoli, illustrare il menù in cui ci sono tutte le grandi specialità di Puglia e Sicilia, dalle panelle alla parmigiana passando per Norma e orecchiette alle cime di rapa. Ma soprattutto – unica mansione obbligatoria – la nonna dovrà sorridere. Essere felice, rendendo felici le persone che le sono attorno come solo una nonna può fare.

L’offerta di lavoro

In cambio la nonna potrà sottoscrivere un contratto con retribuzione in linea con quelle del Contratto Nazionale. Per candidarsi basta inviare via messaggio su Facebook oppure via email all’indirizzo storegranny@slowsud.it , entro il 18 giugno 2023, una breve presentazione (possibilmente in video) accompagnata dalla ricetta più amata dai nipoti (possibilmente in dialetto). 

Ricerche frequenti:

Produttori e artigiani del Pisano: una terra promessa in Toscana

Produttori e artigiani del Pisano: una terra promessa in Toscana

Dal miele «di spiaggia» ai formaggi nelle caverne, dall’olio centenario, che piaceva ai re, fino al prosciutto che sa di storia. Un viaggio delizioso tra i migliori artigiani del Pisano. Fatto di volti , gesti e storie, prima ancora che di assaggi.

Produttori e artigiani del Pisano

L’olio del re

Suocera e nuora unite da trent’anni nel segno di un prodotto-simbolo: l’olio extravergine Toscano Igp. Un tesoro protetto da un consorzio fatto di novemila soci e di storie centenarie

Poche ciance e spirito pratico contagioso, Simona Spinelli ci accoglie sul proprio trattore, nel cuore dell’azienda agricola di famiglia, il Podere San Bartolomeo, sulle colline di Santa Luce, in provincia di Pisa. Accanto a lei c’è la suocera Anna Maria e il marito Federico, con i quali da trent’anni condivide questa avventura nella produzione di una celebrità del territorio: l’olio extravergine Toscano Igp (qui anche bio). Prodotto simbolo per questa regione, è protetto da un Consorzio di quasi novemila associati per otto zone di produzione. C’è il Toscano delle colline: Senesi, Lucchesi, di Arezzo, di Firenze e della Lunigiana. Poi c’è il Toscano di Montalbano, di Seggiano e dei Monti Pisani. Un caleidoscopio di diversi terroir e tanti piccoli tesori da scoprire. Come la Leccino, una cultivar rara molto piccante della bassa Val di Cecina che è anche un Presidio Slow Food. «L’olio lo ricaviamo solo dalle piante secolari, tra le 1500 che abbiamo a dimora nel podere: ha un profumo di erbe selvatiche e di pepe nero. Per la sua preziosità viene chiamato anche olio del re, perché un tempo con questa varietà di olive si faceva l’olio destinato ai regnanti» narra Simona che produce anche il Primitivo, blend di Frantoio, Leccino, Moraiolo, ideale per le bruschette. Da non perdere? I frollini all’olio, vera delicatessen all’extravergine.

Il “naso” dei prosciutti

Un sapere centenario per un’eccellenza della norcineria toscana: il prosciutto. Che, massaggiato, spillato e ben riposato, svela tutta la sua aromatica morbidezza

Seguire i tempi della natura, questo deve essere la stagionatura del Prosciutto Toscano Dop. Ce lo spiega Fabio Viani mentre accarezza le cosce di maiale in affinamento e procede alla spillatura, ovvero l’analisi dell’umidità e del sale che contengono. «Tradizionalmente in questa fase si utilizza un ago d’osso ricavato dalla tibia di un cavallo, che viene inserito in vari punti del prosciutto. Ciò permette di rilevare gli aromi interni e il grado di maturazione». Solo un naso allenato, però, riesce in questa operazione di verifica e controllo, e Viani la affronta con la dimestichezza della pratica: velocissimamente. Presidente del Consorzio, rappresenta anche l’ultima generazione dello storico Salumificio Viani, cento anni appena compiuti, nei pressi di San Gimignano (Siena), vera istituzione della norcineria locale. Prima di arrivare nella stanza di stagionatura, i prosciutti vengono massaggiati, a mano, molto accuratamente, con una miscela a base di sale, pepe, aglio, alloro, rosmarino, bacche di ginepro e altri aromi tipici del luogo. «Niente conservanti, sa? Ma un riposo, orizzontale, per tre-quattro settimane a bassa temperatura. È questo il segreto, non avere fretta. La suinicoltura toscana ha origini lontane, contadine e poderali: il prodotto che ne deriva è eccellente. Il resto lo fanno il sole e i venti di questa terra, le sue essenze. Un patrimonio indefinibile».

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