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Regali di San Valentino 2024: cioccolatini, dolci (e oltre)

Regali di San Valentino 2024: cioccolatini, dolci (e oltre)

Non c’è niente di più intimo che mangiare insieme. Sarà per questo che tra i regali di San Valentino non può mai mancare il cioccolato, che poi è il cibo simbolo dell’amore, e un po’ anche del peccato. È quel cadeau che, se non fai, l’altro ci rimane sempre un po’ male. E comunque il cioccolato per la festa degli innamorati ci deve essere, anche in aggiunta a qualcos’altro, che sia un oggetto più o meno prezioso, o un’esperienza speciale da vivere in due (magari una cena casalinga preparata a quattro mani).

Regali di San Valentino 2024

Una tradizione ma anche, secondo noi, un’altra ottima occasione per mangiare cioccolato. Anche perché per San Valentino i maître chocolatier e le aziende dolciarie propongono specialità, spesso in edizione limitata per la festa, che meritano assolutamente di essere assaggiate.

La nostra selezione

Per questo abbiamo selezionato alcune delle proposte più intriganti, ma non solo. Oltre all’immancabile cioccolato nella nostra gallery troverete anche dolci, kit degustazione con abbinamenti sofisticati che possono rendere la serata di San Valentino ancora più particolare, e accessori in tema per allestire la tavola dalla colazione alla cena. Perché ogni momento è un buon momento per fare qualcosa con – e per chi – si ama.

Brioche cuor di mela – Ricetta di Misya

Brioche cuor di mela

Innanzitutto sciogliete zucchero e lievito nel latte.

Mettete le farine in una ciotola, aggiungete l’olio e il composto di latte, quindi incorporate anche uovo, buccia di limone e sale.
Impastateper almeno 10 minuti, fino ad ottenere un impasto omogeneo ed elastico.

Coprite la ciotola con un canovaccio pulito e lasciate lievitare per circa 2 ore o fino al raddoppio in un posto caldo.

Mondate le mele, lavatele e tagliatele a cubettini piccoli, quindi cuocetele per circa 15 minuti a fiamma bassa, mescolando, con burro, succo di limone, zucchero e cannella.
Quando si saranno ammorbidite spegnete e lasciate raffreddare.


Lasciate l’uvetta in ammollo in acqua calda per almeno 10 minuti: prima di usarla scolatela e strizzatela leggermente.

Dividete l’impasto in pezzetti da circa 40 gr l’uno.

Prendete un pezzo di impasto per volta, appiattitelo con le mani, mettete al centro un po’ di farcitura (mele e uvetta) e richiudete l’impasto sul ripieno, sigillando bene.
Disponete le pagnottine, con la chiusura verso il basso, negli stampini per muffin leggermente unti e lasciate lievitare nuovamente fino al raddoppio, ci vorrà circa 1 oretta.

Spezzettate la cannella per il lungo.

Infilate al centro un pezzetto di cannella a fungere da stelo e cuocete per circa 15 minuti in forno statico preriscaldato a 170°C.

Le brioche cuor di mela sono pronte, lasciatele almeno intiepidire, quindi decoratele con una fogliolina di menta fresca e servite.


Caffè: etimologia e storia della magica bevanda

La Cucina Italiana

La parola caffè deriva dal turco qahve che a sua volta proviene dall’arabo qahwa. Quest’ultima in origine significava «vino» o in genere «bevanda eccitante» finché, verso la fine del XIV secolo, fu estesa anche alla preparazione ottenuta con i chicchi del caffè. La bevanda, realizzata quasi esclusivamente sotto forma di infuso secondo la tradizione araba, sarebbe stata introdotta nello Yemen verso la fine del Trecento da un santo della città di Mokha e utilizzata per prolungare le veglie di preghiera dei mistici sufi. Si diffuse poi in Turchia, in altre regioni asiatiche e nell’Africa settentrionale, finché nel XVI e XVII secolo furono i veneziani a introdurla in Occidente; allora si prendeva, come in Oriente, senza zucchero.

Caffè: il bene per l’intelletto

Le prime attestazioni della parola caffè in italiano sono documentate tra Cinquecento e Seicento: col significato di «pianta arbustiva tropicale e seme di questa pianta» il sostantivo caffè viene già usato nella Relazione degli ambasciatori veneti al Senato di Morosini, nel 1585 («un’acqua negra bollente quanto possono sofferire, che si cava d’una semente che chiaman cavèe»), mentre col significato di «bevanda aromatica che si ricava per infuso dalla polvere dei chicchi di caffè tostati e macinati» la prima attestazione registrata dai vocabolari è del 1666, nelle Lettere di Francesco Redi: «Se vi fosse costì in Livorno qualche ebreo, il quale avesse veramente notizia di che sorte sia la pianta che produce il caffè, prego V. S. ad interrogarnelo».

La diffusione in Italia è inarrestabile, tanto che nell’Ottocento la parola caffèormai ampiamente attestata nei testi di cucina, come si può notare dalla documentazione offerta dall’Atlante della lingua e dei testi della cultura gastronomica italiana dall’età medievale all’Unità (AtLiTeG). Tra i più entusiasti sostenitori del caffè troviamo anche Pellegrino Artusi: nella sua Scienza in cucina ricorda che «questa preziosa bibita che diffonde per tutto il corpo un giocondo eccitamento, fu chiamata la bevanda intellettuale, l’amica dei letterati, degli scienziati e dei poeti perché, scuotendo i nervi, rischiara le idee, fa l’immaginazione più viva e più rapido il pensiero».

Galassia caffeina

Caffè è oggi una delle parole italiane più diffuse nel mondo e rappresenta il punto centrale di una costellazione di voci a esso collegate: caffè espresso (che indica il caffè preparato sul momento con una speciale macchina elettrica a pressione), caffellatte (che nasce dall’unione del caffè col latte) e cappuccino, bevanda calda a base di caffè e latte reso schiumoso dal vapore prodotto dalla macchina del caffè espresso. La sua straordinaria diffusione ha dato vita anche alla creazione di «pseudoitalianismi», cioè parole inesistenti in italiano e create all’estero per associare al prodotto il prestigio dell’italianità: si pensi agli ormai celebri frappuccino e mokaccino.

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