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La Milanese cotta e cruda (pure brevettata) di Giancarlo Perbellini

La Milanese cotta e cruda (pure brevettata) di Giancarlo Perbellini

Dallo chef bistellato una versione rivoluzionaria della cotoletta dove il morbido della metà cruda e il croccante della metà cotta creano un gioco piacevole. La ricetta? Solo indizi. Coperta dal brevetto, sarà pubblica tra vent’anni…

«Tutto è partito dall’apertura di Locanda Perbellini a Milano e dallo studio dei piatti della tradizione lombarda», racconta Giancarlo Perbellini. «Come non pensare alla cotoletta? Difatti l’ho messa subito in carta, in una mia versione ed è richiestissima. Ma poi ho deciso di andare oltre, ricordandomi di quella geniale, divisa a cubi e ricomposta, di Gualtiero Marchesi. Da lì è partito un percorso di mesi per riscrivere, in chiave moderna, il metodo di preparazione di questo piatto simbolo della città più internazionale in Italia». È una bella provocazione: il cuoco scaligero per eccellenza, bistellato Michelin con Casa Perbellini, uno dei maestri della Nuova Cucina Italiana che si cimenta su un piatto simbolo di Milano, sempre popolare. Così è nata la sua Milanese cotta e cruda che abbiamo assaggiato in anteprima.

Un lungo studio

Perbellini non nasconde un certo orgoglio nella realizzazione. «Dietro a questo piatto ci sono molte riflessioni, molte sperimentazioni e anche molta tecnica. La Milanese cotta e cruda, così come l’ho pensata, coniuga insieme sapori, consistenze e apporti nutritivi. Per crearla mi sono concentrato sui contrappunti, a partire dalla combinazione di elementi opposti e complementari per far vivere al palato una doppia sensazione, gustosa, netta ed equilibrata», afferma. Detto che nel piatto risulta elegante e stilosa, convince subito all’assaggio. Il gioco di contrasti è notevole: il morbido crudo con la sua freschezza esalta la parte cotta, porosa e croccante, in un connubio che fa emergere il sapore deciso del filetto di vitello e la distintiva leggerezza conferita dalla speciale panatura.

Doppia cottura

Abbiamo incalzato Perbellini sulla preparazione per sapere il massimo consentito dal segreto professionale. A lui la parola. «Il filetto viene tagliato in cilindretti da tre cm di altezza, successivamente impanato a metà, per rendere visibile la doppia cottura, nella farina, nell’uovo e nel panko. Nella cottura nel burro chiarificato, ovviamente, si deve curare la metà impanata e lasciare morbida l’altra. Il passaggio finale è per qualche istante nella salamandra. La serviamo tagliata in due parti, accompagnata da patate all’olio di pistacchio, abbondante maionese di limone e un velo di salsa di pollo allo sweet chili».

Servita in due locali

Perbellini ha deciso di tutelare con un brevetto il processo di preparazione con grande dovizia di dettagli, e nel contempo il design, ovvero lo stile d’impiattamento. E si è affidato a un’azienda specializzata quale Bugnion. «Questo brevetto per noi rappresenta un unicum e quindi lo chef appare come un vero e proprio innovatore in questo ambito», spiega l’ingegner Marco Lissandrini, direttore della sede veronese. «Curiosamente nella nostra città , nel 1894, Domenico Melegatti brevettò l’intero processo di produzione del suo pandoro. Quindi abbiamo anche un fil rouge». Per conoscere la ricetta in dettaglio, bisognerà attendere vent’anni, allo scadere del brevetto. Intanto la Milanese cotta e cruda entrerà fuori menu della Locanda Quattro Cuochi a Verona e ovviamente di Locanda Perbellini a Milano, a partire dal mese di aprile. A introdurlo ci sarà un libretto che racconterà storia e segreti di questa creazione gastronomica.

» Crostata con panna cotta

Misya.info

Iniziate a preparare la pasta sucrée.
Lavorate in una ciotola la farina, il burro ammorbidito, il sale e lo zucchero.
Aggiungete successivamente il tuorlo sbattuto.
1 preparare frolla

Lavorate fino ad ottenere un composto sabbioso.
Formate un panetto, avvolgetelo nella pellicola per alimenti, e lasciatelo riposare 30 minuti in frigo.
2 formare panetto

Riprendete il panetto e stendetelo, a rettangolo, tra due fogli di carta forno.
Spostate il tutto all’interno dello stampo, rimuovete il primo foglio, ribaltate ed eliminate anche il secondo.
Rimuovete l’eccesso di pasta dai bordi, bucherellate la base e mettete in frigo per 30 minuti.
3 rivestire stampo

Cuocete quindi alla cieca.
Disponete della carta forno con le apposite sfere sulla base della crostate e cuocete in forno caldo a 180 °C per 20 minuti.
Rimuovete la carta forno con le sfere e continuate la cottura per altri 15 minuti.
In seguito lasciate raffreddare.
5 cuocere in forno

Intanto preparate la panna cotta.
Ammorbidite la colla di pesce in una ciotola con l’acqua fredda per circa 15 minuti.
5 colla di pesce

Riscaldate panna e latte per 15 minuti in un pentolino sul fuoco.
Spegnete la fiamma, aggiungete la colla di pesce ben strizzata e mescolate per farla sciogliere.
Quindi fate raffreddare.
4 cuocere panna

Mettete ora la panna cotta, filtrata, all’interno della crostata.
Spostate in frigo e lasciate rassodare almeno 5 ore, meglio ancora se tutta la notte.
5 versare panna

Trascorso questo tempo, rimuovete la crostata dallo stampo.
Decorate la superficie con della marmellata a piacere, io ho preferito quella ai frutti di bosco.
6 aggiungere marmellata

La vostra crostata con panna cotta è pronta per essere portata in tavola.
Crostata-con-panna-cottaCrostata con panna cottaCrostata_con_panna_cotta

Crostata con crema: a crudo o cotta?

Crostata con crema: a crudo o cotta?

Meglio la crostata con crema a crudo o cotta? Nel primo caso il dolce sarà più fresco, nel secondo la fetta risulterà più morbida. Ecco tutte le differenze

Con la pasta frolla e un po’ di frutta di stagione si possono realizzare delle crostate facili e veloci da preparare: le varianti con cui arricchirle sono diverse e alcune prevedono la crema cotta, mentre altre quella a crudo. Ecco quali sono le differenze.

Crostata con crema a crudo

La crostata di frutta è un grande classico della pasticceria. È composta da una base di pasta frolla, uno strato di crema pasticcera a crudo, sui cui viene adagiata la frutta, ricoperta a sua volta dalla gelatina. In questo caso, dopo aver preparato la base di frolla, la si lascia riposare in frigorifero per 30 minuti, poi la si stende, si fodera il fondo della tortiera, creando un bordo di circa un centimetro, la si bucherella con una forchetta e si inforna a 180 gradi per 20 minuti. Una volta che si sarà raffreddata si può stendere lo strato di crema pasticciera, cercando di distribuirlo in modo omogeneo, e sopra si posiziona la frutta tagliata a fette o intera. Prima di servirla, occorre lasciarla in frigorifero per almeno un’ora. La crostata con crema a crudo risulterà particolarmente fresca al palato, l’ideale per una calda giornata.

Per farla cotta, meglio più zucchero e la fecola di patate

Un’altra opzione è quella di comporre la propria crostata cuocendo la base di frolla insieme alla crema pasticcera. Per fare in modo che la crema non diventi ruvida durante la cottura, il composto dovrà essere un po’ più grasso, avere un maggiore dosaggio di zucchero e la fecola di patate al posto dell’amido di mais. Questi gli ingredienti: 320 ml di latte, 150 ml di panna fresca, 240 grammi di zucchero (meglio quello di canna), 30 grammi di fecola di patate e sette tuorli. Si procede portando a bollore il latte con la panna, poi si aggiungono i tuorli precedentemente montati con lo zucchero e la fecola, mescolando di continuo fino a che la cottura non sarà ultimata. Si fodera la tortiera con la frolla, bucherellando il fondo e creando un centimetro di bordo; si versa la crema calda, spianandola con l’aiuto di una spatola e si cuoce il tutto in forno a 180 gradi per 20 minuti. Se tutto è andato per il verso giusto, alla fine la superficie deve risultare dorata. Prima di procedere alla decorazione della torta con la frutta (lamponi o fragole sono l’ideale) meglio lasciarla raffreddare. In questo caso la fetta risulterà più morbida e compatta: un vantaggio da non sottovalutare nella scelta della vostra crostata con crema preferita.

 

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