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Orecchiette, la Puglia ha le linee guida per quelle fatte in casa

Orecchiette, la Puglia ha le linee guida per quelle fatte in casa

La guerra delle orecchiette, la signora Nunzia di Bari Vecchia e il regolamento approvato dalla Regione Puglia

Le orecchiette fatte a mano dalle donne di Bari Vecchia ora sono a norma di legge. La giunta regionale Puglia ha approvato un regolamento che estende le linee guida comunitarie sull’igiene degli alimenti prodotti in abitazioni private, il cosiddetto Home Food – Home Restaurant. Del resto, le orecchiette – o meglio, gli stràscenàte – sono il cibo casalingo per eccellenza, almeno in Puglia. Se è domenica, è d’obbligo versare semola e farina su una spianatoia, per lavorare un mezzo chilo di orecchiette da tuffare nel ragù. Con questo regolamento la Puglia mette la parola fine alla guerra delle orecchiette, iniziata lo scorso 24 gennaio.

La signora Nunzia di Bari Vecchia @Facebook.
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Il comunicato della Regione

Il governo regionale ha annunciato i nuovi criteri di regolamentazione con un comunicato stampa. «La preparazione e somministrazione degli alimenti presso locali utilizzati principalmente come abitazione privata», si legge nella premessa della delibera, «è un’attività che sta diventando sempre più comune sia in Europa che in Italia. Sebbene la quantità di alimenti prodotti e somministrati attraverso questa nuova tipologia di imprese alimentari non sia elevata, la non corretta applicazione della normativa comunitaria e nazionale in materia di sicurezza alimentare può costituire un problema di salute pubblica non trascurabile». Il testo rimanda dunque alla legislazione comunitaria, ma resta focalizzato sul valorizzare le tipicità e salvaguardare le tradizioni domestiche della Puglia. Tuttavia la delibera lascia inesplorato l’aspetto commerciale dell’attività: quanto si può produrre e i limiti dell’operatività. Questo tema viene delegato ad altre amministrazioni, ma senza specificare quali.

La signora Nunzia di Bari Vecchia @Facebook.
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Le nuove regole

Secondo le linee guida comunitarie del Reg. CE 178/2002, si definisce impresa alimentare «la preparazione con regolarità in ambito domestico di alimenti non destinati al consumo domestico privato ma alla immissione sul mercato con fini commerciali, ivi compresa la somministrazione presso la stessa abitazione». Quindi chi vuole vendere le orecchiette fatte in casa si dovrà rendere disponibile a eventuali controllo. Dovrà segnalare sul campanello di casa la presenza di un’attività di somministrazione o vendita alimentare. Inoltre, bisognerà segnalare l’attività alle autorità sanitarie. Praticamente, nel fare le orecchiette bisognerà garantire le condizioni igieniche dei locali: ad esempio, deve esserci un lavello dotato di acqua calda e fredda non a comando manuale. Si devono rispettare procedure conformi alla realizzazione e conservazione della pasta, nonché un’etichetta che spieghi che tipo di prodotto è, la data di acquisto e di scadenza. Si dà per scontato che, chi produce, abbia ricevuto una formazione adeguata e che conservi tutta la documentazione commerciale (ad esempio, sull’acquisto delle materie prime), da esibire in caso di controlli.

La signora Nunzia di Bari Vecchia @Facebook.
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“Call it a crime of pasta”

Tutto è iniziato a gennaio 2020. Il sequestro di tre chili di pasta fresca in un ristorante di Bari, aveva alzato un polverone talmente alto da smuovere persino il “New York Times”. Nel pezzo di Jason Horowitz, Call it a crime of pasta, si raccontava l’accaduto. Il 24 gennaio la testata giornalistica ha invitato la Puglia, rappresentata dalla mitica Nunzia Caputo, la donna simbolo dei bassi di Bari Vecchia in cui nascono le orecchiette. Con lei c’era anche il sindaco di Bari, Antonio Decaro. Dal 24 al 26 gennaio la regione è stata presente alla manifestazione con uno stand di 36 metri quadrati. Qui, oltre a raccontare le bellezze del territorio, la signora Nunzia ha deliziato i visitatori con masterclass continue di orecchiette fatte a mano. «È stato bellissimo», ci racconta la signora Nunzia al telefono. «Abbiamo fatto il botto con quel viaggio. Prima mi dicevano, Nunzia, sempre qua stai? Mo dico: ve vènghe iì ad acchià! Peccato che il coronavirus ci abbia bloccato. Dopo New York c’erano tante cose in ballo…». La signora Nunzia guarda con scetticismo al regolamento approvato dalla Regione, dice che è complicato. Molte pastaie, inizialmente, si sono ribellate. «Nel nostro borgo siamo abituati alla casa e bottega, non alla bottega e basta, dove operi, fai il tuo e poi vai via», spiega lei. «Sto cercando di rispettare tutte le norme, ma non è facile. Poi noi dei sottani siamo più esposte. C’è chi le orecchiette le fa “dietro le quinte”… È stata la foga di vendere a danneggiarci, quando abbiamo voluto aggiungere alla pasta, anche il tarallino, il dolcetto. Se fossimo rimasti nell’anonimato, questo non sarebbe successo».

Testo di Stefania Leo

Lasagne ai carciofi in tutti i modi

Lasagne ai carciofi in tutti i modi

Le lasagne ai carciofi si possono fare nella versione bianca con tanti abbinamenti diversi oppure al sugo per chi non sa rinunciare al pomodoro

E se nelle lasagne sbocciassero i carciofi? Questo primo piatto della tradizione, che nella versione classica prevede il ragù di carne, si adatta benissimo a una versione bianca, senza pomodoro, che valorizza il gusto di questo ortaggio. Nelle lasagne ai carciofi possiamo utilizzare una besciamella semplice o arricchita oppure altri formaggi, ma possiamo anche sperimentare inediti abbinamenti con il pesce. Ecco qualche idea per portare in tavola le lasagne ai carciofi.

Lasagne ai carciofi: quali carciofi scegliere

Per fare le lasagne ai carciofi potete scegliere di utilizzare le mammole, ovvero i carciofi più grossi, dalla forma stondata, senza spine; oppure i carciofi spinosi, quelli con le spine, appunto, e di dimensioni più piccole. In entrambi i casi, per pulire i carciofi dovete eliminare le foglie esterne più dure, eliminare le spine se ci sono, eliminare la barbetta al cuore del carciofo, pulire il gambo, e lasciarli in ammollo in acqua e limone per non farli annerire se non li utilizzate subito.
Nelle lasagne potete utilizzarli tagliati a fette sottili oppure potete realizzare una sorta di crema ai carciofi passandoli al passaverdure o frullandoli una volta cotti.

Come fare le lasagne ai carciofi

Ingredienti

250 g di sfoglia per lasagne, 6 carciofi, 500 ml di besciamella, olio, aglio, sale.

Procedimento

Puliamo e tagliamo i carciofi ottenendo delle fette sottili. In una padella facciamo soffriggere dell’olio con uno spicchio d’aglio, quindi facciamo rosolare i carciofi, aggiustiamo di sale e proseguiamo la cottura a fuoco basso per venti minuti coprendo la padella e aggiungendo un po’ d’acqua quando necessario. Prepariamo anche la besciamella o usiamone una pronta. Quando tutti gli ingredienti saranno pronti componiamo le nostre lasagne con uno strato di besciamella, uno di sfoglia, di nuovo uno di besciamella, uno di carciofi, uno di parmigiano grattugiato e così via. Le lasagne vanno fatte cuocere a 180 gradi per una mezz’ora circa.

Lasagne ai carciofi bianche

Per rendere le lasagne ai carciofi ancora più golose possiamo aggiungere allo strato di besciamella e carciofi anche 200 g di mozzarella tagliata a dadini e 200 g di prosciutto cotto o pancetta a cubetti.
Un’altra variante sono le lasagne ai carciofi ai formaggi che prevedono l’aggiunta di uno strato di scamorza e di uno taleggio a fette.
Funghi, salsiccia e patate sono altri abbinamenti con i carciofi che potete sperimentare alla ricerca del vostro gusto preferito.
Che ne dite poi di un’accoppiata inedita carciofi e pesce? Provate la nostra ricetta delle lasagne ai carciofi con trota e gamberi.

Lasagne ai carciofi al sugo

Non sapete rinunciare alle lasagne con il sugo di pomodoro e vorreste una versione “rossa” delle lasagne ai carciofi? Quando cuocete i carciofi, dopo averli fatti rosolare, aggiungete 800 g di polpa di pomodoro e continuate la cottura aggiustando di sale e pepe. Procedete poi come nella precedente ricetta nel comporre le lasagne.

Ricetta Plum cake con carote, mele e cocco

Ricetta Plum cake con carote, mele e cocco
  • 110 g farina
  • 80 g carota
  • 80 g olio di semi più un po’
  • 75 g mela
  • 75 g zucchero
  • 20 g cocco grattugiato più un po’
  • 6 g lievito in polvere per dolci
  • un uovo
  • vaniglia
  • limone
  • miele

Per la ricetta del plum cake con carote, mele e cocco, mondate la carota e la mela e frullatele grossolanamente nel mixer. Mescolatele con la farina, lo zucchero, il cocco grattugiato, il lievito, i semi di un baccello di vaniglia, la scorza grattugiata di mezzo limone, l’uovo e l’olio.
Ungete di olio uno stampo da plum cake da mezzo litro e versatevi il composto, riempiendolo non oltre tre quarti dell’altezza. Infornate a 175 °C per circa 40 minuti.
Sfornate e lasciate raffreddare il plum cake, poi toglietelo dallo stampo e lucidatelo con un po’ di miele sciolto in un pentolino. Spolverizzate con altro cocco grattugiato e servite con una tazza di tè.

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