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Tavola di Natale: ispirazioni nei toni del rosso e dell’oro

La Cucina Italiana

Rosso e oro, due sfumature che danno immediatamente calore alla tavola di Natale: sono i colori delle feste, in grado di evocare l’atmosfera natalizia di gioia e vivacità. Avete mai apparecchiato la tavola con questi colori? Lasciatevi ispirare dai nostri suggerimenti.

Perché si usa il rosso a Natale?

Non è un caso che venga utilizzato spesso il rosso per i decori natalizi. Ma come mai il rosso è legato al Natale? Passione, dinamismo, vitalità: questo è il colore della vita, simbolo di forza e slancio vitale, in grado di ricordare il fuoco. Il calore della fiamma viva porta con sé anche il palpito di luce, il giallo acceso che ricorda il colore dell’oro e l’abbraccio vivificante del sole. Un tempo la foglia oro veniva utilizzata per decorare oggetti e materiali di pregio come i libri: un procedimento celebre dell’arte medievale.

Rosso e oro per la tavola di Natale

Utilizza questi due colori, così pieni di simboli, per decorare la tua tavola di Natale. Illumina la tavola con le candele e aggiungi tante decorazioni tono su tono: le palline di Natale sono perfette anche come addobbo per la tavola, da aggiungere su ogni piatto insieme ai nomi degli invitati. Cosa ne dici di acquistare tante perline? Puoi infilarle e creare segnaposto d’effetto a forma di bracciale. Scegli la tua tonalità del cuore e punta su bicchieri e sottopiatti della stessa tinta: è vero, probabilmente non li utilizzerai tutto l’anno, ma il bello del Natale è concedersi un dono speciale.

Sfogliate la gallery e lasciatevi ispirare per la vostra tavola di Natale

Siete pronti a decorare la vostra tavola di Natale nei toni del rosso e dell’oro? Prima, però, date un’occhiata qui: tra candele, segnaposto, piatti, posate, piccoli trucchetti e decorazioni troverete molte idee per rendere la tavola delle feste davvero speciale.

Ispirazioni per una tavola di Natale nei toni del rosso e oro

Mangiare in via Veneto, aspettando la rinascita della dolce vita

Mangiare in via Veneto, aspettando la rinascita della dolce vita

Mangiare in via Veneto a Roma, la via più famosa della Capitale, non era cosa facile. Ma qualcosa sta cambiando. Perché via Veneto sta rinascendo dopo anni di oblio e lo sta facendo proprio a partire dalla cucina. Romana e italo-americana.

Il primo scandaloso spogliarello

Tutto era cominciato, ufficialmente, il 5 novembre del 1958, con la festa per il ventiquattresimo compleanno della contessina Olghina di Robilant al Rugantino di Trastevere: qui si esibì nel celebre spogliarello la ballerina turco-armena Aïché Nana, finendo mezza nuda su tutti i giornali dell’epoca. Roma era diventata la capitale internazionale del divertimento e della mondanità, e il suo epicentro era proprio via Veneto. Per la presenza degli hotel più lussuosi e dei locali aperti fino all’alba, via Veneto è stata per un ventennio il punto di ritrovo di vip, attori, nottambuli e paparazzi. Qui soggiornavano e passavano le serate, fra i bar, le lobby e le camere degli hotel che hanno fatto la storia della via. All’Harry’s Bar Frank Sinatra suonava il pianoforte e ancora oggi la sera si cena con il sottofondo del piano bar. Dal 1962 ha animato la Roma by Night e ospitato gli attori di Hollywood in visita alla Capitale, ma non c’entra nulla con quello di Venezia, quindi inutile cercare un piatto di carpaccio.

La grande bellezza: un cantiere

Nel 2013 è stato il set di La grande bellezza di Paolo Sorrentino, film che ha fotografato la upper class dei salotti romani, buoni e anche decadenti. «La grande bellezza sta a La dolce vita come la via Veneto di oggi sta alla via Veneto del 1959. Adesso è solo una strada di hotel di lusso dove è vano ricercare il clima notturno di un tempo» aveva scritto Alessandra Levantesi Kezich, critica cinematografica per “La Stampa”, in occasione della sua uscita. Ebbene sì, perché è davvero inutile venire in via Veneto alla ricerca di caffè affollati di artisti, intellettuali, divi e fotografi. Negli anni altri quartieri si sono fatti largo nelle preferenze di romani e turisti e via Veneto è rimasta accomodata sugli allori. Oggi via Veneto è un cantiere.

Fra pubblico e privato, c’è il progetto (già avviato) di riqualificare l’aspetto urbanistico e di rilanciare i locali storici per riportare via Veneto great again. Molti hotel prestigiosi sono attualmente chiusi o in ristrutturazione: il primo hotel di via Veneto, l’Hotel Majestic, inaugurato nel 1889 e progettato dall’architetto Gaetano Koch, autore tra gli altri del vicino palazzo dell’ambasciata americana e del palazzo della Banca d’Italia (Palazzo Koch), ha chiuso i battenti ed è stato acquisito da Boscalt Hospitality (Rothschild) e verrà ristrutturato. Il Westin Excelsior Rome, disegnato dall’architetto Otto Mariani ai primi del Novecento in stile neobarocco, è stato comprato e chiuderà a breve per lavori. Il Grand Hotel Via Veneto si trasformerà in un Nobu Hotel and Restaurant, anche se non si sa ancora quando. Poco distante, in via Boncompagni, sono iniziati i lavori per il nuovo Mandarin Oriental. Unica nota stonata, per il Cafè de Paris invece dopo il sequestro e dieci anni di chiusura, la serranda resta ancora abbassata e tutto tace. La via è ancora divisa in due, a sud a parte Signorvino è ancora tutto un cantiere o bar che servono American Breakfast a pochi euro, verso nord invece la rinascita è già cominciata.

Make dolce vita Great Again

Primo a guidare la cordata della rinascita, l’InterContinental Rome Ambasciatori Palace, così chiamato proprio in onore della vicina ambasciata americana. Costruito come residenza dell’ambasciatore, poi trasformato in biblioteca, è il primo cinque stelle a inaugurare il nuovo corso della via più famosa della capitale. Centosessanta camere a pura vocazione leisure, un design che riprende gli stilemi della romanità, un rooftop con vista e il ristorante Scarpetta NYC che attrae un pubblico di turisti americani e local; che in via Veneto significa ancora americani. Scarpetta NYC è un cortocircuito: un ristorante di cucina italo-americana, voluto da un newyorkese, ispirato al concetto di La dolce vita, da cui il nome del gruppo LDV Hospitality. Un format foresto che incarna l’italianità all’estero, e non un tentativo di imbastardire la cucina italiana per incontrare i gusti altrui. Pasta e pane fatto in casa, spaghetti al pomodoro (e burro, cremosissimi) e menù da steak house, proprio come negli Stati Uniti. Amatissimo dagli expat, dai diplomatici, dai cittadini americani di Roma e persino dai turisti in viaggio che ritrovano così i sapori di casa e un locale in cui sentirsi trasportati a New York. Via Veneto è infatti un avamposto americano in Italia, non a caso il primo Hard Rock Cafe italiano aveva aperto qui, nel lontano 1998, e una delle discoteche più famose della capitale (aperta nel 1972) è proprio in zona e si chiama Jackie O’, intitolata all’iconica Jacqueline Kennedy, vedova di JFK, divenuta nel 1968 la signora Onassis.

Ricetta Cotolette in carpione | La Cucina Italiana

Ricetta Cotolette in carpione | La Cucina Italiana

Le cotolette in carpione sono un ottimo esempio di come reinterpretare un classico della tradizione. Il piatto prende ispirazione da una ricetta di Eugenio Boer, chef metà italiano e metà olandese alla guida del suo ristorante [bu:r] a Milano.

La preparazione è semplice: i medaglioni di vitello vengono impanati con farina, uova e pangrattato – a cui lo chef aggiunge dei grissini sbriciolati – e poi fritti nel burro chiarificato. Il tocco gourmet delle cotolette alla milanese sono i condimenti insoliti in carpione: cipolle in agrodolce, una salsa a base di cipolla, uvette e pinoli e una salsa a base di Marsala.

Provate anche queste ricette: Cotolette di pollo in carpione, Cotolette dell’orto.

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