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#OggiDelivery: Cavatelli con gamberi rossi e datterini gialli di Langosteria

#OggiDelivery: Cavatelli con gamberi rossi e datterini gialli di Langosteria

Il delivery di Langosteria a Milano alza l’asticella del lusso (alias, tutto in vetro) e nasce per restare ben oltre il lockdown. Perché stare a casa is the new uscire, anche se vuoi mangiare il pesce

«Ti porto fuori a mangiare il pesce». Per chiunque sia di Milano questa frase fa molto anni Novanta, quando i ristoranti di mare erano un vero lusso in una metropoli lontano dal mare. Ora è tutto definitivamente cambiato, perché il pescato del giorno lo si trova più o meno dappertutto, ma soprattutto perché l’ultima frontiera è farselo recapitare a casa, il pesce. Con un’esperienza degna di un vero ristorante.
Il delivery è esploso al tempo del Coronavirus e anche i migliori ristoranti si sono dovuti attrezzare. In molti lo hanno fatto velocissimi, per fare fronte alle settimane di chiusura forzata. Langosteria invece ha cominciato quando oramai al ristorante ci si poteva tornare di nuovo e mentre molti altri indirizzi di Milano dichiaravano conclusa l’era della cucina a domicilio. Dal 25 maggio ha iniziato il suo servizio “Langosteria a casa”, in grande stile e per durare.

Il menu, tutto in vetro

«Glass is the new luxury», dichiarano nella scatola personalizzata che arriva con una consegna in furgoncino refrigerato by Langosteria e da personale in divisa. Dentro è tutto impacchettato che sembra Natale, con nastrini e vasi in vetro, da aprire, mettere in tavola e riciclare. Persino il carpaccio di pesce arriva nel suo vassoietto di vetro, e le creme per accompagnare i dessert, idem. Carpaccio di branzino con batutto mediterraneo di pomodori, olive taggiasche e capperi, Baccalà con pomodori datterini confit e giardiniera, Acciughe del Mar Cantabrico con burro della Normandiae cracker artigianali, Zucchine trombetta marinate alla menta, Pappa al pomodoro. Qualcosa è pronto per essere consumato, qualcos’altro lo si finisce a casa, come i Cavatelli con sugo di gamberi rossi e datterini gialli. Si tuffa la pasta seguendo le istruzioni, per una manciata di minuti, i ripassano in padella nell’abbondante sugo e si serve. Sono dolci, deliziosi e la pasta è callosa, al dente. Tocco personale, giusto una grattata di pepe e una di scorza di limone, se proprio non si resiste a voler metterci del proprio.

Rivoluzionare lo standard, ora anche del delivery

Langosteria non significa piatti estremi, “da capire”, ma ottima materia prima, accostamenti piacevoli e una cucina che punta a soddisfare, prima che a stupire, in ambienti belli, curati, ma casual e modaioli il giusto. Una case history ha imposto anche agli chef più blasonati una visione diversa di ristorazione; e ora anche di concetto di delivery.
Enrico Buonocore è riuscito a creare quello che oggi è un punto di riferimento per la ristorazione a Milano (e non solo), senza essere un cuoco. La sua idea meravigliosa si fonda sulle proprie origini (papà di Maiori, mamma di Cetara, dove si cresce a pane, burro e alici). «Di estrazione non sono uno chef, sono un imprenditore e faccio questo mestiere dalla parte del cliente». Rivoluzione Langosteria è la storia di un imprenditore rivoluzionario, e il titolo di un libro che racconta di come da un’idea in una dozzina d’anni è nato un modello di ristorazione che ha cambiato le regole del fine dining milanese, per essere esportato poi in Italia, presto nel mondo, e che oggi alza l’asticella in quanto a delivery per l’alta cucina. Non da scegliere perché non si può uscire, ma perché si vuole stare a casa, magari per una cenetta a lume di candela per due con una bella bottiglia di vino. E con la giusta musica di sottofondo: ti mandano anche la playlist da ascoltare su Spotify, e non è niente male.

Ecco come si mangia, e cosa, nella gallery

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Ricerche frequenti:

Panuozzo di Gragnano, il goloso panino della tradizione campana

Panuozzo di Gragnano, il goloso panino della tradizione campana

Il panuozzo di Gragnano è un panino tipico campano, caratterizzato dall’impasto della pizza, una farcitura ricca e una sorprendente lunghezza di 30 centimetri  

Quando si pensa alla Campania e alle sue specialità gastronomiche il pensiero va subito alla pizza napoletana, regina incontrastata dei piatti partenopei. Tra i tanti degni eredi della pizza classica, fatti con lo stesso impasto ma contraddistinti da forme e condimenti diversi, ce n’è uno davvero speciale, ovvero il panuozzo di Gragnano. Questa sorta di pizza-panino, simile al saltimbocca ma dalle dimensioni molto più grandi, il panuozzo è un prodotto tipico del comune di Gragnano (Napoli) dove è stato inventato agli inizi degli anni 80 nella storica Pizzeria Mascolo.

La storia del mitico “panino-pizza” di Gragnano

Sebbene la ricetta di questo panino, lunghissimo, soffice e goloso, sia stata imitata e replicata in molte pizzerie della Campania e perfino in altre zone d’Italia, il vero panuozzo, come abbiamo visto, è quello della Pizzeria Mascolo. La sua invenzione risale al 1982, anno in cui il pizzaiolo Giuseppe Mascolo ebbe l’intuizione di dare vita a questa originale alternativa alla pizza. Poi, di lì a poco, migliorata e brevettata. L’impasto della pizza viene modellato a forma di panino della lunghezza è di circa 25-30 centimetri, infornato per mezz’ora, poi riempito con un’abbondante farcia e infornato nuovamente per qualche minuto. Il risultato è un panino dall’impasto soffice e leggero e dal ripieno ricco, filante e irresistibile. Il panuozzo, una volta pronto, viene servito ai tavoli, tagliato eventualmente in due o quattro parti su richiesta, oppure ordinato per il take away, in versione street food. A rendere speciale il panino, però, non sono solo il formato e il procedimento di preparazione, ma anche e soprattutto gli ingredienti utilizzati, tutti locali e di primissima qualità.

Solo prodotti freschi, locali e genuini per il panuozzo autentico

Va detto innanzitutto che i gusti disponibili presso la Pizzeria Mascolo sono tanti e tutti personalizzabili. Fra i più amati ci sono quello “storico” con pancetta e mozzarella, ma anche quello classico con prosciutto e mozzarella, quello intramontabile con salsiccia e friarielli e il “Tommaso”, uno dei più gettonati, riempito con mozzarella, pancetta, funghi champignon e salsa piccante.

Quasi tutti i prodotti utilizzati sono eccellenze DOP e IGP dei Monti Lattari, e in particolare gli affettati, i latticini e le verdure. Fra gli altri ingredienti tipici e di qualità impiegati troviamo anche le farine per l’impasto e la nota acqua della falda acquifera locale, utilizzata pure per la produzione della pasta di Gragnano IGP.

Insomma, se volete provare una sfiziosa ed economica alternativa alla pizza, che abbia anche il pregio di essere una ricetta regionale di ottima qualità, il panuozzo di questa mitica pizzeria a gestione familiare potrebbe davvero fare al caso vostro.

Foto: Panuozzo di Gragnano Wikipedia.

Andar per borghi nelle Marche

Andar per borghi nelle Marche

Le Grotte di Frasassi, Urbino, Camerino, Ascoli Piceno… Tante sono le meraviglie che rendono le Marche l’unica destinazione italiana inserita fra i luoghi da non perdere nella classifica “Top Regions – Best in Travel” per il 2020 dalla Lonely Planet. Ma qui sveliamo le altre Marche, quelle dei piccoli borghi nascosti, incantanti, fuori dal tempo

Poter spaziare dal mare alla collina e arrivare in montagna nel giro di pochi chilometri. Nelle Marche centrali la vacanza sembra fatta apposta per accontentare tutta la famiglia. Dalle attività all’aria aperta all’arte, fino alla cucina e al vino, sotto il minimo comun denominatore dei piccoli borghi. Agriturismi, bed and breakfast per un turismo diffuso in una delle regioni a più bassa densità di abitanti dove trovare relax e attrazioni. Ecco alcuni itinerari da non perdere tra escursioni in giornata, piste ciclabili e passeggiate comode con finale a sorpresa.

Dalla Riviera del Conero ai borghi dell’Infinito

Recanati è il Borgo Antico di Giacomo Leopardi. Una cittadina di collina che insieme a Urbino è la capitale culturale delle Marche. Proprio in questi giorni sono state aperte per la prima volta al pubblico le stanze private di Giacomo Leopardi, i luoghi dei ricordi più intimi, dei suoi primi amori e della sua quotidianità. Il giardino che ispirò gli immortali versi di Le ricordanze e il salottino dove i fratelli Leopardi si intrattenevano, le camere private di Giacomo sono fruibili su prenotazione. A Recanati sono stati confermati molti eventi culturali tra cui le celebrazioni Leopardiane sul Colle dell’Infinito, un luogo magico dove la sera viene riprodotta la luce naturale della luna grazie al lavoro del celebre scenografo Dante Ferretti. Beniamino Gigli ha un museo dedicato, e in estate si tengono festival musicali e letture di poesie. Da non perdere il cammino per il centro sulle orme dei luoghi che hanno ispirato le poesie di Giacomo e una visita alle sale museali di Villa Colloredo Mells che contiene anche numerosi capolavori di Lorenzo Lotto.

Spiritualità, storia e arte nella Santa Casa di Loreto

Spiritualità e cultura per la vista a Loreto, in cui quest’anno si celebra il Giubileo Lauretano e dove si può visitare il museo annesso alla Santa Casa con le tele del Lotto e la Sala del Pomarancio un raro esempio di pittura, scultura a stucchi e ebanisteria di epoca manierista. Secondo la tradizione, la Santa Casa di Loreto è parte dell’abitazione della Vergine, la quale era costituita da una grotta scavata nella roccia e da una camera antistante. Quest’ultima fu trasportata nel 1291, secondo la tradizione per “mistero angelico” da Nazareth, prima nell’antica Illiria per poi giungere sul colle lauretano durante la notte del 10 dicembre 1294 e posta su una pubblica strada dove tutt’ora è custodita.

Sopra e dietro il mare ci sono i borghi del Conero

A pochi chilometri di distanza c’è Offagna, bandiera arancione e uno dei borghi più belli d’Italia, dominata dalla Rocca medievale. Costruita a metà del XV sec. sui ruderi di un precedente castello, è una delle più belle costruzioni difensive delle Marche; di forma quadrangolare conserva ancora intatto il mastio a cinque piani, nel quale è allestito il Museo delle Armi antiche. Lungo le mura orlate da merlature a coda di rondine, corre il cammino di ronda.

Vale la pena un’escursione “open air” alla vicina Selva di Gallignano, un bosco che è anche un laboratorio di biodiversità tanto che contiene coltivazioni sperimentali dell’Università dorica. Noccioleti, cerrete e profumi di selva mediterranea con poster didattici lungo i camminamenti che illustrano le caratteristiche dell’ecositema forestale. Ma i borghi sono anche a ridosso del mare e del promontorio del monte Conero: da visitare i borghi di Sirolo, con la sua terrazza panoramica, poi Numana con la Costarella, la scalinata che dal paese arriva fino al porto e le bellissime grotte sotto il paese di Camerano, che poi è patria del Rosso Conero.

I Castelli di Jesi: il vino, la cultura e le escursioni in giornata

Jesi è sicuramente una delle città da cui partire in cerca di borghi medievali. Qui è nato Federico II di Svevia, Stupor Mundi, e diciotto sono i castelli che la coronano. C’è sempre spazio per un aperitivo in centro a base di prodotti tipici. La ricerca di buoni vini e la cultura gastronomica passano per Morro d’Alba, dove si passeggia nell’antica ronda della cinta muraria (detta la Scarpa) sorseggiando un rosso profumato (Lacrima), o per Montecarotto, sulla Rive Gauche dell’Esino dove c’è la più grande bottaia della regione, visitabile e con possibilità di degustazione. Chi va in cerca di olio extravergine, sappia che i mercanti veneziani attribuivano un prezzo più alto «all’olio della Marca» in virtù della sua qualità. Per trovare l’extravergine migliore e magari passeggiare tra gli uliveti secolari bisognerà visitare Monsano, San Marcello, Monte San Vito, e Scapezzano di Senigallia, tra campagne che sembrano mosaici e centri medievali vista mare.

A Cupramontana, invece, si sale leggermente di quota, e oltre al verdicchio e alla buona cucina tipica marchigiana, c’è una delle escursioni più suggestive tra spiritualità e natura. Circa quindici minuti di una strada carreggiabile, adatta a tutti. Un cammino che si snoda in un antico bosco umido, oggi area floristica protetta dove, grazie al suo particolare microclima, sono conservate specie arboree ormai rare. Alla fine del sentiero appare l’eremo dei Frati Bianchi, con le grotte scavate nel tufo dagli eremiti. Luogo di penitenza e preghiera fin dal secolo XI, abitato dai Camaldolesi, detti Frati Bianchi, l’eremo è famoso per essere stato dimora di beati e santi. In paese, invece, guai a perdersi una visita all’Abbazia del Beato Angelo da Massaccio, un complesso monastico camaldolese sorto nel 1180 con uno splendido ballatoio e il piccolo chiostro raccolto. Da non perdere per gli appassionati del vino il Museo Internazionale dell’Etichetta del vino, le Grotte di Santa Caterina e l’Horto de I Semplici, che contiene una raccolta di erbe e piante medicinali a scopo didattico. Il verdicchio si degusta all’Enoteca comunale. Ottimo il percorso in bicicletta tra le colline, o sul fondo valle, sulla lunghissima ciclabile che costeggia il fiume Esino. Da Cupramontana è d’obbligo una visita a Cingoli, detta Il Balcone delle Marche. Qui la cultura, l’arte, gli splendidi palazzi nobiliari e la vita all’aria aperta offrono relax e grandi spazi in un’atmosfera d’antan che ricorda la villeggiatura del scorso secolo.

Piccoli borghi sull’Appennino: i nove castelli di Arcevia

Incastonata tra gli appennini c’è Arcevia, uno dei borghi più belli della provincia di Ancona, da cui si gode di uno stupendo panorama fino al mare. Nove castelli la circondano, antichi villaggi fortificati: Caudino, Palazzo, San Pietro in Musio, il vicino Santuario della Madonna di Montevago, con l’affresco mariano a firma di Venanzio da Camerino e Piergentile da Matelica. Poi ci sono Nidastore, così chiamato poiché quasi irraggiungibile come il nido dei rapaci; Loretello, con la cinta muraria ancora percorribile; Montale, che vanta un bel camminamento di ronda, e Piticchio, che si distingue per la peculiare via coperta con affaccio panoramico. Castiglioni custodisce, tra altre bellezze, la chiesa di Santa Maria della Piana. Conclude il tour il duecentesco borgo di Avacelli con i suoi possenti bastioni che si stagliano su boschi verdeggianti. Qui chiedete le specialità agli asparagi selvatici, che abbondano in zona. Infine una passeggiata per Arcevia: il giardino botanico è da visitare, e a tavola il must sono la cicerchia e i calcioni ripieni al formaggio. Scendendo verso il mare, nella valle del fiume Misa, da visitare assolutamente il borgo di Corinaldo con i suoi viottoli incantati.

Da Arcevia il tour continua alla vicina Serra San Quirico, il cui centro storico sembra una nave adagiata sulla collina. A nord del centro storico s’imbocca una strada bianca e sentiero che conduce alla vetta del Monte Murano, nel Parco della Gola della Rossa, che regala un’incantevole vista panoramica sulla Vallesina e dove c’è la possibilità di grigliare nei barbeque attrezzati. Una volta ridiscesi in paese, si rimarrà affascinati dallo scintillio delle decorazioni barocche della chiesa di Santa Lucia e dalle caratteristiche Copertelle, zone coperte lungo il camminamento intorno alle mura.

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