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Regali di San Valentino 2024: cioccolatini, dolci (e oltre)

Regali di San Valentino 2024: cioccolatini, dolci (e oltre)

Non c’è niente di più intimo che mangiare insieme. Sarà per questo che tra i regali di San Valentino non può mai mancare il cioccolato, che poi è il cibo simbolo dell’amore, e un po’ anche del peccato. È quel cadeau che, se non fai, l’altro ci rimane sempre un po’ male. E comunque il cioccolato per la festa degli innamorati ci deve essere, anche in aggiunta a qualcos’altro, che sia un oggetto più o meno prezioso, o un’esperienza speciale da vivere in due (magari una cena casalinga preparata a quattro mani).

Regali di San Valentino 2024

Una tradizione ma anche, secondo noi, un’altra ottima occasione per mangiare cioccolato. Anche perché per San Valentino i maître chocolatier e le aziende dolciarie propongono specialità, spesso in edizione limitata per la festa, che meritano assolutamente di essere assaggiate.

La nostra selezione

Per questo abbiamo selezionato alcune delle proposte più intriganti, ma non solo. Oltre all’immancabile cioccolato nella nostra gallery troverete anche dolci, kit degustazione con abbinamenti sofisticati che possono rendere la serata di San Valentino ancora più particolare, e accessori in tema per allestire la tavola dalla colazione alla cena. Perché ogni momento è un buon momento per fare qualcosa con – e per chi – si ama.

Dolci di Carnevale: 15 golose ricette

Dolci di Carnevale: 15 golose ricette

Le maschere, i carri, i coriandoli ma soprattutto i dolci di Carnevale, sempre golosi e sempre irresistibili.

Il Carnevale rappresenta un momento di passaggio: in molte culture, fin dal tempo dei riti dionisiaci, segna il transito dall’austerità dell’inverno all’abbondanza della primavera. Noi però oggi celebriamo la vastità di dolci tipici che si possono gustare e preparare in questo gioioso periodo di festa.

Dolci di Carnevale con fantasia

I fritti dolci, tipici di questo periodo, hanno origini regionali diverse e in ogni zona d’Italia acquisiscono nomi differenti oltre che piccole varianti: le ricette classiche si sono poi trasformate nel tempo e sono state rivisitate e semplificate per la gioia di grandi e piccini. I più piccoli infatti amano pasticciare, sanno sperimentare e creare abbinamenti insoliti, dategli fiducia e vi sorprenderanno. Inoltre è molto importante per loro giocare e lavorare insieme con gli adulti, quindi lasciatevi aiutare in cucina.

Organizzate il il piano di lavoro e preparate frittelle, chiacchiere, castagnole, coriandoli, stelle filanti, maschere di frolla e tutto ciò che la fantasia vi ispira.

Chiacchiere di Carnevale

Bugie, galani, frappe, ma nella maggior parte delle regioni sono conosciute con il nome di chiacchiere, le dolci e fragranti “regine” del momento. Di questi dolcetti fritti o al forno a Carnevale ne mangiamo davvero tanti: 20 milioni di chili (per un valore di 160 milioni di euro). Nelle Marche si chiamano frappe, potete gustarle a Fano, città dalla storia golosa. A Venezia sono dette galani, e ce ne saranno montagne nei gazebo gastronomici di Rio di Cannaregio, punto di arrivo della spettacolare sfilata in costume lungo il Canal Grande. In Piemonte sono conosciute come bugie, e tra i più famosi ricordiamo il Carnevale supervitaminico di Ivrea con la tradizionale battaglia della arance.

Frittelle di Carnevale

Volendo tutto ciò che è fritto si potrebbe chiamare frittella dai krapfen, alle bignole, dalle cresciole marchigiane alle fritole veneziane: nomi diversi per il più goloso dei dolci del Carnevale. La fragranza del fritto, il profumo della pasta zuccherata, l’allegria della festa: tutto in dorate ricette mai banali.

Castagnole di Carnevale

Le castagnole, dette anche tortelli, sono dei bocconcini fritti dolci, tipici di Emilia Romagna e Marche, ma ormai famose in tutta Italia, infatti sono tra le ricette più apprezzate per il Carnevale. Devono il nome alla loro forma che ricorda quella delle castagne e il loro impasto semplice e veloce è perfetto per ogni occasione.

E poiché in questo periodo frittelle, chiacchiere e castagnole non possono certo mancare, eccole in tante inedite versioni dolci, che non fanno rimpiangere una piccola trasgressione. E che rendono tutti più felici.

Dolci di carnevale, le migliori ricette

Caffè: etimologia e storia della magica bevanda

La Cucina Italiana

La parola caffè deriva dal turco qahve che a sua volta proviene dall’arabo qahwa. Quest’ultima in origine significava «vino» o in genere «bevanda eccitante» finché, verso la fine del XIV secolo, fu estesa anche alla preparazione ottenuta con i chicchi del caffè. La bevanda, realizzata quasi esclusivamente sotto forma di infuso secondo la tradizione araba, sarebbe stata introdotta nello Yemen verso la fine del Trecento da un santo della città di Mokha e utilizzata per prolungare le veglie di preghiera dei mistici sufi. Si diffuse poi in Turchia, in altre regioni asiatiche e nell’Africa settentrionale, finché nel XVI e XVII secolo furono i veneziani a introdurla in Occidente; allora si prendeva, come in Oriente, senza zucchero.

Caffè: il bene per l’intelletto

Le prime attestazioni della parola caffè in italiano sono documentate tra Cinquecento e Seicento: col significato di «pianta arbustiva tropicale e seme di questa pianta» il sostantivo caffè viene già usato nella Relazione degli ambasciatori veneti al Senato di Morosini, nel 1585 («un’acqua negra bollente quanto possono sofferire, che si cava d’una semente che chiaman cavèe»), mentre col significato di «bevanda aromatica che si ricava per infuso dalla polvere dei chicchi di caffè tostati e macinati» la prima attestazione registrata dai vocabolari è del 1666, nelle Lettere di Francesco Redi: «Se vi fosse costì in Livorno qualche ebreo, il quale avesse veramente notizia di che sorte sia la pianta che produce il caffè, prego V. S. ad interrogarnelo».

La diffusione in Italia è inarrestabile, tanto che nell’Ottocento la parola caffèormai ampiamente attestata nei testi di cucina, come si può notare dalla documentazione offerta dall’Atlante della lingua e dei testi della cultura gastronomica italiana dall’età medievale all’Unità (AtLiTeG). Tra i più entusiasti sostenitori del caffè troviamo anche Pellegrino Artusi: nella sua Scienza in cucina ricorda che «questa preziosa bibita che diffonde per tutto il corpo un giocondo eccitamento, fu chiamata la bevanda intellettuale, l’amica dei letterati, degli scienziati e dei poeti perché, scuotendo i nervi, rischiara le idee, fa l’immaginazione più viva e più rapido il pensiero».

Galassia caffeina

Caffè è oggi una delle parole italiane più diffuse nel mondo e rappresenta il punto centrale di una costellazione di voci a esso collegate: caffè espresso (che indica il caffè preparato sul momento con una speciale macchina elettrica a pressione), caffellatte (che nasce dall’unione del caffè col latte) e cappuccino, bevanda calda a base di caffè e latte reso schiumoso dal vapore prodotto dalla macchina del caffè espresso. La sua straordinaria diffusione ha dato vita anche alla creazione di «pseudoitalianismi», cioè parole inesistenti in italiano e create all’estero per associare al prodotto il prestigio dell’italianità: si pensi agli ormai celebri frappuccino e mokaccino.

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