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Luca Argentero per un caffè: ecco come vincere il concorso

La Cucina Italiana

Che sogno sarebbe fare due chiacchiere con Luca Argentero, magari davanti a un caffè? L’attore (protagonista anche della fortunata serie Doc, Nelle tue mani), lo scrittore (di Disdici tutti i miei impegni, da poco uscito per Mondadori), il papà instancabile, il marito premuroso (della fortunata Cristina Marino), Luca Argentero è uno dei personaggi famosi più eclettici, e anche tra quelli che hanno scelto di sfruttare la propria fama per fare del bene, con 1 Caffè, la onlus che ha fondato con l’amico di sempre Beniamino Savio.

«Un caffè con Argentero per davvero»

C’è un filo rosso che lega Luca Argentero al caffè: è il brand ambassador di Bialetti, icona del Made in Italy e del caffè con la moka italiano, che ora ci dà la possibilità di prendere per davvero un caffè con lui, attraverso un concorso. Si intitola «Un caffè con Argentero», e si può partecipare fino al 17 dicembre. 

Come partecipare al concorso

Basta compare un prodotto Bialetti qualsiasi sia on line su www.bialetti.com che nei negozi, quindi conservare lo scontrino per registrarsi sul portale www.uncaffeconargentero.it e aspettare gennaio, quando verranno estratti ben cinque vincitori. Inoltre ci saranno premi minori per tutta la durata del concorso: ogni giorno saranno messi in palio tre kit colazione Bialetti, composti da tazzine, mug, cucchiaini e montalatte elettrico.

Luca Argentero, il rito del caffè, la moka

I più fortunati saranno senza dubbio i cinque estratti vincitori del concorso, che non dovranno fare altro che godersi questa pausa speciale con Argentero organizzata da Bialetti, all’insegna della condivisione, dello scambio, come è da sempre con il caffè, un rito tutto italiano. Un momento imprescindibile nella nostra quotidianità che condividiamo con la famiglia e gli amici, che il brand ha raccontato anche nelle sue campagne pubblicitarie. Nell’ultima, per esempio, c’è Luca Argentero con la zia, il custode, i vicini di casa che prendono insieme il caffè. 

I caffè Bialetti

Oltre che per la sue iconica moka, infatti, Bialetti da anni produce un ottimo caffè. La sua torrefazione è nata nel 2010, e la scelta è vasta: dal Perfetto Moka – il primo caffè macinato studiato appositamente per la Moka –, alle capsule per macchine espresso I Caffè d’Italia, passando per le miscele di caffè in grani Esperto Grani. L’azienda cura internamente tutte le fasi produttive: dalla selezione dei chicchi alla tostatura, dalla macinatura al degasaggio, fino all’imballaggio finale.

Aperitivo: cosa ordinare per non sembrare un boomer?

La Cucina Italiana

Avete presente quando al bancone del bar, ora dell’aperitivo, siete accanto a un altro cliente mentre ordina un cocktail dall’aspetto meraviglioso e dal nome intrigante? Un cocktail che vorreste assaggiare, ma avete paura di fare la figura del boomer chiedendo «lo stesso» senza sapere nemmeno come è fatto? Ecco, a chi scrive è capitato, e questo nonostante anni di pratica ai banconi di diversi bar, per piacere o per lavoro. Questione di abitudine, forse, e per molti è così: i miei genitori, boomer all’anagrafe, per l’aperitivo continuano a ordinare solo acqua tonica o il mitico Martini nelle occasioni speciali. Ma perché?

Può darsi che sotto sotto ci sia una spiegazione anche storica, insieme alla confortevole pigrizia: d’altronde per secoli l’aperitivo è stato uguale a se stesso. Lo ha inventato Ippocrate per solleticare l’appetito di pazienti inappetenti: un vino dolce aromatizzato con fiori e assenzio. Come lui hanno fatto gli antichi Romani, limitandosi ad aggiungere alla sua ricetta salvia e rosmarino, e poi i farmacologi medioevali hanno creato nuovi infusi. Un principio che è stato alla base della creazione di alcuni tra i più grandi liquori italiani dell’aperitivo,  il vermut su tutti, inventato a Torino a fine Settecento, e che ha scandito un rito appannaggio dell’alta società almeno per tutto l’Ottocento e inizio Novecento. Perché l’aperitivo, come lo conosciamo noi, cocktail e stuzzichini, è nato molto dopo: intorno agli Ottanta, dopo la nascita dei bitter, dei nuovi spirit iconici come il Campari e dall’esplosione della miscelazione sulla scia di un trend scoppiato con il Proibizionismo negli Usa. Il punto è che, come è successo per la cucina, anche i cocktail da allora sono cambiati, ed è cambiato completamente l’aperitivo. Tornando al punto, allora, cosa ordinare all’aperitivo per non sembrare un boomer?

Perché il “solito” è démodé (ma non siate timidi)

Primo consiglio: «No pestati, mojito, caipiroska, drink dall’indiscusso successo anni Novanta e primi anni del nuovo millennio. Sono i tipici casi che fanno risultare abbastanza boomer chi li chiede» dice Desirè Verdecchia, bar director dei Bulgari Hotels & Resorts. Il motivo è che, semplicemente, ora c’è molto altro: «Ormai l’offerta è così ampia che pensare di bere “il solito” è limitante. Vuol dire che non si ha voglia di leggere il menù o non si sa da dove cominciare» osserva Martina Bonci, bar manager del Giardino 25, il caffè e cocktail bar di Gucci a Firenze. «La nostra bravura come bartender sta anche in questo: far sentire ogni ospite a proprio agio, capire cosa gli piace, e così costruirgli un drink come un abito sartoriale. In questo modo raggiungi due risultati: aiuti chi ti sta davanti a comprendere meglio i propri gusti, e gli fai conoscere un nuovo sapore». Primo punto, allora: non rimuginate su “cosa bere”, piuttosto non fate i timidi e chiedete cosa bere.

Granchio blu: Gino Sorbillo lo ha messo sulla pizza (a 20 euro)

La Cucina Italiana

«Si parla tanto di questa specie aliena che mette a rischio mari e pescatori, perché non provarla? Anche così si può alleggerire il clima allarmante che si è creato. Io ero molto curioso, e dopo averlo assaggiato posso dirlo: secondo me il granchio blu ha un sapore migliore rispetto a quello normale», ci ha detto Sorbillo.

Le reazioni alla pizza al granchio blu

I commenti degli utenti si sono divisi, tra apocalittici che hanno scritto che Sorbillo ha esagerato nel volersi mettere in mostra e che «questa cosa del granchio blu sta sfuggendo di mano», e integrati che ne hanno riso e hanno ironizzato. «Falla con le zanzare, siamo pieni», ha scritto qualcuno, e qualcun altro ha postato la foto di una “profezia” di una pagina satirica dedicata alla Circumvesuviana, che già a inizio agosto aveva “predetto” che Sorbillo avrebbe messo il granchio blu sulla pizza.

Immagine Circumvesuviana, guida alle soppressioni e altri misteri irrisolti

«Ci sono abituato, io le guardo queste foto, ci rido su, ci metto il like, mi diverto. Chi mi conosce sa che sono un provocatore, che mi piace osare. Quando ho cominciato a fare il pizzaiolo, trent’anni fa, le vecchie generazioni mi guardavano come un marziano. Io ho perseverato, resto così, e sono fiero del mio percorso», prosegue Sorbillo, annunciando che tra qualche giorno metterà la pizza al granchio blu anche in menù.

Quanto costa la pizza al granchio blu di Gino Sorbillo

La ricetta definitiva sarà fiordilatte, pesto di basilico, zeste di limone di Amalfi IGP, pepe nero e e granchio blu. Il prezzo? «Intorno ai 20 euro», annuncia. A conti fatti, la più cara delle sue pizze. Parerà anche queste polemiche dopo essere sceso in piazza in difesa del prezzo popolare della pizza napoletana a 5 euro? «Chi vuole fare polemica la farà sempre. No, il prezzo non è popolare, ma c’è scelta: quella al granchio blu sarà solo una delle pizze di un ampio menù con prezzi popolari», conclude il pizzaiolo.

Il tiramisù al granchio blu

Dovendo fare un’ipotetica classifica delle ricette più inaspettate con il granchio blu, in cima però noi metteremmo il «Gransù», il tiramisù con il granchio blu. Un’idea di Stefano Serafini, campione del mondo di Tiramisù del 2021. Lo ha preparato in una serata speciale dal titolo “Contaminazioni Veneziane” a Valdobbiadene, e ovviamente ci ha messo anche il prosecco.

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