Tag: gelato ricetta

Pane di semola di Nunzia

Pane di semola di Nunzia

Il pane, solo acqua, farina e lievito.
Non voglio scrivere qualcosa che non capisco o di cui no so nulla, ma posso e voglio con questa semplice pagnotta ringraziare.
Un immenso grazie va ai medici e agli infermieri ma anche tutte le persone che ogni giorno, non solo in questo periodo buio, lavorano negli ospedali, a quelli che sono in prima linea e a quelli che lavorano nascosti. Un grazie a tutti i volontari che non chiedono e fanno, e fanno tanto.
Un grazie alle forze dell’ordine e a chi fa in modo che le cose vadano avanti, in un modo o nell’altro, al di là delle idee di ognuno di noi.
Un grazie anche chi tutti i giorni chi va a lavorare per rifornire i negozi di generi di prima necessità. Un grazie a chi lavora nei supermercati, nelle farmacie.
Un grazie al postino che tutti i giorni ci porta la posta, gli impiegati che vanno lo stesso in ufficio, gli autisti dei mezzi di trasporto, gli operatori ecologici e a tante altre persone che non vediamo o di cui non sappiamo.
Grazie a chi, mentre #iorestoacasa lavora anche per me.
Una semplice pagnotta per un semplice grazie, il mio.

Un grazie anche a Nunzia Bellomo del blog Mieledilavanda per la ricetta.

Ingredienti x due pagnotte

600 g di semola rimacinata
circa 380 ml di acqua a temperatura ambiente
3 g di lievito secco
1 cucchiaino di miele
12 g di sale

Procedimento

Versare la semola nella ciotola della planetaria.
Pesare 320 ml di acqua, togliendola dal totale.
Azionare la planetaria con il gancio e aggiungere poca alla volta l’acqua, lavorando l’impasto fino a completo assorbimento.
Coprire l’impasto con un panno umido e lasciare riposare per una quarantina di minuti.
Trascorso il tempo azionare la planetaria, aggiungere all’impasto il miele, poi il lievito e poca alla volta metà dell’acqua rimasta.
Quando l’acqua è stata assorbita e l’impasto è liscio ed omogeneo, aggiungere il sale e successivamente il resto dell’acqua.
Lasciare incordare bene il composto, portarlo sulla spianatoia, pirlarlo e poi riporlo in una ciotola coperto a lievitare (io in forno con la luce accesa) fino al raddoppio.
A raddoppio avvenuto, riprendere l’impasto e rovesciarlo sul piano infarinato con semola. Dividerlo a metà per avere due pagnotte.
Formare il pane e riporlo in due ciotole con la parte di chiusura verso l’alto, coprire e rimettere a lievitare per 2 ore circa.
Scaldare il forno a 230°.

Riprendere nuovamente gli impasti e rovesciarli in due teglie foderate con carta forno.

Incidere la superficie con un taglio o con una croce.

Infornare e cuocere per 20 minuti.

Trascorso il tempo, abbassare la temperatura a 220 

per altri 20 minuti circa.

Sfornare le pagnotte e porle su una gratella a raffreddare 

completamente prima di tagliarle e servirle.

Torta Mimosa al cioccolato, la ricetta golosissima per la Festa della Donna

Torta Mimosa al cioccolato, la ricetta golosissima per la Festa della Donna

Per celebrare la Festa della donna si può andare sul classico, ma anche preparare questo dolce tradizionale in una gustosa versione al cioccolato

Volete preparare un dolce speciale in occasione della Festa della Donna? Impossibile non pensare alla torta Mimosa, caratterizzata da una decorazione con il pan di Spagna che tanto ricorda i fiorellini gialli e tondi della pianta omonima. Alla ricetta più classica, fatta con pan di Spagna e crema pasticcera, si sono affiancate negli anni molte varianti e tra le più golose c’è senza dubbio quella della torta Mimosa al cioccolato: si può fare in due modi, con un pan di Spagna al cacao da farcire con crema pasticcera classica o in una versione potenziata con anche il ripieno al cioccolato.

Pan di Spagna al cioccolato

Per una torta mimosa al cioccolato prima di tutto bisogna preparare la base, con il pan di Spagna al cioccolato. Sbattete i tuorli di sei uova con 150 grammi di zucchero, poi incorporate anche gli albumi montati a neve. Aggiungete 60 grammi di farina setacciata, 80 di fecola di patate e 40 di cacao, mescolando con delicatezza. Imburrate e infarinate una teglia a bordi piuttosto alti, del diametro di circa 24 centimetri, poi infornate a 180 gradi per circa 30 minuti. Una volta cotto, sfornate il pan di Spagna e lasciatelo intiepidire, poi sformatelo e lasciatelo raffreddare.

Crema pasticcera al cioccolato

Nel frattempo, potete preparare la crema per la farcitura. Nella Mimosa classica va messa la crema pasticcera, ma il ripieno della torta mimosa al cioccolato si può realizzare anche con una crema al cioccolato. In questo caso, per prima cosa bisogna montare tre tuorli d’uovo con 120 grammi di zucchero, poi aggiungere poi 25 grammi di farina e, lentamente, 250 millilitri di latte caldo. Mettete tutto sul fuoco a fiamma bassa e mescolate, fino a quando la crema non si addenserà. Infine, togliete dal fuoco, aggiungete 50 grammi di cioccolato fondente tritato e amalgamate bene. Lasciate raffreddare il vostro composto, mescolando di tanto in tanto per evitare che si formi la pellicola sulla superficie.

Torta Mimosa al cioccolato, la ricetta

Quando il pan di Spagna si sarà freddato, tagliatelo orizzontalmente, ottenendo una sorta di coperchio: formate quindi un incavo svuotando la base del pan di Spagna per ottenere la mollica che vi servirà come copertura del dolce. Bagnate il pan di Spagna con il succo d’arancia o con uno sciroppo, da realizzare con acqua, zucchero e liquore. Riempite la base del pan di Spagna con la vostra crema (pasticcera o al cioccolato), poi chiudete la torta con la calotta tagliata in precedenza. Ricoprite il tutto con la crema avanzata e con le molliche di pan di Spagna ricavate scavando la base della torta. Lasciate riposare in frigo un paio d’ore prima di servire: decorare con un ramoscello di mimosa va bene per qualsiasi variante.

Ricerche frequenti:

geografia del brodetto di pesce in 5 ricette

geografia del brodetto di pesce in 5 ricette

La ricetta del vero brodetto non esiste, ce ne sono tante quanti sono i “campanili” del litorale adriatico. Ecco una guida (e qualche ricetta) per districarsi fra pomodoro, aceto, anguille, zafferano e altri ingredienti tipici da Trieste alla Puglia

Com’è bello far il brodetto da Trieste in giù. Lungo la costa dell’Adriatico il brodetto di pesce si prepara in tante varianti diverse quanti sono i porti che si aprono ad accogliere i pescherecci con il loro prezioso carico. Tante ricette diverse per questa semplice zuppa di pesce, colorate dal rosso del pomodoro o profumate dallo zafferano, fragranti di erbe o piccanti di peperoncino, ma tutte accomunate dalla materia prima: pesce “povero”, base per un piatto di pescatori che oggi trova nuova vita nell’ottica della rivalutazione della cucina regionale tradizionale.
Perché un tempo il brodetto si preparava in molti casi direttamente a bordo dei pescherecci, oppure nelle case dei pescatori, le cui mogli sapevano valorizzare con la loro arte quello che avevano a disposizione: pesciolini troppo piccoli, o troppo “spinosi”, o troppo poco pregiati per essere venduti sul mercato, tutto quello che rimaneva nelle reti e che non era destinato al commercio.

Bianco, di anguille, con pepe e aceto…

A Trieste pesce misto e crostacei si arricchiscono del sapore di vino e pomodoro, mentre a Grado il “boreto”, rigorosamente bianco, si può preparare anche con una sola varietà di pesce: fondamentale è una fumante polenta ad accompagnare.
Molto amato è il brodetto di Chioggia, mentre decisamente particolare è quello di Comacchio, a base di anguille.
A Rimini il brodetto profuma di pepe e aceto, e più giù, nelle Marche, la zuppa si declina in tante varianti differenti: quello di Ancona, ricco di pesci diversi, si arricchisce di pomodoro e di aceto, quello di Porto Recanati, è profumato di zafferano selvatico, mentre quello di Porto San Giorgio si riconosce perché decisamente piccante.
In Abruzzo è accesissima la rivalità tra cultori del brodetto alla pescarese e i puristi del brodetto alla vastese: in discussione la presenza o meno del soffritto, le modalità di cottura (tegame coperto o senza coperchio?), la possibilità di profumare con aceto, ma soprattutto l’aggiunta del peperone fresco, che caratterizza la ricetta di Vasto.
Peperone verde e peperoncino anche nel brodetto alla termolese, “u bredette”, cucinato per tradizione con la “scafetta”, la parte di pescato “di seconda scelta” che ogni sera spettava a ciascun pescatore.
Tra uno e l’altro, le infinite tipicità che ogni località o frazione, ma soprattutto che ogni famiglia custodisce gelosamente, a tracciare un imperdibile itinerario dei sapori lungo le nostre coste.

Le ricette del brodetto di pesce

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