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liscia o farcita, è sempre irresistibile

liscia o farcita, è sempre irresistibile

Si tratta di frittelle della tradizione napoletana da accompagnare a salumi o da farcire con alici sott’olio

Avete presente un bignè di pasta croccante? Perfetto per accompagnare un bel piatto di salumi o sfiziosi sottaceti? La pasta cresciuta è proprio questo, una deliziosa frittella salata fatta di acqua, sale, farina e lievito, che si abbina a tantissimi ingredienti, per un aperitivo casalingo irresistibile.

L’origine della pasta cresciuta

Queste frittelline di pasta di pane sono uno degli esemplari più antichi di street food napoletano: capita ancora oggi di trovare nei vicoli di Napoli donne sedute davanti a casa, friggere in pentoloni ricolmi di olio bollente, queste palline irregolari di pasta sistemate poi nel classico “cuoppo”, il contenitore di carta per il passeggio. Dalla crosta croccante e dal cuocere morbido, le frittelle di pasta cresciuta sono spesso farcite con alici sott’olio, fiori di zucca o pezzettini di prosciutto, per dare ancora più gusto a un piatto molto amato.

La ricetta della pasta cresciuta

Ingredienti: 300 g farina, 10 g lievito di birra fresco, 250 g acqua, un pizzico di sale, olio di arachide per friggere

Procedimento: in una ciotola capiente mettete la farina e, al centro, il lievito sciolto nell’acqua. Impastate e quando avrete ottenuto un composto omogeneo ma abbastanza liquido, unite il sale. In una padella capiente fate scaldare l’olio e poi, aiutandovi con due cucchiai, versate una piccola dose di impasto, facendola friggere e rigirandola delicatamente perché si dori su ogni lato. Una volta che si sarà formata la crosticina croccante, levate le frittelline aiutandovi con una schiumarola e sistematele su un piatto ricoperto da un foglio di carta assorbente perché perdano l’olio in eccesso. Salate se necessario e servite caldissime.

Varianti ancora più golose

Il sapore di queste frittelline di pasta di pane è molto neutro e per questo motivo si presta a essere farcito con moltissimi ingredienti. La difficoltà risiede nella consistenza dell’impasto, che risulta molto liquido. Potete sopperire a questo problema unendo gli ingredienti all’impasto e mescolandoli insieme. Formerete così delle palline composte di pasta di pane e verdure, formaggi o salumi, come preferite. Gli abbinamenti più riusciti sono con le alici sott’olio, dadini di prosciutto cotto, speck o provolone, pesciolini e verdure come i fiori di zucca, cubetti di zucchina o peperone. A voi la scelta!

Nel tutorial qualche consiglio in più

Il mistero della penna liscia al tempo del Coronavirus

Il mistero della penna liscia al tempo del Coronavirus

Vituperate e offese, abbandonate nei supermercati, in realtà sono tra le più amate dagli italiani

Queste righe che leggete sono una difesa strenua, decisa e potente delle penne liscia, degna di Alicia Florrick o di Harvey Specter nei loro più televisivi momenti.
Ho visto con orrore i social accusatori, quegli scaffali vuoti salvo loro, le uniche superstiti, o abbandonate: le penne lisce, appunto.
Scusate: ma perché non vi piacciono?
Sono morbide, delicate, acchiappano il sugo con delicata disinvoltura, s’impossessano del nostro palato accarezzandolo, baciano il burro con l’eleganza di una geisha mentre suona lo shamisen, si accomodano con morbida gentilezza negli angoli remoti del nostro cavo orale…
E voi? Voi che correte al supermercato come se stesse per finire il mondo, me le lasciate lì?

Una cosa, questa, per me inspiegabile. Io, che ho passato anni a cercarle quando abitavo all’estero, proprio non posso capire. Cosa hanno di meglio tutte le altre paste da far snobbare le penne come fossero delle appestate?
Protagoniste della Norma, eccellenti con il classico salmone vodka, perfette in una teglia da forno con i pomodori… Insomma, di ricette, nelle nostre pagine di “La Cucina Italiana”, ne abbiamo pubblicate tantissime.

Sono giunta a questa conclusione: il problema della penne lisce è tutto milanese e io, fino a queste prove tecniche di apocalisse, non me ne ero mai accorta. E allora adesso mi sorge un dubbio: ma quanti ospiti alla mia tavola avranno finto amore per la mia pasta preferita senza rivelare il minimo segno di disappunto?

«Continuo a guardare questa foto fatta prima al supermercato e penso al fatto che il grande sconfitto da questo virus sono le penne lisce che agli italiani fanno ca**re pure quando sono presi dal panico e si preparano all’apocalisse» (foto twitter.com/diodeglizilla).
«Continuo a guardare questa foto fatta prima al supermercato e penso al fatto che il grande sconfitto da questo virus sono le penne lisce che agli italiani fanno ca**re pure quando sono presi dal panico e si preparano all’apocalisse» (foto twitter.com/diodeglizilla).

Per fortuna c’è il Sud a darmi gustose soddisfazioni. Sì, perché è qui che si vendono un terzo delle penne lisce d’Italia. Parliamo di un totale di 2,5 milioni di tonnellate, dove Barilla è al primo posto con una quota del 31%. Ma la leggenda narra che il primo pastificio a proporle sia stato Voiello, e la storia vuole che la penna lisce sia la mamma di tutte le altre penne, venute solo in un secondo tempo, come le rigate. E se non fosse così, e io voglio credere che così sia, come si spiegherebbero a Napoli quelle deliziose penne alla sciaguratella con pomodoro, burro, aglio, olio extravergine d’oliva, peperoncino, basilico e panna?

E poi ci sono altri numeri che ci fanno capire l’ingiustizia di quell’abbandono sugli scaffali dei supermercati milanesi: l’importante quota di mercato che occupa De Cecco, che si aggira attorno al 15% del totale. Segue, poi, con volumi minori, Pasta Rummo: qui le penne sono solidamente piazzate al 13° posto tra spaghettoni e bucatini, con 1.4% del mercato contro gli spaghetti campioni.

E comunque, a scanso di equivoci, la Doxa rivela che le penne sono sul podio nella classifica della pasta corta per tutti gli italiani (include anche la rigata, ma vabbè).

E allora stasera per cena penne… rigorosamente lisce!

 

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