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Il gelato congela, ma resta morbido. Questione d’amore e dolcezza

La Cucina Italiana

Siete lì che vorreste congelarvi il cuore dopo l’ennesima delusione. Quel processo di congelamento necessario per non sentire più niente. È un po’ quanto accade per trasformare una miscela liquida in gelato. Se l’acqua congela in maniera eccessiva e gli ingredienti non sono bilanciati a dovere, il freddo inibirà del tutto il gusto.

Nella fase di produzione, si agita la miscela e la temperatura si abbassa in modo tale che il gelato raggiunga la giusta consistenza spumosa.

L’acqua contenuta nella miscela con l’abbassarsi della temperatura cercherà di diventare ghiaccio. È come se voi insisteste con ostinazione nel non voler avere più niente a che fare con le emozioni, inglobando il cuore in una patina di ghiaccio lasciando entrare il freddo. Ma c’è un elemento che saboterà i vostri piani, come saboterà quelli dell’acqua contenuta nella miscela.

Lo zucchero

Ad abbassare il punto di congelamento dell’acqua, che normalmente è zero, interviene lo zucchero che con il suo potere anticongelante sposta il punto di congelamento dell’acqua da zero alla temperatura desiderata dal gelatiere.

Immaginate ricordi dolci, piacevoli che affiorano durante il processo di congelamento del vostro cuore, ci vorrà maggiore convinzione per permettere all’acqua di renderlo un blocco di ghiaccio. La dolcezza scalda. Questo è il motivo per cui non avrete un gelato completamente solido tra le mani o un cuore di ghiaccio nel petto.

Nel calcolo di una ricetta di gelato, quindi, il gelatiere considera l’interazione tra lo zucchero e l’acqua per decidere a quale temperatura il gelato sia perfetto per essere servito. È un tessuto creativo che lega liquidi e solidi, senza troppa chimica aggiunta se non quella della natura.

Così quando tirerete fuori il vostro gelato artigianale al cioccolato per consolarvi, lasciatelo ammorbidire un poco per gustarlo al meglio e, vedrete, vi scalderà il cuore.

Andrea Fassi: maestro gelatiere della Gelateria Fassi di Roma che fa gelato artigianale dal 1880.

Le ricette dei gelati da fare in casa

Ricette per fare il gelato

Gelato facile con il latte condensato, la soluzione veloce

La Cucina Italiana

Quando la canicola è insopportabile non c’è niente di meglio che una coppetta di gelato alla frutta. Meglio se fatto in casa, ancora meglio senza gelatiera.

Pochi ingredienti, pochi passaggi, qualche ora al freddo, e la merenda da dividere con gli amici è pronta.

Elvira e Tilde hanno fatto il gelato con il latte condensato senza gelatiera al gusto mirtillo, ma si possono scegliere anche  pesche, albicocche, frutti rossi. Negli Highlight #DaAssaggiare del nostro profilo Instagram, trovate tutto il video per vedere come è stato un gioco da… ragazze!

Ecco la ricetta che hanno seguito.

GELATO AI MIRTILLI CON LATTE CONDENSATO SENZA GELATIERA

Difficoltà: facile
Tempo: 30 minuti più 8 ore di raffreddamento in freezer

INGREDIENTI per 10-12 persone

397 g Nestlé Il Latte Condensato
500 g panna fresca
500 g mirtilli freschi più un po’ per completare

PROCEDIMENTO

Lavate e asciugate delicatamente i mirtilli, frullateli e passateli al setaccio.

Montate la panna con l’aiuto di uno sbattitore elettrico fino a ottenere un composto compatto e spumoso.

Aggiungete Nestlé Il Latte Condensato mescolando delicatamente e poi incorporate anche la polpa di mirtilli mescolando con una spatola dal basso verso l’alto per non smontare il composto.

Versate tutto in uno stampo da plum cake e mettete in freezer per almeno 8 ore.

Servite il gelato con mirtilli freschi.

Buoni pasto in sciopero: succede per davvero

La Cucina Italiana

Mercoledì 15 giugno, per ventiquattro ore, bar, ristoranti, ma anche supermercati, ipermercati ed esercizi del piccolo commercio non accetteranno pagamenti tramite i buoni pasto. Si tratta del primo sciopero nazionale contro il sistema dei buoni pasto promosso da Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, e dalle principali sigle della grande distribuzione e del commercio.

Buoni pasto in Italia: commissioni altissime

Il motivo? Le alte commissioni che devono pagare gli esercenti, come i bar, i ristoranti e i supermercati. Queste commissioni, infatti, in media, infatti, ammontano a una somma compresa tra il 10% e il 20% del valore del buono (sono le più alte d’Europa). Un esempio pratico: per una spesa di 10 euro, l’esercente ne incassa solo 8.  

Questo sciopero è solo un’azione dimostrativa, che però potrebbe prefigurare una nuova realtà, quella in cui gli esercenti non accettano più i buoni come pagamento, se non si arriverà a una riforma strutturale del sistema che elimini o riduca le commissioni. E il rischio, per i lavoratori, è quello di trovarsi in tasca una forma di denaro che non riesce a spendere.

 “Questa tassa occulta che lo Stato scarica direttamente sulle imprese del nostro settore è inaccettabile», spiega Aldo Mario Cursano, vicepresidente vicario di Fipe-Confcommercio. «Da anni stiamo lavorando per sensibilizzare le istituzioni chiedendo una radicale modifica del sistema che salvaguardi il valore del buono pasto lungo tutta la filiera, ma finora siamo stati inascoltati. L’adesione allo sciopero di 24 ore cresce di ora in ora ed è solo l’inizio di una serie di iniziative che porteranno a non poter spendere più i buoni pasto se non ci sarà una radicale inversione di tendenza già a partire dalla prossima gara Consip del valore di 1,2 miliardi di euro».

Vantaggiosi per le aziende e per i lavoratori

I buoni pasto sono uno strumento vantaggioso per le aziende, che così non devono sobbarcarsi i costi di gestione di una mensa interna e che, dallo Stato, ottengono una serie di vantaggi fiscali (possono dedurre l’intero importo dal totale su cui si pagano Ires e Irap). I dipendenti li utilizzano non solo per acquistare i pasti delle pause pranzo al ristorante o al bar, ma anche per pagare la spesa alimentare, in un periodo storico in cui i prezzi sono schizzati in alto per via dell’inflazione. Non solo: i buoni, entro i 7 euro, sono esenti dalle tasse, mentre il denaro in più in busta paga non lo sarebbe. 

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