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Ricetta Gnudi di ricotta e spinaci e briciole di prosciutto, la ricetta

Ricetta Gnudi di ricotta e spinaci e briciole di prosciutto, la ricetta

Gli Gnudi di ricotta e spinaci e briciole di prosciutto sono una ricetta di Tina Aigbovo Pinzi, chef del ristorante Taverna di Mozart, all’interno del resort Locanda in Tuscany, a Castiglione d’Orcia. 

Nigeriana di nascita e toscana d’adozione, ha cominciato a interessarsi di cucina con la nascita del primo figlio: sono stati i frullati e le pappe che gli preparava a farle scoprire le basi e i tanti prodotti della regione toscana. Le piace cucinare piatti della tradizione basati sui prodotti locali e stagionali, ai quali aggiunge sempre un suo personale tocco.

In questo caso ha preparato degli gnudi di ricotta e spinaci, primo piatto tipico toscano il cui nome significa “nudi” perché il ripieno dei ravioli non viene avvolto nella pasta. L’aggiunta che rende particolare la ricetta sono delle briciole croccanti di cinta senese, oltre a pomodorini secchi rosolati in padella.

Scoprite anche: Gnudi di zucca e speck croccante, Gnudi di ricotta e spinaci con sugo ai funghi porcini e cialde di pecorino, Gnudi di cime di rapa.

Orecchiette, cime di rapa ma non solo: 10 sughi per condirle

La Cucina Italiana

Orecchiette e cime di rapa, un binomio vincente che non stanca mai. È di sicuro il piatto più citato da chi deve immaginare un simbolo culinario proveniente dalla Puglia, dove ancora vengono fatte prevalentemente a mano, ma questo formato di pasta si presta ad accogliere anche tanti altri condimenti. Di pesce, di verdure ma non solo, per piatti sempre nuovi.

Come si fanno le orecchiette

Fare le orecchiette non è complicato ma c’è sicuramente bisogno di manualità ed esercizio. Se conoscete qualche pastaia pugliese approfittatene: la gestualità è un sapere preziosissimo. Alla ricetta delle orecchiette ci pensiamo noi: per 4 persone servono 300 g di semola rimacinata di grano duro, 150 g di acqua e sale qb. Versate la farina sulla spianatoia e formate una fontana, aggiungete sale e acqua tiepida, poca alla volta, quanto basta per ottenere un impasto liscio e sodo. Fate con la pasta dei cordoncini del diametro di 1 cm circa; tagliateli a pezzetti lunghi altrettanto, fateli rotolare sulla spianatoia «strascinateli», usando di piatto la parte non affilata di un coltello (in Puglia si usa il tradizionale sfèrre), rivoltateli poi sul pollice per ottenere le orecchiette. Allargate le orecchiette su un piano infarinato e lasciatele asciugare fino al momento di cuocerle.

Perché si chiamano orecchiette?

È esattamente come si può pensare: le orecchiette si chiamano così perché la loro forma tondeggiante e concava e la superficie rugosa, atta a trattenere meglio i sughi, ricorda molto la forma di un orecchio. Chi è pugliese lo sa: vengono prodotte in diverse dimensioni: piccole, piccolissime, medie e più grandi, tutto dipende dalla manualità della singola massaia.

Orecchiette, cime di rapa ma non solo: 10 sughi per condirle

Dalle orecchiette cime di rapa e zenzero, per un tocco fresco e esotico, al pesto trapanese, passando per i pomodorini, le cozze i piselli e l’ombrina. Preparatevi a sperimentare.

10 ricette con le orecchiette da leccarsi i baffi

Dry January, un buon proposito oppure una moda?

La Cucina Italiana

Dal 2015, anno di debutto di Seedlip (la linea di distillati analcolici, distribuita da Diageo, che è in assoluto la più conosciuta e servita nei cocktail bar), a oggi il panorama si è arricchito rapidamente, così tanto che le previsioni parlano di una crescita per i prossimi anni del 400%.

La pandemia ha fatto aumentare in modo esponenziale contemporaneamente l’attenzione alla salute e la ricerca di qualcosa che desse soddisfazione e conforto (analcolico non vuol dire punitivo).
Tra i più venduti nel mondo, secondo la classifica annuale stilata da Drinks International, dopo Seedlip, ci sono i distillati australiani Lyre’s, e poi gli inglesi Everleaf, Three Spirit e Aecorn.

E in Italia? Ecco alcuni prodotti presenti sul mercato (già da un po’ di anni) da provare in questi ultimi giorni di gennaio (ma che vanno benissimo in ogni stagione).
C’è solo l’imbarazzo della scelta tra vermut, gin, amari, rum e le acque toniche, che sicuramente renderanno il nostro Dry January un po’ più effervescente: Amàrico, Sabatini Gino°, Memento,  Amaro Venti, Conviv, Sanpellegrino…

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