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È in edicola il numero di maggio!

È in edicola il numero di maggio!

#LaCucinaItalianaGoesToUnesco: con il numero di maggio prosegue l’ambizioso progetto de La Cucina Italiana per candidare all’Unesco la “cucina italiana” quale patrimonio immateriale dell’umanità

Esce in edicola il 27 aprile il nuovo numero de La Cucina Italiana che prosegue il suo ambizioso progetto di comunicazione volto a sostenere il valore universale della cultura gastronomica italiana: una grande iniziativa corale per candidare all’Unesco la “cucina italiana” quale patrimonio immateriale dell’umanità.

La copertina del numero di maggio

Proprio con il numero di maggio esordisce la rubrica di Massimo Montanari, storico dell’alimentazione e professore dell’Università di Bologna, nonché presidente del comitato scientifico per sostenere la candidatura della cucina di casa italiana in sede Unesco (nel marzo 2022) formato grazie all’impegno del mensile di Condé Nast Italia. Una riflessione quella del Professore che sottolinea l’importanza della nostra diversità ma ancora di più della nostra capacità di condivisione: il concetto di fare sistema, idea che La Cucina Italiana porta avanti dal numero di debutto del progetto nel luglio del 2020 quando esordì con un’intervista doppia tra Giuseppe Lavazza e Andrea Illy per poi proseguire con Parmigiano Reggiano e Grana Padano, Amedei e Domori, Maurizio Zanella e Matteo Lunelli rispettivamente Ca’ del Bosco e Cantine Ferrari (Franciacorta versus Trento Doc), per citarne alcuni.

Oggi i protagonisti sono lo chef tre stelle Michelin Mauro Uliassi e il bistellato Moreno Cedroni, vicini di ristorante nella loro regione, le Marche, e per niente in difficoltà ad allearsi sotto la bandiera del tricolore. Anzi. Cucina regionale con un focus su Parma capitale della cultura Unesco 2021, la biodiversità e la filiera sono i valori raccontati anche in questo nuovo fascicolo della testata amata da Filippo Tommaso Marinetti, protagonista del futurismo, che saranno poi il centro nevralgico della candidatura. Sarà poi uno dei più importanti esperti del Paese a parlare di formaggi e della loro diversità, di tutta la cultura del territorio che c’è dietro ogni preparazione. Vino sostenibile, l’eccellenza enologica rappresentano un altro capitolo importante verso Parigi così come il racconto di Laura Zegna, della celebre famiglia di industriali, che apre le porte dell’oasi di famiglia, emblema di sviluppo ambientale. E poi, Massimo Bottura. Il cuoco modenese già numero 1 al mondo e detentore di tre stelle Michelin con la sua Osteria Francescana, sarà ancora una volta protagonista e fervido sostenitore del progetto, partecipando a una diretta Instagram, il 7 maggio alle ore 12, che vuole raccontare all’audience del magazine l’importanza della candidatura all’Unesco.

La Cucina Italiana il 19 Maggio dà inoltre appuntamento per il primo webinar Il futuro che ci aspetta”. Nuovi modi di stare a tavola all’insegna della sostenibilità e della biodiversità” volto alla valorizzazione delle eccellenze del nostro Paese che si caratterizzano per un approccio virtuoso. Un evento digitale aperto al pubblico che si inserisce in un calendario che prevede 3 appuntamenti durante l’anno, nei quali il tema della sostenibilità e della biodiversità saranno centrali. Verranno coinvolti gli attori della Filiera Enogastronomica italiana in una conversazione mirata sui grandi temi al centro dei settori del food&beverage, con uno sguardo al futuro del consumo. Partner dell’iniziativa Alce Nero, Guido Berlucchi, Mielizia, Consorzio dell’Asti D.O.C.G., Consorzio Franciacorta, Parma City of Gastronomy, Santa Margherita Gruppo Vinicolo, esempi eccellenti di un approccio volto a valorizzare la biodiversità del territorio con un approccio etico e sostenibile.

Insieme per l’eccellenza: intervista a Andrea Macchione, Polo del Gusto

Insieme per l'eccellenza: intervista a Andrea Macchione, Polo del Gusto

Intervista a Andrea Macchione, primo amministratore delegato del Polo del Gusto, una sub-holding del gruppo Illy che riunisce le aziende di eccellenza extra caffè

Nel giugno 2019 nasce il Polo del Gusto, una sub-holding del gruppo Illy che riunisce le aziende di eccellenza extra caffè: a marzo 2021 viene nominato per la prima volta un amministratore delegato del Polo, Andrea Macchione, con una avvincente sfida da vincere.

Una sub-holding dirompente

Il Polo del Gusto è un gruppo di carattere, per ora, solo “finanziario”: è, cioè, una “srl” controllata dalla famiglia Illy che riunisce diverse aziende di eccellenza, che affiancano la Illycaffè Spa: Dammann per il tè, Domori per il cioccolato, Mastrojanni per il vino, Agrimontana per confetture e marroni e Fgel (Bonetti) per pasticceria gelateria. Aziende che la Illy ha acquisito in varia percentuale negli anni, seguendo linee guida ben precise: qualità eccellente, rispetto per l’ambiente, unicità di prodotto, caratteristiche riunite nell’originale definizione di Qualità dirompente.

Abbiamo intervistato Andrea Macchione, già in azione per conquistare nuovi orizzonti.

Andrea Macchione Polo del Gusto
Andrea Macchione Polo del Gusto

Dott. Macchione, la costituzione del Polo ha come scopo il rafforzamento delle aziende del gruppo, un ampliamento di marchi e una futura quotazione in Borsa. Quali sono le prime azioni che intraprenderà come nuovo Ad?

Azioni che ho già intrapreso: ho avviato la ricerca del partner finanziario, che dovremo trovare entro il 2021. È un’operazione complessa, perché il partner dovrà sposare in toto il nostro progetto, la filosofia con cui vogliamo portarlo avanti, con tutti i nostri valori aziendali, e la “way out”, cioè la chiusura del progetto: dopo 10 anni, pensiamo di quotare in borsa il Polo, o le singole aziende, concludendo il progetto condiviso con il nostro Partner. 

Diciamo che proprio in questi giorni sono partite le “consultazioni”. La fase due, ottenuto il concorso finanziario, sarà quella di sostenere le aziende del gruppo che hanno progetti importanti, e contemporaneamente di acquisirne altre.

Come sa, la nostra Rivista si è fatta promotrice della candidatura della nostra tradizione gastronomica a bene immateriale Unesco. Pensa che l’attività del Polo sia in linea con i valori del made in Italy? Come?

Senz’altro, proprio perché si fa interprete di tutti i valori che stanno dietro, e dentro, ogni prodotto di qualità: unicità del prodotto, eccezionalità, il posizionamento in un determinato tipo di mercato, l’importanza della materia prima, la tracciabilità, la biodiversità, la sostenibilità, il rispetto. 

Il Polo, poi, si propone di ampliare il raggio d’azione delle aziende già presenti e di coinvolgerne altre, in un moltiplicatore di qualità che non può che rafforzare il made in Italy, anche come punto di riferimento per un commercio internazionale. Aziende eccellenti, tutte legate da un filo verde, e dico verde per sottolineare la sensibilità ai temi della sostenibilità. 

Non ci sono solo aziende italiane, però: come mai?

Perché ciò che ci guida è un concetto che definiamo come “qualità dirompente”: un’idea che include, oltre alla qualità superiore, anche una forte identità e una unicità di ciascuna azienda. Certo abbiamo un focus molto importante sull’Italia, quando troviamo qualità, sostenibilità e unicità in un’azienda italiana la preferiamo, altrimenti non ci precludiamo la possibilità di includere produttori stranieri. Sempre tenendo conto che i selezionatori e i criteri di selezione sono i nostri, italiani quindi. 

E sulla tipologia di prodotti? Caffè, tè, vino, cioccolato, confetture e pasticceria stanno tutti bene insieme, come in un’unica famiglia. Avete intenzione di restare in questo ambito o di espandervi oltre?

Per il momento, staremo in questa area, proprio perché è più facile favorire la sinergia tra aziende che hanno affinità tra loro. Ma certo non vogliamo porci limiti a priori.

Il pubblico dei consumatori spesso conosce i marchi delle singole aziende di Polo del Gusto, ma non il Polo stesso. C’è interesse a creare un’identità del Polo più spendibile anche commercialmente? Magari con un marchio ed eventuali punti vendita?

Sì, pensiamo a creare una rete di negozi, sia fisici sia virtuali, con un marchio del Polo, ancora da individuare, nei quali poter acquistare i prodotti delle aziende associate. Negozi di dimensioni medio piccole e piattaforme on line, nelle quali favorire proprio la sinergia tra le singole aziende. 

Lei ha “militato” a lungo come Ad di Domori: qual è l’insegnamento che porterà da questa azienda nella sua nuova sfida?

Certamente i principali valori e la passione per la bellezza che sono comuni a tutte le aziende del Gruppo Illy, e che saranno moltiplicati nel Polo. Inoltre, avendo guidato una realtà come Domori, così bella ma così complessa in uno dei momenti più difficili della storia, porto con me una grande resilienza: “mai mollare”.

Ci rivela la sua top list di golosità Polo del Gusto? 

Comincio dal mondo del cioccolato: il Criollo monorigine Porcelana e i tartufi di Domori, la Jewel Box di Prestat (azienda britannica di cioccolato controllata da Domori, ndr.), ispirata alla scatola personale di Regina Vittoria, ed è piena di delizie tra cui i tartufi, simbolo di Prestat. Per Agrimontana, ho una passione per le marmellate, una linea che si chiama Le extra, in particolare per quella di arance amare. È particolare perché è senza glutine, io sono celiaco, ha il 30% in meno di zuccheri e ha un’etichetta in carta riciclata. Per Dammam il mio preferito è il Jasmin, tè verde al gelsomino. Che oltretutto ha nell’elenco dei tè Dammam ha il numero 13, il mio numero fortunato. Per Mastrojanni, poi, mi piace il Brunello di Montalcino, il base: perché le grandi cantine secondo me si misurano dai vini base, e non dai cru dove ci sono ovviamente le eccellenze. Il Brunello base di Mastrojanni è pazzesco, una cosa incredibile. 

Una cosa che vuole dirci in particolare?

Un piccolo sogno: mi piacerebbe che il primo negozio del Polo si aprisse a Trieste (la città di Illy, ndr). Guadagnerebbe un pizzico di romanticismo, che anche il business, in fondo, deve avere.

» Risotto porro e zafferano

Misya.info

Innanzitutto, se come me userete i pistilli, lasciateli in infusione nel vino per almeno 30 minuti.
Se invece avete lo zafferano in polvere, scioglietelo semplicemente nel vino.

Lavate e mondate il porro, quindi tagliatelo a rondelle.

Fate appassire il porro con l’olio in una casseruola, quindi unite il riso e fatelo tostare.

Sfumate con il vino (attraverso un colino, se avete usato i pistilli), quindi iniziate ad aggiungere il brodo caldo e portate a cottura.
Una volta cotto, mantecate con robiola e parmigiano.

Il risotto porro e zafferano è pronto.

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