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Ho fatto il panettone con un premiato pasticciere: ecco cosa ho imparato

La Cucina Italiana

Avevo già provato a fare in casa qualche volta il panettone e, a detta di chi l’ha assaggiato negli anni, il risultato risulta sempre migliore, seppur da principiante. La mia passione per i grandi lievitati restava comunque insoddisfatta, almeno tanto quanto le notti passate in bianco aspettando il momento esatto dell’infornata – ammesso che fosse il momento giusto, poi. Così quando mi si è presentata l’occasione di andare a Treviglio (Bergamo) a imparare a fare panettoni da Mattia Premoli, alla pasticceria La Primula, non me lo sono fatta ripetere due volte.

Mattia – un passato da ingegnere e una sconfinata passione per il grande lievitato milanese, che quest’anno lo ha portato a classificarsi secondo al concorso Artisti del Panettone – mi ha aperto le porte del suo laboratorio e mi ha fatto mettere le mani in pasta: niente di meglio per imparare. Ecco cos’ho scoperto grazie a questa esperienza.

I 10 segreti del pasticciere per fare bene il panettone in casa

1. La farina per il panettone

No alle farine per pane: per quanto proteiche, non possono garantire il risultato. Per fare un buon panettone c’è bisogno di farine tecniche studiate proprio per fare i panettoni.

2. Il lievito madre per il panettone

Il segreto qui è solo uno: conoscere il proprio lievito madre. È un sapere che si impara negli anni, prova dopo prova. Attenzione alla farina che si usa per i rinfreschi: deve sopportare bene le lievitazioni lunghe.

3. Nessuna fretta

Davanti alla grossa impastatrice di Mattia, dove i chili di burro si mischiavano all’impasto giallo e morbidissimo, ho imparato che non bisogna avere fretta nell’inserimento degli ingredienti. Nemmeno con le grosse impastatrici, figuriamoci con la planetaria di casa. Ogni elemento deve amalgamarsi al composto: solo allora possiamo inserire l’ingrediente successivo. Attenzione soprattutto al burro, che non va aggiunto tutto insieme, meglio in due o tre volte. Stessa cosa per il tuorlo.

4. Non esagerare con la farina nel secondo impasto

Anche se l’impasto risulta morbido, non mettete più farina del dovuto. Piuttosto lasciate lavorare l’impastatrice per più tempo. E anche qui torna il discorso iniziale: ci vuole pazienza…

5. Aromi per panettone: quali scegliere?

Vaniglia, pasta di mandarino, miele ma non solo: «Per me il panettone deve avere anche il burro di cacao. Senza non è lo stesso», mi dice Mattia mentre inseriamo gli aromi nell’impasto ormai quasi concluso. «Ma alla fine l’elemento imprescindibile per un buon panettone è soltanto uno: quando lo mangi devi essere felice» – parole sante.

6. E se l’impasto si scalda troppo?

Negli anni ho visto planetarie circondate da ghiaccio legato con il filo di spago impastare panettoni e girare all’infinito. Chi fa i panettoni tendenzialmente ha il terrore di surriscaldare l’impasto. «Se l’impasto arriva anche sui 25 gradi non è un problema», spiega il premiato pasticciere, «in caso fate girare l’impastatrice più lentamente e impastate per più tempo».

7. Come capire quando l’impasto del panettone è pronto?

Non è facile capire quando il tuo impasto sarà pronto. C’è la cosiddetta prova del velo da fare, ma non è ovviamente attendibile al 100%. «E poi dipende dal prodotto che si vuole ottenere», mi spiega Mattia Premoli, «se mettiamo più zucchero nell’impasto otteniamo un prodotto più umido ma meno sviluppato. Ovviamente, anche il risultato dell’impasto finale sarà diverso».

8. Come capire quando è ora di infornare il panettone?

Dipende molto da com’è stato pirlato, ma indicativamente quando la cupola arriva all’altezza del pirottino è pronto da infornare.

9. Quanto dura il panettone fatto in casa?

«Anche il panettone fatto in casa può durare parecchio, ma io consiglio comunque di mangiarlo fresco», dice Premoli. Una volta cotto e fatto completamente raffreddare, chiuso in un sacchetto di plastica apposito per alimenti, dura anche settimane. Per evitare il formarsi di muffe, si può spruzzare il sacchetto all’interno con dell’alcool, »ma è un rischio lontanissimo se si consuma in una decina di giorni», aggiunge Premoli.

10. Scaldare il panettone: sì o no?

Qualcuno lo mette in forno qualche minuto prima di tagliarlo e assaporarlo: «Se è un buon panettone, mangiarlo a temperatura ambiente, a circa 20/22 gradi, va benissimo. Si sentiranno comunque tutti gli aromi».

Torta Setteveli: 5 segreti del dolce più premiato (che arriva a Milano)

La Cucina Italiana

La torta Setteveli Vojage

Ispirata a Salomè

Il nome evocativo svela la suggestione che c’è dietro questa voluttuosa torta al cioccolato, definita dai suoi creatori «un viaggio sensoriale nell’universo femminile» e l’hanno descritto come «la danza della bella Salomè: ogni morso evoca emozioni intense che affiorano come il corpo della giovane principessa a ogni velo caduto». Il risultato, spiega Biasetto, «è stato così sbalorditivo da conquistare la giuria cancellando tutti gli assaggi precedenti e tutti quelli successivi alla torta, in un contesto dove il palato dei giudici era sottoposto a tantissime proposte giornaliere e già molto provato».

I numeri della Setteveli

Ci vogliono 2 giorni di lavorazione, 5 persone e 37 ingredienti per questo dolce che dal 1997 conquista i palati degli italiani e non solo. Il costo? «78 euro per una torta da 6 porzioni».

Il cioccolato più raro

«Setteveli per essere perfetta deve soddisfare il mio istinto, in primis sorprendermi. È realizzata con il miglior cioccolato al mondo, quello di una piccola piantagione in Madagascar che ha però una lunghissima persistenza in bocca. Supera il caffè a intensità, ma non copre la nocciola».

Il vino con cui abbinarla (e l’errore da non fare)

«La temperatura del servizio è importante: deve essere estratta dal frigo 24 ore prima: in questo modo i sapori si amalgamano meglio e i profumi si sprigionano. Il miglior abbinamento: il vin da Viajo. Io amo quello di una cantina di Monselice che ne produce 600 esemplari l’anno. I mercanti veneziani commerciavano questo vino dolce già in antichità: lo apprezzo perché è uno dei pochi vini che regge l’intensità del cioccolato. Un errore da non fare? Mangiare la Setteveli quando si è troppo sazi: l’ideale sarebbe a stomaco vuoto e non certo in fondo al pasto».

«A chi è dedicata? Sicuramente a mia moglie Sandra perché è colei che mi ha portato a scoprire l’Italia nella sua bellezza e spontaneità. C’è un’energia qui che si respira in pochi Paesi». 

Luigi Biasetto

Dove trovarla: ora anche a Milano

Per gustarla questi sono gli indirizzi: Padova, Prato o Pieve di Cadore, sede delle pasticcerie dei tre maestri pasticcieri che nel frattempo hanno esteso la propria rete di distribuzione. La pasticceria Beduschi, per esempio, ha una rivendita anche a Firenze. Gianluca Mannori, invece, ha aperto un nuovo negozio, nel 2013, a Sasso Marconi (Bologna). Ora è possibile assaggiare la Setteveli anche a Milano dove ha inaugurato Ai Chiostri Milano una nuova Caffetteria & Lounge nel suggestivo complesso claustrale del XV secolo sede della Fondazione Umanitaria, che da gennaio inaugurerà anche un bistrot con dehors.
Sul bancone torte a fette, plumcake, frolle, i cornetti farciti al momento, ma anche gli iconici
macaron di Biasetto (altra specialità per cui il maestro pasticciere è molto noto) e le sue imperdibili torte moderne, prima tra tutte la Setteveli Voyage. Tra le chicche in menù anche il caffè servito al tavolo con la moka.

Ernst Knam premiato al Gran Premio Internazionale di Venezia

La Cucina Italiana

Ernst Knam, chef e maître chocolatier, nonché tra i più amati volti televisivi, diventato per tutti il «re del cioccolato», è appena stato premiato con il Leone d’oro per meriti professionali al Gran Premio Internazionale di Venezia, che dal 1947 valorizza le arti e l’imprenditoria che contribuiscono alla crescita del nostro Paese. Un omaggio alla creatività e alll’eccellenza in ogni sua espressione che, conferito a un professionista come Ernst Knam, assume un valore ancora più speciale quest’anno che la Cucina Italiana è candidata a patrimonio immateriale dell’Unesco. 

La storia di Ernst Knam

Anche se tedesco di origine, Knam è ormai naturalizzato italiano. Nato a Tettnang, Germania, ha girato il mondo come cuoco in vari ristoranti stellati, dalla Scozia alla Svizzera, prima di trasferirsi in Italia nel 1989, per lavorare con il grande maestro Gualtiero Marchesi. Nel 1992 ha aperto la sua pasticceria in via Anfossi, a Milano, e nel 2009 ha vinto il titolo di Campione italiano di Cioccolateria. Di lì a poco è cominciata anche la sua ascesa televisiva in programmi di successo come Bake Off Italia, di cui è da sempre stato giudice. Inoltre, nel 2014 è stato nominato «Chef Ambassador» per Expo 2015, insieme a Carlo Cracco e Pietro Leemann. Il Leone d’Oro che ha appena ritirato premia la sua carriera costellata di successi, ma anche il modo in cui attraverso il suo impegno e la sua maestria ha contribuito a far conoscere la grande cultura del cibo italiano. 

Il commento di Ernst Knam

«È un grandissimo onore per me ricevere questo celebre riconoscimento internazionale», ha detto chef Knam nel ritirare il Leone d’Oro. «Da sempre cerco di trasmettere la passione per il mio lavoro, l’importanza della qualità delle materie prime e della cultura del cibo anche in termini di sostenibilità ambientale. Dedico questo premio a mia moglie Frau Knam che mi sostiene in ogni progetto».

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