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La storia e le tradizioni delle saline di Sicciole

La storia e le tradizioni delle saline di Sicciole

Le saline sono sempre luoghi di grande fascino. Ma nel caso di quelle Sicciole ancora di più, perché qui avviene un fenomeno unico al mondo, una magia. Eppure le saline sono luoghi di fondamentale importanza anche per tantissimi altri motivi, culturali, economici e non da meno ambientali. La loro esistenza, infatti, è garanzia di un ecosistema su cui si fonda una biodiversità di flora e fauna incredibile. Pensate che solo nelle Saline di Sicciole sono state avvistate più di 300 specie differenti! Insomma, è indispensabile che questi luoghi continuino a esistere, in quanto faccenda millenaria che lega l’uomo al sale.

L’uomo e il sale

Le saline sono la perfetta unione tra uomo e natura. Infatti, si tratta di aree naturali dove l’intervento umano non ha invaso o alterato troppo il paesaggio, ma si è limitato a modellarlo con la costruzione di argini, canali e vasche; per questo molto spesso si trovano in prossimità delle foci dei fiumi, che trasportando sedimenti a valle formano pianure alluvionali, ideali per la loro creazione. Inoltre, è vero che il lavoro dei salinai continua a essere fondamentale e a far la differenza per la produzione di un sale artigianale e di qualità; ma è anche vero che, come spesso accade ancora in natura, per fortuna, il sale non si potrebbe produrre senza quel giusto microclima, in cui è presente la temperatura e la quantità ideale di sole e di vento necessaria per far evaporare l’acqua di mare e addensare il sale. Insomma, il sale è un elemento intrinsecamente legato alla vita e alla storia dell’uomo, tant’è che è stato il primo oggetto di scambio, l’oro bianco per cui si sono combattute guerre, aperte vie commerciali.
E a Pirano continua a essere importante, sia dal punto di vista economico sia culturale: qui questa produzione ultracentenaria ha impresso in modo significativo la vita quotidiana degli abitanti, che hanno quasi tutti almeno un parente salinaio in famiglia. «Ma ormai quasi più nessuno vuole fare questo mestiere, tanto meno i giovani». E come si diventa salinaio? «Si viene qui e si comincia», ci rispondono, a dimostrazione di quanto questo lavoro sia antico e antropologicamente legato alla natura dell’uomo.

La produzione di sale nel Mediterraneo

Nel Mediterraneo ci sono circa 170 saline di tipologie diverse, distribuite in circa 18 paesi. Di queste, solo la metà circa sono attive, mentre le altre sono state abbandonate. Su una produzione mondiale di sale pari a circa 240 milioni di tonnellate, 7 milioni provengono dal Mediterraneo e 5500 dalle Saline di Sicciole, che hanno una superficie di circa 750 ettari. Queste saline sono fortemente legate a quelle di Cervia, anche perché non potrebbe essere altrimenti visto che si trovano entrambe affacciate sull’Adriatico, a poco più di 400 chilometri di distanza; infatti, hanno anche realizzato un film insieme su ciò che accomuna la loro produzione e in generale sull’importanza del sale. A tal proposito, seppur una in Italia e l’altra in Slovenia, è bello pensarle come un continuum sulla costa adriatica, che va dalla Puglia con le sue saline di Margherita di Savoia, a Cervia, fino al Delta del Po, passando per la Laguna veneta di Venezia, poi per quella di Grado e Marano, fino su a Sicciole, le saline più a nord del Mediterraneo. Perché se sentissimo e vedessimo un po’ di più questa comune appartenenza mediterranea, questo affacciarsi sullo stesso mare, ci accorgeremmo che alla fine i confini sono sempre più nella testa delle persone che nella realtà. Quello che conta è valorizzare luoghi come le saline dove si raccoglie ancora il sale a mano, cercando di evitare quello che è successo a Pirano nel 1968, quando ci fu un abbandono a causa di un’inondazione e dell’aumento dell’acquisto di sali industriali meno costosi. Invece, mantenere vive le saline è fondamentale per vari motivi, tra cui, come anticipato, la tutela della biodiversità: di piante, uccelli, fenicotteri, di alcune varietà di api che si trovano solo qui, così come di tutto quel mondo che sta nell’acqua bassa, quali granchi, larve e alghe, come quella magica che rende le saline slovene uniche al mondo.

La magia della petola

Non si conosce bene l’origine di questa storia, cioè chi fu il primo a portare la petola dall’isola di Pago, in Croazia. Eppure, quello che avviene oggi è un fenomeno unico. Quest’alga magica, infatti, composta da cianobatteri e altri elementi quali gesso, carbonati, argilla, fa da filtro naturale tra il sale e il fango marino presente sul fondo del bacino, impendendo che questi si mischino fra loro. In questo modo, il sale di Pirano viene raccolto già bianco, mentre altrove, per avere lo stesso risultato, viene lavato, perdendo così alcune sue caratteristiche. Inoltre la petola svolge anche la funzione di filtro biologico, in quanto impedisce che alcuni ioni, come quelli del ferro o del manganese, si leghino al sale. Così, già dal XIV secolo, si è iniziato a coltivare artificialmente quest’alga nelle vasche di cristallizzazione, fino al 1904, quando la produzione fu ammodernata dagli Austriaci, che unirono più bacini di cristallizzazione in uno più grande nel centro delle saline, circondato da altri bacini con acqua a diversi livelli di salinità. Ma come si raccoglie poi il sale?

Come avviene la raccolta del sale

I salinai dicono che il sale si fa d’inverno. Infatti, prima della raccolta e della produzione in sé, che di solito va da giugno a settembre, c’è un lavoro di manutenzione molto importante da fare: dalla gestione di vasche e chiuse in legno, al rivestimento dei fondi con il fango marino e così via. Insomma, i mesi precedente sono fondamentali nel determinare quello che sarà il risultato finale. Per questo di solito si inizia già tra febbraio e marzo, quando ci sono le condizioni ideali per l’insediamento della petola e per rabboccare le acque nei bacini in modo da agevolare lo sviluppo dell’alga fino a giugno; poi con la progressiva condensazione delle acque e l’accumulo dei minerali, i salinai devono prestare molta attenzione alla pulizia continua delle vasche e dei canali di afflusso estraendo il fango necessario. Una volta che l’acqua ha raggiunto la giusta densità, nel caso delle saline di Sicciole, i salinai entrano direttamente con gli zoccoli dentro le vasche (cosa rara, difficilmente avviene altrove!) e raccolgono ancora tutto il sale a mano con l’aiuto del gavero, attrezzo in legno, formando i cumuli che siamo abituati a vedere (e a fotografare). Quando il sale finisce di scolare, viene caricato con la pala sul carrello e trasportato all’essiccatoio attraverso i binari, per poi essere lavorato e venduto. Tutto il sale prodotto qui esce con il marchio Piranske Soline, ovvero Saline di Pirano (da provare anche i cioccolatini con scaglie di sale!). E pensate che la maggior parte, circa il 70%, viene venduto in Slovenia e non altrove. Ma se volete saperne di più su questo meraviglioso mondo delle Saline di Sicciole, c’è anche un museo interattivo, situato negli ex alloggi delle famiglie dei salinai. E poi a pochi passi, ci sono anche le uniche terme Thalasso Spa d’Europa.

Il centro benessere terme e Spa in mezzo delle saline

Nel bel mezzo delle saline ci sono le terme Thalasso Spa Lepa Vida, che si confondono e mimetizzano perfettamente con le casette dei salinai. La talassoterapia, dal greco thalassa (mare) e thérapeia (trattamento) è basata sull’azione curativa del clima marino che in questo caso, grazie all’evaporazione dell’acqua marina, è ulteriormente carico di aerosol. All’interno delle terme si possono fare anche vari trattamenti, quali massaggi o impacchi beauty, tutti con prodotti naturali provenienti dalla saline circostanti, come il fango marino o il sale stesso. Poi ci sono varie piscine di differenti dimensioni con acqua madre o vasche con percorso Kneipp; insomma, un luogo davvero perfetto per rilassarsi nella pace e nel silenzio delle saline, dove al massimo si viene disturbati da fenicotteri, gabbiani o cormorani di passaggio. Infine, è presente anche un punto ristoro dove è possibile fare uno spuntino e provare qualche piatto della cucina dei salinai.

La cucina dei salinai

La cucina nelle saline altro non è che ciò che veniva cucinato in passato nelle case dei salinai. La comunità degli italiani presenti a Pirano, insieme al Museo del mare, al Parco naturale di Strugnano e a quello delle Saline di Sicciole, avevano elaborato un progetto sulla cucina dei salinai. Questo prevedeva analisi, presentazione e preparazione dei piatti tipici che facevano parte della vita e del lavoro nelle saline, con l’intento di far conoscere e valorizzare questo patrimonio ancora così vivo. Purtroppo, a causa del periodo di lockdown, il tutto si è limitato a una presentazione virtuale, ma il lavoro di ricerca fatto di certo non va perduto. Gli appuntamenti previsti si sarebbero dovuti concentrare principalmente su tre prodotti: il pane fatto in casa, che veniva preparato proprio nel forno all’interno delle saline, a Lera e Fontanigge (una di quelle dove la produzione di sale è stata abbandonata negli anni 60); alcuni piatti a base di carciofo, che secondo le testimonianze tutti avevano nell’orto; e infine i classici bigoli, ennesima dimostrazione della forte influenza veneta degli anni di dominio della Serenissima. In quest’ultimo caso, il 20 giugno, sono riusciti a organizzare la preparazione della pasta fatta in casa proprio nelle saline, poi conditi sia con salsa al pomodoro in versione vegetariana, sia con l’ombolo, in mancanza delle luganighe, ovvero una la carne di cotoletta di maiale, marinata nel vino con aglio ed alloro, tipica specialità istriana. In questo modo, si è potuto vedere come si cucinava nelle case delle saline dove, come ricorda un salinaio, c’era «un focolaio di mattoni, il camino con catena per appendere il paiolo e un piccola fornasetta con griglia per cuocere il carbone dolce. E poi di fianco, in un angolo, c’era una grossa giara, un catino per lavarsi e sopra uno specchio vecchio e corroso dalla salsedine…».
Vogliamo veramente che questo mondo si dissolva del tutto?

Generation Female Global Summit 2020: ecco chi sono le protagoniste

Generation Female Global Summit 2020: ecco chi sono le protagoniste

Il 16 settembre le top leaders e pioniere si incontrano virtualmente per connettere, stimolare e dare la forza ad una nuova generazione di donne leader

Il 16 settembre si svolgerà l’evento inaugurale di Generation Female Global Summit, con l’obiettivo di riconoscere il ruolo della leadership femminile e rafforzare la prossima generazione di donne leader, riunendo le donne leader internazionali attuali e future di vari settori, nella prima conferenza virtuale del genere.

Nel corso di una giornata di conferenze e panel con una rete diversificata di donne leader, change-makers, visionarie e
innovatrici provenienti da una vasta gamma di settori, il Generation Female Global Summit darà vita ad una comunità
e una conversazione aperte e inclusive, in cui le donne di ogni estrazione possono condividere, esplorare e imparare
insieme.
Tra i relatori principali troviamo donne leader come Francesca Airoldi, Chief Revenue Officer di Condé Nast Italia,
Lynne Hanna, CEO di Clarins South Africa ed Elizaveta Kostyleva Díaz, GM Europe di LifeVantage, che condivideranno le loro esperienze e intuizioni come donne che guidano aziende globali, brand relevance e strategie di trasformazione. La fondatrice del Generation Female Global Summit Anna Shpak, una executive coach certificata, condurrà anche un seminario di formazione per fornire ai partecipanti competenze e strategie chiave per diventare “eleader” di successo nella nuova normalità incentrata sul digitale.
I panels e le discussioni presenteranno leader donne di vari settori che stanno facendosi strada in settori dominati dagli
uomini come la tecnologia, la finanza e le imprese, o guidando un cambiamento positivo in aree come la sostenibilità e
l’empowerment delle minoranze. Tra i partecipanti, Benedetta Arese Lucini, co-fondatrice di Oval Money ed ex GM di
Uber Italia; La Chef stellata Viviana Varese; Hannah Chung, attivista zero waste di Hong Kong; Nurul Jihadah,
fondatrice di The Codette Project, un’organizzazione no-profit di Singapore che aiuta le donne musulmane / minoritarie
a entrare nel campo della tecnologia; Fausta Pavesio, una investitrice esperta nominata una delle 50 donne europee più
influenti in startup e VC. Le chat Fireside offriranno approfondimenti su settori come la finanza e le professioni legali,
nonché la difesa delle minoranze e dei diritti umani, con leader del settore come Legance Avvocati Associati e relatori
come Riccardo Farisi, Head of Family Business di Azimut, e Fiammetta Capecchi, Fondatrice Lexpertise Legal Network.
In linea con l’obiettivo del Summit di sostenere le donne, tutto il ricavato della registrazione sarà devoluto alla
Fondazione IEO-CCM (Fondazione Istituto Europeo di Oncologia – Centro Cardiologico Monzino) per sostenere
lo IEO Women’s Cancer Center.

La Fondazione IEO-CCM è un’organizzazione senza scopo di lucro che raccoglie fondi per la ricerca sperimentale e clinica con l’obiettivo di trovare le migliori cure per i pazienti. Il Women’s Cancer Center IEO (Istituto Europeo di Oncologia) è dedicato ai tumori delle donne, nel campo della prevenzione, diagnosi precoce, trattamento e terapia che si prende cura delle donne prima, durante e dopo il trattamento, con un approccio a 360 ° per la salute delle donne.
Generation Female Global Summit è l’evento di punta di Generation Female, un’associazione senza scopo di lucro
creata per responsabilizzare e supportare le donne leader nelle loro capacità personali e professionali, ed è organizzato
da ARDM Consulting, una boutique di leadership coaching e società di consulenza in materia di risorse umane che
fornisce consulenza e formazione per ottimizzare le prestazioni e la leadership. Spiegando l’impulso per l’organizzazione
del Generation Female Global Summit, Anna Shpak ha spiegato: “Essere una donna leader, imprenditrice e madre me
stessa, aiutare le donne a prosperare e trovare realizzazione è sempre stato qualcosa che mi appassiona. Nel mio lavoro
di coaching delle donne leader e di consulenza alle aziende sulla formazione e lo sviluppo dei talenti, è diventato subito
evidente che c’era un impellente bisogno di una piattaforma ampia e internazionale per supportare e responsabilizzare
le donne sviluppando le loro capacità, fiducia e connessioni. Il movimento Generation Female è stato così creato per
colmare questa lacuna e soddisfare le esigenze delle donne leader “.

Il Generation Female Global Summit è una conferenza virtuale da non perdere per le donne leader attuali e
potenziali e i loro sostenitori, fornirà una piattaforma e una rete che educa, da forza e abilita una nuova
generazione di leadership e voci femminili. Generation Female è più di un vertice, è un movimento: unisciti a noi
per entrare in contatto con leader che la pensano allo stesso modo, creare nuove opportunità e vincere le tue sfide.

 

 

In foto, in alto da sinistra: Anna Shpak, President Generation Female; Francesca Airoldi, Chief Revenue Officer Condé Nast Italia; Lynne Hanna, CEO Clarins South Africa; Elizaveta Kostyleva Díaz, GM Europe LifeVantage; Rossella Paliotto, CEO AET Holding spa; Middle row, left to right: Nurul Jihadah, Founder The Codette Project; Benedetta Arese Lucini, Co-founder Oval Money; Hannah Chung, Head of Business Development Muuse.io; Fausta Pavesio, Advisor, Board Member, Investor; Viviana Varese, Michelin Starred Chef; Bottom row, left to right: Alice and Francesca Villa, Owners Villa Milano; Fiammetta Capecchi, Founder Lexpertise Legal Network; Riccardo Farisi, Head of Family Business Azimut; Monica Colombera, Senior Partner Legance; Vanessa Lim, Co-founder Rebelle Activewear) Premere sul link per le biografie complete: https://www.generationfemale.net/speakers

Ricetta Bruschette alla greca – La Cucina Italiana

Ricetta Bruschette alla greca - La Cucina Italiana
  • 300 g cetrioli
  • 170 g yogurt greco
  • 2 baguette
  • coriandolo fresco
  • limone
  • menta
  • pimpinella
  • lime
  • aglio
  • peperoncino
  • aceto di vino bianco
  • sale
  • olio extravergine di oliva

Per la ricetta delle bruschette alla greca, preparate lo tzatziki: grattugiate i cetrioli senza pelarli e lasciateli in un colino a spurgare per almeno 1 ora.
Schiacciate quindi la polpa per eliminare l’acqua di vegetazione; mescolatela con lo yogurt, la scorza grattugiata di 1/2 lime, qualche foglia di coriandolo tritato, 1 cucchiaino di aceto, 1/2 spicchio di aglio tritato finissimo e sale.
Tagliate a metà le baguette, strofinatele a piacere con aglio, conditele con un
filo di olio e abbrustolitele su una piastra Tagliatele a trancetti. Spalmate lo tzatziki sul pane e completate le bruschette con menta e pimpinella, peperoncino e scorza di limone grattugiata.

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