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» Marmellata di albicocche senza zucchero

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Innanzitutto lavate molto bene le albicocche, dividetele a metà per eliminate il nocciolo, quindi tagliatele a pezzetti.

Fate la stessa cosa con le mele: lavatele molto bene, tagliatele a metà e poi in 4 per eliminare il torsolo, quindi tagliatele a pezzettini (senza sbucciarle).

Unite albicocche e mele in una ciotola ampia, aggiungete anche il succo di limone e lasciatele macerare per circa 1 ora in un posto coperto o con un coperchio sopra (rilasceranno il loro succo).

Versate il tutto in una casseruola (compreso il succo) quindi cuocete a fuoco molto basso per circa 40 minuti, mescolando ogni tanto per non farla attaccare.
A fine cottura frullate con un minipimer per ottenere una consistenza liscia e cremosa.

Versate la marmellata nei vasetti sterilizzati, chiudete con coperchio e fate raffreddare a testa in giù fino al giorno dopo.

La marmellata di albicocche senza zucchero è pronta.

Ricetta Pizza con melanzane fritte

Ricetta Pizza con melanzane fritte
  • 300 g farina 00 (oppure 150 g integrale e 150 g farina 00)
  • 200 g farina Manitoba
  • 25 g olio extravergine di oliva
  • 10 g sale
  • 2 g lievito di birra essiccato
  • 250 g pasta per pizza
  • 130 g mozzarelline fiordilatte
  • 90 g pomodorini ciliegia
  • 60 g melanzana lunga
  • bottarga
  • origano fresco
  • passata di pomodoro
  • sale
  • olio extravergine di oliva
  • pinoli
  • olio di arachide

PER L’IMPASTO DELLA PIZZA
Mescolate le farine in una ciotola oppure nel cestello della planetaria, con il lievito secco; unite 300 g di acqua a temperatura ambiente e impastate. In seguito, aggiungete l’olio e, solo quando sarà completamente integrato, anche il sale.
Lavorate a lungo la pasta; se usate l’impastatrice, per almeno 5-6 minuti.
Formate infine una palla, fatela lievitare coperta per 30-40 minuti.
Allargatela quindi delicatamente con le dita e ripiegatela su se stessa rimboccando un’estremità sopra l’altra (foto 1), giratela sottosopra e formate di nuovo una palla (foto 2). Copritela e ponetela a lievitare in frigo per 12 ore.
Rilavorate la pasta e dividetela in tre parti uguali, formate con ciascuna una palla e fate lievitare su un piano appena unto di olio coperte con una ciotola grande. Lasciate lievitare per 40-50 minuti. Stendetele delicatamente con la punta delle dita allargandole fino a ottenere 3 pizze (foto 3); fate l’operazione su un piano, sulla pala o sulla carta da forno infarinati oppure direttamente nella teglia.

PER IL CONDIMENTO DELLA PIZZA
Condite 2 cucchiaiate di passata di pomodoro con 1 cucchiaio di olio e un pizzico di sale.
Tagliate i pomodorini in 4 spicchi.
Tostate 1 cucchiaio di pinoli facendo attenzione a non farli scurire.
Affettate la melanzana in rondelle sottili; friggetele in abbondante olio di arachide a 175 °C e scolatele su carta da cucina non appena saranno dorate.
Stendete la pasta per pizza in una teglia rotonda (ø 30 cm) di alluminio unta di olio; distribuitevi la passata, i pomodorini, condite con un giro di olio e infornate a 250 °C per 12 minuti; aggiungete le mozzarelline e cuocete per altri 6 minuti.
Sfornate e completate con le melanzane, i pinoli, ciuffetti di origano e bottarga grattugiata.

Ricetta: Joëlle Néderlants, Foto: Riccardo Lettieri, Styling: Camilla Giacinti e Beatrice Prada

Raffaella Carrà, la gioia della buona tavola

I fagioli da contare, l’ombelico a tortellino e il libro “Le ricette di Raffaella” del 1991, per “dimagrire in allegria”, perché anche sulla bilancia Raffaella Carrà si faceva una bella risata. Un piccolo omaggio per ricordarla con un sorriso. Indimenticabile

Erano 10.944. Per chi se lo stesse ancora chiedendo, era questo il numero esatto dei fagioli contenuti nell’ampolla di “Pronto Raffaella”, il gioco telefonico che ha fatto impazzire un popolo intero fra il 1983 e il 1985. Raffaella ovviamente era lei, la Carrà, il programma è stato un campione d’ascolti, antesignano dei programmi di alleggerimento della fascia di mezzogiorno in Rai.

D’altra parte, quasi tutto quello che ha fatto in televisione Raffaella Carrà, al secolo Raffaella Maria Roberta Pelloni, è stato praticamente una prima volta. Come l’ombelico scoperto, anno 1971, balletto del “Tuca Tuca”: grande levata di scudi del Vaticano e dei benpensanti nazionali. Ma la popolarità della Carrà era perfino più forte, una Rosa Parks nostrana in paillettes. Per la cronaca, su esplicita richiesta della mamma, quello della Raffaella era l’ombelico perfetto. La leggenda racconta che all’ostetrica che l’aveva aiutata a partorire, la signora Dellutri in Pelloni aveva chiesto esplicitamente: “le faccia un bell’ombelico, che sembri un tortellino”.

Raffaella Carrà e Romolo Siena negli studi televisivi di Canzonissima (Getty Images)

E a proposito di tortellini (con moderazione), le gioie della cucina emiliana non potevano certo mancare sulla tavola di Raffaella Carrà, nata a Bologna, all’ombra delle due Torri, nel 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale. Orgogliosamente emiliana, con papà romagnolo e mamma siciliana, Raffaella affermava senza pudore di essere una buona forchetta, anche se per tutta la vita aveva combattuto con la bilancia per mantenere il suo tortellino (ops, ombelico) perfetto.

“Sono emiliana, amo la buona tavola e un bel pranzo con gli amici è un momento di festa al quale non so e non voglio rinunciare”, affermava a chiare lettere nel libro “Le ricette di Raffaella Carrà”, pubblicato da Mondadori nel 1991. Una chicca per collezionisti ormai quasi introvabile, che comprende duecento ricette scritte con la collaborazione delle cuoche di famiglia, Miriam e Luigina.

Tutto nasce dalla necessità di “dimagrire in allegria”, come si legge nel sottotitolo del libro, perché anche la dieta per la Raffaella nazionale era condita dalla sua incomparabile risata. La Carrà racconta di quando, dovendo perdere qualche chilo, segue uno speciale regime alimentare, che le permette di abbatterne cinque in pochi mesi, senza riprenderli. A leggere la sua sintesi, una dieta che oggi farebbe venire i brividi a Dukan: “Un esempio di pranzo del mezzogiorno? Un piatto di crudità, uno di insalata mista condita con olio, sale e aceto, due grossi piatti di pastasciutta conditi con due salse diverse, verdure cotte e pane a volontà, preferibilmente integrale”.

Fra Spaghetti Milleluci, Insalata Soca Dance e Strozzapreti alla Carrà, il sospetto è che il vero segreto del successo di questa dieta sarà stato il costante allenamento per i suoi memorabili balletti. Tuttavia, lei la spiegava così: “Il successo di questa alimentazione sta nella libertà di scelta, perché so che posso mangiare ogni giorno quanto voglio”.

Attenzione solo agli zuccheri, evidentemente, visto che la sezione dolci non c’è affatto fra le duecento ricette di Raffaella. Ma quel che veniva proposto, alla fine, era un cambio di mentalità, più che una dieta, l’attenzione costante a cosa si mangia piuttosto che regimi alimentari drastici, che si fa fatica a proseguire nel tempo. D’altra parte, già da quell’ombelico al vento nel 1971, la missione inseguita per tutta la sua vita e carriera dalla Carrà non è stata cambiare la nostra mentalità? Indimenticabile.

Raffaella Carrà vestita Rocco Barocco, 1986 (Getty Images / Gennaro Moscariello)

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