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La primavera in tavola: le erbe amare

La Cucina Italiana

Nelle tradizioni culinarie di primavera le erbe amare occupano un ruolo importante. Portate in tavola in occasione della festa ebraica di Pesach, che celebra la liberazione della schiavitù e la fuga dall’Egitto, esse accompagnavano il pane azzimo, preparato in fretta, senza lievitare, ed erano simbolo dell’amarezza e della difficoltà. Raccolte nei prati durante la primavera, sono ricche di proprietà salutari, ma secondo alcune ricerche il loro consumo è in calo, superato dall’esuberante presenza del gusto dolce, che oggi utilizziamo in quantità eccessive. Ecco perché riscoprire il gusto delle erbe amare costituisce un vantaggio per il benessere e il palato.

Alla scoperta delle erbe amare

Verso la fine dell’inverno, quando la neve si scioglie e nei prati nascono i primi nuovi germogli, fanno la loro comparsa le erbe amare. Da consumare cotte o crude, sono preziose per la depurazione dell’organismo. Conosci la ricetta della scarola alla napoletana? Grazie all’aggiunta di olive, uvetta, noci e acciughe stuzzicano l’appetito con un profumo inconfondibile e possono essere sfruttate anche per la preparazione della celebre pizza ripiena. Le erbette, insieme ai vegetali di stagione o il formaggio, costituiscono l’ingrediente utilizzato da sempre per rustici, torte salate e ripieno per tortelloni o ravioli. In tutta Italia, infatti, la pasta all’uovo ripiena rappresenta una tradizione antichissima: sembra che i ravioli alle erbette, da preparare con la ricotta, fossero già noti nel Medioevo, diventando in seguito il piatto magro preparato per il Venerdì Santo.

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Benefici delle erbette

Stimolano il lavoro del fegato e il processo di disintossicazione, migliorano le funzionalità dell’intestino e aiutano a bruciare i grassi. Mangiare con regolarità erbe come cicoria e cicorietta, cavolo nero, scarola, radicchi e catalogna previene i malanni di stagione e rafforza il sistema immunitario. Ottime nella zuppa, fatte scottare o ripassate in padella con un filo d’olio a crudo, diventano un contorno semplice e ricco di nutrienti. Evita di conservare le erbette troppo a lungo perché le foglie tendono a deperire in fretta: in alternativa, puoi farle bollire in acqua salata e congelarne alcune porzioni pronte all’uso per quando vai di fretta.

Ricette con le erbe amare

Un piatto celebre della cucina romana è l’insalata di puntarelle, che si prepara con la catalogna spigata, aglio, olio, aceto e acciughe. Anche il tarassaco può essere consumato crudo: ti basterà scegliere le foglie più tenere e condire con un filo d’olio, limone e una spolverata di pepe, a piacere. Porta in tavola energia e un tocco di vivacità: piante come ortica e cicoria sono deliziose come condimento per pasta e vellutate, ma anche nella frittata. Dalle ricerche emerge che siamo assuefatti al gusto dolce, preponderante nella nostra dieta abituale, mentre tende a sparire l’amaro, un’abitudine alimentare in calo, da cui possono derivare squilibri, oltre a difficoltà a livello di fegato e cistifellea. Un’ottima occasione godere della primavera, ritrovando il piacere di un’alimentazione naturale, ricca di nutrienti e fresca semplicità.

Le erbe amare

La primavera delle erbe amare

Ricerche frequenti:

Ricetta Plin di trota, robiola e radicchio

Ricetta Plin di trota, robiola e radicchio
  • 300 g trota salmonata pulita
  • 80 g latte
  • 50 g albume
  • timo limone
  • sale
  • 300 g robiola
  • 100 g latte
  • 1 radicchio lungo tardivo
  • amido di mais
  • limone
  • olio extravergine di oliva
  • aceto
  • sale
  • pepe rosa

PER LA PASTA
Impastate la farina con i tuorli, raccogliete l’impasto in una palla, copritelo con una pellicola alimentare e ponetelo a risposare in frigo per 1 ora.
Stendete la pasta, ottenendo una sfoglia di circa 2 mm di spessore.

PER IL RIPIENO
Tagliate la trota a pezzetti e frullatela con il latte, gli albumi e 1 cucchiaino di foglie di timo limone, regolando di sale.

PER I PLIN
Tagliate la sfoglia in strisce di circa 6 cm; distribuite il ripieno in piccole noci sulle strisce di sfoglia, tenendo una distanza di un paio di centimetri l’una dall’altra; bagnate i bordi della sfoglia con poca acqua e sovrapponeteli, pizzicando tra una noce e l’altra, in modo da eliminare l’aria in eccesso, quindi tagliate con la rotella tagliapasta tra una noce e l’altra, ottenendo dei raviolini; pizzicatene le estremità per sigillarli (plin, in dialetto piemontese, vuole dire pizzicotto).

PER IL CONDIMENTO
Sciogliete 1 cucchiaino di amido di mais in poco latte.
Portate a bollore il resto del latte, unitevi l’amido di mais sciolto e fate cuocere per 4-5 minuti; togliete dal fuoco, aggiungete la robiola e stemperatela mescolando; insaporite con sale e pepe rosa.
Mondate il radicchio, spezzettatelo e saltatelo in padella con un paio di cucchiai di olio e una spruzzata di aceto per circa 3 minuti, regolando di sale.
Cuocete i plin in acqua bollente salata e scolateli quando salgono a galla.
Distribuite la crema di robiola nei piatti, accomodatevi i plin e il radicchio saltato, completate con pepe rosa e scorza di limone grattugiata e servite subito.

Ricetta: Giovanni Rota, Foto: Claudio Tajoli, Styling: Fabio Finazzi

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