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le ricette più originali da fare a casa

le ricette più originali da fare a casa

Ma non dev’essere per forza al prosciutto e formaggio. Scopri qualche abbinamento originale per prepararlo davvero gustoso

Con tanto tempo da passare in casa molti italiani hanno deciso di dedicarsi a uno degli hobby preferiti del Bel Paese: la cucina. Via libera, quindi a pasta fatta in casa, pizza, risotti, secondi piatti elaborati, dolci e chi più ne he più ne metta.

Non tutti, però, amano dilettarsi ai fornelli e quando le idee e la voglia iniziano a scarseggiare si accende una lampadina nel cervello che mette tutti d’accordo: il toast! È veloce da preparare, comodo da mangiare anche sul divano senza dover apparecchiare la tavola, fa che ci siano pochi piatti da lavare e – cosa più importante –  è decisamente gustoso.

Quando si parla di toast sono in molti a pensare al grande classico: prosciutto cotto e formaggio. Per chi, invece, ha voglia di cambiare un po’ gusto, ecco qualche idea per ricette originali.

Toast, facciamolo strano!

Iniziamo da quelle più semplici: con il salame e la provola affumicata ad esempio, con tonno, pomodoro e rucola, oppure con zucchine, crudo e formaggio, ancora pancetta, senape e cheddar, o tacchino mele a fettine e una noce di burro, l’intramontabile speck e fontina e il super goloso mortadella e provolone.

Una tipologia di toast che è andata moltissimo di moda qualche tempo fa, tanto da finire addirittura in tanti menù gourmet è sicuramente quello all’avocado, declinato in tantissime ricette differenti, colorato e decisamente buono.

E avete mai sentito parlare di quello scandinavo con salmone e uova? Oppure quello farcito con il culatello e carciofi e quello con gli asparagi, Per chi è alla ricerca di qualcosa di ancora più ricco può optare per il toast con la polenta (naturalmente da prendere già pronta all’uso), la provola e il prosciutto, oppure per dei mini panini con salmone e scamorza.

Per chi vuole mangiare un toast un po’ più elaborato delle ottime idee potrebbero essere quello con acciughe e fiori di zucca oppure con gamberetti e lardo. E per accontentare tutti c’è anche il toast completamente vegetariano.

Coronavirus, i guanti di plastica distruggono l’ambiente

Coronavirus, i guanti di plastica distruggono l’ambiente

Spesso non vengono smaltiti in maniera responsabile. Simili ai sacchetti, presto raggiungeranno fiumi e mari trasformandosi in cibo per la fauna marina. E possono anche diffondere il contagio

Se non sono usati correttamente, possono addirittura trasformarsi in veicolo per la diffusione del coronavirus. E se non vengono smaltiti in modo responsabile, porteranno a un vero e proprio disastro ambientale, con lo sterminio di tante creature innocenti. I guanti di plastica possono essere utili, ma non in tutte le circostanze e solo a patto di rispettare le regole per il loro uso. Lo sottolinea l’associazione Plastic Free, che ha lanciato una petizione diretta a Sergio Costa, ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che è già stata firmata da quasi 6mila persone.

«Pensi che servano davvero i guanti in plastica se poi tocchiamo ogni cosa? Soprattutto quando andiamo a fare la spesa, con gli stessi guanti usciamo di casa, guidiamo l’auto, tocchiamo il carrello, poi il telefono per leggere la lista della spesa, poi la spesa, i soldi o la carta di credito per il pagamento. Una volta tolti, tocchiamo nuovamente la spesa e il cellulare senza problemi. Davvero pensi che l’utilizzo dei guanti in plastica siano davvero efficaci?», si legge nel testo. In effetti, bisognerebbe anche ricordare che il virus sopravvive fino a 72 ore sulla plastica. Lo spiega anche l’Istituto superiore di sanità (Iss), che sul suo sito scrive che l’uso «dei guanti, come quello delle mascherine, aiuta a prevenire le infezioni ma solo a determinate condizioni. Diversamente, il dispositivo di protezione può diventare un veicolo di contagio».

Sì ai guanti a patto che «non sostituiscano la corretta igiene delle mani che deve avvenire attraverso un lavaggio accurato e per 60 secondi, siano ricambiati ogni volta che si sporcano ed eliminati correttamente nei rifiuti indifferenziati, come le mani, non vengano a contatto con bocca naso e occhi, siano eliminati al termine dell’uso, per esempio, al supermercato, e non siano riutilizzati».

L’altro enorme problema è la loro dispersione nell’ambiente. «Nella maggior parte dei casi, il loro utilizzo si circoscrive all’interno dei centri commerciali dove a fine utilizzo vengono lasciati nei carrelli, gettati in secchi della spazzatura senza coperchio o lasciati a terra. Un colpo di vento e vanno ovunque», dice ancora la petizione.

«La situazione sta davvero sfuggendo di mano. L’uomo e la plastica non vanno d’accordo, non lo sono mai andati. Il coronavirus doveva farci riflettere sull’importanza del nostro pianeta, ma non è andata così. L’inquinamento e l’inciviltà è aumentata, il senso di responsabilità per avere un mondo migliore è scomparso. I guanti in plastica monouso, spesso simili a bustine, sono ovunque e presto raggiungeranno fiumi e mari trasformandosi in cibo per la fauna marina. Cosa significa questo? Disastro ambientale e sterminio di tante creature innocenti».

L’unico modo per «fermare questa catastrofe», dice l’associazione, è smettere di utilizzare i guanti di plastica e, piuttosto, appena usciti dal supermercato, igienizzarsi le mani con un disinfettante gel prima di toccare il volante dell’auto o prendere il telefono.

Il nuovo numero di Vanity Fair è dedicato alle connessioni

Il nuovo numero di Vanity Fair è dedicato alle connessioni

Per la prima volta lo street artist francese JR collabora con un magazine italiano e realizza un’opera che diventa la cover del nuovo numero di Vanity Fari dedicato alle connessioni

Jean René, in arte JR, fotografo e street artist tra i più famosi al mondo per le sue opere in contesti metropolitani, nella notte di domenica 3 maggio ha realizzato su un muro in un quartiere di Parigi una nuova installazione in esclusiva per la cover di Vanity Fair Italia. 

L’opera rielabora uno dei capolavori più conosciuti della storia dell’arte, la Creazione di Adamo, l’affresco più iconico della Cappella Sistina di Michelangelo Buonarroti.

Quella che nell’opera originaria era la figura di Adamo, nella reinterpretazione di JR è stata sostituita da una ragazza che si trova di fronte a Dio, entrambi con le braccia protese un istante prima di sfiorarsi.

Si tratta della prima collaborazione che vede l’artista francese unirsi a un magazine italiano. 

Le nuove connessioni a cui saremo chiamati dopo l’emergenza virus, tema del nuovo numero di Vanity Fair, sono state l’argomento del processo creativo intrapreso dalla redazione con JR”, racconta Simone Marchetti, direttore di Vanity Fair. “Abbiamo chiesto all’artista di rappresentare le fragilità, le potenzialità, i dubbi e le scommesse che dovremo affrontare nei prossimi mesi e che abbiamo messo in luce all’interno del nuovo numero. È stata una sfida a distanza e in lockdown, una prova di immaginazione che vuole indicare una strada per creare tutte le nuove connessioni necessarie non solo per uscire da questo momento difficile, ma per costruire un futuro migliore”.

L’immagine dell’opera di JR diventa la cover del nuovo numero di Vanity Fair, in edicola dal 6 maggio, dedicato alle connessioni. Connessioni come nuove relazioni, legami che vanno ben oltre i confini nazionali e i limiti fisici imposti; connessioni come nuove unioni permesse da un’innovazione che passa attraverso nuove priorità dove la tecnologia è abilitante al cambiamento, parte integrante del nuovo sistema quotidiano dove ciò che non c’era prima è il nuovo indispensabile.

Un numero che, attraverso le voci autorevoli di personaggi ed esperti del settore, riscrive e tratteggia il futuro per raccontare come sono cambiate e cambieranno le nostre abitudini quotidiane, le relazioni, la formazione, la cultura, l’intrattenimento, la fruizione dei servizi e le nostre scelte.

Così il regista Paolo Genovese scrive un racconto per Vanity Fair su un amore platonico ai tempi del lockdown, il professore di Scienze Pedagogiche Raffaele Mantegazza dell’Università Milano-Bicocca riflette sulla perdita della socializzazione tra studenti in mezzo ai banchi di scuola, importante nella formazione tanto quanto l’apprendimento, Giovanna Melandri, Presidente della Fondazione MAXXI, racconta i cambiamenti nella modalità di fruizione dei musei che riapriranno a partire dal 18 maggio. Inevitabili saranno i cambiamenti anche nel settore dell’intrattenimento che porterà a un nuovo modo di connettersi alle performance attraverso lo streaming, come racconta a Vanity Fair il numero 1 di YouTube in Europa Cécile Frot-Coutaz. La conduttrice televisiva e radiofonica Daniela Collu nel suo racconto sincero e senza filtri evidenzia invece il problema dato dall’assenza di connessione che crea isolamento. A connettere il mondo degli adulti con quello dei bambini c’è la storia del prodigioso Mikail Akar, il “Picasso bambino”, a 7 anni artista quotato oltre che una star dei social. Una connessione tra fratelli, quella tra Edoardo ed Eugenio Bennato, ha portato alla nascita della canzone La realtà non può essere questa. Nel brano si parla della rete, quella che annulla ogni distanza ma che allo stesso tempo i due fratelli descrivono come una prigione, evidenziando l’importanza della connessione reale e non virtuale. Sulla stessa linea di pensiero anche l’altra voce musicale del numero: Bob Geldof.

C’è invece un pizzico di ironia nell’alfabeto semiserio che Miriam Leone ha stilato per dimostrare come il coronavirus abbia contagiato temporaneamente anche il nostro linguaggio. Tra le varie parole compaiono ad esempio assembramento, mascherine, preoccupazione e connessioni, che per Miriam sono: “la Rete, Internet, il wi-fi: le piattaforme in cui fruire contenuti ci hanno salvato dalla follia… perché solo i saggi non impazziscono da soli, nel silenzio e isolati e sappiamo essere pochi e rari, come i panda”.

A tutte queste voci si unisce il reportage su Vo’ Euganeo, il comune Veneto dove c’è stata la prima vittima di coronavirus in Italia e dove, facendo scelte non convenzionali, grazie a una comunità connessa che si sostiene e che sa fare squadra, si è isolata l’epidemia e il paese si è trasformato in un laboratorio a cielo aperto dal quale, forse, verranno le risposte per la cura della malattia.

In concomitanza con l’uscita del numero partirà anche il progetto #TheConnectors, una serie di conversazioni virtuali che hanno come protagonisti le eccellenze della new connection nei campi della moda, dell’arte, dello spettacolo e dell’entertainment. 14 appuntamenti in videotalk con altrettanti personaggi simbolo della new communication, che ogni giorno inviteranno alla loro round table una selezione di amici e colleghi per discutere con loro l’evoluzione nel campo in cui sono innovatori. Tra loro Beniamino Barrese, Elisa Maino, Riccardo Pozzoli, Pablo Trincia, Nico Vascellari, Charley Vezza, Matteo Ward, Zuzu.

Gli incontri saranno online sui canali social di Vanity Fair e sul sito.

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