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Brandacujun: cosa significa e la ricetta ligure originale

La Cucina Italiana

Il brandacujun è un piatto che arriva dalla tradizione culinaria ligure di ponente, ma è diffuso anche in Piemonte. Detto anche, brand de cujun, è una gustosa ricetta regionale che vede come protagonista lo stoccafisso. La consistenza e il sapore dello stoccafisso brandacujun è simile a quella del baccalà alla vicentina ma l’esecuzione è molto più semplice e la lista degli ingredienti ridotta. 

Brandacujun: l’etimologia del nome 

Sull’etimologia dell’insolito nome di questa pietanza tradizionale, che esplicitamente fa riferimento agli attributi maschili, ci sono diverse scuole di pensiero. La prima sostiene che lo sbattimento vigoroso della pentola potesse essere solamente opera di un uomo il quale, alla fine della mantecatura, si ritrova con le braccia tese verso il basso e con la pentola che contiene lo stoccafisso quasi all’altezza degli “attributi”. 

La seconda traduce alla letterale il verbo “brandeggiare” che significa oscillare, scuotere con forza con un netto riferimento sia alla preparazione del piatto che alla scocciatura di chi doveva effettuare quell’operazione. 

Infine la terza scuola si rifà al dialetto ligure con la frase: «Branda, cujon! Branda, che ciu ti u brandi ciu u l’è bon!» ovvero «Scuotilo che più lo scuoti più è buono!»

Brandacujun: la ricetta tradizionale ligure

Indipendentemente dalla vera origine del nome, il brandacujun è una pietanza che spesso compare nei menù dei ristoranti tradizionali di Liguria e Piemonte ma che è anche molto semplice da realizzare a casa con pochi ingredienti. Vediamo come cucinare lo stoccafisso brandacujun seguendo la ricetta tradizionale ligure.

Ingredienti per 4 persone

700 g di stoccafisso ammollato 
400 g di patate
4 cucchiai di olive taggiasche denocciolate
2 spicchi di aglio 
1 generoso mazzo di prezzemolo 
pepe nero macinato al momento qb
olio extra vergine di oliva qb

Procedimento 

Sbucciate le patate, lavatele e mettetele in una pentola capiente dotata di coperchio. Tagliate lo stoccafisso in tre pezzi e mettetelo nella pentola con le patate. Coprite con acqua fredda, mettete la pentola sul fuoco e fate cuocere per circa un’ora o fino a che le patate non saranno sfaldate. 

Scolate le patate e lo stoccafisso e eliminate le lische e le pinne da quest’ultimo. Sbucciate gli spicchi di aglio e privateli dell’anima interna. Lavate il prezzemolo, asciugatelo e tritatelo finemente insieme all’aglio

Gateau, gattò o gatò di patate: come si dice in modo corretto?

La Cucina Italiana

Sformato a base di patate dal cuore filante e la caratteristica crosticina croccante gratinata, il gateau di patate può essere un piatto unico, un contorno o un cibo da aperitivo. Ma qual è l’origine del suo nome?

Gateau o gattò di patate? Ecco l’origine del nome

Il gateau di patate nasce in Francia nel ‘700 e come suggerisce la traduzione del nome si tratta di una letterale torta di patate fatta di soli 4 ingredienti: patate, sale, pepe e burro. Nel 1768 i cuochi francesi vennero chiamati dalla regina Maria Carolina d’Asburgo, moglie di Ferdinando IV di Borbone, nel Regno di Napoli affinché la regnante potesse gustare le loro prelibatezze. La brigata di cucina tuttavia era mista: i cuochi partenopei lavoravano a stretto contatto con i cuochi francesi, i cosiddetti monsieurs, che ben presto vennero soprannominati monzù in dialetto napoletano.

A essere soprannominati però non furono solamente i cuochi francesi. Ben presto infatti i cuochi napoletani rivisitarono la ricetta del gateau di patate farcendolo con ingredienti tipicamente italiani quali la mozzarella fior di latte, il salame napoletano e il prosciutto cotto e lo rinominarono gattò di patate napoletano. Qualcuno in Italia lo chiama anche gatò di patate che è un’ulteriore italianizzazione del termine francese, un po’ come successe con la storia del ragù.

Concludendo quindi, si può dire che tutti e tre i termini sono corretti, dipende dal contesto in cui vengono utilizzati, magari al ristorante troveremo scritto gateau sul menù, mentre in un contesto meno formale lo troveremo scritto come gattò.

Gattò di patate: le varianti

Per provare a cucinare il gattò di patate napoletano consultate la nostra ricetta originale del gattò di patate che prevede tra gli ingredienti anche parmigiano reggiano e uova, mentre se amate sperimentare vi consigliamo il gattò di patate e cotechino e il gattò di patate e carote.

Per la forma da dare al vostro gattò potete decidere: c’è chi lo fa alto e chi basso, chi rotondo come una vera e propria torta e chi rettangolare. L’importante è che la superficie sia dorata e croccante e il ripieno bello ricco! Considerate infine che il gattò è un piatto che può essere preparato in anticipo e che potete conservare in frigo sia crudo, già assemblato in teglia pronto da cuocere, sia cotto. Il giorno dopo, riscaldato in forno o al microonde è ancora più buono.

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