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Parmigiana di patate, facile e golosa

La Cucina Italiana

La parmigiana di patate è una golosa alternativa alla classica versione con le melanzane. Il bello di questa rivisitazione è che si può preparare per tutto l’anno con un ingrediente che non manca quasi mai in dispensa.
Può fare da secondo, da contorno, da piatto unico o essere servita a cubetti per l’aperitivo.

Inoltre, è possibile realizzarla in infinite versioni. Noi vi proponiamo una parmigiana di patate che piacerà a grandi e piccini, con besciamella, scamorza e prosciutto cotto, ma potete modificare facilmente la ricetta in base alle vostre esigenze.

Parmigiana di patate al forno: la ricetta facilissima

Ingredienti

1 kg patate
500 ml besciamella
250 g scamorza o provola
150 g prosciutto cotto
50 g parmigiano grattugiato
sale
olio extravergine di oliva
pepe

Procedimento

Pelate le patate e sbollentatele per circa 10 minuti; lasciatele intiepidire e tagliatele a fette. Affettate la scamorza.

Cospargete il fondo di una pirofila con un filo di olio extravergine di oliva e un leggero strato di besciamella.
Create il primo strato con le patate, regolando con il sale e il pepe, cercando di riempire tutta la superficie. Aggiungete le fette di scamorza, il prosciutto cotto e la besciamella.

Ripetete l’operazione formando un secondo strato con patate, formaggio, prosciutto e besciamella, poi completate la parmigiana con l’ultimo strato di patate, ricordandovi di salarle.

Coprite la parmigiana con un po’ di besciamella, formaggio grattugiato, pepe e un filo di olio. 
Cuocete in forno preriscaldato a 180°C per circa 30 minuti. Verso la fine della cottura spostate la pirofila sotto al grill per ottenere una crosticina croccante perfetta.

Prima di servire la parmigiana di patate, lasciatela raffreddare per un quarto d’ora: in questo modo si assesterà e riuscirete a tagliarla in fette più facilmente.

Parmigiana di patate: quante varianti!

Questa ricetta può essere riadattata facilmente per soddisfare ogni necessità. Diventa adatta a una dieta vegetariana semplicemente omettendo il prosciutto, ma può essere preparata anche in versione vegana, sostituendo burro e formaggio con ingredienti a base vegetale. 

E perché non sfruttare l’idea della parmigiana di patate per svuotare il frigo da quei salumi e formaggi che sostano in frigorifero da un bel pezzo? Non c’è limite alla creatività!

Il Miglior Formaggio Italiano è di Bufala

La Cucina Italiana

Ventinove anni, idee chiare e una laurea in Giurisprudenza, Roberta Gritti è responsabile comunicazione e marketing del Caseificio Quattro Portoni di Cologno al Serio, nella Bergamasca, l’azienda di famiglia pioniera dei formaggi di bufala. Tutto è cominciato negli anni Cinquanta con il nonno Renato, che coltivava terreni agricoli; passato poi all’allevamento di frisone, ha tramandato l’attività ai figli Alfio e Bruno, padre di Roberta (nella foto, al centro tra i genitori Bruno e Elena, a destra, e gli zii Alfio e Marina). Nel 2000 i fratelli si lanciano in una sfida nuova, sostituendo le frisone con le bufale e arrivando ai mille capi di oggi, primi in Lombardia, e ancora gli unici, a occuparsi di tutta la filiera, dalla coltivazione dei foraggi per l’allevamento alla produzione e alla vendita dei formaggi. 

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Fabio ha fatto uno stage di tre mesi dopo le superiori e si è avventurato in un mestiere «nomade», ora anche con la compagna e il bambino di un anno

«Stimo moltissimo mio padre perché ha fatto una scelta coraggiosa. Ha studiato a fondo la tradizione casearia lombarda e l’ha applicata al latte di bufala». In particolare, Bruno non voleva essere l’ultimo a produrre mozzarella di bufala, per di più fuori dell’area protetta, ma il primo a fare formaggi di bufala stagionati. «Il nostro campione è il Blu di Bufala, un erborinato a pasta cruda che continua a darci grande soddisfazione e su cui abbiamo puntato la nostra identità». Ha conquistato ben undici medaglie, tra cui il titolo di «Miglior Formaggio Italiano» e «Secondo Miglior Formaggio al Mondo» ai World Cheese Awards. «È molto dolce e armonico, grazie all’alta percentuale di grasso, proteine e zucchero tipica del latte di bufala». Non sono da meno il Blu di Bufala Muscat o il Casatica, uno dei rari a crosta fiorita. La maggior parte vengono venduti all’estero, soprattutto in Francia (grande soddisfazione!). Ma nonostante il successo rimangono artigiani, in equilibrio tra il rispetto della tradizione e una propensione per la ricerca e l’innovazione. Nel 2014 hanno realizzato anche un impianto per la gestione dei reflui zootecnici, l’abbattimento dei nitrati e la produzione di energia elettrica, chiudendo così il cerchio di una filiera unica a economia circolare (quattroportoni.it).

Barbecue: 5 cose che non sapete sulla cottura al BBQ

La Cucina Italiana

Una mattinata davanti al barbecue per preparare un menù completo, dall’antipasto alla bistecca. Mancava il dolce, ma anche quello si può fare al barbecue. È questa l’esperienza che noi di “La Cucina Italiana” abbiamo vissuto in occasione dell’apertura del secondo Weber Store in Italia, a Roma, in zona Casal Palocco. Il primo centro italiano dedicato al barbecue di Chicago era stato aperto lo scorso ottobre a Cantù (CO), presso il Garden Bedetti, mentre lo store romano ha aperto le porte in occasione della Festa del Papà nel Solara Garden Centre. Quest’ultimo occupa gli spazi di quello che era un drive-in, un altro mito della cultura americana anni Cinquanta. 
A guidare le danze di questo evento di apertura, lo chef televisivo Max Mariola, che ha pensato a un menù per l’occasione, iniziato con delle bruschette con burrata, pomodori del piennolo e alici; tagliata di diaframma con puntarelle e maionese di alici; pasta con pesto di prezzemolo e seppie cotte al BBQ; e per finire un’immancabile fiorentina a regola d’arte. A supportare per le cotture al barbecue, con la loro infinita sapienza, il gruppo dei Grill Master Weber, capitanati da Sergio Oria. Ecco i segreti della griglia che abbiamo carpito in questa giornata. 

Max Mariola alle prese con la cottura nel kettle, il barbecue con il coperchio dalla tipica forma a boa

L’idea del kettle è ispirata a una boa nautica 

Era il 1952, quando George Stephen, allora assemblatore di piastre d’acciaio presso lo stabilimento Weber Brothers Metal Works, la cui sede si trovava alla periferia di Chicago, ebbe l’idea di tagliare in due una boa nautica per creare un barbecue innovativo, che sarebbe in breve diventato un mito americano. Padre di dieci figli, amava cucinare per la sua grande famiglia al barbecue e desiderava avere la possibilità di farlo con tutte le condizioni atmosferiche. Per risolvere il problema del vento, pensò quindi che ci voleva un coperchio e adattò alle sue necessità la boa nautica, mettendola su un treppiede. Da lì, Weber è diventato uno dei principali produttori americani di barbecue a carbone, a gas, elettrici e a pellet e ha oggi un headquarter nei pressi di Chicago.

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