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» Polenta alla zucca – Ricetta Polenta alla zucca di Misya

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Innanzitutto pulite la zucca eliminando semi, filamenti e buccia, quindi tagliatela per 2/3 a cubetti e per 1/3 a fettine.

Spargete la zucca a cubetti sulla teglia del forno rivestita di carta forno, condite con sale e olio e cuocete per 20 minuti a 190°C, in forno ventilato già caldo, quindi schiacciatela con i rebbi di una forchetta.
Mettete a cuocere la zucca a fettine sulla teglia del forno rivestita di carta forno: se sono abbastanza sottili basteranno 20 minuti di cottura.

Cuocete la farina di mais versandola a pioggia nell’acqua bollente leggermente salata, mescolando continuamente e rispettando i tempi di cottura riportati sulla confezione, quindi mantecatela con burro e parmigiano.

Incorporate la polenta alla zucca, aggiungete anche il formaggio a cubetti e mescolate.

Fate rosolare la pancetta in una padella antiaderente.
Disponete la polenta nel piatto da portata.

La polenta alla zucca è pronta: aggiungete la pancetta croccante e la zucca a fettine e servite subito.

Anna in Casa: ricette e non solo: Torta tenerina di Daniele

Anna in Casa: ricette e non solo: Torta tenerina di Daniele

Eccoci arrivati all’ultima settimana di ottobre, con tutto il daffare che c’è neanche mi accorgo dei giorni che passano. Mi catapulto giù dal letto carica e la sera sono ko e pronta per il letto già dopo cena.

Anche se ultimamente ho trascurato parecchio la casa e la cucina, un dolcetto non manca, soprattutto la domenica e ieri ho provato questa torta tenerina di Daniele Persegani , una ricetta che vi consiglio davvero.

Ingredienti

200 g di cioccolato fondente 

3 uova

150 g di zucchero

100 g di burro

60 g di farina 00

Procedimento

Scaldare il forno a 165°C  e foderare uno stampo a cerniera da 24 cm con carta forno.

Montare gli albumi con metà dello zucchero e successivamente i tuorli con il resto dello zucchero in ricetta.

Al microonde o in un pentolino, sciogliere il cioccolato a pezzetti con il burro e il latte.

Al composto di tuorli incorporare la farina, il cioccolato fuso e in ultimo gli albumi montati mescolando questi ultimi delicatamente dal basso verso l’alto.

Versare il composto nello stampo e cuocere per 25 minuti circa, vale la prova stecchino.

Guardare vicino per andare lontano o guardare lontano per tornare vicino?

Guardare vicino per andare lontano o guardare lontano per tornare vicino?

Ecco un nuovo modo di intendere la territorialità, la cultura e l’economia partendo dai tanti piccoli e preziosi borghi e villaggi italiani

Non è un gioco di parole, il titolo, ma un quesito nato dalla riflessione su come i mesi trascorsi ci abbiano lasciato in parte una nuova visione della realtà.

Ci siamo confrontati con due illustri interlocutori per affrontare tre grandi temi di cui molto si discute: sostenibilità, biodiversità e nuove forme di consumo. Per cercare di portare queste idee alla concretezza dei fatti.

Ne abbiamo discusso con Davide Rampello (curatore, manager, docente universitario e Direttore Artistico di Fidenza Village, parte di The Bicester Village Shopping Collection) e con Massimo Spigaroli, (chef e patron dell’Antica Corte Pallavicina a Polesine Parmense, una stella Michelin).

Da un anno a questa parte tutti noi abbiamo cambiato le nostre abitudini, siamo passati dall’iper-locale (casa nostra) al globale, tornando a viaggiare (quasi) in tutto il mondo.

Ma c’è una realtà che ha dimostrato di essere solida e solidale, custode della sostenibilità e della biodiversità e centro ideale per una nuova (antica) forma di economia e cultura.

«Ripartire dal villaggio», dice Davide Rampello «ha davvero senso, perché il nostro territorio con la sua varietà (ambientale e culturale) è la vera ricchezza del nostro Paese, e il villaggio è stato e torna più che mai a essere il centro custode e al tempo stesso propulsore di questa ricchezza. La pandemia ci ha insegnato a guardare di nuovo molto vicino rendendo necessario recuperare la memoria di questi luoghi».

«Se partiamo dalla memoria per arrivare alla sostenibilità», rilancia Massimo Spigaroli «potrei iniziare parlando del mio bisnonno che faceva il mezzadro nelle tenute del Maestro Giuseppe Verdi. Io conservo ancora il suo martello, perfettamente funzionante. Qui non si è mai sprecato niente e il modello della corte chiusa e autosufficiente, ma aperta verso il mondo con i commerci, è sostenibile e funzionale. Se dal pozzo fosse scaturita acqua salata, raccontava mia nonna, non ci sarebbe stato bisogno di comprare neanche il sale».

L’attenzione al territorio è uno dei punti chiave di Fidenza Village, un villaggio vero, che partecipa in molti modi alla vita comunitaria del luogo su cui nasce, per esempio proponendo una scelta gastronomica incentrata sulle ricchezze locali, formaggi, salumi, verdure, e sostenendo Parma Capitale della Cultura 2020-2021 attraverso attività che riguardano anche il turismo di prossimità, alla scoperta delle meraviglie sconosciute ai più.

Nel corso dei millenni abbiamo allargato sempre più le nostre conoscenze, quelle che ci hanno permesso di andare lontano, mossi dal desiderio di trovare sempre qualcosa di più interessante. Questa è la spinta evolutiva, la stessa che ci ha riportato da dove eravamo partiti per riscoprire i portenti del nostro Paese. Ma qual è il futuro che ci aspetta?

«Il futuro che ci aspetta non può prescindere dalle nuove tecnologie», dice Massimo Spigaroli. «La nostra sfida è riuscire a usarle per proteggere e mantenere i territori e i prodotti come sono, nella loro genuinità. Le nuove generazioni sentono e sostengono profondamente questa urgenza. Il futuro, così come deve essere, è nelle loro mani, speriamo più capaci delle nostre di combinare il passato con il presente tecnologico».

«Il futuro sarà quello che decideremo di progettare e di formare», conclude Davide Rampello, «consci della fortuna che abbiamo. Siamo nel momento di passaggio dall’era della meccanizzazione e della chimica a quella della digitalizzazione e nei giovani c’è il desiderio di salvaguardare l’ambiente che li circonda, inteso come natura, ma anche come cultura ed economia. In un certo senso tutto è ambiente».

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