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Ristorante sardo a Milano: le tapas di Frades

Ristorante sardo a Milano: le tapas di Frades

Da Porto Cervo a Via Mazzini 20 a Milano il viaggio è breve grazie a Frades. Ed è bello viaggiare a bocca aperta, quest’anno più che mai

Se siete in cerca di un buon ristorante sardo a Milano, la buona notizia è che c’è una novità pronta a conquistarvi in città. Anima sarda, contemporaneità e tantissima eleganza nei piatti e negli spazi di Frades che dalla sognante Porto Cervo sbarca nella via Mazzini per portare i prodotti e i profumi dell’isola nel centro di una città che ha tanta voglia di fermarsi per mangiare con le mani un piatto di fantastici culurgiones, serviti arrosto con un grandioso gazpacho di pomodoro.

Questo uno dei piatti forti firmati dall’Executive Chef Roberto Paddeu, anima di Frades insieme ai fratelli Fabio e Valerio. Un intreccio familiare così fitto da aver dato il nome al ristorante (Frades in sardo significa fratelli) e aver consentito ai fondatori del progetto nel supportarsi con forza nella missione, iniziata nel 2015, di valorizzare il patrimonio gastronomico dell’isola attraverso un format che sembra capace di parlare molte lingue.
A partire dalla quella sarda ovviamente, presente negli ingredienti autentici della Barbagia (la regione da cui provengono i fratelli di Orani), nei prodotti selezionati per la bottega e capace di trasformare le pareti di un elegante ristorante meneghino in un manifesto di appartenenza all’isola.

Ma Frades abbraccia il Mediterraneo che bagna la sua terra anche strizzando l’occhio all’abitudine spagnola del tapear, ovvero di assaggiare, condividere, degustare, davanti a un buon bicchiere di vino. O magari seguendo le proposte dei cocktail suggeriti in abbinamento ai piatti.

Cosa assaggiare

In un locale come Frades il consiglio non può che essere quello di affidarvi al vostro istinto. Perché varcata la soglia di questo ristorante sardo avrete la sensazione di non essere in un ristorante sardo, ma in un luogo in cui la Sardegna è pronta a concedersi senza troppi fronzoli, né evocazioni forzate. Il mio istinto mi ha portata verso i culurgiones arrosto con gazpacho di pomodoro camone, il sashimi di ricciola, prosciutto crudo di Fonni, fichi e teriyaki al mirto, il sandwich di triglia con maionese al lentisco e lorighirittas di Morgonori con brodetto di gambero rosso, basilico e lime.

Tanti piatti? Non se si condividono tra commensali!

Cosa portare a casa

Un passaggio in bottega è obbligatorio. Per perdersi tra gli autentici sapori di Sardegna, selezionati con cura ed esperienza e portare a casa salumi, formaggi, pasta, pane, vini e liquori. La buona notizia è che gli affettati sono proposti anche al taglio e sottovuoto, così come i formaggi. Tornare a casa senza salsiccia sarda, prosciutto, pecorino, fiore sardo e altri gioielli avvistati in vetrina è matematicamente impossibile.

Dove

Se siete a Milano, potete rifugiarvi nella Sardegna di Frades in Via Mazzini 20 (tel 391 386 3232), ma se questa estate puntate alla Costa Smeralda, la tappa è obbligatoria nel locale sulla Promenade di Porto Cervo, così come sulla Terrazza a Cala di Volpe.

L’aggiadda, il sugo acido tipo della cultura tabarkina. La ricetta

L’aggiadda, il sugo acido tipo della cultura tabarkina. La ricetta

Un salsa di pomodoro e aceto, tipica sia in Sardegna che in Liguria. Una ricetta che racchiude il gusto del Mediterraneo, in tutte le sue sfumature e contaminazioni e che esalta perfettamente i piatti di pesce – come nella ricetta dellepolpette di tonno all’aggiadda dello chef Carlo Biggio

L’aggiadda (detta anche agliata), è una preparazione a base di pomodoro, aceto, capperi, alloro e aglio. Una ricetta antica, originaria della Liguria, dove in passato veniva utilizzata dai pescatori per conservare il pesce locale o per condirlo, in particolare quello fritto o arrosto.
Quasi un carpione, nasce come piatto povero e utile, con cui soprattutto in estate si conservava il pesce, prima dell’avvento dei frigoriferi. La ricetta che in Liguria viene chiamata aggiadda fu importata in Sardegna dai tabarkini, popolo di navigatori liguri che colonizzò nel 1500 l’isola di Tabarka, in Tunisia, per poi insediarsi stabilmente nel sud della Sardegna, sulle isole di San Pietro e Sant’Antioco. Ancora oggi gli abitanti di Carloforte e Calasetta, i due principali comuni di queste isole, si definiscono orgogliosamente tabarkini e portano avanti le tradizioni delle proprie origini liguri, dal dialetto ligure all’identità gastronomica, che racchiude tutte le contaminazioni tra i territori che ha attraversato. In particolare nella cucina delle isole del Sulcis si ritrovano molte ricette liguri, dal pesto alla focaccia genovese, fino all’aggiadda; ma anche arabe come il cous cous.

La tradizione tabarkina in queste isole è portata avanti anche dai giovani interpreti della cucina locale. Tra questi, per passione e impegno verso il territorio, si distingue Carlo Biggio. Carlo è uno chef di 34 anni, nato a Calasetta dove tutt’ora risiede dopo una serie di esperienze professionali tra Spagna, Irlanda, Polonia e Lussemburgo, in ristoranti di alto livello, ma anche come chef privato. Grazie a una cucina dalla forte identità sarda e in particolare tabarkina, è stato ospite di diversi programmi televisivi culinari e regionali e di competizioni internazionali dove ha rappresentato l’Italia e il proprio territorio. Passati diversi anni rientra a Calasetta, un po’ per nostalgia e un po’ per mettere in atto la sua esperienza: nasce così la Gastronomia Mamma Fina, un omaggio alla madre e alla passione per la cucina che ha saputo trasmettere a Carlo. Nella gastronomia si concentra una cucina casalinga tra piatti della tradizione tabarkina e della cucina italiana, con ingredienti locali, in primis il pesce e le sue salse di accompagnamento. L’aggiadda è una delle sue specialità.

La ricetta: polpetta croccante di tonno e aggiadda

L’Aggiadda si può realizzare facilmente a casa e gustare come salsa di accompagnamento a pesce fritto o arrosto, ma anche a crudo su bruschette di pane per sentirne tutto il gusto aromatico. Carlo Biggio la propone in abbinamento al tonno, l’ingrediente carlofortino per eccellenza.

Ingredienti per 4 persone

1 kg di pomodori grappolo maturi 500 g di passata di pomodoro
40 aceto bianco
15 g sale
peperoncini qb
40 g capperi
3 spicchio d’aglio
3 cucchiai olio extravergine

Procedimento

Tagliare a pezzetti i pomodori e porli insieme a tutti gli altri ingredienti a crudo in una casseruola e cuocere per 25 minuti a fuoco lento, raggiungendo la densità desiderata.

Ingredienti per le polpette di tonno

300 g di tonno fresco 100 g di pane raffermo 250 ml di latte
1 uovo
50 g di pecorino
1 cucchiaio di capperi
pangrattato q.b
maggiorana fresca

Procedimento

Passare in padella per qualche minuto il tonno precedentemente tritato, insieme ai capperi.
Mettere a mollo nel latte il pane raffermo, strizzarlo e unirlo al tonno, e aggiungere il pecorino, la maggiorana, l’uovo e una parte di pangrattato. Formare delle polpettine e passarle nel pangrattato rimasto, poi nell’uovo sbattuto e nuovamente nel pangrattato, formando una doppia panatura.

Friggere le polpette in olio ben caldo, asciugarle e servirle sull’aggiadda, in una fondina.

L’Aggiadda in vasi di vetro

La ricetta dell’aggiadda di Carlo Biggio, per la sua autenticità e capacità di raccontare un territorio, è stata scelta dalla linea Bonverre e inserita tra le ricette d’autore in vetro. Le ricette, custodite nella purezza ermetica di un vaso di vetro, che garantisce una scadenza minima di due anni senza alcuna aggiunta di conservanti, possono così viaggiare nel tempo, arrivando anche in territori lontani e mantenendo il gusto originario. Insieme agli altri sughi e ricette Bonverre, si trova in vendita in negozi selezionati in tutta Italia e sull’e-commerce gastronomico Atmosfera Italiana.

 

Cibo dell’anima, tra riso e opere d’arte

Cibo dell'anima, tra riso e opere d'arte

Pane o riso? Qual è l’alimento che rappresenta il Nutrimento per antonomasia? Per Bottura è il pane, per Carlo Benvenuto, artista, è il riso. Ecco la ricetta che ci ha regalato

Nel numero di luglio abbiamo parlato con Carlo Benvenuto del suo Pane Metafisico, l’opera che realizzò nel 2015 per il Refettorio Ambrosiano. Con quell’immagine l’artista volle esprimere un’idea molto universale, per un’opera che doveva ornare la parete di un refettorio, con tutti i riferimenti – sacri e profani – che l’operazione conteneva.

Durante la lavorazione del numero di luglio, proprio in occasione del racconto che trovate a pag. 90, Massimo Bottura ha chiesto a Benvenuto quale fosse la sua ricetta di “nutrimento universale”: volevamo affiancare all’immagine della sua opera d’arte, la ricetta di un suo pane preferito. Benvenuto, però, rispose con un riso in Cagnone un po’ rivisitato. “Certo, riconosco che il pane è un simbolo più condiviso, ma di fronte a una domanda del genere, ho voluto essere fedele a una mia storia famigliare”, ci ha spiegato l’artista. “Per noi il pane è sempre stato un alimento di servizio, mentre il riso è ciò che più mi riporta ai valori della condivisione e del nutrimento”.

Ecco la ricetta che ci ha inviato, nella quale “la semplicità del riso all’inglese viene resa unica e speciale dal burro che per una parte viene insaporito dalla salvia e l’altra viene lasciato crudo come nella mantecatura del risotto, completano il parmigiano e un fondo di pollo arrosto che restituisce in concentrazione la ricchezza e la sapidità, che nei risotti tradizionali, è data dal brodo”.

Il nostro consiglio? Preparate per secondo il pollo arrosto, così avrete un menù intero, da completare con un’insalata e un dolce (ne trovate sul nostro numero in edicola). E potrete preparare il fondo per insaporire il riso.

Riso al doppio burro del Lago Maggiore

Ingredienti per 4 persone

320 g di riso da risotto
80 g di burro
6-8 foglie di salvia
abbondante parmigiano grattugiato
sale – fondo del pollo arrosto

Procedimento

Lessate il riso in abbondante acqua salata. In una casseruola sciogliete la metà del burro facendo rosolare la salvia. Una volta rosolata spegnete la fiamma. Tenete da parte un paio di mestoli d’acqua di cottura del riso, aggiungetene un po’ al burro e mescolate. Riservate le foglie di salvia. Quando il riso è cotto ma ancora molto al dente versatelo nella casseruola, dove c’è il burro con la salvia, sotto la quale avrete riacceso il fuoco. Mescolate e aggiungete l’acqua di cottura fino a completare la cottura. Spegnete il fuoco e mantecate con il burro freddo rimasto e il parmigiano.

Per il fondo di pollo

Prendete la teglia dove avete preparato il pollo arrosto, deglassatela sulla fiamma con poca acqua bollente, versate il sugo in una salsiera filtrandola con una chinoise o colino a cono.

Per servire

Riscaldate i piatti (passateli sotto l’acqua bollente, poi asciugateli). Adagiate il riso nei piatti e aggiungete le foglie di salvia. Irrorate con il fondo di pollo o servite il sughetto a parte.

Carlo Benvenuto in mostra al Mart

Chi volesse scoprire di più su Carlo Benvenuto, può farlo visitando la mostra “Carlo Benvenuto. L’originale”, che ha inaugurato la riapertura del Mart dopo il lockdown. Una ripartenza che espone circa 60 opere dell’artista, realizzate dagli anni Novanta a oggi, messe in dialogo con tre capolavori di De Chirico, Morandi e Guttuso, provenienti dalle collezioni del Mart. Nelle opere esposte si ritrova quella metafisica del quotidiano che caratterizza anche il Pane metafisico del Refettorio Ambrosiano: in esse, oggetti della vita di tutti i giorni sono ritratti con grande fedeltà ma, sorprendentemente, risultano quasi astratti, universali.

Dal 26 giugno al 18 ottobre 2020
info e prevendite: info@mart.trento.it , www.mart.trento.it

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