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Zuppa all’aglio – Ricetta di Misya

Zuppa all’aglio

Innanzitutto sciogliete zucchero e lievito nell’acqua, quindi unite anche l’olio.

Mettete le farine, il sale e la semola in una ciotola e mescolate, quindi incorporate anche il composto di acqua e lavorate fino ad ottenere un panetto liscio e omogeneo.

Dividete in 2 panetti uguali, mettete in 2 ciotole leggermente unte d’olio, coprite con pellicola per alimenti e lasciate lievitare in un posto caldo per almeno 2 ore o fino al raddoppio.

Riprendete 1 panetto per volta, schiacciatelo con le mani, separate un piccolo pezzo di impasto e formatene un cordoncino.
Con il resto del panetto formate nuovamente una palla, strozzatene una piccola parte verso l’alta formando una specie di forma a caciocavallo, quindi arrotolate il cordoncino intorno alla strozzatura.
Procedete nello stesso modo anche con il secondo panetto, quindi incidete dei piccoli tagli non troppo profondi, perpendicolari al cordoncino.

Schiacciate o tagliate a pezzettini piccoli l’aglio e mettetelo in una ciotolina con un po’ di olio.
Cuocete in forno ventilato preriscaldato a 180°C per circa 15 minuti; poi alzate la temperatura a 220°C e cuocete per altri 15 minuti; infine sfornate temporaneamente, abbassate la temperatura a 200°C, spennellate con l’olio all’aglio e cuocete ancora per 5 minuti, quindi spegnete, sfornate e lasciate raffreddare.

Iniziate a preparare la zuppa all’aglio: pelate le patate, lavatele e tagliatele a dadini.

Mettete a scaldare il brodo.
Mondate gli spicchi di aglio e schiacciateli con uno schiaccia-aglio o con il dorso di un coltello.

Fate sciogliere il burro in una casseruola, unite l’aglio e lasciatelo rosolare per un paio di minuti, quindi aggiungete la farina continuando a mescolare per non far formare grumi.

Incorporate il brodo caldo amalgamando bene con una frusta o un cucchiaio di legno, poi unite anche patate e prezzemolo, coprite con coperchio e lasciate stufare per 25-30 minuti o fin quando le patate non risulteranno molto morbide.
Se volete potete frullare con un minipimer (per bene o anche solo grossolanamente) per una consistenza ancora più liscia e cremosa.

Riprendete le pagnottine, tagliate via la calotta e svuotatele della mollica, creando come delle ciotole.

Mondate il formaggio e tagliatelo a cubettini.

Versate un mestolo di zuppa nelle ciotole di pane e completate con formaggio, prezzemolo e paprica.

La zuppa all’aglio è pronta, non vi resta che aggiungere il coperchio e servire.

Alessandro Borghese 4 Ristoranti: il miglior ristorante italiano della Costa Azzurra

Alessandro Borghese 4 Ristoranti: il miglior ristorante italiano della Costa Azzurra

Riparte dai colori mediterranei, dal mare cristallino e dalle atmosfere glamour della Costa Azzurra il viaggio di 4 Ristoranti. Questa volta, Alessandro Borghese, con il suo van, è andato alla ricerca del miglior ristorante italiano fra i tanti che sorgono su quel tratto di costa, famoso in tutto il mondo, che va da Mentone e Cassis e attraversa località iconiche come Saint Tropez, Nizza e Cannes.

Le regole di 4 Ristoranti sono sempre le stesse, tranne una: il piatto special non è più solo in valutazione di Alessandro Borghese, ma anche dei 4 ristoratori partecipanti. Tornando alla formula base del format tv, ciascuno dei quattro ristoratori in gara invita nel proprio locale gli altri tre pretendenti, accompagnati da chef Alessandro Borghese, che prima di sedersi a tavola ispeziona la cucina del locale per assicurarsi che tutti gli elevati standard della ristorazione vengano rispettati. La valutazione continua durante il pasto: i commensali assegnano un punteggio da zero a dieci ad accoglienza, servizio e preparazione. E valutano anche un piatto speciale, diverso di volta in volta, che in Costa Azzurra è stato la pasta allo scoglio, un simbolo della tradizione culinaria. Il giudizio di chef Borghese, però, viene svelato solamente alla fine.

Qual è miglior ristorante italiano della Costa Azzurra?

Nella prima puntata della nuova stagione di 4 Ristoranti, al primo posto si è classificato il Villa Marina Salvatore, a Villeneuve – Loubet, che si distingue per la freschezza suo ingredienti: il titolare, Salvatore, tratta personalmente con i pescatori della baia per ottenere il pesce migliore. Al secondo posto si è piazzato il ristorante Tina 33, che si trova in una delle vie più centrali di Cannes: l’orgoglio della titolare, la napoletana Tina, è proprio la sua pasta. Terzo classificato, Chez Vincent-Le Bord de Mer, ristorantino a bordo mare a Juan Les Pins, frazione balneare di Antibes. Vincent, il proprietario, ha origini calabresi e, per tutta la vita, si è dedicato alla ristorazione. Chiude la classifica il Diva Restaurant, situato nel porticciolo di Saint Jean Cap Ferrat: il titolare, Francesco, accoglie spesso vip in vacanza nel suo locale.

Che vino usare per il vin brulé? I nostri “caldi” consigli

La Cucina Italiana

Il freddo si fa più pungente, è ora di riscaldarsi con qualcosa di caldo, come il vin brulé. Prepararlo è semplice, ma che vino usare per il vin brulé? Usanza diffusa in tutta l’Europa continentale, viene preparato con vino, spezie ed erbe aromatiche che seguono prevalentemente le ricette tradizionali del luogo in cui ci si trova ad assaporarlo. Se qualcuno però volesse prepararselo in maniera autonoma quali prescrizioni deve seguire la per la selezione dell’ingrediente più importante? Insomma, quale vino è più adatto?

Che vino usare per il vin brulé? C’è una sola regola

Il risultato finale, per quello che concerne la qualità complessiva del prodotto, dipende necessariamente dal vino che scegliete. Ma quindi qual è il vino migliore per il vin brulé? Lasciate pure sullo scaffale le proposte più economiche di vini da tavola in brick, optate invece per etichette del vostro territorio di origine o tipiche del luogo in cui vi trovate al momento. Tenete a mente che il vin brulé deve profumare, sedurre chi degusta e invitare al sorso con il suo vapore: privilegiate vini morbidi, ricchi di aromi e di struttura, possibilmente con un buon residuo zuccherino se preferite un gusto più abboccato. La regola, forse l’avete già capito, è molto semplice: per avere un buon risultato, dovete partire da una buona materia prima! Quindi, non risparmiate sul prodotto che si mostrerà decisivo nel vostro vin brulé.

I vini consigliati

Se siete in centro Italia, o in Romagna, il vino migliore per il vin brulé è il Sangiovese, da preferire per il suo carattere deciso, mentre l’Emilia terra del Lambrusco saprà donarvi profumi molto suadenti: da preferire sono le varietà Grasparossa, Salamino e Maestri per la loro carica di colore. In Veneto, invece, si cambia colore e la tradizione vede l’impiego prevalente di vini bianchi come gli internazionali Sauvignon Blanc e Chardonnay (sul fronte rossi, volendo, si può anche usare il Cabernet Sauvignon). Queste varietà non mancano in Alto Adige, ma le popolazioni locali apprezzano maggiormente il Pinot Nero e la Schiava che, presso chi parla la lingua tedesca, è nota con il nome di Vernatsch. Nelle Langhe, chi è particolarmente esigente, non esita a utilizzare il Barolo come base per il proprio vin brulé: se avete a disposizione un altro budget, potete sempre affidarvi a un ottimo Nebbiolo o a una rubescente Barbera.

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