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Pulled pork – Ricetta di Misya

Pulled pork

Innanzitutto preparate la salamoia: mettete in una ciotola molto ampia acqua, aromi, sale e zucchero e mescolate fino a far sciogliere questi ultimi due.

Immergete quindi la carne nella ciotola (dovrà risultare completamente coperta), chiudete ermeticamente (se la ciotola non ha un coperchio usate della pellicola per alimenti che tenga bene) e lasciate riposare in frigo per almeno 12 ore.
Dopo il riposo in frigo eliminate la salamoia e fate arrivare la carne a temperatura ambiente.

Preparate quindi il condimento: unite in una ciotola senape, zucchero e aromi e mescolate fino ad ottenere una salsa uniforme.

Ricoprite una pirofila adatta alla cottura in forno con carta in alluminio, disponeteci dentro la carne e spalmatela con il condimento, quindi richiudete bene l’alluminio e cuocete per circa 4 ore in forno ventilato preriscaldato a 140°C.

Sfornate, togliete l’alluminio, rimettete carne e fondo di cottura nella pirofila e infornate nuovamente, cuocendo fin quando la temperatura interna avrà raggiunto i 95°C.
(Se non avete un termometro per carne, considerate che ci vorranno circa altre 4 ore, dovrà essersi formata une bella crosticina, molto scura grazie al condimento.)

Sfornate, avvolgete la carne con un altro foglio di alluminio e lasciate riposare per circa 30 minuti prima di iniziare a sfilacciarla.

Il pulled pork è pronto, non vi resta che gustarvelo, in un panino o anche al piatto, se preferite.

Tarte tropézienne e tropeziana: conoscete la differenza?

La Cucina Italiana

Tra le tante storie che raccontano la mai sopita concorrenza gastronomica tra Francia e Italia, quella che riguarda la tarte tropézienne e tropeziana merita certamente un posto speciale. Perché questi due dolci, completamente diversi e buonissimi, per il loro nome così simile sono stati protagonisti persino di una battaglia legale. Una storia cominciata nel 2018, quando dalla Francia arrivò una richiesta formale all’Italia di trovare un altro modo per denominare la “tropeziana” perché secondo loro richiamava troppo quello della loro creazione. E anche se di quella battaglia tra tarte tropézienne e tropeziana, che per giorni ha riempito le pagine dei giornali, non si sa più nulla, quel che è certo è che ha contribuito ulteriormente a rendere queste due torte delle icone della pasticceria da conoscere e da assaggiare.

Com’è fatta la tarte tropézienne e dove è nata

Authentic Tarte Tropezienne for sale at the St Tropez Market. The origins of the tart are that an Alexandre Mika had a shop in Saint-Tropez where he made this cake using a recipe that he brought with him from his native Poland. In 1955 a film crew set up across from the shop whom continuously bought up his tarts. The crew included the film director Roger Vadim; and a then unknown French beauty, Brigitte Bardot. The tart became so beloved of the crew that Bardot is said to have advised Mika that he should have a special name for it and that’s when it was christened La Tarte Tropézienne.stocknshares

Tornando alla storia, e alle differenze: la tarte tropézienne tra le due è quella nata per prima, e in verità non si tratta nemmeno di una torta strettamente francese. È un dolce composto due dischi di pan brioche aromatizzati all’arancia e farciti con una crema pasticcera e una crema al burro aromatizzate alla meringa che il pâtissier di origini polacche Alexandre Micka negli anni ’50 decise di proporre nella sua piccola boulangerie di Saint-Tropez usando una vecchia ricetta di famiglia: una ricetta di sua nonna, polacca appunto. E se non fosse stato per Brigitte Bardot, probabilmente oggi non staremmo neanche a parlarne. L’attrice – secondo una leggenda da molti data per vera – assaggiò la torta durante un pausa pranzo delle riprese di Et Dieu… créa la femme, a Saint-Tropez nel 1956, e le piacque così tanto che pensò di darle un nome in omaggio alla celebre località della Costa Azzurra: “tarte tropézienne”, appunto. Una storia curiosa che fece il giro del mondo contribuendo al successo della pasticceria. Oggi in Francia è ovunque: Tropézienne è un catena, un brand guidato dal pasticciere Albert Dufrêne, che continua a tenere la ricetta della torta segretissima. Pare sia ancora custodita nella scatola di latta in cui la teneva Alexandre Micka, scritta su un cartone usato per confezionare i dolci.

Come è fatta la torta tropeziana e dove è nata

Foto Facebook pasticceria Uva

Orecchiette, cime di rapa ma non solo: 10 sughi per condirle

La Cucina Italiana

Orecchiette e cime di rapa, un binomio vincente che non stanca mai. È di sicuro il piatto più citato da chi deve immaginare un simbolo culinario proveniente dalla Puglia, dove ancora vengono fatte prevalentemente a mano, ma questo formato di pasta si presta ad accogliere anche tanti altri condimenti. Di pesce, di verdure ma non solo, per piatti sempre nuovi.

Come si fanno le orecchiette

Fare le orecchiette non è complicato ma c’è sicuramente bisogno di manualità ed esercizio. Se conoscete qualche pastaia pugliese approfittatene: la gestualità è un sapere preziosissimo. Alla ricetta delle orecchiette ci pensiamo noi: per 4 persone servono 300 g di semola rimacinata di grano duro, 150 g di acqua e sale qb. Versate la farina sulla spianatoia e formate una fontana, aggiungete sale e acqua tiepida, poca alla volta, quanto basta per ottenere un impasto liscio e sodo. Fate con la pasta dei cordoncini del diametro di 1 cm circa; tagliateli a pezzetti lunghi altrettanto, fateli rotolare sulla spianatoia «strascinateli», usando di piatto la parte non affilata di un coltello (in Puglia si usa il tradizionale sfèrre), rivoltateli poi sul pollice per ottenere le orecchiette. Allargate le orecchiette su un piano infarinato e lasciatele asciugare fino al momento di cuocerle.

Perché si chiamano orecchiette?

È esattamente come si può pensare: le orecchiette si chiamano così perché la loro forma tondeggiante e concava e la superficie rugosa, atta a trattenere meglio i sughi, ricorda molto la forma di un orecchio. Chi è pugliese lo sa: vengono prodotte in diverse dimensioni: piccole, piccolissime, medie e più grandi, tutto dipende dalla manualità della singola massaia.

Orecchiette, cime di rapa ma non solo: 10 sughi per condirle

Dalle orecchiette cime di rapa e zenzero, per un tocco fresco e esotico, al pesto trapanese, passando per i pomodorini, le cozze i piselli e l’ombrina. Preparatevi a sperimentare.

10 ricette con le orecchiette da leccarsi i baffi

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