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Salatini al cheddar – Ricetta di Misya

Salatini al cheddar - Ricetta di Misya

Tagliate il formaggio a cubetti e frullatelo grossolanamente con un mixer (o impastatelo ad alta velocità con la planetaria usando la “foglia”, come ho fatto io).

Aggiungete il burro, sempre a cubetti e amalgamate, quindi incorporate anche farina e sale.
Dovreste ottenere un composto granuloso, a questo punto potete aggiungere l’acqua, ben fredda di frigo, poca per volta, fino ad ottenere un composto malleabile.

Avvolgete con pellicola trasparente e lasciate riposare per 20 minuti, quindi riprendete il panetto, stendetelo in una sfoglia non troppo sottile e dividetela in quadratini da circa 2 cm per lato, o usate delle formine, più o meno di questa dimensione.
Con uno stuzzicadenti infarinato, effettuate un buchino al centro dei salatini.

Trasferite sulla teglia rivestita di carta forno e cuocete per 10-15 minuti a 175°C, in forno ventilato già caldo.

I salatini al cheddar sono pronti, non vi resta che gustarveli!

Carne sintetica: tutto quello che c’è da sapere

La Cucina Italiana

Mangereste una polpetta di mammut lanoso creata in provetta? È l’ultima novità in tema di carne sintetica e arriva dall’Australia. «Abbiamo scelto il mammut lanoso perché è un simbolo della perdita di diversità e del cambiamento climatico, ha spiegato Tim Noakesmith, cofondatore di Vow, l’azienda che l’ha creata, annunciando che il suo team sta lavorando ad altre specie singolari come il coccodrillo e il pavone. La notizia ha fatto scalpore, ed è solo l’ultima in ordine di tempo relativa alla carne sintetica: il primo esperimento risale infatti al 2013, quando l’università di Maastricht ha realizzato un hamburger con lo stesso procedimento.

Cos’è la carne sintetica e come si produce

La carne sintetica è carne creata in laboratorio. Si prelevano cellule da un animale vivo o da carne fresca, si estraggono le staminali, si fanno proliferare con un bioreattore simulando il procedimento che avviene naturalmente nel corpo di un animale e se ne lavorano le fibre muscolari. Tutto questo senza dover usare contaminanti e l’uso di antibiotici. Così si ottiene un prodotto simile alla carne trita, che poi viene compattata.

Quali sono i vantaggi della carne sintetica: l’ambiente

Il motivo per cui si è cominciato a produrre carne sintetica è anzitutto ambientale: gli allevamenti intensivi sono tra le principali minacce per il riscaldamento globale. In particolare quelli di manzo, che determinano il 17% della formazione di particolato fine. Senza contare il consumo di acqua, ma anche di suolo sempre più prezioso necessario per coltivare i mangimi. La carne sintetica potrebbe dunque essere una parte della soluzione: da una sola cellula si possono ottenere 10mila chili in poche settimane. Secondo i produttori, poi, non dà scarti (che a loro volta determinano danni ambientali).

Quali sono i vantaggi della carne sintetica: il risvolto etico

Se la carne sintetica si consumasse su larga scala anche il numero di animali uccisi per fini alimentari si ridurrebbe sensibilmente. Le associazioni ambientaliste di tutto il mondo, infatti, sono tra le prime sostenitrici della sua produzione. Si stima che ogni anno vengano macellati oltre 150milioni di animali. I dati Istat raccontano cosa succede in Italia: a gennaio 2023, per esempio, tra i tanti sono stati macellati oltre 193 mila vitelli minori di 8 mesi, 202 mila agnelli, 1400 cavalli.

La carne sintetica è sicura?

La carne sintetica fa bene? Questo punto non è chiaro. Il professor Giorgio Calabrese, medico nutrizionista, interpellato da Cartabianca (il programma di Bianca Berlinguer su Rai3), ha spiegato che i meccanismi che si innescano tra le staminali quando si produce carne in vitro potrebbero determinare lo sviluppo di cellule tumorali nell’uomo. Parlare per ipotesi del resto è d’obbligo, e il prof non è l’unico a ricordarlo. In una recente intervista a Il Fatto Quotidiano, Stefania Ruggeri, ricercatrice Crea (Ente di ricerca italiano dedicato alle filiere agroalimentari) e docente alla facoltà di Medicina dell’università di Roma Tor Vergata, ha specificato che «Per ora non ci sono studi scientifici sufficienti a testimoniare la completa qualità e la sicurezza nutrizionale di questi prodotti». «Inoltre, credo che non ci sia la necessità di cominciare a consumare questi prodotti perché le raccomandazioni nutrizionali ci consigliano di ridurre il consumo di carne per tutelare la nostra salute (compresa la carne sintetica) e quindi dovremmo piuttosto cercare di consumare più legumi, le proteine vegetali della nostra tradizione mediterranea», ha proseguito la scienziata.

Lo stesso Tim Noakesmith, cofondatore di Vow, parlando della sua polpetta di mammut al Guardian, dopo aver ammesso di non averla assaggiata, ha detto «Non abbiamo visto questa proteina per migliaia di anni, quindi non abbiamo idea di come reagirebbe il nostro sistema immunitario quando lo mangiamo». Ha poi aggiunto: «ma se lo facessimo di nuovo, potremmo sicuramente riuscire a renderla più appetibile e digeribile». Il punto è, come? A fare la differenza saranno probabilmente additivi, non sempre salutari, che saranno aggiunti a queste carni per renderle più appetibili. 

Qual è la differenza tra la carne sintetica e quella vegetale

Un po’ come succede per la «carne vegetale», insomma, che però è completamente diversa da quella sintetica. La carne vegetale, infatti, viene realizzata estraendo proteine dai legumi, che vengono mixate con ingredienti di vario tipo per ottenere un gusto simile a quello della carne. Sta avendo un enorme successo, anche in Italia, presente ormai tra i banchi dei supermercati così come in tanti ristoranti.

Chi produce la carne sintetica

Anche sulla scia di questo interesse mostrato dai consumatori i produttori di carne sintetica stanno proliferando: oltre all’australiana Wow, ci sono tra i tanti la Upside Food che ha fatto da apripista e nella Silicon Valley dal 2015 produce filetti di pollo e frutti di mare in provetta, finanziata da big del calibro di Bill Gates. C’è anche una startup italiana, la Bruno Cell, la prima nel nostro Paese focalizzata interamente sulla carne colturale. E sono solo alcuni tra i protagonisti di un business che potrebbe raggiungere cifre impressionanti: secondo Barclays il giro d’affari della carne sintetica nel 2040 sarà di 450 miliardi nel mondo, un quinto del mercato globale della carne. Tutto questo anche perché la carne in vitro, come conferma un’analisi di McKinsey, arriverà a costare quanto quella «naturale». Insomma, sarà molto più accessibile. Per dare un’idea, il primo hamburger sintetico è costato 290mila euro. 

Dove si può mangiare la carne sintetica

Per assaggiare la carne sintetica, però, per ora dovremo fare un viaggio a Singapore o negli Stati Uniti, dove le rispettive autorità in materia di sicurezza alimentare hanno approvato la commercializzazione della carne coltivata. Non si è invece ancora espressa l’Efsa, l’autorità europea: del resto non sono ancora arrivate richieste ufficiali in merito a un suo parere. Parere che, come gli insetti, quando arriverà darà il via all’inter per commercializzazione. I tempi comunque non saranno molto dilatati: l’Unione Europea ha investito ben 7 milioni di euro nella ricerca sulla carne sintetica. È un prodotto di grande interesse, anzitutto per i suoi risvolti ambientali.

Il decreto sulla carne sintetica in Italia

L’Italia intanto si è mossa d’anticipo: siamo il primo Paese del mondo a vietare produzione e commercializzazione di alimenti e mangimi sintetici, sia per gli umani che gli animali, con un apposito decreto. Presentandolo, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha evidenziato «la forte volontà di tutela della salute dei cittadini e delle persone che consumano» annunciando multe, per chi violerà la regola, fino a 60 mila euro.

Carne sintetica: si potrà importare in Italia?

Questo però non vorrà dire non provare carne sintetica in Italia: prevale sempre la regola comunitaria della libera circolazione dei beni e dei servizi. Perciò se l’UE darà l’ok alla commercializzazione, potremo importarla da altri Paesi che la producono e ce la ritroveremo al supermercato. Sì, come già succede con gli insetti. 

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