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Cook the Lagoon: il menù di Niederkofler a Venezia

Cook the Lagoon: il menù di Niederkofler a Venezia

L’invito era prestigioso: una cena a Venezia firmata da Norbert Niederkofler, responsabile creativo della cucina dell’Aman di Venezia, uno tra i più clamorosi tra i 33 resort della catena, tutti così extralusso da fregiarsi di sette stelle invece delle classiche cinque degli hotel al top. Ma il motivo più forte per accettarlo è stata la curiosità, non esente da una punta di perfidia, di
andare a verificare, forchetta in mano, come se la cavava il famoso chef tristellato del Sant’Hubertus di San Cassiano autore del libro-pamphlet “Cook the Mountain”, Cucina la Montagna, messaggero di una filosofia legata al territorio d’origine così radicale da escludere tutto
ciò che non le appartiene, quando dai suoi iconici seicento e più metri di altitudine, scende a zero
sul livello del mare con il menù “Cook the Lagoon”.

Perché ci vuole coraggio. Da parte del cuoco ma anche da parte di Licinio Garavaglia, direttore
dell’Aman, che nel palazzo Papadopoli sul Canal Grande, sotto soffitti affrescati dal Tiepolo e arredi preziosi, ha il compito di accontentare una clientela internazionale iper-sofisticata la quale
si aspetta un’esperienza “aman”, che in sanscrito vuol dire pace, tranquillità, rispetto dello spirito
del luogo. E se ottanta persone al servizio di 24 camere garantiscono una certa serenità, e le lezioni di “voga alla veneta” impartite da maestri gondolieri sono una variante squisita rispetto alle
diciotto buche del golf di Albarella, offrire una cucina di alto profilo ma “aman”, cioè depurata da
bellurie e ricca di valori locali, è una bella scommessa. Anzi, pensavo, Norbert Niederkofler
potrebbe sembrare l’ultima delle scelte azzeccate.

Cook the Lagoon

E invece no. In un’intervista rilasciata durante le giornate di Care’s, il convegno da lui ideato che
riunisce il gruppo di cuochi che condivide una visione altamente etica del proprio lavoro,
Niederkofler aveva detto: “La terra è fatta per 2/3 di acqua, dell’altro 1/3, due terzi sono di
montagna”. Sicché dopo “Cook the Mountain”, ecco “Cook the Lagoon”, nuova sfida e
allargamento di una filosofia che, fatto centro la postazione di lavoro del cuoco, accoglie gli
ingredienti, i prodotti e gli artigiani di qualsiasi territorio nell’ideale area di un chilometro
seguendo il ritmo della terra e della stagione. Persino intorno a Milano dove in giugno sarà il
consulente di Horto, in Piazza Cordusio, sulla terrazza dell’Hotel Medelan, nell’ex palazzo
Unicredit.

Ed eccomi a tavola davanti ai due menù degustazione. Per la gioia del minimalista Niederkofler, il
quale giustamente dice che la cucina “più è semplice, più è complicata da fare”, lì tutto ha un
sapore straordinario. Anche il cerfoglio, il dragoncello, l’aneto. Per non parlare della salicornia e
delle erbe spontanee di Sant’Erasmo e Mazzorbo. Ecco allora il Crudo di orata con consommé di
crostacei ed erbe di laguna e le Capesante scottate con i premiati asparagi di Badoere. E non
potevo farmi mancare il Risotto, ricco di “zotoli”, i moscardini di Laguna, contrastati dal
dolce/salato della cipolla caramellata nel sale e dal di mandarino. Poi lo chef si è concesso una
battuta nostalgica con la Cernia affumicata mettendole accanto cavolo, mele e rafano, come si fa,
ma con la trota, in Alta Val Badia. Ho chiuso con il contrasto dolce-acido-salato della Salicornia,
yogurt e cedro speziato. E devo dire: 140 euro, per il menù di sei portate e 170 per quello di otto, a
cui aggiungere, se si vuole, l’abbinamento di 3 vini (60 euro) o 4 (90 euro) mi è sembrato, sotto i
soffitti del Tiepolo, straordinariamente ragionevole in rapporto non solo ai prezzi di Venezia, ma di
qualsiasi altra tavola di qualità.

L’ X factor dei whisky

La Cucina Italiana

Si sono tenuti ieri, lunedì 14 marzo, i primi giochi della miscelazione organizzati da Glenmorangie, nella suggestiva cornice de Il Veloce, il cocktail bar all’interno del Radisson Collection Hotel Palazzo Touring Club, capitanato da un grande nome della mixology: Franco Tucci Ponti, che per l’occasione ha creato due cocktail ad hoc. L’importante azienda di whisky ha voluto far divertire il pubblico creando gli X Games, i primi giochi della miscelazione “istituiti” da Glenmorangie per il lancio di X by Glenmorangie in Italia: il nuovo whisky di Glemorangie. Un’occasione per mettersi alla prova, sperimentando con le infinite possibilità che questo single malt offre.

Marco Antinori

Il whisky con la X

L’evento ha visto come protagonista proprio il nuovissimo whisky single malt X by Glenmorangie, il primo whisky pensato appositamente per la miscelazione, ma ovviamente, da bere anche liscio. L’assemblaggio incredibile di whisky, lasciato invecchiare sia in botti vergini di rovere bianco che in botti ex-Bourbon, rende X by Glenmorangie ancora più dolce e ricco, perfetto per realizzare semplici, ma accattivanti long drink. 

Dolci con farina di castagne

Dolci con farina di castagne

Un tempo i frutti del castagno erano così nutrienti da riuscire a sfamare i contadini durante i periodi di carestia, o gli abitanti delle zone in cui i cereali scarseggiavano. Infatti per molto tempo la farina di castagne ha sostituito la farina di grano ed è stata utilizzata per creare gustose paste fresche, addensare le zuppe, preparare morbide torte. Adesso è il tempo di riscoprirla: è ricca di proprietà ed è un alleato davvero versatile, sia per le preparazioni dolci che salate.

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Castagne: mangiarle senza prendere peso

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Farina di castagne: proprietà e valori nutrizionali

Di solito si suggerisce di usare questo ingrediente come sostituto del pane o delle patate. In effetti, i suoi valori nutrizionali sono caratterizzati da un alto livello di carboidrati (75-80%, contro il 60% delle farine di grano) e da una scarsa quantità di grassi; poche anche le proteine, intorno al 6%. La farina di castagne è un vero e proprio concentrato di fibre, capaci di rallentare l’assorbimento degli zuccheri da parte dell’organismo e indurre un prolungato senso di sazietà. Altri vantaggi? L’assenza di glutine, che ne fa un alimento ideale per integrare la dieta delle persone affette da celiachia, e la ricchezza di potassio, un minerale ampiamente presente nel frutto da cui deriva. Inoltre, è un valido ricostituente per chi accusa cali di appetito e rappresenta una delle farine meno contaminate tra quelle in commercio, perché il castagno necessita di pochissimi trattamenti.

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Piccagge liguri: la pasta con la farina di castagne

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Farina di castagne: come si prepara

Come la farina di ceci e di mandorle, anche quella di castagne viene preparata macinando finemente il prodotto dopo averlo sottoposto a un accurato processo di essiccatura, che si protrae per 30-40 giorni, fino a eliminare completamente l’acqua contenuta nel frutto. Rispetto alle prime due, però, ha un colore diverso e un sapore più deciso, tipicamente dolciastro; le farine realizzate nelle zone montane con tecniche artigianali, inoltre, si distinguono per un leggero sentore di affumicatura, dovuto all’usanza di far tostare le castagne prima di procedere con la macinatura a pietra. In cucina questo ingrediente, ricco di amidi, dona agli impasti una consistenza compatta e asciutta, motivo per cui occorre sempre aggiungere una quantità di acqua sufficiente a diluire il composto prima della cottura.

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Tiramisù alla zucca e castagne, l’idea originale

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Dalla farina di castagne al castagnaccio

Nato in Toscana e “adottato” da numerose regioni come il Lazio, l’Umbria e l’Emilia-Romagna, il castagnaccio rappresenta uno dei dolci più popolari a base di farina di castagne. Pur essendo una pietanza tipicamente autunnale, infatti, questa torta bassa e compatta viene preparata dagli abitanti dei piccoli paesi durante tutto l’anno, estate inclusa. La ricetta originaria vede protagonista la farina di castagne insieme all’acqua, l’olio, il rosmarino, i pinoli e l’uvetta (con l’aggiunta occasionale di scorze d’arancia e semi di finocchio). Assente, invece, lo zucchero: è la farina stessa a conferire dolcezza all’impasto, semplice e genuino. 

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