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Panzanella alternativa con frutta e verdura: mai provato?

La Cucina Italiana

Con la bella stagione, è interessante provare nuovi accostamenti. Cosa ne dite di una panzanella alternativa con frutta e verdura di stagione?

La panzanella, solitamente preparata nella sua versione più basilare, solo con aceto, cipolle e cetrioli, si può arricchire con i sapori e i colori delle verdure offerte dall’orto dell’estate: diverse varietà di pomodori, diversi tipi di peperoni, e basilico

E come tocco alternativo, provate a completare con un tocco di dolcezza aggiungendo le pesche. Noi abbiamo scelto una varietà molto profumata, le pesche merendelle, che sono un frutto tipico della Calabria, nato dall’incrocio del pesco con il melo. Se non le trovate (sono difficili da trasportare fuori regione, perché molto delicate) potete sostituirle con altri tipi di pesche e il risultato sarà altrettanto sfizioso per la vostra panzanella alternativa.

La ricetta della panzanella alternativa

Ingredienti per 6 persone

300 g pane casareccio di tre giorni
300 g peperone giallo
250 g pesche merendelle (o altra tipologia)
250 g pomodori camoni
150 g pomodori datterini
150 g cetriolo
100 g peperoni friggitelli
30 g aceto
1 cipollotto rosso di Tropea
capperi sott’aceto
basilico
olio extravergine di oliva
sale
pepe

Procedimento

Pulite il cipollotto e affettatelo, tenendo anche un po’ del suo verde. Mettetelo in una ciotola con l’aceto e un pizzico di sale e lasciatelo riposare intanto che preparate il resto della ricetta.

Eliminate la crosta del pane e spezzettate la mollica con le mani. Bagnatela con circa 60-70 g di acqua: regolatevi in base al tipo di pane che avete, e a quanto è secco: se è un pane molto “vecchio” vi servirà un po’ più di acqua. Lasciatelo riposare: deve ammorbidirsi senza disfarsi.

Pulite tutti i pomodori, tagliate i camoni a spicchi e i datterini a metà. Pulite anche il peperone, eliminando picciolo e semi, quindi tagliatelo a bastoncini. Pulite anche i friggitelli e tagliateli a mezze rondelle. Tagliate il cetriolo a fette.

Raccogliete tutti gli ingredienti in una ciotola, aggiungete le pesche tagliate a pezzetti, abbondante basilico fresco e 1 cucchiaio di capperi sgocciolati.  

Condite l’insalata con 4-5 cucchiai di olio, sale, pepe.  Versate tutto sopra il pane ammorbidito e completate con l’aceto alla cipolla, aggiungendo anche la cipolla stessa. 

Donne di montagna, burro e formaggi

Donne di montagna, burro e formaggi

La vita in montagna, si sa, non è semplice. Come ogni luogo estremo richiede una forza immensa – sia mentale che fisica – viverci e conviverci. Ancora di più se la montagna è il luogo tramite il quale si lavora e si realizza la propria passione. Questa è la storia di Renata e Cristina, due malgare che hanno deciso di dedicare la propria vita alla produzione di burro e formaggio artigianale.

Alpe Valnera

Sono le 7 del mattino in punto quando mi arrampico in auto su per una salita dalla pendenza impressionate per raggiungere la malga di Renata, che spunta in mezzo alla pioggia, arroccata sulle pendici del monte Mucrone. Incontro Renata nello stanzino in cui confeziona tutti i giorni il suo burro a latte crudo della Valle Elvo – Presidio Slow Food – e capisco di essere già in ritardo rispetto alla tabella di marcia. Lei e suo marito, che vivono in questa malga di pietra per 6 mesi all’anno, sono svegli dalle 4, e hanno già munto e confezionato il burro della giornata. In una vasca colma di acqua gelida di sorgente (che si trova a pochi metri dalla stanza) intravedo la massa di burro che galleggia. È giallo e grassissimo. Renata si mette al lavoro e inizia ad impastare il burro appoggiandosi ad una pala di ulivo – un’arnese ereditato da sua madre, come tutti gli altri che adopererà – per rimuovere l’acqua in eccesso. Una volta ottenuto un composto ben saldo, inizia a sbatterlo contro la pala, girandolo in aria, per dargli la forma rettangolare caratteristica del panetto. Pesa il panetto ed è precisamente 500g, ormai è talmente esperta che non ha più bisogno di una bilancia, e quindi procede ad improntarlo con lo stampo di famiglia che ritrae un disegno a forma di cuore. Nel giro di 10 minuti trasforma tutto il burro sciolto in panetti identici e li avvolge nella carta, aggiungendo l’etichetta del Presidio, sopra la quale segna la data. Chiama il marito che raccoglie il burro, lo carica nel baule della Jeep e si avvia giù per la montagna, a consegnare i panetti preziosi nei ristoranti e nelle botteghe migliori della provincia.

Cascina degli ori

Alla malga di Cristina, qualche valle più ad Est rispetto a Renata, vengo accolta da 3 pastori biellesi balzanti che svolgono alla perfezione il proprio ruolo da cani da guardia. Ci avviciniamo e corrono ad osservarci delle giovani caprette, curiose come dei gatti. Cristina la trovo seduta sullo sgabello a tre gambe da mungitura, indaffarata a mungere le ultime mucche del mattino. Il latte è grasso, spumoso, pieno di panna e caldo: uno spettacolo per gli occhi. Le mucche vengono spostate nel prato davanti alla stalla e noi ci avviamo verso il caseificio, dove Cristina ci mostrerà come prepara i suoi formaggi unici ed originali. Cristina non è figlia di generazioni di malgari, ma ha deciso di intraprendere la vita da casara dopo 16 anni passati a lavorare come ingegnere tessile (e due lauree). Arrivata sul mercato, ha da subito capito che non poteva offrire gli stessi prodotti tradizionali che producevano i suoi colleghi da generazioni, inventandosi quindi nuove forme, lavorazioni e connubi. Dalla sua creatività nasce lo “stracchino invecchiato” con una cagliata non acida, il “taleggio non taleggio” e il formaggio “di-vino”, creato per metà con il nebbiolo. Cristina ci guida con pazienza attraverso tutto il processo di produzione, dall’aggiunta del caglio, il taglio e poi la forma. In montagna non si spreca nulla, e con il siero avanzato che fuoriesce dalle forme appena create si prepara la panna. Dalla centrifuga esce da un lato l’acqua, e dall’altro la panna: spessa, cremosa e meravigliosa. Affondiamo un cucchiaino nella panna preparata qualche ora prima, che ha avuto il tempo di solidificarsi e diventare quello che in inghilterra si chiama clotted cream: una panna spessa da gustare con le fragole. Alle 10 del mattino arriva l’ora della degustazione, rigorosamente accompagnata da un bicchiere di vino rosso. Viva la montagna e viva il formaggio!

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