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Pasta alla zozzona: ingredienti e preparazione

La Cucina Italiana

Non solo di gricia e carbonara si vive a Roma. Forse meno famosa delle illustri “sorelle” ma altrettanto gustosa e di estrazione tradizionale, la pasta alla zozzona è uno dei grandi classici della cucina romana. Un piatto che di “zozzo” non ha davvero nulla in realtà, ma che si chiama così solo perché nel dialetto romanesco questa espressione sta a indicare anche qualcosa di molto pasticciato, che fatica a essere descritto in modo chiaro.

È proprio per questo motivo che il motto della pasta alla zozzona potrebbe essere «Chi più ne ha più ne metta». Si tratta, infatti, di una ricetta molto ricca e molto condita, ideale per un pranzo in compagnia che non contempli diete e calcolo di calorie. In fin dei conti se «semel in anno licet insanire», è il caso di farlo con qualcosa di veramente irresistibile che possa lasciare un ottimo ricordo per molto tempo.

La ricetta della pasta alla zozzona

Ingredienti per 4 persone

400 g di rigatoni o penne rigate 
passata di pomodoro 
3 salsicce fresche di maiale molto saporite da fare a pezzetti 
150 g di parmigiano reggiano 
150 g dì pecorino stagionato 
1 bicchiere di vino rosso 
sale
pepe
olio extravergine di oliva 

Procedimento

Lavate le salsicce e togliete il budello che ricopre la carne, quindi fatele a pezzetti. Mettete l’olio di oliva extravergine in una padella antiaderente e accendete il fuoco. Quando l’olio inizia a soffriggere aggiungete le salsicce sbriciolate. Nel frattempo mettete a cuocere la pasta in abbondante acqua salata. Mentre la salsiccia cuoce sfumatela ripetutamente con il vino rosso a fuoco vivo. Scolate la pasta al dente e mettetela nella padella insieme alla salsiccia. Mescolate per bene e spegnete il fuoco, aggiungete quindi il parmigiano e il pecorino (meglio non insieme) e continuate a mantecare la pasta. Solo alla fine aggiungete due cucchiai di passata di pomodoro e, continuando sempre a mescolare, aggiustate di pepe e sale. Impiattatela, aggiungete ancora un po’ di formaggio, olio a crudo e portate in tavola la vostra buonissima pasta alla zozzona.

Aperitivo a Trastevere a Roma: 7 locali perfetti per l’estate

Aperitivo a Trastevere a Roma: 7 locali perfetti per l'estate

L’aperitivo a Trastevere, per romani e turisti, è un rito. E lo è ancora di più d’estate quando il bel tempo e le giornate lunghe permettono di riversarsi nelle strade con un bicchiere di vino alla mano oppure di godere di un piccolo dehors o di una terrazza per gustare un cocktail in compagnia. Dopo una giornata di lavoro o di “sgambettate” in giro per la città, l’happy hour può essere un momento rigenerante, soprattutto se all’aria aperta. 

Preappy

Ai piedi del Gianicolo e delimitato per un lato dal lungofiume, Trastevere è tra i quartieri più caratteristici e celebri della città con i suoi vicoli pittoreschi, le piccole piazze come Santa Maria in Trastevere con l’omonima basilica, le trattorie tipiche, le enoteche. Pur essendo molto frequentato dai turisti non ha perso la propria identità ed è amato anche dai romani. Se di giorno qui ci si può concedere piacevoli passeggiate, all’ora dell’aperitivo inizia la movida che prosegue fino a notte inoltrata. 

Aperitivo a Trastevere: i locali per stare all’aperto

Per un pre-cena nel quartiere in una serata estiva, ecco in gallery una selezione di indirizzi.

La ricetta della vignarola secondo la chef Francesca Di Rito

La ricetta della vignarola secondo la chef Francesca Di Rito

Pietanza, contorno, zuppa. Le fave sono il legume primaverile per eccellenza e, a Roma, vanno a comporre un piatto di antica tradizione frascatana: la vignarola. Marco Gavio Apicio, gastronomo ante litteram vissuto al tempo dell’imperatore Tiberio, dava una personale interpretazione delle fave nel manuale De Re Coquinaria: una volta lessate, si profumavano con spezie più o meno esotiche quali cumino, coriandolo, pepe, finocchietto selvatico e poi venivano sfumate con il vino. A conferire carattere al tutto ci pensava il garum, una salsa ottenuta dalle interiora di pesce grazie a una tecnica di fermentazione. 

La vignarola

«Il periodo delle fave va da febbraio a fine maggio e, così come i piselli, si coltivano nella zona dei Castelli Romani. Il nome vignarola deriva dal fatto che questi legumi crescono sotto la vigna», spiega Francesca Di Rito, chef dell’Osteria dell’Ingegno, frequentatissimo locale con dehors nel cuore della Capitale, di fronte al Tempio di Adriano. «La vignarola romana abbina fave, piselli e carciofi: le prime conferiscono carattere al piatto, i piselli danno un tocco di dolcezza, i carciofi violetti romaneschi regalano croccantezza. Un mix di sapori e consistenze».

La vignarola può essere piatto unico, condimento per la pasta (pici, paccheri, orecchiette), contorno ricco di vitamine, fibre e sali minerali. «Inoltre, una volta cucinata, la vignarola si può conservare in frigo per essere riscaldata il giorno dopo», assicura la chef.

Per i lettori di “La Cucina Italiana”, ecco la ricetta della vignarola secondo Francesca Di Rito.

Ricetta della vignarola

Ingredienti

100g fave
100g piselli
2 carciofi romaneschi
1 carota
1 costa di sedano
mezza cipolla
olio
sale
basilico

Procedimento

Sgranare e sbollentare separatamente per qualche minuto fave e piselli. Pulire i carciofi, precedentemente messi nell’acqua, tagliarli a fettine sottili e saltarli in una padella antiaderente per 5 minuti. Una volta raffreddati, assemblare gli ingredienti, preparare il soffritto e far amalgamare il tutto per una decina di minuti, mescolando con il cucchiaio di legno. Impiattare la vignarola nelle scodelle, insaporire con un giro di olio extravergine d’oliva e ricotta salata grattugiata al momento. Decorare con foglie di basilico spezzettate a mano. 

                                                            

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