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Ricetta Cacciucco alla livornese, la ricetta tradizionale

Ricetta Cacciucco alla livornese, la ricetta tradizionale

Questa zuppa di pesci misti ha origini antiche: dalle leggende sul nome alla prima stesura ufficiale di Artusi, fino alla recente certificazione, ecco il piatto bandiera di Livorno

  • 600 g 1 polpo
  • 500 g cozze
  • 400 g passata di pomodoro
  • 300 g 1 scorfano squamato ed eviscerato
  • 300 g 1 gallinella squamata ed eviscerata
  • 300 g palombo
  • 250 g moscardini
  • 250 g 1 pesce prete squamato ed eviscerato
  • 200 g 1 tracina squamata ed eviscerata
  • 200 g canocchie
  • 180 g 1 trancio di coda di rospo
  • 160 g seppie
  • 160 g 3 gamberi
  • 150 g totani
  • 4 fette di pane a lievitazione naturale
  • 1 cipolla
  • 1 gambo di sedano
  • 1 carota
  • salvia
  • concentrato di pomodoro
  • peperoncino
  • aglio
  • olio extravergine di oliva
  • vino rosso toscano
  • sale
  • pepe
I pesci del cacciucco sono tutti provenienti da pesca toscana (solo il palombo può essere genericamente mediterraneo), devono essere ben bilanciati e nessuno deve sovrastare gli altri, perciò non può superare il 50 % del totale: i pesci di scoglio (scorfano, gallinella, pesce prete, tracina…) devono essere circa 1⁄3 del pesce totale, i tranci (palombo, murena, coda di rospo…) 1⁄5, i molluschi (polpo, moscardini, totani, seppie) 1/4, le cozze e i crostacei (canocchie e cicale) 1⁄10.

Per la ricetta del cacciucco alla livornese, staccate le teste di tracina, pesce prete, scorfano e gallinella e rosolatele nella pentola in coccio del cacciucco con un filo di olio, 1 spicchio di aglio e qualche foglia di salvia.
Bagnate con 1/2 litro di acqua e cuocete per 20 minuti.
Pulite e tagliate in pezzi tracina, prete, scorfano e gallinella. Pulite polpo, moscardini, seppie e totani da ossi e occhi. Lavate e mondate le cozze. Lasciate interi gamberi e canocchie. Tagliate a pezzettoni la coda di rospo e il palombo.
Filtrate il brodo di cottura delle teste, eliminate queste ultime.
Tritate sedano, carota e cipolla e soffriggeteli nella stessa pentola, ora libera, con 1 spicchio di aglio, 2 foglie di salvia, peperoncino.
Bagnate con 1/2 bicchiere di vino rosso, quindi aggiungete la passata di pomodoro e il brodo delle teste.
Portate a bollore e aggiungete il polpo. Cuocete per 20 minuti, quindi unite totani, seppie e moscardini e cuocete per altri 10-15 minuti. Aggiungete tracina, prete, scorfano e gallinella, insieme con la coda di rospo e il palombo; salate, pepate e cuocete ancora per 10 minuti.
Aggiungete infine 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro, i gamberi, le canocchie e le cozze. Cuocete per 4-5 minuti.
Abbrustolite leggermente le fette di pane, sfregatele con un po’ di aglio, appoggiatele nei piatti e versatevi sopra il cacciucco.

Ricetta: Joëlle Néderlants, Testi: Laura Forti; Foto: Riccardo Lettieri, Styling: Beatrice Prada

Zona gialla, le regole per andare al ristorante e al bar

Zona gialla, le regole per andare al ristorante e al bar

Alcune regioni rischiano di tornare in zona gialla, la Sicilia dal 30 agosto sembra confermare il passaggio. Ecco le regole per andare al ristorante o al bar da rispettare in zona gialla

I numeri di contagio per Covid-19 sono abbastanza positivi in tutta Italia, ma ci sono regioni che rischiano di tornare in zona gialla come la Sardegna. Intanto, la Sicilia aspetta per oggi la conferma dalla cabina di regia per passare da zona bianca a zona gialla da lunedì 30 agosto. Dopo il via libera a fine luglio dei nuovi criteri per calcolare il rischio Covid basati sulle ospedalizzazioni, ovvero soglia del 10% per l’occupazione dei posti in rianimazione e 15% per i posti letto in area medica non critica, i numeri a oggi non reggono più. Già in bilico dalla scorsa settimana, i valori comunicati dall’Agenas per la Sicilia confermano di aver superato le soglie con l’11% di occupazione delle terapie intensive e il 20% il limite previsto per le aree mediche. Si aggiungono i dati rilevati indipendentemente dalla Fondazione Gimbe che indicano 13 Province con un’incidenza di oltre 150 casi per 100.000 abitanti, di cui 9 in Sicilia: Caltanissetta (318), Ragusa (281), Enna (268), Siracusa (234), Trapani (195), Messina (185), Catania (180), Palermo (163) e Agrigento (156). Si aggiunge la bassa percentuale di vaccinati: solo 1 su 3 è vaccinato e l’80% dei ricoverati per Covid-19 è non vaccinato.

Per chi è in Sicilia o sta per andare in vacanza nella splendida Isola, le regole in zona gialla cambiano la vita quotidiana, soprattutto per chi desidera andare al ristorante o al bar. Dopo i mesi passati con tutta l’Italia in zona bianca, sembrava solo un brutto ricordo dover attenersi alle regole, seppur assolutamente necessarie. Coprifuoco? Quante persone a tavola? Dentro o fuori? Eccoci quindi a ripassare quali sono i comportamenti a cui attenersi in zona gialla ora che vige il green pass dal 6 agosto:

Bar e ristoranti in zona gialla

Servizio di asporto e consegna a domicilio sempre permessi, accesso a ristoranti e bar anche la sera, sempre aperti anche al chiuso, con obbligo di green pass. Resta valida per la zona gialla la norma che impone il massimo di quattro persone sedute insieme allo stesso tavolo se non si tratta di conviventi tra loro con una distanza minima di un metro tra i commensali, introdotta dal Dpcm 2 marzo 2021 all’art. 27 comma 1.

Coprifuoco in zona gialla

Non torna il coprifuoco, abolito anche nelle zone gialle dal 21 giugno scorso.

Mascherina in zona gialla

Dal 28 giugno scorso in zona bianca, la mascherina si poteva non indossare all’aperto, tranne che in situazioni di assembramento. Torna l’obbligo di indossare la mascherina, fatta eccezione per i bambini sotto i 6 anni e chi ha un’invalidità o una patologia incompatibile con l’uso della mascherina. Inoltre, non è obbligatorio indossare la mascherina mentre si effettua l’attività sportiva.

Alberghi in zona gialla

Praticamente nessuna modifica per hotel e ristorazione alberghiera. I ristoranti interni agli hotel continuano a servire i clienti interni anche a cena senza limiti di orari, sempre rispettando l’obbligo del green pass.

Spostamenti tra regioni in zona gialla

Non ci sono limiti agli spostamenti da e per regioni diverse, anche se in zona gialla. Ricordiamoci che dal 1 settembre occorre il green pass per l’accesso e l’utilizzo di aerei, navi e traghetti (tranne che per lo Stretto di Messina), treni intercity e ad alta velocità – indipendentemente dalla zona gialla.

Agricoltura biologica alle porte di Milano

Agricoltura biologica alle porte di Milano

Cascina Fraschina Bio di Abbiategrasso: una giornata di lavoro in una giovane azienda biologica appena fuori Milano, dove tre ragazzi coltivano di tutto per favorire la biodiversità

«Diamo lavoro ai giovani». È iniziata  così la storia di Tommaso Montorfano, Claudio Vaccari e Marcello Requiliani, che con neanche novant’anni in tre si sono ritrovati a gestire la Cascina Fraschina Bio, tredici ettari ad Abbiategrasso, nel Parco del Ticino. «Non ci manca niente: abbiamo studiato, abbiamo Internet e tanta passione».

La scelta è stata chiara da subito: regime biologico con filiera chiusa, e poi non solo ortaggi tradizionali, ma anche esotici, sempre più richiesti, come okra, shiso, kang kong (spinacio d’acqua). «Coltivare più specie possibili per favorire la biodiversità: questo per noi è l’unico modo sostenibile di fare l’agricoltura, perché è anche il solo modo che abbiamo per influenzare il nostro corpo e il nostro ambiente. Eppure c’è ancora troppa disinformazione sul tema, si tende ad associare il biologico solo al prodotto finale e non a tutto quell’universo che c’è prima e dietro», continua Marcello, che oltre al lavoro in azienda è anche insegnante di Piani di produzione orticola biologica. Qui la giornata si sa quando comincia (presto), ma non quando finisce (tardi); d’estate già verso le sette del mattino, ma l’orario ovviamente cambia a seconda delle stagioni, anche se si lavora sempre almeno dieci ore. «Non abbiamo ruoli precisi, tutti facciamo tutto, e c’è sempre qualcosa da fare». Con loro lavorano alcuni ragazzi, tra stagisti e dipendenti, come Dembo, Giorgio, Suma, Tania.

Inizio con la guida di Marcello a raccogliere il famoso kale, il cavolo riccio, un concentrato di proprietà salutistiche e nutrizionali, chiamato anche «medico dei poveri»; in cucina ha mille applicazioni, dalle chips al pesto, all’estratto.
«Siamo abituati a pensare ai cavoli solo come ortaggi invernali, ma non è affatto così, è un altro di quei miti che vanno sfatati», si infervora Marcello. Il kale, come tante altre piante della cascina, cresce in serre costruite con materiali di riciclo. «Abbiamo investito tantissimo in queste strutture, prima ancora che nei macchinari». Continuiamo con la raccolta dei fiori di zucchina, poi passiamo a togliere le erbe infestanti dai campi:«Devi estirparle dalla radice, Giulia!», mi rimprovera Marcello. «Alla fine le piante sono come tutti gli altri esseri viventi, il loro scopo è sopravvivere, riprodursi e diffondersi. Per questo tutti dovrebbero  leggere Armi, acciaio e malattie (saggio dell’antropologo americano Jared Diamond uscito nel 1997 e pubblicato in Italia da Einaudi, ndr), perché è un libro che ti fa capire le cose; a me ha cambiato la vita, forse portandomi qui». Nel frattempo Claudio è in giro a consegnare quelle che hanno chiamato «Eticassette – Il gusto del rispetto» per dare un’idea dello spirito del loro lavoro.«Forniamo una parte di prodotti “obbligatori” scelti da noi e, a seconda della disponibilità, una parte “libera” che ognuno può assortire a piacere in base alla nostra lista stagionale. Quando consegniamo la nuova cassetta, ritiriamo quella vecchia. Vogliamo ridurre gli sprechi, sia dei materiali sia delle verdure». Per tutte queste ragioni, gli ortaggi bio di Cascina Fraschina Bio sono sempre più richiesti, da Abbiategrasso fino a Milano, dove sono moltissimi i privati e i ristoranti che li scelgono, come Marco Ambrosino dei 28 Posti o la Trattoria Ciciarà. Oltre alla vendita diretta, li trovate al Mercato Contadino di Cascina Linterno, a Milano.

Carote nere.

Intanto si  avvicina l’ora di pranzo e nelle serre inizia a fare veramente caldo. Siamo solo a metà giornata e c’è ancora molto lavoro da fare. «Ci sarà un motivo se l’agricoltura è chiamata il settore primario, no?». Andiamo a raccogliere ancora qualche erba aromatica, borragine e il profumato levistico, finché non sentiamo urlare: è pronto, la pasta con i fiori di zucchina appena sbocciati è in tavola!

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