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Tiramisù, ricetta originale | La Cucina Italiana

La Cucina Italiana

Quanto amiamo il tiramisù e quanti modi esistono per farlo delizioso. Ma il tiramisù ricetta originale? Per questo, abbiamo invitato nella nostra cucina di redazione i cuochi del ristorante Le Beccherie di Treviso dove è nato il Tiramisù classico, nella versione che, con un clamoroso passaparola, conquistò un successo italiano e internazionale. Manuel Gobbo e Beatrice Simonetti, oggi alla guida delle cucine del ristorante, l’hanno preparato per noi – e soprattutto per voi, cari Lettori.

Tiramisù classico

Ingredienti per 10 persone

1 kg mascarpone
125 g tuorlo (circa 7 tuorli)
110 g zucchero
24 savoiardi
caffè per moka
cacao amaro

Riccardo Lettieri

Procedimento

Preparate il caffè con una moka da 10 persone, versatelo in una ciotola e lasciatelo raffreddare fino a circa 37 °C (temperatura corporea).

Montate intanto i tuorli con le fruste elettriche (o nell’impastatrice) con lo zucchero, finché non avranno raddoppiato di volume. Le uova dovranno essere spumose e di colore molto chiaro, lo zucchero all’interno completamente sciolto.

Aggiungete il mascarpone alle uova, mescolatelo in modo da stemperarlo, poi montate ancora tutto il composto con le fruste, fino a ottenere una crema consistente ma morbida, non troppo lucida.

Preparate un anello di acciaio (ø 24 cm, altezza 5 cm), foderandolo con una striscia di acetato (o di carta da forno) e appoggiatelo sul piatto di portata. Spalmate sul fondo un leggero strato di crema, che terrà fermi i savoiardi della base sul piatto.

Immergete i savoiardi nel caffè, velocemente, fateli sgocciolare e disponeteli all’interno dell’anello, creando uno strato uniforme. Quando serve, spezzate i biscotti per colmare tutti gli spazi.

Spalmate sui savoiardi metà della crema, in uno strato di circa 2 cm, e livellatelo.

Fate un altro strato con i savoiardi, disponendoli in senso perpendicolare rispetto a quelli della base, quindi coprite con la crema rimasta. Spatolate in superficie, per lisciare la crema, e riponete in frigorifero per 8-9 ore.

Togliete il dolce dal frigo, sfilate l’anello e togliete l’acetato, quindi spolverizzate con abbondante cacao.

Più facile Se volete potete costruire il tiramisù dentro uno stampo per crostata. In questo modo non avrete bisogno dell’anello, ma le fette che taglierete per servirlo saranno meno precise.

Ricerche frequenti:

In Veneto tra le Ville del Palladio che ispirarono la Casa Bianca

In Veneto tra le Ville del Palladio che ispirarono la Casa Bianca

La più famosa è La Rotonda, ma tante sono le ville nobiliari che meritano una visita tra Padova e Vicenza. Da girare anche pedalando tra i vigneti

Sono tante, una più bella dell’altra e si fa davvero fatica a scegliere quale visitare. Parliamo delle Ville Palladiane del Veneto, patrimonio Unesco dal 1996, e tra i tesori più o meno nascosti del nostro Paese. La mano – o per meglio dire la testa – che le ha progettate nella maggior parte dei casi è la stessa (Palladio appunto), l’epoca in cui sono state costruite anche, eppure queste dimore sono molto diverse tra di loro, e risultano ognuna unica e speciale a modo suo.

Ci troviamo a pochi chilometri da Venezia, in un fortunato (tri)angolo di campagna padana tra Vicenza, Padova e Treviso, dove vigne e terra fanno l’amore per regalare al mondo il loro vino migliore. Qui, in un periodo di pace e di grande ricchezza (per alcuni), i nobili veneti del Rinascimento fecero edificare dimore di rappresentanza, presso cui sovrintendere al lavoro estivo nei campi. Colui che per primo ebbe il guizzo fu Andrea Palladio (Padova, 1508 – Maser, 1580), architetto ufficiale della Serenissima, a cui si deve l’invenzione della villa aperta come la conosciamo oggi. «Nel ‘500 non c’erano più le guerre che avevano caratterizzato il tempo precedente, il castello per difendersi non serviva più e la villa dava proprio l’idea di una struttura aperta al mondo e perfettamente integrata nel contesto naturalistico e paesaggistico circostante», spiega Tiziana Spinelli, segretaria della Fondazione La Rotonda, cui fa capo una delle ville più famose.

Villa La Rotonda

Venne eretta tra il 1560 e il 1565 e in realtà non si chiama così, bensì Villa Almerico Capra, come il cognome dei suoi primi proprietari: Paolo Almerico, il fondatore, e i marchesi Capra, a cui il figlio di Almerico vendette tutto dopo aver sperperato l’intero patrimonio di famiglia. L’appellativo più famoso lo deve alla forma circolare della cupola (e non solo di quella), che richiama chiaramente il Pantheon di Roma, di cui imita anche il buco alla sommità, ma anche il colle di San Sebastiano che la sovrasta. Tutto, per Palladio, doveva essere infatti armonioso e conforme alle regole e alla geometria, proprio come lo era stato per i greci e per i romani, da cui riprese anche le colonne e i timpani degli antichi templi. A sua volta, però, anche Palladio fu ripreso, addirittura esportato: la Casa Bianca con il lungo colonnato è ispirata proprio alle sue ville, così come il Campidoglio, sede del Congresso americano, che evoca le linee di La Rotonda. Fu il terzo presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson a prendere spunto dal Palladio per dare (anche) alla sua nazione una connotazione artistica, bella e culturale.

Oggi Villa La Rotonda appartiene ai conti Valmarana, che ogni tanto – beati! – trascorrono a palazzo i weekend. Curiosità: proprio come nel Rinascimento quando la villa era solo una dimora di rappresentanza, a La Rotonda il mobilio si scopre a metà marzo, «e a metà novembre si ricopre», racconta Tiziana Spinelli. Tra marzo e novembre, la struttura è aperta al pubblico tutti i venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18, e solo le visite guidate sono da prenotare.

Villa Valmarana “ai Nani”

È vicinissima a La Rotonda, ci si arriva attraversando la strada in pochi metri. Come suggerisce già il nome, anche questa appartiene ai conti Vismara e prende l’appellativo ai Nani per via delle statue di nani poste sul suo muro di cinta. Risale al Diciassettesimo secolo ed è opera dell’architetto Francesco Muttoni. Si narra che la figlia degli antichi proprietari, Layana, fosse nata piccolina e loro, per non farla sentire inferiore, decisero di costruirle attorno un mondo altrettanto piccolo, fatto di servitori ad altezza contenuta, barchesse mignon (ossia gli ambienti di servizio tipici di queste ville) e, appunto, nani di pietra. La storia fin qui è molto tenera, poi cambia registro e si trasforma in tragedia: la piccola s’innamora di un ragazzo alto, scopre che il mondo non è piccolo come lei e si toglie la vita. Sigh.

La Villa è formata da tre edifici – palazzina (1669), foresteria e scuderia (1720) – situati in un grande parco con giardino all’italiana e costruito in maniera perfettamente simmetrica. Qui, l’elemento di maggiore interesse è dato dagli affreschi di Giambattista e Giandomenico Tiepolo, chiamati nel 1757 dal proprietario Giustino Valmarana a decorare la palazzina e la foresteria. Villa Valmarana si può visitare tutte le domeniche alle 10:30 e alle 11:30 e, in questo caso, si consiglia di prenotare.

La Malcontenta

Torniamo a Palladio, che la progettò nel 1559, e ci troviamo a Mira, in provincia di Venezia. A rendere speciale questa villa, di proprietà dei Foscari di Venezia (che ne sono ancora oggi i custodi), è soprattutto il contesto naturale in cui si trova, proprio sulle rive del Naviglio del Brenta, che da Palladio fu perfettamente inglobato nella sua architettura. Prima di entrare, bisogna lasciare l’auto nel parcheggio del paese perché qui si arriva rigorosamente a piedi.

Una leggenda narra che la villa debba il soprannome di Malcontenta a una dama misteriosa di casa Foscari, che visse qui da sola per trenta lunghi anni, ma non venne mai vista uscire né affacciarsi dalle finestre. Più prosaicamente, è possibile che il nome derivi dall’espressione Brenta mal contenuta, dato che il fiume straripava spesso.

La villa è aperta tutti i fine settimana dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30.

Tour in e-bike

Se oltre a visitare queste ville meravigliose desiderate perdervi – per modo di dire – tra stradine e filari, perlopiù ciclabili e pianeggianti, prenotate un’e-bike presso l’agenzia Palladian Routes: ogni bici – ce ne sono a disposizione 120 – è dotata di un Gps integrato che vi guiderà lungo le tappe principali del vostro tour palladiano. A voi non resterà solo che pedalare.

Per dormire

Non sarà stata disegnata dal Palladio, ma è comunque una villa ricca di fascino e storia. Circondata dal verde, è vicina alle uscite dell’autostrada Vicenza Est e Vicenza Ovest ed è un ottima base per tour palladiani, ciclabili ed enogastronomici: La Locanda degli Ulivi, dimora storica del Settecento, ha soltanto 10 camere, e offre un’ospitalità autentica. Oltre che una bella vista sul lago di Fimon.

Polenta e baccalà: le ricette di Natale che parlano veneto

Polenta e baccalà: le ricette di Natale che parlano veneto

Polenta e baccalà. Per dirlo alla vicentina, bacalà. L’ingrediente base di questa delizia veneta è lo stoccafisso, un pesce essiccato che viene poi battuto, bagnato e cucinato. La ricetta della tradizione vuole ingredienti come olio extravergine d’oliva di alta qualità, sarde o acciughe sotto sale, latte, formaggio grana e cipolle. C’è poi chi preferisce l’aglio, chi preferisce un risultato più delicato e non mette le acciughe, ma la regola resta una: non rimescolare il baccalà e dargli almeno 2-3 giorni di tempo per idratarsi. Per quanto riguarda la polenta invece, nasconde molte insidie. Per preparare una ricetta perfetta, iniziate con la farina di mais bramata e proseguite leggendo i 5 errori da non fare.

Baccalà mantecato al latte di mandorle con polenta
Baccalà mantecato al latte di mandorle con polenta.

E ora che le basi sono pronte, non resta che liberare la fantasia! Abbiamo pensato a ricette natalizie a base di polenta e baccalà da mixare, abbinare e presentare in degustazione. Lasciatevi ispirare dalle ricette: baccalà mantecato e polenta bianca, baccalà mantecato e polenta, salmone mantecato con vellutata ai semi di finocchio, cubi di polenta e bacon, baccalà mantecato al latte di mandorle con polenta, millefoglie di polenta, radicchio e taleggio, guancia di vitello con polenta, polenta, lenticchie, mortadella di fegato, cubi di polenta con formaggi e mandorle, baccalà con spuma di mandorle e noci, umido di scampi e seppioline con polenta morbida, crocchette di patate e baccalà, baccalà e panelle con pesto di erbe, fish cakes di baccalà con salsa rosa, cannoli al baccalà su gallette di cannellini, crocchette di baccalà mantecato, cornetti di grana con crema di baccalà, frittelle di mele e baccalà su insalata di finferli e porcini, baccalà in umido alla ghiotta, baccalà fritto in pastella ai pistacchi, arrosto di salmone e baccalà ripieno di gamberi rossi e baccalà in umido e polenta bianca.

Ecco le nostre ricette di Natale con polenta e baccalà

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Baccalà mantecato e polenta bianca

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Baccalà mantecato e polenta

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Salmone mantecato con vellutata ai semi di finocchio, cubi di polenta e bacon

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Millefoglie di polenta, radicchio e taleggio

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Guancia di vitello con polenta

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Polenta, lenticchie, mortadella di fegato

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Cubi di polenta con formaggi e mandorle

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Baccalà con spuma di mandorle e noci

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Umido di scampi e seppioline con polenta morbida

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Crocchette di patate e baccalà

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Fish cakes di baccalà con salsa rosa

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Cannoli al baccalà su gallette di cannellini

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Crocchette di baccalà mantecato

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Frittelle di mele e baccalà su insalata di finferli e porcini

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Baccalà in umido alla ghiotta

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Baccalà fritto in pastella ai pistacchi

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Arrosto di salmone e baccalà ripieno di gamberi rossi

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Baccalà in umido e polenta bianca

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