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La polenta maritata abruzzese – La Cucina Italiana

La polenta maritata abruzzese - La Cucina Italiana

Un alimento completo che fa bene allo spirito e riempie gli occhi. Parliamo della polenta, piatto unico perfetto per i mesi invernali e molto amato dagli appassionati di montagna che lo scelgono dopo una giornata di sport open air

A base di farina di mais, ricca di fibre che rallentano l’assorbimento degli zuccheri contribuendo a mantenere bassi i livelli di glicemia, sui monti abruzzesi la polenta diventa “maritata”, ovvero condita in vari modi secondo le antiche ricette delle nonne. C’è quella con peperoni e salsicce, quella con i fagioli bianchi di montagna lessati e le costine di maiale, quella al ragù di cinghiale, dal gusto deciso e robusto. Fra gli indirizzi dove gustare la polenta maritata, segnaliamo a Pretoro (CH) La Maielletta, a Scanno-Passo Godi (AQ) Lo Scoiattolo, a Pettorano sul Gizio (AQ) Il Torchio.

«Era la pietanza tipica delle giornate fredde, quando si trascorreva molto tempo in casa, davanti al camino. Ed è un piatto che sazia», racconta Giovina Santella, da oltre 40 anni ai fornelli del ristorante di famiglia, Lo Sciatore a Pescocostanzo, tappa d’obbligo per tutti gli sciatori che scendono dalle piste innevate dell’Aremogna. «La versione classica è quella con il ragù e le spuntature di maiale (dette anche costatine o tracchiole, ndr), ma proponiamo anche una polenta maritata bianca che utilizza alcune eccellenze del territorio circostante».

Ecco la ricetta della signora Giovina, abruzzese appassionata che, in sala e in cucina è aiutata dalle figlie e da un manipolo di giovani cui trasmette i suoi saperi. E i suoi sapori.

Ingredienti per 4 persone

300 g polenta di mais setacciata, 1 kg cime di rapa o broccoletti, 3 spicchi aglio rosso di Sulmona, 2 scamorze locali passite, 300 g salsiccia, parmigiano reggiano, olio extravergine d’oliva Aprutino-Pescarese Dop, peperoncino.

Procedimento

Lessate la verdura e ripassatela in padella con aglio, olio e peperoncino. Preparate la polenta di mais (deve cuocere almeno un’ora). Quando è ancora calda, versatela in una teglia o in tegamini singoli e conditela con la verdura, la scamorza a pezzetti e la salsiccia sbriciolata. Cospargete di parmigiano reggiano e gratinate 30 minuti.

Il calendario della biscotteria abruzzese

Il calendario della biscotteria abruzzese

In vista della fine anno, ecco il calendario della biscotteria abruzzese, direttamente da Claudio Minicucci di Alla Chitarra Antica

Chi è Claudio Minicucci? Non basterebbe una vita per raccontarvi chi è e tutto quello che fa. Ma proveremo a darvene un’infarinatura, anche perché forse non c’è termine più appropriato. Innanzitutto Claudio è uno di quelli che ci tiene prima di qualsiasi altra cosa a far ridere la gente, a maggior ragione in questo momento storico. Claudio, infatti, è una delle dimostrazioni di quanto il cibo sia un elemento sociale: il suo negozio Alla Chitarra Antica, nel centro di Pescara, è un polo attrattore per tutti i pescaresi, che qui vengono sì per comprare le sue creazioni, ma anche per fare due chiacchiere, scherzare, stare insieme. Insomma, Alla Chitarra Antica è un punto di riferimento importante, dove imparare molto sulla tradizione culinaria pescarese e, in generale, abruzzese, proprio come quella della biscotteria. E vista la sua storia non potrebbe essere altrimenti.

La storia di Alla Chitarra Antica

Come recita il titolo di un articolo appeso nel locale, Alla Chitarra Antica nasce dall’incontro fortunato di Pina D’Alonzo, mamma di Claudio, e Giovanni Iannucci, professore appassionato di cucina abruzzese. Era il 1996 quando Pina e suo marito Giovanni Minicucci, insieme ai figli Fabio e Claudio, decisero di tornare in Abruzzo dal Belgio, dove erano emigrati anni prima. Al ritorno si misero subito alla ricerca di un lavoro che sembravano non trovare, fino all’incontro con Giovanni che chiese prima a Pina e poi al marito (omonimo) di lavorare nella sua piccola gastronomia. «Ma davvero mi pagate per fare la pasta all’uovo?», Giuseppina quasi non ci credeva che una sua passione potesse diventare il suo mestiere. E invece, nel giro di poco tempo, Giovanni propose loro prima la gestione e poi l’acquisto dell’attività, ma a un patto: non cambiare mai il nome Alla Chitarra Antica. È qui che da ormai 55 anni cresce Claudio, senza alcuna intenzione di lasciare questo locale che tanto ha rappresentato per la sua famiglia.

Che cosa trovate alla Chitarra Antica?

Alla Chitarra Antica trovate tutto. Iniziata con una classica produzione di pasta all’uovo con una chitarra di duecento anni fa, la stessa che utilizzano ancora oggi, nel tempo si sono aggiunti anche altri prodotti: salumi e paste secche, insalate e panini, grandi classici della tradizione quali timballo e cicerchiata e vari piatti freschi del giorno, come ad esempio quella delizia irresistibile dei ravioli al limone di Claudio, con ricotta e scorze, nati da un ricordo d’infanzia. «Mi piaceva talmente tanto mordere la parte finale del limone che dovevo trovare un modo per riprodurre quel sapore». E poi, ovviamente, sempre presente è tutto quel mondo ampio e vario della biscotteria abruzzese, che si caratterizza per essere principalmente e soprattutto secca. Inoltre, Claudio ci svela che ogni biscotto si prepara in un preciso momento dell’anno, legato a un’attività agricola o altre ricorrenze. Dunque, ecco così che grazie a Claudio azzardiamo una sorta di calendario della biscotteria abruzzese, anche se poi, alla fine, l’unica vera regola resta questa: prepararli o mangiarli quando si ha voglia.

Calendario della biscotteria abruzzese

Negli anni la biscotteria abruzzese è diventata sempre più secca anche per la moda e l’aumento dello street food, quindi per l’esigenza di consumare cibo più facilmente per strada. E quasi ogni mese ha il suo biscotto, in occasione di una festa o di un’attività in campagna.

Settembre e ottobre, taralli e manucce
Tempo di vendemmia, in Abruzzo si accompagna sempre un bicchiere di vino rosso con un tarallo pucciato dentro, di solito preparato con farina, vino bianco e anice (un ingrediente costante nella biscotteria abruzzese). Così come non mancano mai le manucce, dei biscotti ripieni con marmellata d’uva.

Novembre, sgaiozzi
Alla fine della raccolta delle olive, si mangiano gli sgaiozzi, cioè dei biscotti fritti di farina di mais con uvetta, patate e anice, per omaggiare la fine della fatica.

Dicembre, cacionetti e soffioni
Dicembre è il mese principe per i dolci abruzzesi: si inizia già prima di Natale con i cacionetti, delle sfoglie sottili fritte e ripiene di marmellata d’uva e si prosegue con i noti soffioni, bignè cotti al forno, ripieni di ricotta e zucchero.

Gennaio, uccelletti
In occasione di Sant’Antonio si preparano gli uccelletti: biscotti con una frolla all’olio, mandorle, cioccolato e vino cotto.

Febbraio, torcinelli 
Per Carnevale, invece, ci sono sempre questi dolcetti fritti tipici soprattutto di Pescara, a base di patata, uvetta, semi di anice e cannella, ricoperti poi di zucchero.

Marzo e aprile, fiadoni
Per Pasqua si sa, è tempo di fiadoni, che Claudio prepara in una delle migliori versioni esistenti, sia al forno che fritti. In passato questi ravioli salati si facevano molto più grandi e farciti solo con uova e pecorino. «L’Abruzzo è terra di transumanza». Oggi si trovano anche con latte vaccino e poi, sempre per l’esigenza di mangiarli comodamente anche per strada, si fanno più piccoli. Alla Chitarra Antica li trovate tutto l’anno, mentre nelle vicine Marche sono più rigidi: sono i piconi marchigiani, che però si fanno solo ed esclusivamente nel periodo pasquale.

Giugno e luglio, rimpizzo
Almeno in passato l’usanza voleva che solo dopo la trebbiatura, le donne preparassero questi biscotti molto semplici, sempre con l’aggiunta di anice, da consumare poi con una grande quantità di vino, per alleviare le fatiche.

Tutto l’anno, ferratelle e parrozzi
Per quanto possa essere più facile trovare ferratelle e parrozzi in occasione di feste, questi due dolci sono un grande classico della biscotteria abruzzese: i primi sono semplici cialde a base di uova, farina, olio d’oliva, limone grattugiato e ovviamente anice, preparate e chiamate in modo diverso a seconda della zona, ad esempio pizzele, cancellate o neole; il secondo, invece, forse non ha bisogno di presentazioni. Il parrozzo, un tempo pan rozzo, infatti, è il biscotto re della pasticceria pescarese, fatto con farina di mais, latte, zucchero, mandorle, buccia di arance e ricoperto di cioccolato fondente. Sarà anche vero che è associato al Natale, ma a Pescara il parrozzo è d’obbligo tutto l’anno, soprattutto Alla Chitarra Antica.

Se avete qualche informazione in più per arricchire il nostro calendario della biscotteria abruzzese, non esitate a farcelo sapere!

A Carnevale… la cicerchiata abruzzese

A Carnevale... la cicerchiata abruzzese

Un dolce di Carnevale della tradizione abruzzese. Facile da fare anche in casa. Ecco la ricetta della chef Rosanna Di Michele

Al solo guardarla mette allegria. Sarà per le decorazioni delle codette di cioccolato multicolore che sembrano coriandoli. Ma la cicerchiata, dolce di Carnevale per eccellenza del territorio abruzzese, è una gioia anche per il palato.

La chef Rosanna Di Michele

Il nome deriva dalle cicerchie, legumi che affondano le origini nel Medioevo e ricordano nella forma i dadini di pasta fritta di cui è composta la cicerchiata. L’ingrediente principale è il miele, come racconta la chef Rosanna Di Michele, vastese con la valigia sempre pronta per gli States dove da alcuni anni promuove le ricette tipiche della sua terra. «È un dolce particolarmente diffuso in provincia di Chieti, nella zona del Sangro-Aventino che produce ed esporta miele di altissima qualità (famoso quello di Tornareccio, naturale, non trattato e ricco di vitamine ed enzimi ndr)», spiega Rosanna, sorriso contagioso che ha conquistato molti vip fra cui Valeria Golino e Pino Daniele durante i suoi show cooking nella Grande Mela.
«Ricordo che da piccola fare la cicerchiata con mia madre era un gioco entusiasmante: si tagliava la pasta e si dava forma alle palline che dovevano essere tutte uguali», ci racconta la chef che ha preparato questa ricetta per i festeggiamenti del Carnevale Italiano a New York lo scorso anno. «Va sottolineato che, a prima vista, la cicerchiata sembra molto simile agli struffoli napoletani. Ma non è così: gli struffoli sono più grandi e si mangiano a Natale e non a Carnevale», conclude Rosanna che, attualmente, è impegnata nell’avvio di un ristorante italiano ad Harlem, 23 Winehouse.

La chef Rosanna Di Michele con la sua cicerchiata.
La chef Rosanna Di Michele con la sua cicerchiata.

Ecco, allora, la sua ricetta di famiglia della cicerchiata

Ingredienti cicerchiata (per 6 persone)

500 g di farina, 5 uova, 7 cucchiai di zucchero, 5 cucchiai di olio extravergine di oliva, 450 g di miele, codette di cioccolata colorate e scaglie di mandorle per decorare, olio extravergine per friggere.

Preparazione

Disponete su un piano da lavoro la farina a fontana e versate le uova, lo zucchero (5 cucchiai) e l’olio extravergine. Iniziate a lavorare l’impasto fino a che diventa omogeneo. Lasciate riposare 30 minuti e poi formate dei cordoncini di pasta sottili circa 1 cm da cui ricavare i dadini. Portate a temperatura l’olio extravergine, friggete i dadini di pasta, scolateli e metteteli sulla carta assorbente. Prendete una pentola capiente, versate lo zucchero (2 cucchiai) e il miele. Quando il composto diventa fluido, gettate i dadini e le scaglie di mandorla e, aiutandovi con un cucchiaio di legno, fate dei mucchietti di pasta (le mani dovranno essere umide) su un piano e scegliete la forma che più vi piace (monoporzioni o a ciambella). Infine decorate la cicerchiata con le codette variopinte.

Testo Antonia Matarrese

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