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Omini pan di zenzero al cacao

Omini pan di zenzero al cacao

Mettete in un pentolino burro, zucchero e miele e scaldate a fiamma bassa fino a farli sciogliere completamente, poi lasciate raffreddare.
Nel frattempo, a parte, setacciate in una ciotola e poi mescolate farina, cacao, zenzero e bicarbonato.

Incorporate il tuorlo e il mix di burro e lavorate velocemente fino ad ottenere un panetto omogeneo, quindi avvolgetelo con pellicola per alimenti e lasciate riposare in frigo per almeno 1-2 ore, o meglio ancora tutta la notte.

Passato il tempo del riposo riprendete il panetto, stendetelo sul piano di lavoro leggermente infarinato in una sfoglia abbastanza sottile (circa 0,5 cm) e ricavate gli omini con una formina.

Disponeteli sulla teglia rivestita di carta forno, ben separati tra di loro, e cuoceteli per circa 10 minuti o fino a leggera doratura in forno ventilato preriscaldato a 180°C, poi lasciate raffreddare completamente.

Iniziate a montare gli albumi, quindi incorporate prima lo zucchero a velo e poi anche il succo di limone: non sarà necessario montare completamente gli albumi, basterà ottenere una glassa liscia e densa, ma ancora fluida.

Mettete la glassa in una sac-à-poche dal beccuccio liscio e molto sottile e decorate a piacere i vostri omini, usando anche gli zuccherini, infine lasciate riposare ancora per almeno 7-8 ore.

Gli omini pan di zenzero al cacao sono pronti, non vi resta che lasciar asciugare la glassa e servirli.

Prosciutto di Carpegna: lasciatevi tentare

La Cucina Italiana

È il turno del Prosciutto di Carpegna. Non c’è Paese al mondo con tanta ricchezza e varietà di prodotti, naturali come li regala il territorio o lavorati da mani esperte in modi semplici, che sono antichi e insieme i più contemporanei. Prosegue il viaggio alla scoperta delle nostre bontà, da quelle più conosciute a quelle meno note lontano dalla zona di produzione. Lo storico prosciutto di Carpegna è così delicato che il conte di Urbino lo voleva tutto per sé.

Prosciutto di Carpegna

Quasi da non credere: l’Italia vanta ben 31 varietà di prosciutto crudo di cui 11 tutelate dai marchi Igp o Dop. Ognuno diverso dall’altro, già a partire dalla storia. La tradizione di quello marchigiano di Carpegna risale all’inizio del XV secolo quando – era il 1407 – il goloso Guidantonio da Montefeltro, conte di Urbino, vietò di vendere altrove «porci e carni salate», temendo di restarne privo. All’epoca, nelle case coloniche dell’attuale Parco del Sasso Simone e Simoncello, c’era una stanza esposta a nord riservata alla lavorazione della carne. Da quel mondo e a quel tempo – è storia documentata – partirono i primi artigiani norcini che poi in Toscana, Umbria e Lazio insegnarono anche ad altri a fare il prosciutto. Oggi se ne producono 120mila all’anno col marchio Dop Carpegna, replicando antichi e originali gesti come la legatura “a strozzo” della parte superiore del gambo e la protezione della superficie non coperta dalla cotenna con uno stucco il cui mix di spezie è tanto segreto quanto essenziale a dare un sapore delicato e dolce, seppure enfatizzato dalle note aromatiche. Sempre uguale dai tempi antichi anche la “puntatura” dopo 400 giorni di lavorazione, quando un rigoroso test viene eseguito in cinque punti precisi con un ago di osso di cavallo, molto poroso così da trattenere gli aromi. Solo i prosciutti promossi iniziano il viaggio alla conquista dei mercati.

Carta d’identità del Prosciutto di Carpegna

ORIGINE – Garantito dal marchio Dop, si produce unicamente nel comune di Carpegna (PU), con suini provenienti da Marche, Lombardia ed Emilia-Romagna.

CARATTERISTICHEStagionatura e salagione durano non meno di 13 mesi; l’asciugatura avviene a temperatura di poco superiore rispetto alla media. Pesa non meno di 8 chili, ha forma tondeggiante, consistenza morbida. Il colore muta dal rosso ambrato al rosa salmonato a seconda della stagionatura. Ideale da solo ma, per il suo sapore delicato, è adatto anche come ingrediente.

CONSERVAZIONE – Disossato si mantiene a 7-10 °C; con l’osso a 15-20 °C. La fetta va rigorosamente tagliata con il coltello a uno spessore di 1 millimetro conservando la giusta percentuale di grasso.

PREZZO – Nella grande distribuzione, l’intero prosciutto con l’osso costa sui 16-17 euro al chilo.

La Migliore Ricetta Italiana 2023: i finalisti di questa edizione

La Migliore Ricetta Italiana 2023: i finalisti di questa edizione

Si è conclusa con una cena di gala a Milano la prima stagione del progetto La Migliore Ricetta Italiana che dà voce ai nostri lettori attraverso ricette innovative o che appartengono alla tradizione di famiglia. Dieci lettori sono stati protagonisti con altrettanti piatti che ci hanno conquistato. Continuate a provare, i prossimi potreste essere voi.

È stato un viaggio bellissimo quello che noi della redazione abbiamo fatto con voi lettori, che per La Migliore Ricetta Italiana ci avete spedito ricette da ogni parte d’Italia e ci avete raccontato le vostre vite e come è nata la vostra grande passione per la cucina.

Piatti che fanno parte della tradizione di famiglia da generazioni, sapori consolatori per chi è andato ad abitare lontano da casa, abbinamenti, a volte audaci, spesso nati per caso e diventati il cavallo di battaglia delle cene con gli amici.

Dopo che la nostra tradizione gastronomica è stata candidata con questo titolo La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale a patrimonio immateriale dell’Umanità Unesco, abbiamo voluto dare ancor più forza a questo momento storico: a maggio abbiamo lanciato la sfida a cuoche e cuochi di casa, chef professionisti, semplici appassionati, per scrivere insieme il futuro della bontà italiana, e in sei mesi abbiamo ricevuto quasi 500 ricette dall’Italia e dall’estero, da italiani e da stranieri che hanno mescolato i propri ingredienti con i nostri, da uomini (tanti) e da donne, da giovanissimi e da diversamente giovani, tutti insieme uniti in un coro che ancora una volta ci ha dimostrato il grande potere che la cucina ha, non solo per nutrire, ma soprattutto per
aggregare, in qualche caso consolare, il più delle volte rendere felici.

Dieci valori per una cucina felice

Abbiamo scoperto che amate cimentarvi con i primi piatti, pasta, ravioli e soprattutto risotti; non sono mancate ricette a base di verdure, idee per antipasti e aperitivi stuzzicanti, tutti in linea con i dieci criteri che vi avevamo chiesto di seguire.

  1. Sostenibilità (ingredienti locali e stagionali).
  2. Anti-spreco (contenimento delle dosi, eventuale utilizzo degli scarti della lavorazione e riuso degli avanzi).
  3. Semplicità di esecuzione (evitare passaggi superflui e cotture troppo lunghe, misurare l’uso degli elettrodomestici e degli strumenti).
  4. Rispetto come esaltazione della materia prima.
  5. Creatività e innovazione.
  6. Inclusività come contaminazione di culture.
  7. Identità come riconoscibilità del carattere italiano del piatto.
  8. Cucina per tutti (vegetariana, vegan, senza lattosio…).
  9. Consapevolezza come impatto del cibo sulla nostra salute e stile di vita.
  10. Estetica del piatto.

Abbiamo dovuto scegliere soltanto dieci piatti tra quelli che ci avete mandato, ma le ricette che ci hanno conquistato sono state molte, molte di più. E davvero ci è piaciuto questo viaggio intrapreso con voi, tanto che riteniamo importante continuare a darvi voce attraverso le pagine di La Cucina Italiana e sul nostro sito.

Quindi, state pronti. Tra poco partiremo con la seconda stagione di La Migliore Ricetta Italiana. Continuate a partecipare numerosi, anche se ci avete già scritto quest’anno. Perché La Migliore Ricetta Italiana potrebbe essere proprio la vostra.

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