Tag: cucina straniera

Halal: guida semplice e veloce

La Cucina Italiana

Halal, un concetto che trasuda di significato, va ben oltre la sua traduzione letterale di “lecito” in italiano (il cui contrario è Haram, ovvero “illecito”). Per svelare le sfumature più intricate di questo principio fondamentale della pratica religiosa musulmana, ho avuto il piacere di intervistare Walid Bouchnaf, il responsabile qualità di BeHalal Srl. Attraverso questa conversazione, Bouchnaf mi ha guidato in un viaggio di comprensione che trascende il mero “divieto” di assunzione di carne di maiale e le dinamiche della macellazione rituale, rivelando un panorama più ampio che caratterizza l’approccio Halal alla vita quotidiana.

Cos’è l’Halal (in maniera semplice)

Walid Bouchnaf ha iniziato la nostra conversazione evidenziando che l’Halal non è semplicemente un insieme di regole alimentari, bensì una filosofia che permea ogni aspetto della vita dei musulmani. La pratica dell’Halal non è circoscritta al solo atto di mangiare, ma si estende a lavoro, istruzione, relazioni sociali e persino alle azioni quotidiane come andare in bagno. Il musulmano, quindi, ricerca ciò che è lecito e si sforza di allontanarsi da ciò che è considerato illecito o Haram.

All’interno della sfera alimentare, sono stata guidata attraverso una comprensione più profonda dell’Halal. Non si tratta quindi solamente di scegliere alimenti leciti, ma anche di valutare le modalità di ottenimento. La macellazione rituale, spesso erroneamente identificata come l’essenza dell’Halal, è solo una parte di un quadro più ampio. Questo processo, che implica l’uccisione dell’animale per dissanguamento, non è solo un atto religioso, ma anche un approccio tecnico che mira a garantire l’igiene, considerando il sangue come un potenziale veicolo di batteri e virus e quindi illecito.

Bouchnaf ha sottolineato che l’attenzione all’etica non si ferma alla macellazione, ma abbraccia il benessere complessivo dell’animale. L’animale deve essere in ottime condizioni fisiche e psicologiche, provenire da allevamenti etici e rispettare specifici standard. Inoltre, l’azienda che commercializza il prodotto deve aderire a valori religiosi ed etici, pagare le tasse e non essere coinvolta in attività illegali o legate alla mafia.

Si enfatizza, quindi, che l’Halal non è semplicemente una questione di carne, ma un approccio olistico alla vita, coinvolgendo questioni ambientali, etiche e di responsabilità sociale. Non è solo ciò che si mangia, ma anche come si produce e si commercializza.

Halal: esistono certificazioni?

Per quanto riguarda il mondo delle certificazioni, sì, esistono quelle specifiche Halal e Bouchnaf ha illustrato il ruolo fondamentale di organizzazioni come BeHalal (per cui lui lavora) nel settore alimentare e no. Queste entità si pongono come ponte tra la dimensione religiosa e quella industriale, garantendo che gli standard di qualità, etica, sicurezza e rispetto ambientale siano rispettati.

Cibo: cosa è preferibile mangiare e quando

Dopo aver esplorato i precetti coranici la conversazione si è conclusa esplorando il rapporto tra Islam e cibo, per quello che suggerisce la Sunna, ovvero il comportamento del Profeta in termini di pratiche ed educazione. Walid ha condiviso che la tradizione islamica incoraggia la moderazione nell’alimentazione, poi la condivisione dei pasti, l’apprezzamento di ciò che si ha e l’esortazione a non sprecare cibo.
Gli Hadith (aneddoti sulla vita del Profeta, parte costitutiva della Sunna) forniscono indicazioni specifiche sugli alimenti, sottolineando i benefici di frutta e verdura.

Cosa e come consumare

Tutte le piante coltivate, erbe e funghi sono considerati leciti per l’uomo, escludendo quelli dannosi per la salute o che offuscano la ragione, come alcolici e droghe. Gli Hadith riportano la predilezione del Profeta per alcuni alimenti, tra cui anguria, melone, cetrioli, uva, mela cotogna e il frutto Kebas dell’albero del Miswak.

Il pudding che, dopo la polemica con il panettone, vorrete fare

La Cucina Italiana

Oltre all’amato panettone, avete mai assaggiato o cucinato il Christmas Pudding? Ecco, in questi giorni in cui se ne parla tanto per via della polemica partita dal quotidiano britannico Times, magari vi viene la curiosità. E noi siamo pronti a sostenervi con la ricetta ufficiale tratta dal libro Downton Abbey. Il ricettario ufficiale di Natale (Panini Comics, 35€), curato da Regula Ysewijn, uscito qualche tempo fa. Perché in fin dei conti non bisogna sempre cercare la fazione o lo scontro, stiamo parlando di cucina tradizionale, ovvero di storia e cultura, e lo facciamo con rispetto.

Mentre del panettone sappiamo tutto (o quasi), scopriamo che il Christmas Pudding (o anche Plum Pudding) è il dolce natalizio per eccellenza del Regno Unito, immancabile sulle tavole inglesi da almeno cinquecento anni. Re delle Feste d’Oltremanica, è praticamente il corrispettivo del nostro panettone. Molto amato dalla compianta regina Elisabetta II che ne volle una versione speciale per il Jubilee, il Christmas Pudding è anche il dessert di Natale preferito dalla temibile Lady Violet Crawley, Contessa Madre di Grantham nella serie Downtown Abbey – da qui lo spunto per regalarvene la ricetta ufficiale.

Mentre per fare il panettone a casa davvero bene ci vuole esperienza e tempo (altrimenti potete sceglierne uno artigianale dalla nostra selezione 2023), fare il pudding non è difficilissimo. Ricordate però che occorre una notte di riposo e che il sapore di questo dolce è molto intenso, ragion per cui non si adatta a tutti i gusti. Per accompagnare il Christmas Pudding si consiglia della panna montata, che lenisce il suo sapore così forte.

E poi sta a voi, magari vi piacerebbe una tavola delle Feste international ma molto traditional servendo il panettone e il Christmas Pudding ai vostri ospiti – e personalmente aggiungerei anche il pandoro artigianale per un Natale davvero goloso!

La ricetta del Christmas Pudding tratta dal libro ufficiale di Downtown Abbey

Ingredienti

  • 150 g di uvetta scura
  • 150 g di uvetta di Corinto
  • 75 g di uvetta dorata
  • 150 g di grasso di rognone
  • 110 g di pangrattato
  • 40 g di farina
  • 2 cucchiai di mandorle con la pelle tritate finemente
  • 1 cucchiaino di mix di spezie
  • 1⁄2 cucchiaino di noce moscata in polvere
  • ½ cucchiaino di sale
  • 1 uovo leggermente sbattuto
  • 2 ½ cucchiai di latte intero
  • 2 ½ cucchiai di rum scuro
  • 2 ½ cucchiai di brandy
  • 3 cucchiai di stout o di un’altra birra scura
  • zest grattugiata e succo di ½ limone
  • burro non salato per lo stampo
  • acqua bollente
  • panna montata o crema inglese per servire
  • brandy o rum

Procedimento

  1. Cominciate il pudding un giorno prima della cottura in modo che il composto possa riposare. In una grande ciotola, unite l’uvetta scura, l’uvetta di Corinto, l’uvetta dorata, il grasso di rognone, il pangrattato, la farina, le mandorle, il mix di spezie, la noce moscata e il sale, e mescolate bene con un cucchiaio di legno.
  2. Aggiungete l’uovo, il latte, il rum, il brandy, la stout, le zest e il succo del limone, e mescolate delicatamente finché tutti gli ingredienti non saranno distribuiti in modo uniforme.
  3. Coprite la ciotola e ponetela in frigorifero per tutta la notte.
  4. Il giorno dopo, preriscaldate il forno a 165 °C.
  5. Imburrate abbondantemente uno stampo per pudding da 1,2 litri.
  6. Tagliate un disco di carta forno grande quanto il fondo dello stampo, quindi premetelo sul fondo in modo che aderisca al burro. Quando il pudding sarà pronto per essere servito, la carta forno faciliterà l’operazione di sformarlo.
  7. Trasferite il composto nello stampo, schiacciandolo bene.
  8. Tagliate un disco di carta forno più grande di 7,5-10 cm del diametro della parte superiore dello stampo. Formate una piega stretta al centro del disco in modo che la carta possa allargarsi quando il pudding crescerà durante la cottura, quindi adagiate la carta sulla superficie del pudding.
  9. Piegate verso il basso la carta che sporge dal bordo e fissatela con dello spago da cucina. Coprite la carta con un foglio di alluminio o un canovaccio.
  10. Legate anche il canovaccio o l’allumino con dello spago da cucina, realizzando un piccolo manico su entrambi i lati dello stampo così da poter estrarre lo stampo dalla pentola dopo la cottura.
  11. Scegliete una pentola con il fondo spesso, che possa andare in forno e sia grande abbastanza per contenere lo stampo del pudding e consentire al vapore di circolare. Sul fondo della pentola, ponete un piattino rovesciato (assicuratevi che possa andare in forno) oppure un anello per i barattoli di vetro o un sottopentola e ponetevi sopra lo stampo.
  12. Versate l’acqua bollente nella pentola arrivando fino a metà dei lati dello stampo. Coprite la pentola con il suo coperchio o con un foglio di alluminio e trasferitela in forno.
  13. Fate cuocere il pudding per 3-4 ore, controllando il livello dell’acqua ogni ora e aggiungendo altra acqua bollente, se necessario, per mantenere il livello originale. Per verificare se il pudding è pronto, togliete la pentola dal forno e, usando i manici di spago, sollevate delicatamente lo stampo. Aprite le coperture e premete la superficie del pudding con la punta di un dito. Se torna al suo posto, il pudding è pronto. Se invece resta una depressione, coprite di nuovo il pudding, rimettetelo nella pentola e poi in forno, e prolungate la cottura per un’altra ora.
  14. Quando il pudding è pronto, usando di nuovo i manici di spago, sollevate lo stampo dalla pentola. Tagliate lo spago e rimuovete le coperture. Se volete servirlo subito, capovolgete un piatto sopra lo stampo, girate lo stampo e il piatto insieme, sollevate lo stampo e staccate la carta forno. Affettate il pudding e servitelo caldo con una salsiera di crema inglese a parte.
  15. Al pari della torta di frutta secca, anche questo pudding è più buono se preparato in anticipo. I sapori ne risulteranno intensificati e voi avrete la possibilità di aggiungere il brandy o il rum, che contribuiscono a esaltare il gusto e a conservare il pudding. Dopo averlo scoperto, lasciate raffreddare il pudding nello stampo, copritelo con un foglio di carta forno e fissatelo con dello spago da cucina.
  16. Conservate il pudding in un luogo fresco fino a 3 mesi e bagnatelo con un paio di cucchiaini di brandy una volta alla settimana. Quando sarà il momento di servirlo, coprite di nuovo lo stampo con la carta forno e un canovaccio o un foglio di alluminio e fate cuocere il pudding in forno nello stesso modo finché non sarà caldo all’interno, per circa I ora. Oppure riscaldatelo nel microonde: togliete la carta forno, mettete lo stampo direttamente nel microonde e scaldate il pudding finché non sarà caldo e umido. Dovrebbero bastare pochi minuti e comunque non più di 10.

Proudly powered by WordPress