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Da Marina di Ragusa, la storia di un «caruso» e dell’Italia

La Cucina Italiana

Oggi sogniamo tutti di andare in vacanza sulle spiagge di Marina di Ragusa, di trascorrere giornate perfette tra sabbia, mare blu, sole che spende, accoglienza sopraffina in hotel e beach club tra i più belli delle coste italiane. Ma avete mai pensato a cos’era Marina di Ragusa settant’anni fa? Erano gli anni del boom economico, in cui gli italiani dopo la guerra cominciavano timidamente ad andare in villeggiatura con le auto cariche di passeggeri, bagagli, vettovaglie. Allora, per quanto splendesse in tutta la sua bellezza, a Marina di Ragusa (e nel resto d’Italia), erano ancora molto pochi i visionari che immaginavo di poterla condividere accogliendo turisti e visitatori.

La storia di Don Serafino e di Peppino Ricci

Tra questi c’era un falegname: Serafino La Rosa. Nel 1953 decise che avrebbe trasformato questo angolo incontaminato di Sicilia in un posto chic e alla moda. Ma le risorse erano quel che erano, così fece qualche cambiale e si mise a costruire con le sue mani e quelle di qualche «caruso» un piccolo paradiso: il Lido Don Serafino 1953, ancora oggi tra i più glamour ed esclusivi della costa di Marina di Ragusa, al quale negli anni si sono poi aggiunti La Locanda e l’Hotel Don Serafino e le Don Serafino Villas, simboli della genuina e raffinata ospitalità siciliana. Ebbene, tra i «carusi» di Don Serafino ce n’era uno che solo oggi, da pochi giorni, si è reso conto di quanta meraviglia abbia contribuito a valorizzare con le sue mani: Peppino Ricci, classe 1940, emigrato in New Jersey come tanti a quei tempi, proprio poco dopo aver lavorato al fianco Don Serafino.

La sorpresa

Settant’anni dopo Peppino infatti è tornato: troppa nostalgia a star lontano da Marina di Ragusa. E per quanto si aspettasse di trovare il suo piccolo paese cambiato, anche grazie alla fama delle serie del Commissario Montalbano che ha guardato per vent’anni conservando la memoria dei luoghi in cui è nato, non si aspettava di certo di vedere il suo viso sorridente tra i testimoni di questo cambiamento. Perché sì, Peppino, ancora bambino, mentre aiuta un adulto a portare in mano una scala di legno, è immortalato da una foto simbolica che racchiude l’inizio di questa storia. Una foto realizzata in occasione dei sessant’anni di attività esposta sul fronte del Lido, di cui lui non sapeva nulla. Perciò quando l’ha vista, appena pochi giorni fa, si è commosso:  «This picciriddo, it’s me!» ha esclamato commuovendosi, e facendo uno dei regali più belli ai figli di Don Serafino, Pinuccio ed Antonio La Rosa. Nemmeno loro si aspettavano di poter stringere la mano a uno di quei preziosi e volenterosi «carusi» che hanno contribuito a creare il Don Serafino.

Il regalo di Don Serafino (a tutti noi)

«Nostro padre era un uomo semplice ma con la sana ambizione di creare qualcosa di nuovo che non si fosse ancora visto e che avesse dato dignità a queste coste. Quella sua “baracca” sul mare, sarebbe diventato presto un luogo di “rinascita” e di leggerezza, dopo gli anni della guerra» hanno raccontato Antonio e Pinuccio La Rosa. Condividendo questa storia, in realtà loro hanno fatto un regalo a noi: ci ricorda da dove veniamo, e che se l’Italia è speciale è perché è fatta di persone speciali. Sognatori molto determinati, come Don Serafino, e come Peppino Ricci.

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Toast diviso in due: il sovrapprezzo è legale? L’avvocato risponde

La Cucina Italiana

La storia del toast diviso in due per 2 euro in più sta dividendo anche i social. Arriva dal comasco, da Gera Lario, dove una coppia si è ritrovata inaspettatamente a pagare un sovrapprezzo per un servizio che non avrebbe mai immaginato di dover pagare. Tutto documentato dallo scontrino: è stato pubblicato su Tripadvisor dai clienti arrabbiati e, accanto alla voce “diviso a metà”, compare chiaramente il costo: 2 euro, appunto.

Così l’avventura della coppia ha fatto il giro delle bacheche, prima di arrivare ai giornali locali che hanno approfondito riportando anche la versione del bar. «Se un cliente mi chiede di fare due porzioni di un toast devo usare due piattini, due tovaglioli e andare al tavolo impegnando due mani. È vero che il cliente ha sempre ragione, ma è altrettanto vero che le richieste supplementari hanno un costo», ha provato a giustificarsi il gestore. Ha ragione lui o il cliente? Come comportarsi se ci si ritrova in situazioni simili? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Presicce, avvocato e presidente provinciale della sezione di Lecce di Adoc (Associazione per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori).

Toast diviso in due: il sovrapprezzo è lecito?

«Facciamo una premessa: di questa storia ci mancano alcuni elementi», dice l’avvocato Presicce. «Per quel che sappiamo, a mio parere c’è premeditazione: per impostare sul registratore di cassa la voce “diviso a metà”, chiaramente indicata sullo scontrino diventato virale sui social, serve del tempo, e dubito che il cameriere o chi per lui l’abbia fatto ad hoc per la coppia protagonista di questa vicenda. Evidentemente, perciò, era una voce già impostata che ha utilizzato per calcolare il conto finale».

Il caso in cui il ristoratore ha ragione 

«Il punto legale però è un altro: la maggiorazione nel caso di portate divise è indicata sul menù? Questo non lo sappiamo ma, se è indicato il ristoratore ha senza dubbio ragione», prosegue Presicce. «Quando ci si siede in un ristorante, infatti, è come se tacitamente si sottoscrivesse un contratto in cui il gestore detta delle regole di ingaggio e il cliente, nel sedersi e nell’ordinare, le accetta. Se tra queste regole c’è anche il surplus per extra come questo, il cliente non può fare altro che pagare», prosegue l’avvocato. E c’è di più: il ristoratore può decidere arbitrariamente la cifra per il servizio, per quanto di poco conto possa apparire agli occhi di un cliente: «Non ci sono regole che dettano il prezzo, in questi casi», prosegue infatti l’avvocato Presicce. 

Il caso in cui il ristoratore ha torto (ma…)

Cosa succede, però, se sul menù non c’è nessuna voce che specifichi di dover pagare una maggiorazione per servizi di questo tipo? «In questo caso viene meno il principio di trasparenza e correttezza al quale il ristoratore deve attenersi nei confronti del cliente. Di qualsiasi tipo siano, le regole vanno sempre chiarite», puntualizza Alessandro Presicce. Il fatto, però, è che gli strumenti a nostra disposizione non sono molti. «In questi casi il cliente può decidere di non pagare. Se, però, a sua volta il ristoratore si impunta, e non si riesce a trovare un accordo, si può ricorrere al Giudice di Pace, perché non esiste un’autorità pubblica, amministrativa, che sovrintende il mercato per casi come questo», continua ancora Presicce. «L’avvocato scriverebbe negli atti che, non essendo previsto, il costo della maggiorazione non era preventivatile e quindi non deve essere pagato. Si tratta però di un caso di scuola: cause come queste sono troppo costose, e non varrebbe la pena intentarle».

Cosa può decidere il ristoratore e cosa no

Ma se il ristoratore può imporre delle regole, perché la maggiorazione per servizi come questi è consentita, e non lo sono – ad esempio – il dress code o il divieto di ingresso ai bambini? «Il ristoratore può anche scrivere sul suo sito o su un cartello che nel suo locale si richiede abito da cocktail e che i bambini non sono graditi, ma non può certo impedirgli di entrare, in quanto somministra un servizio di primaria necessità. Senza contare che certi divieti potrebbero essere discriminatori. Dato che però il ristorante, per quanto locale pubblico, resta di proprietà privata, ha carta bianca sulle regole da rispettare se ci si siede e si accetta di mangiare o bere».

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Risotto con le cozze, il primo piatto che sa di mare

La Cucina Italiana

Avete ospiti a cena e volete fare una bella figura? Il risotto con le cozze è la ricetta che fa per voi. Si tratta di un primo piatto d’effetto e molto saporito che si prepara con pochi ingredienti 

Come preparare un buon risotto

Per preparare un buon risotto ci sono delle regole importanti. Prima di tutto bisogna scegliere la giusta varietà di riso. Per il risotto con le cozze consigliamo il Carnaroli oppure il Vialone Nano. Sono entrambe varietà adatte ai risotti in quanto tengono bene la cottura. I chicchi rimangono ben separati per un risultato cremoso, ma leggero.

Molto importante è la tostatura del riso che è il punto di partenza per un buon risotto. Si procedere poi con la cottura aggiungendo a mano a mano il brodo, si incorporano gli altri ingredienti e si conclude con la mantecatura.

Il risotto con le cozze viene mantecato con l’olio extravegine di oliva, che rende la preparazione cremosa, ma leggera.

Come pulire le cozze

L’ingrediente più importante di questo risotto sono le cozze. Devono essere freschissime ed è importante pulirle bene prima di andare a cuocerle. Per prima cosa mettete le cozze in una terrina e sciacquatele bene sotto l’acqua corrente.

Con l’aiuto di un coltellino, togliete le incrostazioni che sono presenti sul guscio.

Eliminate poi la barbetta che fuoriesce dalle cozze, tirando energicamente con le mani. Infine passate i gusci con una paglietta in modo da togliere eventuali impurità. A questo punto sciacquate di nuovo e siete pronti per preparare il vostro risotto alle cozze.

Risotto alle cozze: la ricetta

Ingredienti per 4 persone

  • 320 g di riso Carnaroli o Vialone Nano
  • 1 kg di cozze freschissime
  • brodo preferibilmente di pesce q.b.
  • 1 bicchiere di vino bianco
  • 2 spicchi d’aglio
  • 1 piccolo mazzetto di prezzemolo
  • sale e pepe q.b.
  • olio extravergine di oliva
  • peperoncino a piacere

Procedimento

Pulite le cozze.

  1. Fate scaldare un grosso tegame e fatevi rosolare uno spicchio d’aglio con l’olio extravergine di oliva. 
  2. Buttate in pentola le cozze, fate cuocere un minuto a fuoco vivace. Sfumate con 1 bicchiere di vino bianco, coprite con un coperchio e fate schiudere le cozze.
  3. Togliete le cozze che si sono aperte dal loro guscio, sgusciatene 2/3 e tenetele da parte. Filtrate il liquido delle cozze e tenete anch’esso da parte.
  4. Fate scaldare un altro tegame e fate soffriggere il secondo spicchio d’aglio con l’olio d’oliva. Unite il riso e fate tostare. Sfumate con il vino bianco e fate evaporare.
  5. Unite metà del prezzemolo tritato e iniziate a cuocere il riso con l’acqua di cottura delle cozze filtrata. Portate a cottura aggiungendo, se serve, altro brodo.
  6. Quando manca qualche minuto alla cottura del riso, unite le cozze tenute da parte. Prima di servire, unite il resto del prezzemolo e mantecate con un giro di olio extravergine di oliva.
  7. A piacere aggiungete al risotto con le cozze anche il peperoncino fresco.

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