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Red Dot Design Awards 2022: Franke è il Best of the Best

Red Dot Design Awards 2022: Franke è il Best of the Best

È record per Franke Home Solutions, che si è aggiudicato ben 5 premi al concorso internazionale Red Dot Design Award 2022. Tra i riconoscimenti anche il prestigioso “Best of the Best”, riservato ai prodotti che si distinguono per un design eccezionale, in grado di stabilire nuovi standard nel settore.

“Siamo molto onorati di ricevere diversi premi Red Dot anche quest’anno. In Franke, ci impegniamo a creare prodotti che diventino punti di riferimento per un design senza tempo e contemporaneo, innovativi e all’avanguardia, con una qualità e una funzionalità di altissimo livello – che costituiscono un sistema integrato unico per tutte le esigenze dei clienti”, ha commentato Walter Albé, Vice Presidente R&D e Category Management di Franke Home Solutions.   

I Red Dot

Il Red Dot nella categoria Product Design è stato assegnato al sistema flessibile di preparazione dei cibi All-In (già premiato dal Kitchen Innovation Award 2022) e al piano cottura a gas Maris Black Matt. Inoltre sono state premiate le vasche Maris in Fragranite e le cappe Smart Suspended in tutte le colorazioni. 

Red Dot: Best of the Best

A vincere il “Red Dot: Best of the Best” è Active Twist Black Matt, che propone una modalità innovativa per riempire e svuotare il lavello: un dispositivo integrato al miscelatore lo collega con il lavello e, una volta attivato, aziona l’uscita di scarico, lasciando defluire l’acqua facilmente, in modo sicuro e igienico.

Il miscelatore è dotato inoltre di una cartuccia ECO in grado di limitare sia il flusso che la temperatura, aiutando a risparmiare acqua ed energia. Il graduale movimento della leva a doppio scatto di Active Twist permette di erogare la giusta quantità di acqua con una pressione sufficiente, assicurando un risparmio fino al 50%. In più, grazie al limitatore di temperatura, si può regolare il grado di acqua calda

Gusto! La mostra che racconta le tavole degli italiani dal 1970 al 2050

La Cucina Italiana

Non solo cibo e chef dunque, come spiegano i curatori, Montanari e Lazzaroni: «Quando abbiamo progettato questa mostra, che inaugura la trilogia italiana di M9, non abbiamo pensato solo al cibo o agli chef. Abbiamo costruito una grande casa fatta di stanze che raccontano il gusto degli italiani attraverso il paesaggio agricolo, la biodiversità dei prodotti, la cucina di casa, i ristoranti e i mercati, le tavolate e il cibo di strada, il design e i flussi migratori, le sfide dell’ambiente e della salute, l’ingegneria spaziale e le nuove filiere, la progettualità delle scuole».

Cosa vedere

Il percorso espositivo, che può contare su oggetti fisici, installazioni, video, immagini (alcuni dei quali esposti in pubblico per la prima volta e forniti da una serie di fonti e partner d’eccezione) e attività esperienziali, si apre con uno spazio introduttivo che guida i visitatori a incontrare luoghi e persone che ancora oggi rappresentano iconicamente l’Italia, facendoci viaggiare dai tempi di Pellegrino Artusi fino alle soglie della contemporaneità. Grande importanza assume il «lessico del cibo»:  per aiutare il percorso del visitatore infatti si è accompagnati da una divertente segnaletica e un “glossario” di parole chiave legate all’universo del mangiare italiano, utili per orientarsi tra le sfumature di significato dei termini cardine della mostra.

Il cibo, in tre tempi

Il cuore della mostra si snoda, attraverso un viaggio simultaneo tra presente, passato e futuro,  in tre macro aree:

Pre-Anni 70 

Si delineano i caratteri originali della cultura gastronomica italiana così come si è sviluppata nei secoli: caratteri che ancora lasciano il segno nonostante le profonde trasformazioni in corso.

Le Stanze del gusto italiano

Qui convivono narrazioni e storie che declinano il gusto attraverso immagini, oggetti, giochi e storie emblematiche (Il gusto italiano; Il gusto della casa; Il gusto fuori casa; Il gusto dell’industria; Il gusto dell’incontro; Il gusto del viaggio; Il gusto di oggi; Il racconto del gusto).

La sezione “Futuro”

A conclusione del percorso espositivo, dove si riflette sulle tendenze in atto attraverso un duplice sguardo: da un lato quello rivolto verso le innovazioni tecnologiche, dall’altro quello che abbraccia la trasformazione delle abitudini alimentari. Ecco allora che si parla di coltivazioni sperimentali avveniristiche sulla terra e su pianeti lontani, del cibo degli astronauti, di cucine di domani e di prototipi delle scuole di design. 

Gli spaghetti che verranno

La mostra si conclude con una riflessione sugli “spaghetti del futuro”, un simbolo a sintesi di ciò che cambierà sulle nostre tavole. Volete sperimentare? Sono previsti workshop, eventi e incontri che coinvolgeranno il pubblico con il contributo di cuochi, scienziati e artisti.

Ricerche frequenti:

La “Stella Verde” Gianni Tarabini racconta la cucina valtellinese

La Cucina Italiana

Le meraviglie della Lombardia sono state protagoniste della Festa dell’Orgoglio Locale, un ricco calendario di appuntamenti presso lo store di Eataly in Piazza XXV Aprile a Milano, fra masterclass e cene d’autore, come quella con Gianni Tarabini.

Lo chef patron del ristorante La Preséf ha firmato il menù del 24 febbraio con una serie di piatti che onorano la cucina valtellinese e raccontano la sua filosofia culinaria. Al centro ci sono i valori di sostenibilità e chilometro (anzi, metro) zero, che gli hanno garantito il riconoscimento della Stella Verde Michelin nel novembre 2021. Il ristorante si trova infatti all’interno dall’azienda agricola La Fiorida di Mantello, che produce autonomamente tutti gli ingredienti che poi finiscono nel piatto, dai formaggi alla carne. E lo fa attraverso un impegno quotidiano nell’utilizzo di energie ecosostenibili e nella garanzia del benessere degli oltre 200 animali allevati. 

 La Fiorida

Durante la cena, ospitata nel ristorante Pianodue, lo chef ha portato la sua Valtellina nel capoluogo meneghino con piatti come il “Lingotto morbido al caprino con pellicola ai mirtilli selvatici e uova di salmerino” o l’originale “Burrata da latte di Pura Bruna leggermente affumicata con pellicola di pomodoro e gelè di basilico dell’orto”.

«Produciamo 27 tipi di formaggi e ci è venuta l’idea di fare anche la burrata» racconta Tarabini. «Ci sono voluti due anni per ottenere il risultato che volevamo: una burrata completamente diversa da quella pugliese, perché fatta con latte di Bruna Aplina, più grasso e ricco di proteine rispetto a quello di Bufala. Temperature e alimentazione diverse danno vita a due prodotti distinti e unici: in estate piacerà di più la burrata del sud, che è più acida e pulisce la bocca, mentre in inverno si apprezzerà la pastosità e la dolcezza della nostra burrata valtellinese».

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